Riceviamo e volentieri condividiamo:
VIOLENZA DI GENERE
VIOLENZA DI CLASSE
Le donne del Partito Comunista partecipano alla manifestazione di Bologna in Piazza XX settembre, concentramento ore 18.00, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne
La giornata contro la violenza sulle donne per noi comuniste non è semplicemente una data da “commemorare” eventualmente con tanto di gran cassa mediatica, come da alcuni anni a questa parte viene fatto da media e partiti di governo/ opposizione (la differenza non ha più alcun senso!)
La data e la vicenda delle sorelle Mirabal che la giornata internazionale vuole ricordare, ci parla di una lotta di classe, fatte dalle donne più povere e sfruttate, contro una dittatura imposta, organizzata e consolidata dallo stato principe del capitalismo.
E ancora oggi la situazione è la medesima: violenza, omicidio e il disprezzo più atroce contro le donne arrivano dopo una serie infinita di violenze che la società retta dai principi capitalistici di prevaricazione e sfruttamento dei più deboli, viene portata avanti con sistematicità in ogni rapporto sociale, economico, culturale ed interpersonale.
Il degrado della condizione delle donne, dopo le conquiste degli anni 70 che in Italia sono avanzate grazie alla mobilitazione di massa ed alla presa di coscienza di strati sempre più vasti delle classi lavoratrici, è oggi più intenso che mai, in concomitanza con la condizione di difficoltà sociale e politica che gli stessi strati popolari stanno vivendo.
La forza del capitalismo e l’assenza di una rappresentanza politica e sindacale di classe effettiva, non solo impedisce ed ostacola la difesa degli interessi delle classi popolari e in particolare delle donne ma li ricaccia in condizioni sempre più critiche.
In una simile condizione le donne pagano un doppio prezzo di sfruttamento e violenza. Una violenza che inizia con l’esclusione e l’espulsione dal mondo del lavoro che, in una situazione di crisi strutturale, caccia per prime le donne, privandole di autonomia ed indipendenza economica, costringendole allo sfruttamento rappresentato sia dalla disoccupazione che dall’obbligo di sopperire gratuitamente ai lavori familiari e di cura. I servizi pubblici come sanità, scuola , trasporti, servizi sociali, inoltre, sono messi ormai da anni, pesantemente a rischio dalle politiche liberiste assunte come diktat dalle amministrazioni pubbliche centrali e locali di ogni colore, sempre e solo a danno degli starti popolari e prime fra tutte, le donne.
La privazione dell’indipendenza economica e delle conquiste legate all’autodeterminazione delle donne ha portato alla progressiva regressione della condizione sostanziale e culturale che nella considerazione generale, propagandata dai media e imposta da stereotipi tornati imperanti, impongono alle donne un ruolo subordinato, segnato dal pregiudizio e dalla emarginazione sessuale.
In un simile contesto la violenza contro le donne diventa una ovvia, normale conseguenza, ribadita in famiglia, nei rapporti interpersonali e nelle relazioni sociali che ridisegnano il ruolo delle donne come soggetto da sfruttare nel lavoro, nelle società e nelle relazioni.
Le ipocrite campagne mediatiche contro la violenza alle donne che puntualmente tornano in occasione del 25 novembre, le altisonanti azioni di propaganda dei partiti al governo / opposizione e delle loro vecchie e nuove cinghie di trasmissione, tendono unicamente a svolgere la funzione di assicurare e mantenere saldo quel che resta del legame di consenso elettorale a queste compagini. Compagini il cui unico obiettivo è quello di amministrare un potere le cui regole sono dettate dai grandi potentati economici e sociali. Nessun miglioramento può derivare alle reali condizioni di vita delle donne da simili politiche che non solo sono eterodirette ma sono sostanzialmente contrarie agli interessi delle donne delle classi popolari. Partiti, sindacati, associazioni che non mettono in discussione l’attuale sistema sociale fondato sulle regole dello sfruttamento e quindi della violenza, non possono dunque aver alcuna credibilità nella lotta e nel movimento delle donne contro la violenza.
Le differenze di classe imposte dalla società capitalista generano violenza di classe e ancora più violenza sulle donne delle classi operaie, lavoratrici e popolari. Per le donne ricche non ci sono differenze né discriminazioni per ragioni economiche o di genere, di sesso o sociali: solo chi vive la realtà sociale dello sfruttamento conosce sulla propria pelle la violenza che la società capitalista usa abitualmente come propria arma.
Per le donne del Partito Comunista, dunque, occorre unire tutte le forze espresse nelle lotte delle donne per battere la violenza di genere che non è che un aspetto della violenza di classe messa in atto dalla classe dominante; costruire una rappresentanza degli interessi di classe e quindi delle donne di questa stessa classe sociale con l’obiettivo di costruire una società nuova, retta dal principio socialista dell’ uguaglianza sociale.
Con questi obiettivi le donne del Partito Comunista partecipano alla manifestazione di Bologna contro la violenza alle donne del 25 novembre e invitano tutte le lavoratrici, coloro che hanno perso il lavoro e che vivono le condizioni di sfruttamento ed emarginazione sociale imposte dalla crisi a partecipare al corte che partirà alle ore 18.00 da P.zza XX Settembre.
Monica Perugini
Responsabile nazionale donne comuniste
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