NoTav.Info racconta con precisione quello che è successo.
Su Twitter si susseguono messaggi di gente basita, sgomenta, per l’accusa mossa ad alcune persone del Movimento NoTav.
Lorenzo Guadagnucci scrive: “Inchiesta su #notav con imputazione di terrorismo/eversione è da stato di polizia. In Val Susa palestra di post democrazia autoritaria.”
Così ricordano come questa accusa si traduce in “pene severissime e poteri speciali.”
Vuol dire perquisizioni quando vuoi, controllo e sorveglianza quando vuoi, carcerazione preventiva quando vuoi, violazione della privacy quando vuoi, di chiunque, contro chiunque, sia connesso al movimento.
E’ la definitiva criminalizzazione di tante persone che in mille modi sono state oggetto di una sempre più grande campagna negativa nel tentativo di isolarle, frammentarle, scoraggiarle. Ad ogni azione contro il movimento però il movimento è cresciuto, ha trovato ancora più supporto e sempre più forte è stata la consapevolezza che in quella Valle, al di là di tutto, si giocasse una partita per la salvaguardia della democrazia. Partigiani e partigiane, né più e né meno.
Appena qualche giorno fa c’erano quotidiani che già addebitavano, senza averne le prove, minacce di attentati ad un senatore del pd che aveva dato della bugiarda ad una #NoTav e si era dichiarato favorevole alle manganellate.
Oggi leggiamo che a seguito delle inchieste riferite ad alcune presunte azioni #NoTav sono stati realizzati perquisizioni e sequestri (cercavano armi e hanno trovato/sequestrato computer e telefoni cellulari).
Si ritiene – così si scrive su Repubblica Torino – che nel corso della notte del 10 luglio sia stato messo in atto un attentato terroristico con finalità eversive.
La Stampa parla di notifica di avvisi di garanzia con l’accusa di terrorismo. E io mi chiedo a chi giovi un così grande innalzamento della tensione. Mi chiedo come si fa a non capire che se l’Italia si comporta esattamente come la Turchia di Erdogan di fronte ai movimenti che difendono alberi, territori, democrazia, quel che si prefigura per il futuro, come già accaduto in passato, è uno Stato di Polizia in cui non ci sarà più il diritto di manifestare dissenso.
Vorrei spiegare comunque di che parliamo. L’art 280 del codice penale è questa cosa che leggete qui. Si parla di pene che vanno dai 6 ai 20 anni di galera.
Al 280 c.p. in genere si associa il 270 bis, che è quello già usato in altre circostanze, reato che arriva dal Codice Rocco, di epoca fascista, in cui si definisce il reato di tipo associativo, ovvero quando l’associazione tra più persone è realizzata con finalità terroristiche. Ma il reato non viene imputato soltanto a chi compie una azione ritenuta fuorilegge. Si apre una porta, anzi un portone, a tutta una serie di reati che vanno dalla mera partecipazione a quella che chiamano “associazione”, dal concorso morale alla compartecipazione, ovvero di quando non ci sei ma promuovi o comunque non fai nulla per impedire quel che sta avvenendo.
Per i fatti di Genova G8 del 2001 si provò ad accusare qualcun@ di compartecipazione nei confronti di chi pur assistendo ad una azione definita “devastazione e saccheggio” non aveva fatto nulla per impedirlo.
Quel che si innesca in questi casi è la modalità da “colpirne uno per educarne 100“, ovverosia di quando quello che succede ad alcuni NoTav inibirà il dissenso e ci lascerà tutti a interrogarci su quanto dobbiamo avere paura di veder mettere a soqquadro le nostre vite soltanto perché riteniamo che il Movimento NoTav stia portando avanti una causa giusta.
Quel che succede è che togliere popolarità ad un Movimento implica l’adesione alle ragioni di governo, di partito, di chi sostiene la costruzione della Tav con tutti gli annessi e connessi. Significa che anche solo dire NoTav diventa espressione di intenti criminosi.
Questo è il messaggio che arriva da Torino. Questo è il messaggio che arriva dal Pd e dal Governo.
E se c’è una cosa che abbiamo imparato nel corso di tanti anni di militanza è che sono questi i momenti in cui invece è urgente e fondamentale che la società civile e il mondo intellettuale, quello della cultura, si mobilitino, mettano in atto iniziative che facciano comprendere come siano fondamentali beni non negoziabili: la libertà di esprimere il proprio dissenso, la propria opinione, la libertà di manifestazione. Se questo è impedito, se siamo ai livelli per cui un territorio può essere scippato ai propri abitanti, può essere militarizzato per impedire anche solo riunioni tra più persone, siamo già al puro autoritarismo.
E’ questo un tema che oggi può interessare uomini e donne che si occupano di politica, cultura, donne, uomini, chiunque abbia a cuore la possibilità di rivendicare diritti in Italia?
Come dice la mia amica: “l’emergenza violenta che esiste in Italia è quella contro il dissenso e le rivolte sociali.”
Chi vuole occuparsi di questo?