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La mentalità della carne

001mentality-of-meatDal Blog Intersezioni:

LA MENTALITA’ DELLA CARNE

(Traduzione dell’articolo MENTALITY OF MEAT di Melanie Joy a cura di feminoska – revisione di Panta Fika e H20, grazie!!!)

“Non ci penso [agli animali allevati per la propria carne come individui]. Non riuscirei a fare il mio lavoro, se instaurassi un rapporto così personale con loro. Quando dici “individui”, vuoi dire come una persona unica, come qualcosa con il suo nome e le proprie caratteristiche, le proprie caratteristiche uniche? Sì? Sì, preferirei non saperlo. Sono sicuro che li hanno, ma preferisco non saperlo.”
– 31 anni, macellaio e mangiatore di carne

“Io non mangio agnello perchè … Ti fa sentire in colpa. Sembrano, come dire… sono così dolci. E’ proprio un peccato che vengano uccisi e che noi ce li mangiamo. Si beh, anche le mucche sono dolci, ma loro le mangiamo. Non so come dire …. la carne di mucca la mangiano tutti. Costa poco, le mucche sono tante, ma gli agnelli… sono semplicemente un’altra cosa. Non ti metti a coccolare una mucca. Sembra quasi che mangiare una mucca vada bene, ma un agnello no … che strana differenza, no?”
– 43 anni, mangiatore di carne

Dichiarazioni come quelle di cui sopra incarnano i tipi di commenti fatti dai mangiatori di carne in grado di disorientare i vegetariani. Ed è veramente sconcertante: un macellaio non sarebbe in grado di portare avanti il proprio lavoro se davvero pensasse a quello che sta facendo, e un maschio adulto razionale è affettuoso verso una specie, ma ne mangia un’altra e non ha alcuna idea del perché. Prima di essere invitati a riflettere sui propri comportamenti, nessuno dei due pensava ci fosse nulla di strano nel modo in cui si relazionano agli animali che diventano il loro cibo, e dopo tale riflessione quella consapevolezza si è dissolta in poche ore. Così il macellaio continua a tenere a bada la spiacevole realtà del proprio lavoro e a ‘lavorare’ gli animali, mentre il mangiatore di carne ignora il proprio paradosso mentale e continua a mangiarne. Non c’è da meravigliarsi che i vegetariani trovino la mentalità della carne incoerente.

Eppure, per molti vegetariani, ciò che è più sconcertante non è la tendenza dei mangiatori di carne ad evitare di riflettere sulle proprie scelte alimentari, ma le variegate motivazioni che danno per spiegare perché sia “impossibile” smettere di mangiare carne: dopo aver appreso i numerosi benefici nutrizionali di una dieta a base vegetale, il mangiatore di carne salutista afferma di non voler rischiare una carenza di proteine. Dopo aver letto le statistiche del danno ambientale operato dall’allevamento intensivo, il mangiatore di carne alla guida di un’auto ibrida afferma di essere oberato da altre questioni sociali, e di non mangiare molta carne “rossa” in ogni caso. Dopo aver appreso che innumerevoli negozi di alimentari e ristoranti offrono abbondanti opzioni vegetariane, e che esiste una immensa varietà di libri di cucina e starter kit vegetariani, che offrono le linee guida per la transizione a una dieta vegetale, il mangiatore di carne intellettuale dice che smettere di mangiare carne sarebbe troppo complicato. Dopo aver sentito parlare della sofferenza degli animali da allevamento, il mangiatore di carne sensibile esprime la propria sentita comprensione, per finire poi al Burger King drive più tardi lo stesso giorno, perché non riesce a rompere con l’abitudine di mangiare animali. E dopo aver mangiato un altro delizioso pasto a base di seitan che, sostiene, “è tanto simile alla carne da non coglierne la differenza”, il mangiatore di carne afferma che “non potrà mai” diventare vegetariano, perché la carne gli piace troppo. Le stesse persone che trovano impossibile smettere di mangiare carne hanno magari cresciuto una famiglia senza alcun aiuto, sono sopravvissute a una malattia mortale, hanno studiato tutta la vita, si sono misurate con un trauma importante, hanno vinto un premio Nobel o raggiunto un notevole numero di successi, che sicuramente richiedono più sforzo e sacrificio rispetto al diventare vegetariani.

