Pubblicità della asl di treviso. Un’amica su una mailing list pensa che il manifesto sia graficamente pessimo e che rappresenti lo sdoganamento iconografico (quindi sostanziale?) del feto come bimbo. Siamo nella treviso di gentilini, un po’ razzista e un po’ misogina. Ma questa è un’altra storia. Il manifesto diffonde una statistica locale. Sembra più presa in prestito dalle storie dell’america da saloon.
Dice che le donne incinta bevono (a treviso). Lo dice senza mezzi termini. Agevola il pregiudizio che le donne incinte siano minorate mentali da assistere, alle quali all’occorrenza fare un tso o comunque da introdurre nelle sedute alcolisti anonimi a dodici tappe.
Lo dice con chiarezza. Delega ai "familiari", al medico e all’ostetrica di accompagnare queste smandruppate fino a farle sgravare. Dopodichè, come premio, possono anche affogare nell’alcol. Quello della milano da bere.
E’ una pubblicità misogina, sessista. Ovvio che per chi l’ha pensata non è fondamentale che il partner della gravida sia sobrio. Lo da per scontato. Anzi gli affida la bastarda attaccata al bicchiere.
Nella zona delle grappe sarebbe utile sapere quante donne gravide finiscono coinvolte in incidenti automobilistici perchè il compagno guidatore era ubriaco (padre beve, madre abortisce). O quanti uomini, anche perfettamente sobri, prendono a martellate le compagne nel cuore della notte (padre picchia, madre muore).
Invece no. Ci troviamo un cartello che passa l’informazione che le madri sono ubriache, irresponsabili e dunque da affidare a istituzioni, servizi sociali e "familiari" (leggasi mariti, uomini) e poi invita le donne ad astenersi dall’uso di alcol in gravidanza e allattamento (giustissima cosa) e perfino quando "desiderano" avere un bambino.
Sappiamo perfettamente (da brave contenitrici responsabili, ottime produttrici di figli sani, frase pensata con il dito medio che fa capolino dalla corteccia cervicale) che una donna incinta vive una doppia responsabilità. Innanzitutto per sè. E non sarebbe stato male se l’asl di treviso si fosse ricordata di fare una campagna contro l’alcolismo in generale per il bene di donne, uomini e persone. Poi anche per il bambino.
Ottimo smettere di fumare, avere abitudini sane, tipo quella di evitare di farsi picchiare dal padre del bambino (una nostra amica è riuscita a fare la prima cosa ma è finita in ospedale cinque volte per minacce d’aborto procurate dai calci dell’amorevole "padre").
Ma qualcuno ci può spiegare perchè bisogna assumere un rigore militare anche mentre si "desidera" avere un bambino? Da quando la fase del "desiderio" influisce sulla gravidanza?
Per precisare: sono astemia.
Temo che l’espressione “si desidera avere un bambino” intenda quando ci si sta provando attivamente… in altre parole, se si hanno già rapporti ma non si sa se si è rimaste incinta etc etc. Però ovviamente non si può scrivere “rapporti sessuali” in una campagna pubblicitaria del castissimo e cattolicissimo (o celtico? Mah!) Veneto…