Un’altra storia. La scrive, ce la manda via mail e noi la condividiamo con voi perchè a voi è diretta. Buona lettura e grazie a te, Girasole, e a tutte le Girasole che esistono al mondo.
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Facciamo che mi chiamo Girasole.
Perché è un nome che mi piace. Per un attimo tolgo la maschera, la maschera di quella che accetta le cose che succedono, e mi incazzo.
Leggo il vostro post “Niente velo per Jasira”. Mi irrita. Mi irritano quei film, come mi ha irritato
“American Beauty”, il perché lo so.
Con American Beauty ho scoperto di avere tendenze omosessuali. Non l’ho detto a nessuno. La mia bocca ha taciuto per tanto tempo, finché ha trovato la persona giusta a cui dirlo, e questa persona
ha capito. Ed è questo l’importante, essere sincere con se stesse. Leggendo la trama di “Niente velo per Jasira”, bè, mi sono innervosita. Ho pensato: “Sì, vabbè, ma questo cosa vuole fare? Cosa vuole dire con queste storie?”.
Poi ho letto una frase, sempre di quel post: “Per le menti "morbose" tutto ciò passerebbe per "consensualità". Per chi invece sa di cosa stiamo parlando, e ha ben presente quanto sia comodo celare gli abusi tra "equivoci" e "fraintendimenti", sa anche che si tratta dell’abuso della volontà di una
ragazzina.”
L’abuso della volontà di una ragazzina. Ecco cosa mi ha irritato.
A me non è successo una volta. A me è successo due volte. A tredici e quindici anni. Ho pensato bene di cancellare in fretta quello che era successo. Sono cose che succedono, ti dicono. E’ vero. Succede. Ma ci sono dei momenti in cui i ricordi ritornano a galla.
E lì a chi spieghi quello che è successo? Intorno a te, raramente c’è qualcuno che ti capisce. Che capisce cioè che nel momento in cui ti apri a qualcuno, può succedere che quel qualcuno usi
la tua debolezza per i propri scopi.
E allora stai zitta, in silenzio, fai finta di niente. Ogni tanto lanci segnali d’aiuto da una barchetta sperduta nel mare, ma le onde sono troppo alte, e nessuno ti vede. E allora ti rifugi nei libri, prendi tanti bei voti alti, oppure sbrocchi una volta di più e fai una cazzata. E rischi di morire. Insomma. Può succedere veramente di tutto, se ti tieni tutto dentro. Se non puoi dirlo a nessuno intorno a te. Se nessuno prova a capire il tuo stato d’animo.
La risposta il più delle volte è troia.
Qualche volta no. Qualche volta incontri delle persone che ti capiscono.
Il mio ragazzo ha capito perché non voglio stare a dieta, che mi piacciono anche le donne, perché mi interessa studiare, perché me ne sono andata di casa, perché sono perennemente incazzata col mondo. Ha capito certe scelte fatte nella mia vita che nessun’altro avrebbe capito.
Però non mi annullo in lui. E’ che lui mi ha aiutato a capire cose che da sola non avrei potuto capire. Perché lui è fuori di me. E mi ha potuto dare dei consigli. Non indolori.
E allora io, anche se forse non leggerà mai queste parole, lo ringrazio.
E lo voglio dire a te che stai leggendo, la voglio raccontare a te questa storia, perché so che forse c’è un po’ di Girasole anche in te, e ti voglio dire di non perdere le speranze. Nella vita, nel corso del tempo, il dolore si trasforma in un sentimento indefinito che le menti più belle potranno vedere. E con loro ti potrai aprire, e loro si apriranno a te. E ti daranno qualcosa a te, e tu darai qualcosa a loro.
Quello che voglio dire è che non esiste il marchio della stuprata. Lo dicono tutti, ma in fondo si comportano come se ci fosse.
Non è vero, non c’è.
Perché siamo libere.
Non si deve restare vittime per tutta la vita.
Ma vittime lo si è state e la memoria, la storia è preziosa. Senza fermarsi.
Quando e se è possibile.
Vero, un po’ di Girasole c’è in tutte noi. Molte volte leggendo questo blog o altrove (tv, cinema, giornali…), mi sono ritrovata o meglio rivista in diverse situazioni, più o meno simili. E, anch’io mi sono domandata, come mai sentissi nascere in me quel senso di fastidio, fin quando ho capito e te me lo confermi, che quella voglia di conoscere meglio, altro non è che legata a fatti personali. Per questo ringrazio “femminismo al sud” e tutte coloro, che si adoperano per far comprendere la realtà, senza voler giudicare, ma se possibile informare e condividerne assieme vedute e percorsi migliori, al fine di favorire la nostra consapevolezza.
Leila