Comprensibilmente, i messaggi contraddittori inviati dai mangiatori di carne causano ai vegetariani esasperazione e frustrazione. Ma piuttosto che mettere in discussione la mentalità di un mangiatore di carne, cosa che porterebbe ad una maggiore comprensione, i vegetariani spesso mettono in discussione il carattere stesso del mangiatore di carne, che porta ad ulteriore tensione e confusione – nel migliore dei casi il mangiatore di carne è visto come una persona egoista e pigra, che mette la propria comodità e convenienza al di sopra delle vite degli altri animali e alla salvaguardia del pianeta. Ma anche se è comprensibile che i vegetariani arrivino a trarre tali conclusioni, queste presupposizioni sono senza dubbio illogiche come quelle poste dai mangiatori di carne. Molti mangiatori di carne sono anche padri, madri e amici affettuosi. Sono persone impavide che si dedicano a missioni di salvataggio, insegnanti devoti al proprio lavoro, attivisti appassionati, instancabili leader di comunità, filantropi di buon cuore, compassionevoli volontari animali, partner leali e grandi umanitari.

La mentalità della carne è tale da permettere a persone razionali e compassionevoli di indulgere in comportamenti irrazionali e crudeli, senza nemmeno rendersi conto di quello che stanno facendo. Quindi, i vegetariani farebbero bene a concentrarsi sulla mentalità dei mangiatori di carne, piuttosto che sulla loro morale, e cominciare perciò le conversazioni con curiosità piuttosto che risentimento. Approcciarsi al mangiare carne con curiosità può portare i vegetariani a porre domande che li aiuteranno più efficacemente a entrare in relazione con i mangiatori di carne: come possono individui compassionevoli portare alla bocca le parti del corpo di esseri morti e trovare l’esperienza piacevole, piuttosto che ripugnante? Come può una nazione di consumatori critici, capaci di rimuginare sulla marca dei jeans da acquistare, vivere le proprie scelte alimentari in modo così acritico – scelte che guidano un settore che uccide 10 miliardi di animali l’anno? Come fanno le persone a non vedere le contraddizioni che stanno proprio di fronte a loro? I vegetariani – e anche molti mangiatori di carne – capiscono perché le persone non dovrebbero mangiare carne, ma poche persone comprendono perché lo fanno, ed è quest’ultimo punto che deve essere affrontato in modo da intrattenere conversazioni più produttive circa il consumo di carne.

IDEOLOGIA

Le risposte alle domande di cui sopra hanno senso solo attraverso le lenti dell’ideologia. L’ideologia è un sistema di credenze sociali che plasma ciò in cui le persone credono, sentimenti e comportamenti. Una ideologia dominante è il sistema di credenze di un gruppo sociale dominante – per esempio quello dei maschi, bianchi e/o economicamente avvantaggiati – ed è così socialmente radicata che la sua influenza è in gran parte invisibile. Le ideologie dominanti plasmano la nostra realtà, modellano la lente attraverso cui vediamo il mondo, promuovendo credenze, atteggiamenti, pratiche, leggi, valori e norme sociali come verità universali piuttosto che come un insieme di opinioni che riflettono e rafforzano gli interessi del gruppo al potere .
Le ideologie dominanti i cui dogmi (credenze e pratiche) sono in contrasto con i valori più profondi della maggior parte delle persone, devono impegnarsi attivamente per garantire la partecipazione della popolazione. Senza il sostegno popolare il sistema crollerebbe. Queste ideologie si basano su strategie specifiche, o difese, atte a nascondere le contraddizioni tra valori e comportamenti delle persone, consentendo pertanto alle persone di fare eccezioni a quello che sarebbe normalmente considerato etico. Queste ideologie esistono sia a livello sociale che individuale; le loro difese funzionano sia esteriormente (definendo istituzioni sociali e norme) che interiormente (plasmando la nostra mentalità). Le difese esteriori mantengono una struttura sociale che costringe le persone a conformarsi alla norma, premiando coloro che lo fanno (per esempio, facendoci sentire socialmente accettati) e punendo coloro che deviano (ad esempio, facendoci sentire inadeguati e ostracizzati). Le difese interiori perpetuano la mentalità che sostiene le norme sociali, e queste difese si attivano in qualsiasi momento vengano presentate informazioni che minacciano l’ideologia. Le difese interiori non sono risposte logiche: sono reazioni automatiche che bloccano o distorcono le informazioni in grado di smascherare l’ideologia.

