“Sapevamo che il marito è un violento, ma non immaginavamo che potesse arrivare a questo” – dice una parente della vittima.
Mentre la figlia smentisce la versione del padre e parla con odio dell’altra donna che lui avrebbe costretto tutte ad accettare in casa.
Presa a martellate, uccisa, bruciata, abbandonata e poi la solita denuncia di scomparsa di rito e la corsa a cancellare le prove e a procurarsi alibi e complici e le bugie.
E’ tutto così semplice. Tutto così palese. E c’è così tanta prudenza in Italia nell’affermare se un uomo ha ucciso una donna con tanta crudeltà oppure no, perché prima di tutto il diritto del presunto imputato e poi i discorsi fradici di malafede che certe volte parlano di “presunta vittima”. Salvo quando c’è da rilevare che la donna era pure incinta perché se non lo fosse stata ma chi se ne fotte.
#82 vittime, inclusi due uomini e tre bambini, dall’inizio del 2012 e ci vedi dentro tutto l’odio di cui certi uomini sono capaci quando vogliono liberarsi della donna che li ha lasciati o stancati, ché poi è lo stesso, perché per loro la donna non è umana, è un oggetto, prima serve, poi non serve più, se non è mia di nessun altro e se non mi servi te ne vai io ti faccio fuori.
E poi ci sono le donne di contorno, davvero questa amante c’entra qualcosa? Sono certa che l’aspetto misogino della faccenda produrrà pruriti su pruriti perché tutto serve quando c’è da spostare l’attenzione, come per mille altre faccende, si immaginano questi uomini spinti da volontà diverse, con suggeritrici a fondo campo, invece che autori responsabili delle proprie azioni.
Assassino. Non c’è altro da dire. E quasi nessuno si indigna mai abbastanza. Non ho più lacrime. Non ho più parole. Bisogna difenderle ‘ste donne. Dobbiamo difenderci. Da subito.
Io sono stanca dei giornali che continuano a trovare scuse a scrivere cose che non stanno né in cielo né in terra. Questa donna, uccisa con la bambina che portava in grembo da quell’essere indegno di essere chiamato marito, che le aveva portato l’amante in casa, mentre lei era ancora più vulnerabile. E sapete cosa scrive il corriere ? “La strana relazione a tre” Come se questa donna uccisa avesse la scelta. Nei casi di femminicidio il 90% dei media dovrebbero essere condannati per apologia di reato e negazionismo. Perché per cambiare le cose bisogna cominciare a cambiare le mentalità e se non ci si riesce con l’educazione, bisogna farlo con la repressione.
ma pure se avesse agito con la complicità o su “suggerimento” di qualcun’altro o altra (compito degli inquirenti scoprirlo) non vedo come questo diminuisca la responsabilità dell’omicida