Amore mie e amori miei. Sovente viene scritto a commento di post in questo blog qualcosa tipo “sono sempre stata d’accordo sulla posizione di FaS ma questa volta no” oppure “se FaS la pensa così allora mi avete deluso” e cose di questo genere. Ora va chiarito che FaS non è una entità monolitica, omogenea e con una “linea”, non è un bollettino di decisioni del “partito”. Dietro FaS ci sono mille anime che segnalano spunti, sollecitazioni, producono materiale e lo stesso collettivo di FaS, fatto da uomini e donne, non ha una posizione precisa su un sacco di cose. Uniti/e dall’antisessismo, antifascismo, antirazzismo, antispecismo, ciascun@ interessat@ a seguire un filone di ricerca differente, talvolta coincidente ma qualche volta no, poi decliniamo in una costante dialettica interna ed esterna le mille versioni di ciò che pensiamo. E a noi va bene così. Perché non dobbiamo essere d’accordo su tutto né ci preoccupa il fatto che il mondo abbia bisogno di schematizzare e vedere dietro FaS un corpo compatto in cui non si lascia la libertà di vivere posizioni individuali.
Scriviamolo una volta per tutte: FaS non ha una posizione. I post che leggete sono di chi li firma e se li firmiamo insieme vedrete la firma del Collettivo e non di una singola persona. Le posizioni delle singole e dei singoli vengono anche certamente discusse, per consentire una crescita collettiva e perché lo sforzo di comprensione delle differenze avviene innanzitutto tra noi prima che con il resto del mondo, ma non esiste alcun conflitto e – cosa più importante – c’è un grandissimo rispetto le une nei confronti delle posizioni delle e degli altri dove invece all’esterno vediamo, con dispiacere, che basta manifestare una opinione differente per toglierti il saluto o per prenderla sul personale.
Questo è sempre stato Femminismo a Sud e questo continuerà ad essere perché chi ne fa parte è stuf@ e arcistuf@ delle modalità univoche, le soluzioni castranti, i voti a maggioranza, i verticismi e le gerarchie, i metodi del consenso che in realtà sono un mezzo di ostruzionismo per censurare chi non la pensa come te e per appiattire le opinioni in un unico magma che non consiste, che è compromissorio, che non ha la stessa forza di un coro di voci autentiche, infinitamente oneste, l’una con l’altra, che non devono mai preoccuparsi di rappresentare nessun@ fuorché se stessi. E’ questo insieme di voci differenti che fa di Femminismo a Sud una cosa così ricca e dunque siccome le differenze sono ricchezze, l’opinione di ciascun@ di noi ha lo stesso valore e dato che noi non abbiamo alcun problema a discutere di ogni cosa senza sentirci privati di nulla, ora riporto qui, sulla faccenda di Vauro, l’opinione di Elisabetta, che è un altro pezzo del nostro collettivo e che sulla faccenda non la pensa come me.
Perché è questo che su FaS potete trovare. La mia opinione su questa storia e anche la sua. E a noi sta bene così. Scusate se per voi invece è più semplice pensare ai luoghi fatti di pensiero unico, pratiche uniche e modalità uniche. Noi viviamo bene invece in questo modo. E se venite al FemBlogCamp vedrete perfino che abbiamo facce, teste, voci, corpi diversi… 😛
Ecco quello che scrive Elisabetta in risposta al mio post:
“Ci sono due piani da distinguere e che invece vedo, anche in questo post, sovrapposti a generare confusione. Chi si è trovato come me a evidenziare il sessismo della vignetta si è sentito dire che automaticamente: 1) difendeva l’operato di Fornero 2) ce l’aveva con le sex-worker. Una, spesso incosapevole, mistificazione. Il lavoro di un politico o di una politica può essere oggetto di satira, anche feroce, anche non condivisibile. Se diventa razzista o omofoba o sessista, si riconosce, punto. Per te Fasse, che hai consapevolezze e background che ti fanno percepire la dignità della sex-worker (la medesima che percepisco io), la vignetta non è tragica. Ok, non lo è neanche per me. Ma è sessista. Primo perché Vauro non avrebbe mai disegnato un prostituto (ma diciamolo, un puttano, perché se il sex-working non lo spieghi, non lo contestualizzi, e lo sbatti in prima pagina in un cliché che fa pensare alla “puttana” dell’immaginario maschile stereotipato, oggetto e non soggetto, da denigrare e usare, di quello si tratta), e tanto basterebbe. Secondo perché criticare il lavoro di una donna riducendola a stato di femmina a pagamento (mica sex-worker soggetto dei propri diritti, altrimenti non l’avrebbe usata come oggetto di critica, non credi?), puttana. Vauro su un giornale, ha fatto quello che in continuazione fanno tanti uomini e tante donne quando se la prendono con una donna: le dicono troia, puttana. Spiegatemi il loro insulto, che proviene dal loro immaginario (quello comune direi) e a cui danno un certo valore denigratorio molto sessuato, cosa c’entrerebbe con i diritti delle prostitute e con l’opera di riappropriazione linguistica del termine “puttana” che stiamo facendo e che spero si continuerà a fare.
