Tempo fa abeilles magiques ci segnalò la terribile situazione vissuta dalle donne di Guinea.
Così scriveva:
"Buona sera mi chiamo xxx xxx vi scrivo per chiedervi aiuto a nome di
donne alle quali è stata strappata ogni dignità. Io mi occupo di
Guinea, un paese dell’Africa occidentale nella cui capitale è stato
commesso un massacro lunedì scorso. Una manifestazione pacifica è stata
repressa da alcuni battaglioni della Guardia presidenziale.
Parliamo
di donne stuprate in pieno giorno, in centro città con fucili e
bastoni, picchiate nelle parti intime, penetrate da armi e uccise."
Tutte le sue comunicazioni complete, un video terribile e le testimonianze successive potete leggerle QUI.
Di quel sanguinoso lunedì si è poi occupata anche l’onu e la sua commissione per i diritti umani solo che quello che scrivono nel loro report suscita le vive critiche di abeilles magiques che di questi fatti si occupa da tempo tentando di farli emergere nel modo giusto.
L’osservatorio per i diritti umani sembra, in linea con i tempi, voler insistere sulla arretratezza culturale dei paesi a maggioranza musulmana e sembra voler relegare tutto ad un fenomeno etnico invece che classificarlo per quello che è ovvero uno sterminio contro le donne in quanto donne.
Ecco la mail di Abeilles che ringraziamo ancora per tutto quello che fa. Buona lettura!
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Mi chiamo XXXXX, avevo scritto all’inizio d’ottobre a voi, quando ero presa dal panico alla ricerca di un sostegno per quello che è stato fatto ad alcune donne in Guinea.
Vi sono molto grata per aver diffuso notizie sul tema sul blog femminismo a sud. Avevo davvero bisogno di qualcuno che ascoltasse e che non rimanesse indifferente. E voi c’eravate. Grazie.
Da qualche giorno è stato pubblicato da Human Rights Watch (HRW) un report sui crimini ed in particolare sugli stupri commessi presso lo stadio di Conakry in quell’occasione http://www.hrw.org/en/reports/2009/12/16/bloody-monday-0
Non l’ho ancora letto tutto. Ma ho già trovato delle cose che non mi piacciono affatto, in particolare laddove si parla dell’etnia delle donne violentate. Quello che trovo fuorviante è la categorizzazione "umanitaria" (nel senso che è operata da HRW) delle vittime di stupro. Ho forti dubbi che le donne vittime di quella violenza siano state "selezionate" in base alla loro etnia. Da alcune testimonianze si evince come bastava trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato per subire terribili torture. Dunque non capisco proprio perchè sia necessario categorizzare le donne in base alla loro etnia. A me tale metodologia pare semplicemente ricadere in una visione stereotipata che spesso abbiamo dei paesi africani.
Seconda cosa: si afferma nel report (p. 47) che probabilmente molte donne violentate non abbiano effettuato la denuncia a causa della stigmatizzazione che colpisce le donne violentate in una società come quella guineana a maggioranza musulmana. Anche su questo punto non sono affatto d’accordo. Non vedo una relazione tra la fede musulmana ed il fatto che una donna stuprata manchi del coraggio di denunciare i suoi violentatori. Al contrario ricordo bene che tutti gli appelli lanciati da associazioni locali, associazioni di guineani all’estero, ogni comunicato ed invito di uomini e donne guineani che ho letto in quei tristi giorni denunciava proprio con forza la violenza sulle donne. Era la cosa che li ha scioccati di più: la violenza sulle donne. Però allora non si diceva che sono musulmani…
Quel che voglio dire è che personalmente capisco che una donna possa aver timore a denunciare i suoi aguzzini, non dico che lo giustifico, ma lo capisco, soprattutto in quella situazione nella quale venivano assaliti anche domicili privati, si veniva imprigionati, e dio solo sa cos’altro… e spero di non trovarmi mai nella mia vita a dover fare una scelta di questo tipo, però non capisco perchè si debba connettere la ritrosia alla denuncia con la fede religiosa…musulmana.
Ora non voglio negare che le donne in Guinea abbiano una vita dura perchè in Guinea mancano tante comodità che qui abbiamo, non voglio nemmeno affermare che sia stato sbagliato inviare personale internazionale al fine di condurre un’inchiesta da utilizzare in un remoto futuro in una audizione presso il Tribunale Penale Internazionale. Però non condivido questo approccio che tende a mettere in paesi africani a maggioranza musulmana in una medesima categoria che tratta le donne in un determinato modo.
Colgo infine l’occasione per inoltravi l’invito ad una conferenza che si terrà questa domenica a Milano, qualora qualcuno voglia sentire donne guineane e per lo più musulmane che denunciano quei soprusi.
Lo trovate in allegato.
Un caro saluto e buona giornata
xxxxxxxx
On jaarama Roberta,
on belky e jam?
allora ti chiedo innanzitutto di portare il mio sostegno alle donne insieme alle quali lavori.
Come provo a salutarti in lingua pular perché la parte di Guinea che ho conosciuto meglio è abitata da peuhl. Ti scrivo quel penso, poi ovviamente questa opinione rimane la “mia verità”. Il report di HRW riesco a leggerlo solo a tratti perché è troppo pesante per i miei occhi e per la mia immaginazione. Dunque: massimo rispetto per il tuo lavoro.
Voglio solo inserire qui un paio di riflessioni sul tema appartenenza etnica e partecipazione politica.
