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La catena di montaggio virtuale: si può “condividere” con lentezza?

Il social network, il web 2.0, realizzato da compagnie che hanno bisogno che gli utenti restino lì a frequentare quelle pagine, vive di pubblicità. Quello che noi facciamo quando usiamo quelle pagine per condividere dei contenuti è fornire gratis lavoro che farà diventare quelle pagine un punto di riferimento. Tradotto in linguaggio economico significa più click, più utenti, più pubblicità visionate, più economia del web diretta dalla modalità google.

Se avete le pubblicità google adsense sulla vostra pagina, blog o sito che sia, sapete di cosa parlo. Google vi paga per pagine visionate, per click alla pubblicità che ti fornisce e che tu ospiti.

Se prendi facebook, quelle pubblicità non le scegli neppure. Le hai e te le tieni pensando a facebook come ad una società filantropica che ti offre tutto gratis mentre invece si arricchisce grazie a te.

La condivisione su facebook non è un virus positivo che lascia traccia. E’ una quantità infinita di notizie, link, contenuti che passano di mano in mano senza che nessuno si sia fermato ad aggiungere un pezzo.

Perfino nella catena di montaggio fordista la prestazione del singolo non si limitava al passaggio privo di apporto personale.

Ho osservato, sperimentato e alla fine ho concluso che tante persone condividono contenuti senza neppure averli letti. Come fosse troppo difficile contenere tutte quelle notizie e dunque fosse indispensabile liberarsene.

La condivisione sui social network è in gran parte una pattumiera. E’ fatta di pensieri in eccesso, di superfluo che i nostri cervelli non sono in grado di contenere. 

Ci sono molte persone che hanno l’illusione di riuscire a comunicare qualcosa di fondamentale spammandolo. E la condivisione assume quindi l’effetto spamm che è la disinvolta attività di bombardamento cui viene sottopost@ ciascun@ di noi per ogni invito ricevuto, ogni gruppo segnalato, ogni pensiero comunicato. Tutte cose che neppure leggeremo perchè è troppo.

La condivisione attraverso i social network produce alienazione. E’ una catena di montaggio in cui siamo ridotti a passacarte, anzi a passalink. Come fosse un fiume senza appigli che porta solo ad una enorme cascata (alla fine c’è l’immondezzaio, proprio alla base della cascata e da lì il flusso riparte e tutto torna… minacciosamente!).

Non c’è una stanza virtuale per fermarsi, parlare, con calma, seguendo ritmi diversi, imparando a digerire i saperi prima di rielaborarli e condividerli.

E’ bello che la condivisione agisca in modo virale. Fantastico che tutti possano raggiungere tutti ma se diventiamo parte di un tutto in cui il risultato finale è la ricchezza del social network. Se diventiamo parte di un tutto che non si evolve, non progredisce perchè nella fretta di condividerlo dimentichiamo di aggiungere il nostro contributo, quale sarà il sapere del nostro domani? Quale sarà la somma dei saperi in un prossimo futuro?

I miei nipoti, se mai ne avrò, tra trent’anni: riceveranno saperi elaborati o continueranno a ricevere quella maledetta notizia dell’articolo del senatore d’alia sulla censura in rete che NON E’ MAI PASSATO (circola, nonostante smentite, da mesi, forse anni, direi secoli, ed è impossibile fermarla)? 

Chi sfrutterà meglio il carattere virale della condivisione in rete? Chi produce disinformazione o chi fa informazione?

Se è vero – ed è vero – che qualche migliaio di persone, tra le quali tante donne, su facebook sono iscritte a gruppi maschilisti senza rendersene conto, qual è la qualità della trasmissione del sapere e la qualità dell’attenzione che esercitiamo nella condivisione e nel recepimento dei saperi sul web? E i maschilisti sono davvero sicuri di riuscire a fare cambiare idea al mondo con le loro ragioni spammate su internet (sempre le stesse, che barba che noia!) o quell’idea cambia grazie a ben altre azioni mirate e, nel loro caso, grazie ad altre pressioni, altro esercizio di potere?

Se partecipate al book-crossing o al book-sharing, voi leggete il libro avuto in prestito prima di passarlo ad altri o lo trasferite e basta? Soprattutto: se quel libro fa schifo, vi fermate solo alla copertina, lo leggete, lo accompagnate con una recensione, o fate solo i passacarte?

C’è una causa economica per quello che ci succede in rete e l’alienazione virtuale, la catena di montaggio virtuale, a differenza di quella reale, non ha oppositori, non ha orario di lavoro, non ha criteri a meno che non ragioniamo e proviamo a comunicare alcune opinioni fatte di buon senso.

Se noi siamo anello di trasmissione di cultura, informazione e saperi dobbiamo comunque scegliere se farlo per arricchire altri (gratis), farlo per hobby, lasciarci incantare dalla imbarazzante e fasulla socializzazione fatta di "amici" dei quali non si sa un accidente, lasciarsi intrattenere da giochini e applicazioni, o usare la rete per noi, per riceverne ricchezza e trasferire ricchezza.

Credo che chi si occupi di sociologia della rete queste cose le sappia già. Bisogna dirle in modo semplice perchè abbiamo idee, pensieri e la voglia di conoscere e sapere. Non abbiamo di certo alcuna voglia di essere pezzi impazziti di una catena di montaggio virtuale. 