Ci passa in mezzo la sottile ma sostanziale differenza che separava durante una manifestazione il nostro grido “siamo tutte puttane” (non solo in quanto eventuali soggetti che decidono di vendere prestazioni sessuali, ma anche come donne che sono etichettate in quanto tali quando escono fuori dai recinti del patriarcato) dal grido di un tizio che dalla macchina ci ha detto che eravamo tutte troie. E a cui abbiamo risposto adeguatamente, riprendendo poi a definirci puttane.
E’ la stessa differenza.E’ possibile riappropriarsi del termine “puttana”, pensare che le sex-workers hanno la dignità di qualsiasi altra persona che fa altro nella vita, criticare le politiche criminale di Fornero, e ravvisare un chiaro sessismo nella vignetta di Vauro?
Credo di sì, io lo faccio, e una cosa non è in contrasto con l’altra.”
Insomma io non sono per fare polveroni sulle vignette, detto questo non è una novità che Vauro come molti suoi colleghi (penso ad esempio ad Altan con il famoso ombrello, o a pagine del Vernacoliere) tratti in maniera volgare e superficiale temi come il lavoro sessuale o come nel caso di questa vignetta ( https://lh5.googleusercontent.com/-NJ0xYl7FXfA/UG311wi0DVI/AAAAAAAAPmc/RE3G33PdGmM/w497-h373/12%2B-%2B1 ) la sessualità carceraria.
Ecco, sentivamo la mancanza dello psicoesperto in statistiche che sforna dati inventati lì per lì tanto per ribadire la sua solita opinione, cioè che uno o molti FaSud fa schifo comunque. Il bello è che ci legge da tre anni lo stesso, sia la maggioranza reazionaria che la minoranza in fuga (da che, visto che scrive qui? Boh, lo sa solo lui). Complimenti per la coerenza e grazie per i click, malgrado siamo così reazionari*. Nuove gustose varianti di masochismo su FaSud!
(Oh Luzifè, appena degni l’umanità di un blog tuo diccelo eh, che di fantasia ne ho tanta e vengo lì a piazzare commentini pomposi pure io).
Cara fikasicula, la questione “collettivo” vs “firme singole” imho è un’altra: se FaS (firme singole) esprime una percentuale d’opinioni che può essere ricondotta ad un pensiero “definito” o comunque ideologicamente mediamente inquadrato, significa che alla resa dei conti io posso anche dire che il 90% dei post che ho letto qui in tre anni di frequentazione vanno in una certa direzione mentre il 10% in un’altra. Peraltro negli ultimi tempi è chiaramente percepibile l’emergere di una forte scissione di posizioni tra chi tende a impantanarsi ideologicamente in opinioni e disamine critiche tendenzialmente stagnanti, conservatrici, talvolta reazionarie (il 90%), e chi (il 10%) ha da tempo trovato una via di fuga. Il fatto che esista FaS come collettivo diventa riduttivo se ci si limita a farne un luogo dove x dice A e y dice B, posto che A sia in contraddizione con B o comunque le due posizioni tendano ad annullarsi. O si mettono a confronto A e B oppure il concetto di collettivo viene a meno.