Un giorno del 2007 a Conakry parlavo con un amico di una ragazza del quartiere. Chiedevo al mio amico di che etnia fosse quella ragazza dato che suo padre era malinké e sua madre peuhl. La risposta in quel caso fu malinké perché in quel particolare contesto si seguiva la linea paterna. Questo per ricordare che l’etnia in sé è un concetto lontano dalla purezza dei racconti coloniali (sui quali se vuoi ridere un po’ ti consiglio Monné, oltraggi e provocazioni di Ahmadou Kourouma). Dunque l’etnia è una cosa che si eredita e sulla quale il singolo individuo non ha capacità d’azione? Qualcosa di cristallizzato dalla notte dei tempi? Penso di no. A me pare essere qualcosa di fluido e camaleontico perché studiando la storia politica di questo paese ho capito che una persona può contemporaneamente sentirsi socialista, musulmana, rivoluzionaria, peuhl. Ci sono diverse identità che di volta in volta assumono priorità diverse nella vita di un individuo, talvolta rilevanza politica. L’etnia è anche una scelta (su questo tema è interessante un vecchio report UNDP ( p.19 http://hdr.undp.org/en/media/hdr04_it_complete.pdf ). Per questo a mio parere fino ad ora non c’è stata guerra civile in Guinea: perché le persone hanno scelto di dare priorità all’identità nazionale rispetto a quella etnica. Inoltre proprio perché l’identità etnica non corrisponde ad UNA identità politica, se chiedi alle tue conoscenti, penso che ti sapranno dire che leaders politici della medesima etnia possono benissimo non andare d’accordo. Dalla mia esperienza ho visto che spesso il denaro (una condizione economica agiata rispetto alla media) unisce molto più che l’appartenenza etnica.
Ora sulla base delle testimonianze in tuo possesso, affermi che buona parte dei presenti allo stadio erano di un determinato gruppo etnico e dunque pare esistere una correlazione tra etnia e appartenenza politica. Quel che penso è che sia opportuno guardare alla meccanica del massacro. (il popolo è dovuto scendere in strada, causa empasses politiche accumulatesi a livello parlamentare).
Il 28 settembre, appena ho letto le notizie che pervenivano dal web, ho cercato alcuni amici di Conakry al telefono. Quando sono riuscita a mettermi in contatto con un amico (peulh) mi sono tranquillizzata. Si trovava nel suo quartiere di residenza con amici che abbiamo in comune, lontano dallo stadio e lì aveva intenzione di rimanere. Per l’ennesima volta mi sono resa conto di quanto proiettavo le mie sensazioni, le mie emozioni ed i miei automatismi su altri: lui pur essendo uno studente universitario, fan sfegatato di Obama, che ascolta con attenzione i dibattiti politici via radio e che si interessa di politica nazionale, semplicemente non ha i soldi per andare in taxi collectif allo stadio o forse non vuole partecipare con questa modalità alla vita politica del suo paese. Dunque penso che le persone presenti alla manifestazione non fossero un campione rappresentativo della mobilitazione politica della società guineana. Ma un campione distorto: composto non solo da persone che credevano a quella manifestazione, ma anche da persone che credevano in quegli ideali, volevano e si potevano fisicamente recare allo stadio (perché si possono pagare il taxi, perché abitano lì vicino, perché amano partecipare alla vita politica in tal modo, perché hanno il tempo per andarci, perché non dovevano andare a fare delle commissioni quel giorno, ecc. ecc). Così come il campione dei tuoi e dei miei conoscenti d’origine guineana non è rappresentativo, ma spesso frutto del caso.
Di pari tempo, a quel che ho capito ci sono i desaparecidos di quella giornata. E dunque finché non verrà fatta luce sui crimini, sarà difficile mettere a fuoco la reale presenza etnica all’interno dello stadio (ma ancora cosa significa appartenere ad un’etnia?significa riconoscersi tali o essere categorizzati tali in base al cognome?). Fattore che a mio parere in quel preciso contesto politico rimane irrilevante, a meno che non si voglia partecipare all’etnicizzazione del dolore..cosa che può interessare a qualche politico.
Comunque il discorso è lungo, le mie nozioni di politica contemporanea frammentate e le mie capacità di sintesi scarse, se ti interessa possiamo scambiarci privatamente eventuali aggiornamenti
grazie per quel che fai e tanti auguri a quelle persone che sono riuscite ad ottenere un visto di rifugiato politico e recarsi à Paris,
on jaarama
cara,
grazie per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e le tue convinzioni. E’ un argomento che mi tocca molto da vicino, oltre che per la ripugnanza profonda che mi ispira la violenza sessuale anche n quanto lavoro per un’associazione di sostegno ai richiedenti asilo in Francia, a Parigi, e le persone che accompagno sono soprattutto donne guineane, di cui purtroppo molte erano allo stadio il 28 settembre scorso.
Sono in completa sintonia con te per quanto riguarda il tuo giudizio sulla non-relazione fra la fede religiosa e la mancata denuncia del crimine. Tutto cio’ non ha nulla a che vedere.I meccanismi della mancata denuncia credo siano molto più profondi e non cosi facilmente “etichettabili”.
Invece per quanto riguarda il carattere “etnico” di questi crimini, vorrei spendere una parola: la maggioranza dei richiedenti asilo guineani che incontro e che sostengo sono peuhl. Non è un caso che facciano tutti parte di partiti d’opposizione come ad esempio l’UFR. che i peuhl in Guinea come anche in Mauritania siano emarginati ed esclusi è purtroppo una vecchia storia. Di conseguenza, sicuramente non la totalità, ma una buona parte dei presenti allo stadio erano guineani Peuhl. erano al posto sbagliato al momento sbagliato, ma quello che li accomunava era, per molte e molti fra loro, l’appartenenza peuhl.
Mi dispiace molto non essere a Milano domenica prossima, sarebbe stato molto interessante, ma grazie ancora per la condivisione. Spero di rileggerti presto.
Roberta