La strage in rosa: gli ultimi dati organici.
da Infoaut
[Fonti Istat e Inail]
In cifre il fenomeno degli infortuni sul lavoro al femminile: uno su quattro, pari all’incirca al 27 per cento del totale, il 9 (per cento) degli incidenti mortali.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat le donne invalide per un infortunio sul lavoro o una malattia professionale in Italia superano ampiamente quota 100 mila.
Le donne subiscono più infortuni rispetto agli uomini sia sul lavoro ma anche in "itinere" (tragitto casa-lavoro e viceversa) come rivelano i dati forniti dall’ Inail secondo cui dei 97 casi mortali verificati nel 2007, ben 53 donne sono decedute andando o tornando dal lavoro. L’infortunio sul lavoro al femminile in ogni caso è un vero e proprio dramma nel dramma fotografato dalle immagini di madri che, dalla mattina alla sera, si ritrovano ad abbracciare i propri figli con arti artificiali. Di donne menomate nella capacità lavorativa ma, soprattutto, nell’impossibilità di rispondere alle esigenze degli affetti e alla conduzione della casa.
Un "lavoro" quest’ultimo che nessuno si preoccupa di risarcire.
Se ciò non bastasse poi c’è l’incognita del reinserimento lavorativo e di una mancata valutazione del danno estetico e delle ripercussioni psicologiche.
Gli infortuni sul lavoro al femminile sono l’altra metà del fenomeno delle cosiddette morti bianche". Migliaia di "morti rosa" che non fanno notizia. Che difficilmente occuperanno le pagine patinate delle riviste femminili. Tanto meno le pagine dei quotidiani.
Improvvisamente e traumaticamente la donna vittima di un infortunio sul lavoro sperimenta sul proprio corpo "ferite" che vanno al di là della lesione vera e propria e costituiscono una irreversibile offesa dell’immagine corporea che richiede, per una nuova integrazione, un impegno lungo, costante e spesso molto travagliato.
Non tutti sanno infatti che il 55 % delle donne infortunate sul luogo di lavoro abbandona la sede in cui si è verificato l’incidente. Non ce la fa e, nella maggior parte dei casi, la stessa lavoratrice non è più in grado di ritornare a svolgere la normale attività. Ma l’alta percentuale di "non ritorno" alla propria attività assume ancor maggior rilievo se paragonata al fatto che queste donne non riescono a trovare alcuna altra occupazione esterna all’ambito della mansione della gestione familiare.
Di fatto, il reinserimento lavorativo è una delle peggiori e drammatiche ripercussioni di un incidente avvenuto durante l’attività lavorativa. Analizzando alcuni dati si scopre come le donne del nord-ovest ritengano che nel 50,56% dei casi "le norme di sicurezza non erano state rispettate da chi lavorava", questa percentuale si abbassa all’11,11% nel nord-est e al sud per poi sfiorare il 23% al centro Italia.
Un altro dato che ha quasi dell’inverosimile è che a tutt’ oggi le donne al di sopra dei 50 anni, considerino solo "un attimo di distrazione" la causa del loro incidente: il 50 % al centro, il 18,42% al nord-est e il 15,79% sia al sud che al nord-ovest. Una quasi assunzione di colpa.
L`analisi degli infortuni per genere appare molto articolata: è noto che le donne sono impiegate prevalentemente nei Servizi, dove si concentrano oltre il 60% delle denunce; in particolare vi sono settori nei quali è netta la loro presenza, come il Personale domestico dove l`88% degli infortuni riguarda le donne, la Sanità (73%), gli Alberghi e Ristoranti (53%). Tra le attività industriali spicca solo il settore manifatturiero per infortuni femminili. Elevata anche la presenza di infortunate tra i Dipendenti dello Stato.
Gli stessi settori sono anche quelli nei quali si verificano il maggior numero dei casi mortali. Inoltre, le donne sono occupate prevalentemente in attività impiegatizie e amministrative del terziario, pertanto, vistala minore pericolosità delle mansioni a cui sono adibite, si infortunano meno degli uomini: il 27,5% degli infortuni in Italia.
L`8% – 10% dei decessi per lavoro in Italia interessa lavoratrici, e Piacenza non si discosta da questo dato, con un`incidenza di infortuni più elevata nel Centro Italia e di casi mortali nelle Isole.
