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Di carceri, trans e donne del sud

Ultimamente ci sono un sacco di belle emergenze e se ci penso bene mentre io vedo dolore, disperazione e cadaveri c’è un sacco di gente che vede soldi. Solo soldi.

Per esempio: quando voi parlate di sicurezza e certezza della pena, quella formula che serve a mettere in galera poveri cristi mentre ricchi, potenti e agiati individui se ne stanno comodamente a casa, voi pensate ai problemi che qualcuno vi ha creato, forse il dolore di una grave perdita, il lutto per essere stati privati di qualcosa o di qualcuno. Invece il ministro alfano vede tante belle carceri nuove di zecca. Tutte fatte con questa formula ripresa dall’epoca precedente a mani pulite, quando gli appalti si faceva in gran segreto, io mammeta e tu, senza che nessuno potesse mettere becco sul come, quando, chi.

Secretare le procedure d’appalto per la costruzione delle carceri, al di la’ del fatto che fosse per noi le carceri dovrebbero essere demolite tutte, significa che non sapremo mai se c’è stata una gara per l’attribuzione dell’appalto, chi l’ha vinta, se ha un certificato antimafia oppure no, che tipo di materiali usa, se ha procedimenti in corso per aver costruito palazzi distrutti in un qualsivoglia terremoto o crollo "spontaneo" per uso di cemento depotenziato. Significa che non sapremo mai se chi attribuisce gli appalti favorisce una ditta di sua conoscenza o meno, sceglie un progetto e un piano di costruzione con costi giustificati, se i prefessionisti incaricati delle perizie saranno qualificati oppure no.

Secretare le procedure d’appalto significa tornare a prima degli anni novanta, i tanto rimpianti anni ottanta, in cui craxi – in via di canonizzazione – prendeva tangenti da berlusconi per le concessioni televisive, altri prendevano tangenti per vedersi assegnati appalti su edifici che neppure sarebbero stati costruiti. Tempi memorabili quelli, in cui tutti potevano fare tutto, esattamente come ora, in cui ancora non c’era la legge sulla trasparenza, che d’altronde viene aggirata ancora oggi, per cui non potevi sapere dove finivano i soldi dei cittadini, quali imprese colluse con la mafia finanziavano e quali no. 

Degli anni ottanta una cosa me la ricordo bene: la mafia si arricchiva con tante cose, commerci più o meno illegali, ma la parte più interessante e redditizia erano gli appalti, un modo per ripulire i soldi, per finanziare altre imprese illecite attraverso i fondi pubblici. Le faide mafiose avvenivano quasi sempre a ridosso di assegnazioni di appalti quando ancora le gare erano truccatissime e vinceva chi costringeva l’altro a ritirarsi. Così è stato per ogni finanziamento statale, ogni finananziamento europeo, ogni fondo speso per strutture che la sicilia non ha visto realizzare mai.

Poi si tentò di porvi rimedio, giusto un attimo di respiro e infine tornò la pax mafiosa, governo e stato alleati, la mafia al governo, ma non quella che immaginate voi con la coppola e la lupara che non esiste da tanto tempo, c’è invece la stessa mafia che esiste ovunque, che probabilmente si precipiterà ad haiti a prendere posto per avere soldi per la ricostruzione e privatizzare servizi guadagnando su uno sterminio dell’umanità.

In questi giorni viene fuori questa storia degli autisti che diventano ministri e per quanto segua con un po’ di disincanto oramai questa "battaglia" finto-epica tra i buoni e cattivi che poi si accordano sottobanco mentre gli idealisti soccombono non posso fare a meno di ricordare che questa storia purtroppo è vera. Ne sono passati anche alla regione siciliana autisti di assessori e deputati divenuti anch’essi assessori e deputati. All’epoca c’era gente che pensava di avere sbagliato tutto nella vita e non si spiegavano come mai emeriti ignoranti che non erano in grado di pronunciare una sola frase in italiano corretto potessero acquisire simili status. Da galoppino a guardia spalla, da guardia spalla ad autista, da autista a deputato. Era quello il curriculum indispensabile per accedere alle stanze dei bottoni, esattamente come altrove serviva puzzare di sterco di cavalli. Ma questa è un’altra storia è c’è chi la racconta meglio di me.

Quello che mi interessa dire è che tra protezione civile spa, banca del mezzogiorno, procedure d’appalto secretate siamo tornati indietro di trent’anni utilizzando i più evoluti metodi della shock economy. Privatizzazione (ronde, azienda protezione civile, carceri privatizzate) e liberismo selvaggio a tutela di mafie e imprese. I lavoratori, i poveri, i disoccupati, sono nemici. Perciò servono più carceri perchè per far restare i popoli in schiavitù bisogna arrestare tutte le persone libere. Ve lo dicono tutti i discorsi insulsi sulla riforma della giustizia, pene più brevi, carcere solo se necessario. Allora perchè costruirne di nuovi se non per speculare e addomesticare la gente?

Polemica su polemica, a proposito di carcere, Il Giornale ne ha tirata fuori un’altra. Che odia tutto ciò che non parla padano e non sia nazista già si sapeva, ora sappiamo che insiste nell’infierire sulle trans. Si è inventato la storia che in Toscana sarebbe nato un carcere apposta per loro, una specie di hotel di lusso esempio di spreco delle risorse pubbliche. Perchè per quella gente il passo successivo all’arresto, per evitare "spreco di risorse pubbliche" è la camera a gas. 

E’ certamente un grande spreco spendere soldi per mantenere in vita stranieri, trans, poveri, dissenzienti. Perchè metterli in carcere quando si potrebbe tranquillamente risparmiare con dei comodi forni crematori?

In realtà quel carcere nasce da un progetto precedente e il punto è che una trans non la puoi mettere nell’ala maschile obbligandola a vestire da uomo, a pisciare da uomo, a subire angherie dai maschi. E non la puoi mettere neppure tra le donne biologiche perchè fondamentalmente le istituzioni ci tengono a non tenere assieme queste due categorie "in promiscuità". Non fosse mai che le trans dovessero distogliere le donne dalle attenzioni dei secondini stupratori.

Il punto è che il presente è una vera merda e per quanto si possa dilatare l’ano perchè sia meno doloroso fa ugualmente male. Fa molto male.

Volevo dire solo questo. Mi veniva in mente mentre guardavo alcune "donne del sud" sedute a spettegolare davanti all’uscio di casa. Mi veniva in mente che quelle donne per quanto siano state sfruttate, massacrate, offese, se ci parli oggi le scopri a vantarsi del figlio consigliere comunale del partito di cuffaro e della figlia fidanzata all’attacchino dei manifesti del pdl. Se ci parli oggi proprio non riesci a non pensare che non hanno capito un cazzo e ti viene una rabbia immensa che si esaurisce con un vaffanculo al mondo. E se anche fosse stato diverso, se anche avessero capito qualcosa di più, chi le avrebbe mai ascoltate le donne del sud? 

Consigli di lettura

Camosci e girachiavi (ed. Laterza) – di Christian De Vito

Sorvegliare e punire – Michel Foucault

Ricordatevi che è uscita

Scarceranda 2010

—>>>nell’immagine donne del sud

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.