Ps: qualche volta imparate a trattenere qualcosa per voi. Custoditela gelosamente. Masticatela. Digeritela. Lasciate che vi lasci qualcosa. Arricchitela. Trasferitela solo alle persone che vi sono davvero care, a quelle che sapranno davvero valorizzarla, come si faceva con le filastrocche, come si faceva con il racconto della storia delle proprie famiglie. Ci sono pezzi di storia e di saperi che dobbiamo assaporare e gustare come fosse qualcosa di infinitamente buono e meraviglioso, unico, solo per noi. Abbiamo prostituito tutto: corpi, braccia, fatica, sudore. Ci restavano i pensieri. Se non stiamo attenti ci fregano anche quelli.

Rip-ps: a me piace moltissimo la comunicazione che si realizza con la comunità di persone che ci seguono. Perchè chi segnala un link, qualcosa di interessante, da condividere, in realtà ci chiede la nostra opinione, esige un punto di vista ma ci offre il proprio. Ogni mail arriva con una riflessione, una analisi, una elaborazione, breve o lunga che sia. Questo blog vive di quelle elaborazioni e chi lo gestisce aggiunge qualcosa e fa quello che va fatto: rimette in circolazione il sapere, le idee, le riflessioni perchè altre possano fruirne e fare altrettanto. E ad ogni fermata quell’analisi acquista un pezzo perchè nessuna di noi basta a se stessa e nessuna di noi pensa qualcos@ senza che altre non lo abbiano già in qualche modo, almeno in minima parte, pensato. Perciò è giusto citare sempre la fonte quantomeno dell’ultima persona che ha trasferito quel sapere, perchè la nostra è una staffetta volontaria ma non vuole essere mai e poi mai una catena di montaggio che arricchisce qualcun@. La differenza tra essere parte di un tutto e personaggi portatori di verità indiscutibili e immutabili (come avviene nei dogmi di qualunque genere) è la stessa differenza che passa tra una pietra enorme e una palla di neve. La pietra schiaccerà, opprimerà, distruggerà, dominerà tutto ciò che troverà al suo passaggio. La neve era acqua, poi vento, poi altro, poi fiocchi e quella palla arriva morbida, pronta a ricevere altri contributi e a portarne di propri, e via via che va avanti diventa più grande, sempre più grande (non una slavina, suvvia, non fate battutacce!) per poi sciogliersi e contaminare tutto quello che esiste nel suo punto di approdo. Da lì ripartirà in altra forma, ed è così che dovrebbero viaggiare tutte le idee… Ricche ogni volta di più invece che sempre le stesse nei secoli dei secoli… 

Leggi anche:

Facebook non è un social network per donne

e, dato che questa riflessione fa il paio con l’altra elaborazione sulle regole del perfetto blogger dettate per imporre uno schema frettoloso, privo di riflessione e spazio d’analisi, in cui la brevità del testo sembra essere la pietra miliare della comunicazione 2.0 (ancora più breve se pensiamo alla comunicazione formato twitter) se avete voglia potete rileggervi l’abc della femminista teknologica (che va aggiornato, rivisto e integrato in una versione anche quella si spera 2.0).

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, Scritti critici.


3 Responses

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  1. isaroseisarose says

    Grazie della riflessione.
    Non capisco però quale sia la differenza che vedi – se la vedi – tra facebook e un blog. Anche con un blog, come con facebook, si fa parte di un tutto di cui non si vede l’inizio e la fine, e anche su un blog, come su facebook, si può dire qualsiasi cosa passi per la testa. Anche su un blog, come su facebook, la fruizione di un contenuto non è vincolata alla sua effettiva acquisizione. E ci sono alcune cose serie (poche) tra i blog, come ci sono su facebook. Quindi?

  2. Asphelo Rod says

    Il femminismo è un movimento essenziale per pareggiare le differenze ingiuste e recuperare una posizione più omogenea nella società per uomini e donne, accettando le differenze ma compensandole in modo corretto. Io su FB ho vari gruppi, e ci conosciamo pure. Non condivido il giudizio negativo, pur ammettendo che enormi limiti.
    Su FB ognuno scrive ogni stupidaggine che passa per la testa, e i gruppi seri sono una minoranza, ma ci sono.
    È immediato, visibile, permette scambi in modo più comodo che questo, dove sono costretto a passare le forche caudine di chi modera la cosa.
    Permette di pubblicizzare e confrontarsi. Ed è pure possibile la ricerca delle fonti, se si desidera farlo. Nessuno lo vieta, anzi, in casi particolari è richiesta, almeno dal sottoscritto.
    Un blog non è una sicurezza di per sè, è soggetto alle lune di chi lo scrive, e di blog razzisti, idioti, antifemministi o solo perditempo ce ne sono troppi.
    Altri usi, come le mail, le chat, o i siti, non li trovo utili nella ricerca della obiettività.
    Io consiglio Wikipedia, dove le donne sono poche, perché tutte quelle che ho invitato hanno cortesemente declinato l’invito. Manco le aspettassi al buio dietro una porta. WP è una frontiera di discussione dove le fonti sono necessarie, dove non si può dire ciò che passa per la testa, e perché è utilizzata da molti, specialmente ragazzini e ragazzine che si informano su cosa è aborto, violenza, sesso, amore, femminismo, UDI, e così via. Io invito pure le donne a scriverla. Non ci si può lamentare della cultura maschilista e poi lasciare l’85% di WP in mano maschile.
    Asphelo Rod

  3. psiche says

    mi era sfuggito questo post…bello…il concetto dell alinazione che esprimi lo condivido pienamente. quello che conta nella vita quotidiana è la quantità e questo si trasporta anche nelle nostre relazioni (virtuali e reali). con facebook il concetto qualitàquantità si sposa a mille.

    /me (ancora) in dubbio se accettare l alineazione o r-esistere