@Jo “Se ciò che hai scritto in precedenza, ossia “chi dice puttana a una donna, per i motivi più disparati usa una categoria da secoli utilizzata per stigmatizzare il genere femminile ” non è più valido come assioma per includere ogni tipo di riferimento al lavoro sessuale, nelle diverse sfumature dialettali o gergali ma rientra, come tutti i vocaboli, in una contestualizzazione (avrei voluto scriverla io questa parola, ho lasciato che lo facessi tu) allora possiamo togliere tranquillamente lo stigma alla parola “squillo” così come a tutte le altre. ”
Sì, è auspicabile che tale stigma venga eliminato, che ci si riappropri di ogni termine (squillo, meretrice, puttana, passegiatrice, and so on); però, c’è da dire che il termine “puttana”, così come “troia”, esprime una misoginia che supera di gran lunga gli altri termini.
Inoltre, sta di fatto, che qui e ora tale termine venga usato nella maggior parte delle occasione e dei contesti, per insultare un genere. Di qui il sessismo di Vauro che disegna la puttana per dare addosso alla ministra, ma che avrebbe potuto disegnare anche la ministra che ad esempio allatta paragonandola ad una ministra-balia. Lo avrei considerato comunque sessista, perché sarebbe da evitare la critica all’operato di una donna facendo leva su alcuni stereotipi o ruoli affibiati d’ufficio all’intero genere femminile, facendo leva in sostanza sul fatto che è donna. Trovai sessista e razzista anche il parallelo, non ricordo fatto da chi, ma qui a Roma furono addirittura prodotti manifesti con tanto di vignetta, tra Polverini e una badante rumena.
“…riconoscendo il suo sessismo nei confronti delle sex worker ma riconoscendo anche che il suo sbeffeggiare il potere in quel modo è trasversale ai generi.”
Mi fa piacere che almeno riconosca il sessismo della vignetta, anche se solo nei confronti delle sex-workers e non come me nei confronti di tutte le donne, sex-workers comprese.
“Per quanto riguarda l’insulto specista, riferito ad un genere o molto usato nelle bestemmie, ne avevamo già parlato in precedenza con Feminoska e sicuramente sarebbe da approfondire. C’è perfino un blog femminista piuttosto recente che si chiama “un porco al lavoro” ma non vedo il nesso con l’argomento sex working.”
Il mio esempio tentava scherzosamente di ripercorrere i passaggi logici del post che ho criticato; non c’entra direttamente né con il sex-working né con lo specismo.
Sì, il blog lo conosco…ciao.
“Se ti sfugge ancora la differenza che sta nel dirsi puttana in quanto donna libera di decidere del proprio corpo, anche vendendolo, e di scegliere per la propria vita, il dichiararsi prostituta in quanto sex-worker..”
No, non mi sfugge affatto, è per questo motivo che, come te, contestualizzo. Se ciò che hai scritto in precedenza, ossia “chi dice puttana a una donna, per i motivi più disparati usa una categoria da secoli utilizzata per stigmatizzare il genere femminile ” non è più valido come assioma per includere ogni tipo di riferimento al lavoro sessuale, nelle diverse sfumature dialettali o gergali ma rientra, come tutti i vocaboli, in una contestualizzazione (avrei voluto scriverla io questa parola, ho lasciato che lo facessi tu) allora possiamo togliere tranquillamente lo stigma alla parola “squillo” così come a tutte le altre. Possiamo ad esempio ascoltare quella bella canzone dei Litfiba dal titolo “ragazzo” dove i militari vengono chiamati “puttana di Stato” senza nessuna offesa nè alle sex worker nè alle donne, oppure guardare una vignetta di Vauro contestualizzandola, riconoscendo il suo sessismo nei confronti delle sex worker ma riconoscendo anche che il suo sbeffeggiare il potere in quel modo è trasversale ai generi.
Per quanto riguarda l’insulto specista, riferito ad un genere o molto usato nelle bestemmie, ne avevamo già parlato in precedenza con Feminoska e sicuramente sarebbe da approfondire. C’è perfino un blog femminista piuttosto recente che si chiama “un porco al lavoro” ma non vedo il nesso con l’argomento sex working.