La difesa primaria di una ideologia dominante “non etica” è l’invisibilità, e il modo principale per tale ideologia di rimanere invisibile è restare senza nome. Se non la nominiamo, non la vedremo, e se non la vediamo, non possiamo parlarne. L’invisibilità protegge l’ideologia dalla verifica e, quindi, dall’essere messa in discussione. Questa è la ragione per la quale, almeno inizialmente, solo le ideologie non dominanti sono nominate; per esempio, mentre da lungo tempo esiste un nome per l’ideologia di coloro che non mangiano carne, il vegetarianismo, l’ideologia dominante del mangiare carne non è stata nominata fino a tempi recenti.

CARNISMO

Carnismo è il nome che ho dato all’ideologia secondo la quale è considerato etico e opportuno mangiare certi animali. Dal momento che mangiare carne non è necessario per la sopravvivenza, è una scelta, e le scelte derivano sempre dalle convinzioni. I mangiatori di carne non sono carnivori, che sono animali che hanno bisogno di carne per sopravvivere. Né sono semplicemente degli onnivori che, come i vegetariani, sono animali che sono in grado di sopravvivere consumando sia la materia vegetale e animale. “Carnivoro” e “onnivoro” riflettono nulla più che una predisposizione biologica. Per gli esseri umani, mangiare carne non è una necessità biologica, ma una scelta filosofica basata su una serie di idee sugli animali, il mondo e se stessi. [1]
Non assegnando un nome al sistema che è il carnismo, il mangiare carne è visto più come un dato di fatto che come una scelta, e i presupposti che guidano il consumo di carne rimangono inesaminati. Questa mancanza di consapevolezza è alla base del motivo per cui la gente mangia i maiali ma non i cani senza avere la minima idea del perché.

Il carnismo è un sistema che si organizza intorno ad una massiccia ed inutile sofferenza animale. Poiché la maggior parte delle persone non vuole provocare sofferenza agli (altri, mia aggiunta, n.d.t.) animali, e tanto meno vuole essere consapevole di aver partecipato a tali sofferenze, il sistema deve impedire loro di fare le giuste connessioni, psicologicamente ed emotivamente. Il sistema carnistico è improntato allo scopo di ostacolare la consapevolezza, per bloccare l’empatia e la sua emozione gemella, il disgusto. Quando una persona si siede per mangiare un hamburger, per esempio, non è consapevole, o non pensa, all’animale vivente che sta mangiando. Essa, pertanto, non prova empatia per la sofferenza dell’essere che è diventato il suo cibo, e trova la carne appetitosa piuttosto che rivoltante. Ma questo stesso commensale (americano, o occidentale n.d.t.) non ha subito anni di condizionamento carnistico quando si tratta di mangiare cani. Se si trovasse a mangiare un hamburger identico, ma fatto di carne di cane piuttosto che manzo, sarebbe consapevole dell’animale da cui la carne è stata procurata e probabilmente sarebbe troppo disgustato per mangiarlo.
Il carnismo permette alle persone di mangiare la carne di un gruppo selezionato di animali, attraverso l’impiego di una serie di difese specifiche che operano a livello sia collettivo sia individuale. Queste difese includono, ma non si limitano a, negazione (“Gli animali allevati per la carne in realtà non soffrono così tanto”), evitamento (“Non me lo dire, mi rovini il pasto”), dicotomizzazione (“I cani sono amabili, i maiali appetitosi”), dissociazione (“Se pensassi all’animale che è diventato la mia carne, sarei troppo disgustato per mangiarla “) e giustificazione (“Mangiare certi animali va bene, perché sono allevati a tale scopo”). Le difese carnistiche sono intensive, estensive e si intrecciano nel tessuto stesso della nostra società e delle nostre menti.

RELAZIONARSI AI CARNISTI

Gran parte della confusione e tensione tra i vegetariani e mangiatori di carne, o carnisti, esiste perché nessuno dei due gruppi riconosce la mentalità carnistica o la tremenda pressione per mantenere lo status quo carnistico. I vegetariani devono comprendere che i carnisti sono intrappolati in un sistema invisibile, impegnato attivamente per costringerli ad agire contro i propri interessi (coerenza psicologica e autenticità emotiva) e gli interessi di altri. I vegetariani devono anche rendersi conto che chiedere a un carnista di smettere di mangiare carne significa chiedere molto di più di un cambiamento nel comportamento. Si sta chiedendo un cambiamento fondamentale nell’identità, un cambiamento di paradigma profondo e gli/le si sta chiedendo di resistere a difese psicologiche profondamente radicate. Non importa quanto facile possa essere stato per qualcuno smettere di mangiare carne; per la maggior parte delle persone, questo tipo di cambiamento avviene solo nel corso del tempo, quando si sentono psicologicamente ed emotivamente abbastanza sicure da iniziare a mettere in discussione alcuni dei propri presupposti esistenziali. In Strategic Actions for Animals, descrivo modalità specifice per comunicare e sostenere i propri principi di fronte ai carnisti, in modo tale da aumentare la probabilità che l’interazione si dimostri reciprocamente positiva e che il messaggio venga ricevuto. Seguono alcuni punti utili:

• SII L’ESEMPIO DELLE QUALITÀ CHE STAI CHIEDENDO: mostra curiosità, compassione, empatia, rispetto e la volontà di ascoltare veramente e di riflettere. Più sei sulla difensiva, più farai scattare le difese nel tuo interlocutore.
• RELAZIONATI AI CARNISTI COME PERSONE, PIUTTOSTO CHE MANGIATORI DI CARNE: anche se non rispetti affatto la loro scelta di mangiare animali, è essenziale rispettare i carnisti in quanto animali umani (differentemente dall’autrice preferirei usare il termine esseri viventi, ma ho mantenuto umani aggiungendovi però ‘animali’ n.d.t.).
• ANALOGAMENTE, RICORDA CHE I CARNISTI SONO INDIVIDUI, molti dei quali hanno più cose in comune con te di quanto non ne abbiano tra loro. Non renderli un gruppo uniforme e non proiettare stereotipi su di loro.
• CONCENTRATI DI PIÙ SUL PROCESSO (la dinamica, o il “come”) che sul contenuto (il soggetto, o il “cosa”) di una conversazione. Invece di avere come obiettivo quello di influenzare il punto di vista di un’altra persona, sforzati di avere un dialogo reciprocamente rispettoso e illuminante. Non importa quanto fortemente desideri promuovere il vegetarianismo, più ti sforzi di “convertire” l’interlocutore, meno probabile è che tu riesca a raggiungere quello scopo.
• RICONOSCI CHE I FATTI NON VENDONO L’IDEOLOGIA. L’unico motivo per cui una persona sceglie di mangiare un hamburger piuttosto che un hamburger vegetariano identico, è a causa di ciò che la carne rappresenta, piuttosto che di quello che effettivamente è. Sapere questo ti aiuterà a sentirti meno frustrato con i carnisti resistenti.
• NON LASCIARE CHE I CARNISTI SULLA DIFENSIVA TI MANCHINO DI RISPETTO. Alcuni carnisti attaccano i vegetariani per difendere il proprio mangiar carne. Non si dovrebbe mai lasciare che altre persone ti giudichino estremista, ipocrita, schizzinoso, ipersensibile, ecc.
• CREA UN AMBIENTE ‘EMPOWERING’’. L’empowerment è la sensazione di essere connessi al proprio potere personale, e le persone che sentono tale connessione sono molto più portate a realizzare cambiamenti positivi. L’opposto dell’empowerment è la vergogna, e la vergogna nasce dal sentirsi giudicati. Per favorire quel senso di padronanza delle proprie potenzialità negli altri, trattali come se fossero fondamentalmente degni – parla col cuore, con l’obiettivo di condividere quella che senti come la tua verità e distaccarti dall’esito del dialogo.

Comprendere la mentalità carnistica può essere enormemente liberatorio per entrambi, carnisti e vegetariani. Rendendo visibile l’invisibile, facciamo un passo fuori dal sistema carnistico e possiamo scegliere in che ruolo parteciparvi. I carnisti possono scegliere di esaminare più a fondo il loro mangiare carne, i vegetariani possono scegliere di esaminare più a fondo il proprio rapporto con carnisti. Ed entrambi i gruppi possono meglio coltivare le qualità che, in ultima analisi, trasformano il sistema: consapevolezza, empatia e compassione.
[1] Questa affermazione non si riferisce a coloro che sono geograficamente o economicamente impossibilitati a scegliere se mangiare o meno la carne.

MELANIE JOY, Ph.D., Ed.M. è professore di psicologia e sociologia presso la UMass-Boston. È l’autrice di “Strategic actions for animals” e del libro “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche: Introduzione al Carnismo.”

Per approfondimenti, leggi l’intervista a Melanie Joy, pubblicata su Asinus Novus.

Posted in Animalismo/antispecismo, Critica femminista.

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