Si tratta, per usare un concetto inflazionato, di passare dalla critica alla proposta perchè se c’è chi mirabilmente si assume il compito di concentrarsi sul pensiero critico deve esserci anche chi ragiona su una alternativa. A meno che non ci aspettiamo di vedere riprodotta quell’alternativa dagli stessi soggetti che abbiamo criticato.
Che so: a qualcuna è venuta in mente di fondare una agenzia pubblicitaria che consideri un marchio d’onore fare spot con una attenzione alle questioni di genere?
Ci sono gruppi che intendono sperimentarsi nella creazione di campagne di comunicazione da sostituire alle brutte cose che vediamo in giro?
Ci sono gruppi di donne che hanno in mente di realizzare, autoproducendosi e usando i potenti mezzi di comunicazione che la tecnologia oramai ci offre, una trasmissione, un documentario, una rivista, un qualunque strumento di comunicazione ripensato così come ci piacerebbe che fosse?
Mi viene in mente non a caso una discussione che leggevo tempo fa sul fatto che i videogiochi sono molto sessisti e allora il punto è che mancano programmatrici con una sensibilità di genere. La stessa cosa sui film porno: il pornofemminismo è una invasione di campo di alcune coraggiose donne in un settore prevalentemente maschile. Perchè se non produci alternativa dopo la critica ti poni nella funzione di osservatrice. Che non è un ruolo passivo, perchè la critica è un metodo di sovversione. Attraverso la critica e la decostruzione di quei simboli hai comunque messo in circolazione un pensiero differente.
Ma la rivoluzione sarebbe un attivismo femminista che si occupa di comunicazione, immagine, o con qualunque mezzo espressivo che sia disponibile tra gli umani.
Ci arriveremo un giorno?
Ripeto qui la mia proposta di un paio di giorni fa su http://www.iIcorpodelledonne.net . Anche io non voglio essere solo osservatrice e anche io adoravo le pubblicità della tv delle ragazze. Se qualche ragazza è interessata, io ci sono..
“Mi chiamo Caterina Comi, sono psicologa, psicoterapeuta e scrivo anche, ho studiato e lavorato un po’ sul tema della “educazione alla tele-visione” e da molti anni mi porto dentro un sogno, o progetto che però io da sola non trovo le risorse davvero per realizzare.
Quando vi ho conosciuto su internet è stato un sollievo, la sensazione di uscire da un isolamento che provo da quando molti anni fa iniziai ad interessarmi sull’argomento tv.
All’università un professore un giorno ci chiese se sapevamo come si fa a togliere l’osso dalla bocca di un cane senza farsi mordere. L’unico sistema, ci disse, è dargli una bistecca, cioè offrire un’alternativa migliore. Cambiare è esaltante ed inevitabile,ma anche faticoso e disorientante, se non si ha una motivazione positiva diventa davvero difficile.
La tv, digitale o satellitare che sia, è certamente ormai un imprescindibile elemento, un altro membro della famiglia che ha cambiato il nostro modo di relazionarci, ma anche di pensare e di sentire, di vedere la realtà.
Eppure nessuno se ne occupa esplicitamente, il concetto di formazione alla gestione di questo mezzo, specialmente per chi ha dei figli, non è un elemento presente nella nostra, paradossalmente, cultura ormai così televisiva.
Bisogna dare alle persone la possibilità di scegliere, di sapere che c’è sempre almeno un meno peggio da vedere, davanti a cui lasciare i nostri figli. Per esempio tra un cartone animato e un altro c’è un enorme differenza, ma chi lo spiega ai genitori, agli educatori?
Bisogna partire da quello che c’è, ecco perché il mio sogno è quello di creare una guida ai programmi tv per famiglie, cioè una guida che non sia un elenco dei programmi e una rivista di gossip sui protagonisti, ma una vera guida che aiuti a creare un senso critico per noi e i nostri figli, a poter trovare quello che di buono c’è da vedere e a poter scegliere, per avere ancora una libertà che davanti ad un mezzo così ipnotico e così inserito nelle nostre famiglie è davvero difficile da mantenere.
Eppure nessuno ne parla, tutti la guardiamo e nessuno se ne occupa, non la scuola, non le famiglie, non le parrocchie, non i partiti, né le associazioni, nessuno o poche mosche bianche miracolosamente come voi si occupano di fare corsi di formazione, pensate per esempio ai genitori che devono gestire la tv dei figli, spesso viene messa direttamente in camera e non viene gestita in alcun modo!
Una guida Tv potrebbe anche avere un mercato, specialmente per le famiglie, potrebbe creare un bisogno di riflessione sulla tv e sulla scelta dei programmi, puntando al bisogno dei genitori di gestire i figli, e da lì dare alle persone la possibilità di avere un modo diverso di concepire la tv.
In questi anni mi sembra che in Italia le cose siano così cambiate che questo è diventato un aspetto che ha ancor più risvolti etici e democratici e quindi una guida tv avrebbe ancora più valore.
Perchè il problema di fondo, io credo, è che la comunicazione televisiva ha comunque una valenza etica, non solo ce la dovrebbe avere, ma comunque ce l’ha, certo nessuno vuole vedere qual è. Mentre quello che ufficialmente, culturalmente e socialmente ha giustificato ogni mancanza di regolamentazione sui contenuti nel corso dei decenni non è stato tanto il rispetto della libertà di espressione quanto l’affermare che tale comunicazione sia neutra, salvo poi aver costruito un economia sulla pubblicità. Se non influenza perchè poi tutti ci spendono e si affannano per controllarla?
Ma i cittadini comuni non devono pensarci, tanto che “Il grande fratello” che nel romanzo di Orwell doveva allarmarci è diventato solo il titolo del primo storico reality show, ci sarebbe da ridere se non fosse così inquietante e allarmante.
E anche deprimente, per questo credo sia fondamentale costruire materiale positivo per un rapporto con un mezzo che può dare contributi meravigliosi alle nostre esistenze. Mi piace molto la tv e per questo motivo ci ho sempre riflettuto tanto.
E in molte famiglie è l’unico tipo di lettura che si fa, quella di guardare i programmi tv, e lì è dove ci sarebbe più bisogno di dare l’opportunità di allargare gli orizzonti. Ma tante persone di tutti i tipi non sanno niente di quello che guardano, basti pensare all’accostamento delle notizie nei Tg come forma di condizionamento implicito o al vostro documentario.
Mi scuso se mi sono così dilungata,ma è una cosa che mi prende molto. Nel mio piccolo, ho pubblicato un libro sulla mia esperienza di mamma, e ora continuo a raccontarmi nel blog che ha lo stesso titolo, storiepefarlecose.wordpress.com, offro ogni tanto indicazioni peri genitori sui cartoni e altri aspetti legati alla tv,
http://storieperfarelecose.wordpress.com/…nimati http://storieperfarelecose.wordpress.com/?s=tv Almeno questo nel mio piccolo posso farlo, voi avete altri mezzi e … spero che ci penserete!”
Caterina
Io avevo in mente di fondare una radio, per esempio, una radio diversa.
Non sembra, ma anche in radio il sessismo è dilagato, anche, incredibilmente, in quelle “autonome” tipo Radio città aperta che trasmette nel Lazio.
Ma la gente scarseggia, sembra ci sia una apatia generale che impedisce di alzare il culo…