@Jo: Vauro ha disegnato, mi spiace ripetermi ma tant’è, la “puttana”, oggetto di scambio sessuo-economico appannaggio maschile, e non la sex-worker soggetto di diritto. Lascia perdere il termine squillo, che era funzionale alla metafora del telefono e guarda l’immagine stereotipata che viene veicolata.
“Io ho sempre creduto dipendesse dall’intento di insultare o meno dando ad una donna o ad un uomo IN QUANTO donna o uomo un appellativo dispregiativo a seconda del genere e nel caso di questa vignetta proprio non lo vedo.”
Vauro voleva criticare. Ha scelto di usare l’immagine della ministra prostituta per farlo. Chiediamoci perché…
“E’ il soggetto, ossia chi dice quella parola il problema (cioè, se lo dice un uomo non va bene, se lo dico io è riappropriazione) perchè non capisco bene dove sta il sessismo nel dire squillo o prostituta o puttana.”
Se ti sfugge ancora la differenza che sta nel dirsi puttana in quanto donna libera di decidere del proprio corpo, anche vendendolo, e di scegliere per la propria vita, il dichiararsi prostituta in quanto sex-worker, e il tizio che ti disegna come prostituta per criticare il tuo lavoro di ministra, davvero io non so più come spiegarmi.
“Faccio un esempio pratico: se ti squilla il telefono in continuazione e io per scherzo ti dico “sei proprio una donna squillo” sto facendo sessismo?”
Ti spiace se contestualizzo un minimo? Se sono in ufficio, oberata di lavoro, e mi squilla il telefono in continuazione e il collega mi dice che sono una donna squillo, lo trovo sessista sì.
Te lo lascio anche io un esempio, piuttosto scherzoso, preso da un mio status di facebook:
“Dunque. Se qualcuno per criticare il mio lavoro dovesse darmi dell’oca non solo non dovrei sentirmi offesa. No no. Ne dovrei essere felice, sentirmi gratificata. Perché ho sempre considerato questi animali belli e teneri, e sicuramente più intelligenti di tanti esseri umani. Però. Ora che ci penso… in effetti l’oca ha sicuramente inciso meno di me alla catastrofe ambientale di questo pianeta (sono moderatamente carnivora ma in via di ravvedimento, non guido ma uso i mezzi pubblici che comunque inquinano, ogni tanto butto le cicche per terra…), ergo, dovrebbe essere l’oca a sentirsi offesa. In sostanza vedrò di cazziare il tizio o la tizia per aver ridotto una povera ochetta alle mie fattezze :P”.
Per concludere: possibile che buona parte dei maschi italiani (giornalisti, politici, comici, e altro) non riescano a parlare delle donne, a criticarle, a elogiarle, senza passare per categorie (santa-puttana, sposata-zitella, scopabile-non scopabile, isterica-docile, sciatta-curata, ecc.) evidentemente riconducibili al maschilismo più becero in cui ci vogliono costringere?
La vigneta è sessista, perché per Vauro la categoria delle sex worker non è una professione: è un degradante attributo morale di derivazione patriarcale. Infatti lui non accetterebbe mai di definire una sex worker una lavoratrice alle stesse condizioni di una operaia.
Io e te possiamo avere un altro concetto delle sex worker: certo non è quello di Vauro. Quando Vauro lo ha usato, lo ha usato con una intenzione sessista. Mi pare più che sufficiente.
la vignetta non è sessista. non lo è perché paragonare una donna con una categoria lavorativa non rientra nel sessismo. nel paragone si usano stereotipi appartenti a una categoria, non a un genere. può essere offensiva per chi fa la squillo. però genera associazioni sessiste e misogine. dal momento che esiste il detto “tutte le donne sono puttane”, la vignetta porta dritta al detto in questione. e non si capisce perché una ministro accomodante debba essere paragonata a una squillo se non perché si considera degradante fare la squillo.
@Elisabetta: tu scrivi “chi dice puttana a una donna, per i motivi più disparati usa una categoria da secoli utilizzata per stigmatizzare il genere femminile e suddividerlo tra coloro che si adeguano ai dettami patriarcali e coloro che li rifiutano decidendo autonomamente per sé.”
