Oggi mi è capitato di vedere questo video:
Si intitola Le vite degli altri, è un programma televisivo di una ex iena, Angela Rafanelli.
In pratica la giornalista, non so se lo è, passa un mese con Magda, una prostituta rumena che vive in una baracca nei boschi, per capire ‘il mondo della prostituzione’.
Il racconto è sostenuto da varie musiche drammatiche.
Le difficoltà di adattamento alla vita di Magda sono evidenti fin dal principio. L’acqua corrente è una cosa alla quale si è talmente abituati che non averla fa disperare, succede anche al campeggio. Il racconto è punteggiato da questo genere di piccolezze che, andandosi ad accumulare una alla volta, evidenziano la distanza tra Magda e Angela, che non è una distanza dovuta al lavoro di Magda, almeno non principalmente, ma di classe sociale e status mentale. A un certo punto Angela si mette a piangere perché Magda le dice che non le piace fare l’amore (dopo scopriremo che è stata stuprata a 12 anni e ogni volta che va con un cliente rivive quello stupro). Capiamo che l’impatto dev’essere forte, ma cara che t’aspettavi in queste condizioni?
Al centro c’è un monologo pressoché assurdo:
“E allora mi domando che senso abbia fare questa vita, per fare un lavoro per guadagnare dei soldi che molto probabilmente si protrebbero guadagnare lavorando tutti i giorni le otto ore canoniche magari in un supermercato piuttosto che da un’altra parte”
E certo perché a una donna rumena, apparentemente senz’arte ne parte, danno un lavoro così, perché nei supermercati italiani sono generosi.
Beh, Angela, con tutto il rispetto, ma è bello parlare quando si fa parte della ‘razza giusta’. Ma anche della classe giusta, dato che la mia amica, italianissima, quando il supermercato in cui faceva la cassiera ha chiuso, è stata un anno e mezzo senza riuscire a trovare altro da fare, aveva anche fissato la data per sposarsi e poi non l’ha potuto fare perché, coincidenza, anche il fidanzato ha perduto il lavoro. Per fortuna tre mesi fa il supermercato ha riaperto e l’hanno ripresa, par-time (ovviamente sulla carta), cioé 400 euro al mese, ma non per otto ore canoniche, per 10 compresa la domenica mattina.
“Trovo veramente difficile capire come si possa accettare questa condizione per guadagnare dei soldi”.
Si chiama bisogno e tu, sempre con rispetto parlando, evidentemente non l’hai mai avuto!
“Lì dentro fa un freddo che non avete idea, io credo di non averlo mai provato. Sono andata a fare il caffè c’era la caffettiera congelata!”
Comodo il riscaldamento autonomo. Tu te lo paghi lavorando in televisione.
“Non ce la fai a vivere così, io non ci riesco”
E grazie al cazzo!
“E’ evidente che per loro l’Italia rappresenta la terra promessa, non so come dire: il benessere, no? In nome di questo loro sono disposti a tutto”.
Non stavamo vedendo un ‘documentario’ sulla vita di una prostituta rumena? Adesso il programma si è trasformato in uno studio sociologico sull’immigrazione rumena in Italia. Il luogo comune si trova a un passo dal pregiudizio. Ma a Magda glielo hai chiesto se vede così l’Italia? No, non l’hai nemmeno ascoltata, visto che poco prima già t’aveva detto che è venuta qui perché un’amica le ha consigliato questa zona, per i guadagni maggiori rispetto alla Romania. E’ un po’ come prima quando ti sei messa a piangere, il sospetto di esprimere un giudizio personale che niente c’entra con il soggetto del tuo ‘studio’ non ti sfiora nemmeno un po’?
La voce fuori campo che ripete: come lei ogni giorno è andata a battere a questo punto si commenta da sola. E infatti Magda glielo dice: è inutile che stai con me in strada, tu mi accompagni e, essere una puttana, non puoi sapere com’è se non lo fai.
Alla fine Magda e Angela fanno un po’ amicizia, la prima mette da parte il giudizio negativo che si era fatta delle italiane, le quali normalmente le urlano puttana dalle auto.
La sera prima che Magda parta per la Romania, per andare a trovare suo figlio e sua madre, Angela le paga una notte in albergo. Un gesto gentile, certo. Che ancora una volta sottolinea la differente prospettiva delle due donne. E’ come regalare cornetti al cioccolato la mattina di natale a chi mangia tutti i giorni pane raffermo spugnato nell’acqua.
“Sono stata con Magda 4 settimane e ho cercato di capire il mondo della prostituzione”.
Sbagliato, hai capito probabilmente solo un pezzetto della vita di Magda, perché lei te lo ha concesso.
“Mi ha lasciata con tanti dubbi e anche interrogativi”.
Anche a me, soprattutto mi resta il dubbio che spesso guardiamo senza vedere, anche senza sentire. Perché Magda sceglie di fare qualcosa che non le piace per mettere da parte dei soldi, il suo è un progetto economico giocato sulle risorse immediate che ha. Dice: “a me questo lavoro non piace, lo faccio solo per i soldi”, la aggrava un ulteriore peso (oltre allo stigma della puttana) quando intuiamo la sua fede religiosa, ma Magda è una resistente. Come mi disse un’amica una volta: la prostituzione è un atto di resistenza, questo ne è un esempio.
Il discorso si amplia e ciò di cui davvero dovremmo parlare si trova nelle domande che pone Luminal quando chiedo un’opinione sul video: “Ve lo siete mai chiesto da cosa è generata questa fame? Chi l’ha creata? Chi la alimenta? Chi continua a portare avanti un sistema che volutamente ci divide per classi e quindi ha nel suo seno la miseria, lo sfruttamento e la fame?
E’ bello a parlà, a fare il sensazionalismo spiccio… ma ste domande perchè non si fanno mai? perchè non si affronta il nocciolo della questione?”.
Quella che subisce Magda è una violenza economica (che si aggiunge alla violenza subita da bambina), parte di un razzismo strutturale alla società, invisibile anche a chi pretende di raccontare, di com-muovere. Sempre citando Luminal, questi “hanno come solo obiettivo quello di indignare, mica incazzare/far ragionare, le persone per un paio d’ore e farle sentire fortunate perché noi mica siamo costrette a fare questo“.
Ci siamo fatt* una passeggiata nella miseria di Magda, sai come apprezziamo meglio la nostra doccia calda e il ristorante in centro adesso?
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