Giulia ci segnala un post che descrive in modo semplice il livello di misoginia esistente nei mondi della Q-ultura italiana. Si tratta di film che all’origine hanno titoli più o meno neutri e che in italiano si trasformano in criminalizzazioni o denigrazioni delle donne. Chi traduce i titoli dei film che importiamo in Italia? A commento del post ci spiegano che la traduzione dei titoli in realtà dipende dall’ufficio marketing delle distribuzioni cinematografiche e affini. Quindi perchè mai i titoli diventano questo concentrato d’odio contro le donne?
Potete vedere una lista di film divisi per titolo originale, anno di produzione e traduzione del titolo in italiano. Verificate voi stess*.
Sì, perché diamo per assodato che se un titolo viene lasciato inalterato, come avviene nella stragrande maggioranza dei paesi europei, noi, poverini, non lo capiamo.
“Piacere, sono un po’ incinta”, comunque, è un titolo molto molto accattivante, correrò subito a vederlo.
Giulia
ecco un articolo che racconta come funziona: http://trovacinema.repubblica.it/…duzioni/385363
“Andrea Occhipinti, il proprietario della società di distribuzione indipendente Lucky Red, ci spiega che: ‘Un titolo è un prodotto, è la chiave della commerciabilità del film; a volte tradurre letteralmente un film può essere controproducente, può non rendere in italiano. In questi casi si sceglie un titolo accattivante, che colpisca il pubblico, che sia magari facile da ricordare rispetto magari a titoli stranieri difficili da pronunciare’”.
la rititolazione, assieme alla pizza e al crocifisso, è una tradizione tutta italiana!
da “Domicile conjugal” di Truffaut che in italiano diventa “Non drammatizziamo… è solo questione di corna”
o “Blood for Dracula” di Morrissey/Warhol che in italiano si trasforma in “Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!!”
oppure “A New Leaf” che diventa “È ricca, la sposo e l’ammazzo” wow!
“The Crying Game” che si trasforma ne “La moglie del soldato”
fino ad arrivare a titolacci come “Dude: Where’s My Car?” in italiano “Fatti, Strafatti e Strafighe”
Ma non ci voglio credere! Eccetto uno o due i titoli sono TOTALMENTE diversi! Sempre in mezzo le donne, ma c’hanno la fissa? Poracci…
e il reparto marketing basa la titolazione sull’obiettivo di vendita del prodotto? quindi mira ad un pubblico misogino?
che bello!
allora scuse ai traduttori. se aiutassero a divulgare informazioni su questo sarebbe una ottima cosa 🙂
ciao
Premesso che i traduttori sono pagati male e (quindi) lavorano male, di fretta, come qualunque altro precario, devo contraddirti su questa cosa. I traduttori, con i titoli, non c’entrano mai niente. I titoli li decide il reparto marketing, sulle cui scelte nessun traduttore ha voce in capitolo.
Ciao
rz