Spiegati meglio, squillo equivale a puttana? E’ la categoria delle sex worker in sè ad essere offensiva? E’ il soggetto, ossia chi dice quella parola il problema (cioè, se lo dice un uomo non va bene, se lo dico io è riappropriazione) perchè non capisco bene dove sta il sessismo nel dire squillo o prostituta o puttana.
Io ho sempre creduto dipendesse dall’intento di insultare o meno dando ad una donna o ad un uomo IN QUANTO donna o uomo un appellativo dispregiativo a seconda del genere e nel caso di questa vignetta proprio non lo vedo.
Faccio un esempio pratico: se ti squilla il telefono in continuazione e io per scherzo ti dico “sei proprio una donna squillo” sto facendo sessismo?
Immaginiamo per un momento che la vignetta fosse dedicata ad un’altra donna, sarebbe stato più facile trovarla inaccettabilmente sessista. Però si tratta della Fornero allora si antepongono i diritti dei lavoratori alla lotta al sessismo. Si destruttura il discorso in micro battaglie da gerarchizzare. Esattamente quello che capitava con ‘prima la lotta di classe poi il femminismo’. Mentre si discute di cosa va difeso per prima, per usare l’espressione di cloro, si alimenta il sistema di distrazione di massa.
Tranquillo massimo: siamo – come minimo – in due. Non di preoccupare, capiterà ancora 🙂
@cloro
infatti non ci firmiamo come collettivo. dove l’hai vista la firma del collettivo? ci sono firme individuali su ogni post e Fasse dice una cosa che è alla base della vita del nostro collettivo. Davvero pensi dovremmo riunirci e deliberare e stendere un comunicato su cosa pensiamo della vignetta di Vauro? Suvvia, siamo serie. Dopodiché se la dialettica interna, che diventa esterna, confonde perché si preferiscono contesti uniformati, ci spiace ma questo è il nostro modo di essere e così sarà. 🙂
@Maria: l’ha disegnato? Ok, ne prendo atto. Non cambia una virgola nel mio ragionamento in quanto converrai che raffigurare una ministra come la prostituta comune che abita un immaginario maschile, e in parte anche femminile, diffuso e patriarcale (la puttana, insomma), ha un valore simbolico non paragonabile a quello comunicato attraverso un politico lap-dancer (o “prostituto”). Se poi come dice @Jo non l’ha disegnato tanto meglio per Vauro.
@Jo: chi dice puttana (o la disegna come tale ;)) a una donna (dalla ministra alla sex-worker), per i motivi più disparati (dai più gravi ai più risibili), usa una categoria da secoli utilizzata per stigmatizzare il genere femminile e suddividerlo tra coloro che si adeguano ai dettami patriarcali e coloro che li rifiutano decidendo autonomamente per sé (e qui si colloca il fenomeno della riappropriazione linguistica). Si evince da questo a mio parere.
@Fasse: e lo so che FaS è una roba prismatica e variopinta tenuta insieme dal sottofondo degli elementi comuni da te elencati, e i cui pensieri non possono in alcun modo essere uniformati ad una linea unica o dominante. Felice anche per questo di farne parte. Sbaciucchi sparsi.
P.s. bene comunque averlo messo nero su bianco così mi conservo il post e faccio un bel copiaincolla quando devo rispondere a perplessità in merito 😉
ieri ho chiesto a FaS cosa ne pensasse della vignetta di vauro perchè volevo sentire /leggere un punto di vista “altro” rispetto ai soliti attacchi moralistici buonisti per capirci alla SNOQ ecc.. ebbene io ieri ho preso parte ad una discussione,tutta al maschile/gaya, (comunità spesso maschilista e sessista) dove mi sono beccato del moralista perbenista all’italiana perchè ho sostenuto,e continuo a sostenerlo,che la vignetta è pregna di sessismo e che Vauro è sessista.e non perchè ha dato della squillo alla Fornero (cosa che non ritengo offensiva anzi) ma proprio per l’uso continuo che il maschio celodurista Vauro (che conosco e mi sta pure simpatico) fa continuamente del corpo delle donne…la Fornero come Minetti Santanchè ma anche Bindi e altre donne prese di mira dalla satira del compagno Vauro potrebbero essere attaccate politicamente con decine e decine di argomenti a disposizione.fasciste clericali politicamente incapaci… insomma o la battaglia contro il sessismo si fa sempre o non ha senso….spero di essere stato chiaro..spero.