Agli infortuni femminili, in generale, però, dobbiamo aggiungere quelli delle donne che lavorano prevalentemente in casa, infatti, dalla rilevazione trimestrale della forza lavoro effettuata dall`ISTAT in Italia, risultano circa 8 milioni di casalinghe.
Per fronteggiare questi infortuni vi è un’apposita assicurazione dell`Inail a carattere obbligatorio, ma l`assicurazione INAIL ha delimitazioni precise: età compresa tra 18 e 65 anni e attività di casalinga in via esclusiva.
Invalidità negli infortuni delle casalinghe: 80% dei casi: invalidità dal 33 al 40% 15,5% dei casi: invalidità dal 41 al 70% 4,5% dei casi: invalidità superiore al 70% (tra cui 5 eventi mortali) Età: il 63% dei casi in età compresa tra 56 e 65 anni il 32,4% dei casi in età compresa tra 41 e 55 anni; Il 4,6% dei casi in età compresa tra 18 e 40 anni.
Cause e circostanze: 84% Scivolamento, inciampamento e cadute (scalette, sedie, sgabelli); 8,8% Tagli e fuoco. Lesioni: 70% Fratture; 14% Ustioni, ferite, traumi 16%; Sede delle lesioni: 35% Arti inferiori; 33,1% Arti superiori; 14,7% Colonna vertebrale.
Secondo l`INPS alla fine del 2008 erano oltre un milione e mezzo i rapporti di lavoro attivi di colf e badanti in Italia, per un totale di 600mila assicurati, di cui oltre 1`80% straniere e nella stragrande maggioranza donne (9 su 10). Numeri destinati quasi a raddoppiare se si contano anche le irregolari. La forte crescita occupazionale degli ultimi anni (+25% tra il 2006 e il 2007 – fonte INPS) si riflette anche sull`andamento degli infortuni sul lavoro che registrano un +21% delle denunce tra il 2007 e il 2008, superando quota 3.500. Nel 90% dei casi di infortunio si tratta di donne, 7 su 10 sono straniere e relativamente giovani: il 66% ha meno di 50 anni.
Per le donne che lavorano uno dei pericoli maggiori è, certamente, la strada. In Italia, a livello territoriale la percentuale degli infortuni al femminile è più elevata al Centro con il 30,5% del totale, seguita dal Nord-Ovest (28,1%). Al di sotto del valore medio relativo all`Italia (pari a 27,5%), vi sono il Nord-Est (26,3%), le Isole (26,2%) e il Sud (25,4%). Per i casi mortali, si registra un`incidenza del 10,5% nelle Isole, seguita dal Nord-Est con il 9,6%, il Centro con 1`8%. Sono invece sotto la media nazionale i dati che riguardano il Nord-Ovest (7,1%) e il Sud (6,3%).
Benché il rischio di subire un infortunio nel percorso casa- lavoro- casa sia trasversale all`attività svolta, alla professione e al sesso, è un dato di fatto che, in termini relativi, siano più interessate le lavoratrici. Infatti, in Italia, gli infortuni femminili sul tragitto casa-lavoro (poco meno di 45mila nel 2007) rappresentano ben il 46% di tutti i casi denunciati; mentre gli incidenti stradali, che includono anche quelli occorsi nell`esercizio dell`attività lavorativa, (circa 52mila) costituiscono il 38% del totale. Preoccupanti i dati sui casi mortali: in Italia, nel 2007 le donne decedute sul tragitto casa-lavoro sono state il 55% del totale contro il 22% degli uomini.
Da alcuni anni il settore alberghiero e della ristorazione fa registrare un andamento infortunistico sostanzialmente stabile, con una media di circa 33.500 denunce l`anno (53% per le donne); i 31 casi mortali del 2008 sono avvenuti per lo più in itinere (68%). Un infortunio su tre si verifica nei ristoranti, circa il nelle mense e altrettanti infortuni negli alberghi e nei bar (dove cameriere e bariste sono le lavoratrici più coinvolte). A essere più colpite sono, infatti, le donne che denunciamo il 53,6% degli infortuni totali del settore. Le cause più frequenti di infortunio sono gli scivolamenti, i movimenti bruschi e la perdita di controllo degli utensili e degli oggetti taglienti.