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Dead women walking

Prendiamo in prestito e condividiamo, dalla pagina di sinistra, ecologia e libertà:

di Maria G. di Rienzo

E’ incredibile. Sono realmente sconvolta: l’omicidio di
donne, in Italia, è ancora reato. Nonostante la valanga di spiegazioni e
giustificazioni forniteci da psicologi, opinionisti e pensatori,
nonostante i loro pianti sui raptus, sulle difficoltà economiche degli
uomini e sullo strapotere dei cadaveri femmine, nonostante attualmente
le donne siano assassinate a causa della temperatura (come ci hanno
spiegato, in modo assai rassicurante e sensato, durante un
telegiornale). E’ ancora sbagliato. Mi domando per quanto.

Ieri, non potendo ignorare la sequenza di omicidi, era tutto un
fiorir di fervorini sulla stampa, da destra a sinistra, dove spuntavano
frasi del tipo “Centri antiviolenza sono presenti su tutto il territorio
nazionale e presso tutte le squadre mobili della polizia ci sono
sezioni specializzate contro le violenze sessuali nei confronti di donne
e minori, il mobbing e lo stalking. Ma, purtroppo, la spirale di
vittime continua.” I giornali non sanno perchè. I loro compitini
stentati sulla violenza di genere sono affiancati da dive in bikini,
modelle anoressiche, escort e veline di successo, e riportano giulivi i
commenti de “il sottosegretario” alla Giustizia, che si chiama
Maria Elisabetta ma dio ci guardi dallo “sminuirla” identificandola come
donna. Sopra e sotto ci sono gli “studi” che “provano”, di volta in
volta, l’ineluttabilità del maschio dominatore e violento o l’innato
masochismo delle donne, e persino quanto benefico e naturale sia
mentire. (Sospetto che quest’ultimo “studio” lo abbiano finanziato i
nostri politici, ma portate pazienza, sono una vecchia maligna).

E così, abbiamo “Centri antiviolenza su tutto il territorio
nazionale”? Fantastico. Si trascura di dire che siamo già stati ripresi,
come stato membro, dall’Unione Europea perché non ne abbiamo
abbastanza, e perché parecchi di quelli che ci sono non riescono ad
arrivare agli standard minimi per fare un buon lavoro. Non è
soprendente, il governo centrale e quelli locali non hanno un piano per
finanziarli, non hanno idee al proposito e non intendono apprendere
nulla dalle volontarie che li tengono in piedi o dai gruppi di donne che
li hanno creati.

E così, “presso tutte le squadre mobili della polizia ci sono sezioni
specializzate contro le violenze sessuali nei confronti di donne e
minori, il mobbing e lo stalking”? Ma chi scrive queste cose ha mai
provato ad andare a fare un esposto o una denuncia per molestie,
persecuzioni eccetera? Bisogna avere la faccia di palta che ho io, per
riuscirci, sopportando lo scherno, il disinteresse, i risolini, i
pellegrinaggi da un ufficio all’altro, gli inviti a “lasciar perdere” e a
“non drammatizzare”: non tutte siamo così persistenti o così
insensibili alle umiliazioni. Non tutte siamo abbastanza informate. Non
tutte, soprattutto se stiamo facendo questa cosa da sole e abbiamo alle
spalle un bel po’ di traumi, siamo in quel momento abbastanza forti o
decise. E sembra che neppure vada bene, mostrare di avere carattere: si
rischiano sentenze come quella recente della Cassazione (25138), dove
dopo tre anni di ingiurie, minacce e percosse da parte del marito la
donna non era, per i giudici, “sufficientemente intimorita”. Quindi lo
hanno assolto.

E poi, per la prevenzione serve davvero fare denuncia? Il signore che
ha ammazzato due “ex fidanzate” in un giorno solo (30 giugno) nei
dintorni di Milano, ne aveva prese sette, di denunce per stalking. Mi
immagino il suo sconcerto. Perché mai lo denunciano, se tutto intorno a
lui gli sta dicendo che ha ragione, che con le donne “questo e altro”,
che un vero uomo si fa rispettare, che le donne sono pezzi di carne a
sua disposizione, che le donne amano essere maltrattate, che il sesso è
violenza, e che la violenza è potere? Dead women walking. Ecco
come siamo descritte e come si deve trattarci. Come cadaveri ambulanti.

I commentatori di professione, però, cascano dalle nuvole: solo il
7,3% delle violenze sulle donne vengono denunciate, e “la spirale di
vittime continua”. Magari, il giorno prima, il loro quotidiano
(orgoglioso, libero ed alfiere del giornalismo d’indagine) ha ospitato
il fine corsivo di un maestro della penna, che dopo aver vomitato in
esso tutto il suo odio verso le donne concludeva, letteralmente, con
l’invito agli uomini a praticare sesso solitario dietro le siepi,
piuttosto di aver a che fare con le loro simili. Signori, se le vostre
relazioni con le donne sono composte di calci, pugni, ingiurie, ricatti e
persecuzioni, per favore, dategli ascolto. E spingetevi ancora più in
là: state distanti, nel vostro club di uomini con il pelo sul petto, e
se sentite il bisogno di “donne” ritagliate le loro figurine dai vostri
giornali e riducete in pezzi quelle, non noi. Noi siamo fatte di carne,
sangue e spirito. Noi vogliamo vivere.

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Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Scritti critici.