Io ho la sensazione che questa vignetta, come quella su Alfano, sia fondata sul considerare degradante la professione del sesso. Non so se in questo senso la definirei strettamente sessista – non è facile approfondire il retroterra di una singola immagine che sintetizza tutto; diciamo che Vauro altre volte mi è sembrato sessista, e potrei essere incline a credere che lo sia stato anche in questi casi (non ho in mente la vignetta su Alfano: era “per caso” reso effeminato, ad esempio…?). Diciamo che attaccare Fornero dandole della squillo, cioè fare l’assioma donna–>puttana è un po’ sospetto. È vero, il punto principale è che quello della puttana è considerato un mestiere indegno mentre non lo è… ma mi domando: non è che per caso è considerato indegno proprio perché è delle donne, anzi perché è storicamente la loro libertà, che il patriarcato ha lasciato sopravvivere credendole oggetti sessuali da sfruttare anche così?
Comunque concordo che l’offesa peggiore sia per le squillo, accostate a Fornero! XD
Non concordo con la modalità dialettica. Se vi firmate come collettivo, dovreste avere significati comuni irrinunciabili. E chiari per chi vi segue. Se, viceversa, avete opinioni diverse su cose importanti (perchè la vignetta di vauro sostanzialmente è uno strumento di distrazione di massa e trovo preoccupante che una camusso, cosi tiepida nel difendere i diritti dei lavoratori, si mostri cosi’ decisa e determinata nel creare un “coro di regime” teso a dimostrare un vauro sessista, in un periodo in cui tutti trovano “bersanamente” monti “una risorsa preziosa”. Mi pare costruito questo consenso a monti, mi pare forzato. Mi sembra che esso neghi palesemente dei dati di realtà: che in seguito al loro operato ora, nel presente vi siano famiglie con almeno un adulto disoccupato in quantità preoccupante. C’è disperazione, c’è smarrimento individuale e disagio giovanile. Ora: che questa vignetta faccia scaturire in un ambito di lotta discussioni circa la mancanza di rispetto di sapore sessista verso la fornero da parte di vauro, che si chiacchieri su questo, che ci si trovi a dar “ragione” alla camusso su questo, bhe, mi spiace, ma a me sembra una complicità con il sistema di distrazione di massa. Con la disinformazione, con la costruzione forzata di consenso. E trovare tracce di questa posizione in un blog come questo spiace. Almeno che sia firmata da chi si prende la responsabilità di emettere giudizi del genere e non da chi intende occuparsi in maniera seria e miitante di “comunicazioni di genere”. Perchè questo tipo di comunicazione, oggi, al nostro genere, fa male.
E ancora, per Elisabetta: dove si evince nella vignetta che Fornero viene insultata IN QUANTO donna? Nel caso di cui hai fatto l’esempio “siete tutte troie” sì, era palesemente rivolto al genere in maniera offensiva, ma qui dove per la precisione?
@Elena: Alfano non era disegnato come gigolò, e nemmeno Rutelli che faceva sbellicare il pubblico di Annozero nella serie di vignette sull’impotenza.
Il paragone tra prostituta e gigolò da dove salta fuori?
@Maria: hai fatto giustamente notare che Vauro aveva fatto anche il prostituto. Ma il punto è: è offensivo alla stessa maniera? Secondo me no, per molte ragioni che purtroppo non ho tempo ora di spiegare. Ma mi piacerebbe sapere se sono l’unica a vedere una differenza tra la prostituta e il gigolò.
devo contraddire Elisabetta, Vauro ha già disegnato un prosistuto nelle sembianze di Alfano che ballava la lap dance per Berlusconi, di conseguenza il suo discorso perde consistenza. A me la vignetta è piaciuta e non ci ho trovato nulla che offendesse il mio essere donna, l’ho trovata pertinente, graffiante ed esilarante.