Skip to content


L’autodifesa non è “giustizia fai da te”

Leggo questa notizia e sembra uno dei tanti, troppi articoli che descrivono i femminicidi che ogni giorno contiamo. Sempre la stessa narrazione, la polizia, i vicini che sapevano dei litigi e delle violenza ma hanno preferito tacere, tra moglie e marito non mettere il dito! Lei che si è avvicinata alla tragedia senza mai denunciare, i panni sporchi si lavano in casa!

Solo che questa volta l’epilogo è diverso: questa volta è stata Fiorella a prendere il coltello e a pugnalare il marito.

Non possiamo credere che farsi giustizia da sole sia la soluzione a cui le donne arrivino di fronte all’indifferenza, l’ipocrisia e la violenza con cui la società respinge e nega la violenza sulle donne.

Non è questo quello che vogliamo, che le donne debbano affrontare il maltrattamento da sole, decidendo che l’unica soluzione è sbarazzarsi dell’uomo che le insulta, picchia e stupra, con un coltello in mano.

La violenza non deve trasformarsi in un tunnel senza uscita, in un incubo di cui non vedi e non sai vedere la fine. I centri antiviolenza sono pochi, nemmeno il governo ha saputo rispondere alla commissione ONU che si occupa della violenza contro le donne, alla semplice domanda di quante strutture di accoglienza, case rifugio, case di fuga ci siano in Italia. Intanto vengono tagliati i fondi, smantellando di fatto queste strutture che fanno i salti mortali per sopravvivere nel mezzo del discredito di una campagna maschilista che vorrebbe trasformare la violenza sulle donne da parte del partner in semplici litigi da risolvere con una mediazione, mentre le donne muoiono o, come in questo caso tremendo, prendono un coltello e cercano la via di uscita nell’unico modo che riescono a immaginarsi. Da sole, senza un sostegno, dopo anni di soprusi tra chi sapeva ma preferiva tacere.

Di fronte ad eventi come questi la consapevolezza del vuoto e della solitudine in cui vengono lasciate le donne che vivono sulla propria pelle la violenza del maltrattamento è schiacciante. L’omertà che avvolge chi maltratta e lo rende intoccabile non deve ricadere tutta sulle spalle di chi vive questa violenza. La violenza sulle donne è un fenomeno sociale, ha dinamiche precise e si fonda su questo abbandono e discredito che viene dalle istituzioni e ha radici in una costruzione delle relazioni e dei rapporti di genere patriarcale. Nessuna donna deve prendere un coltello in mano e farsi giustizia da sola. Nessuna donna deve essere lasciata sola. Tutti e tutte dobbiamo sentirci responsabili di quanto sta accadendo, di tutte queste morti, punta dell’iceberg di un sommerso vastissimo, fatto di solitudine, disprezzo e annichilimento.

L’autodifesa non è dover uccidere il tuo aguzzino, ma è avere dalla tua tutte le persone che ti vogliono bene, che ti conoscono o che sentono e sanno quello che ti sta succedendo. L’autodifesa è saper riconoscere la violenza da subito, dai primi campanelli di allarme e sapere che quella forma di relazione non è quella che ti meriti ne l’unica possibile. L’autodifesa è poter dire no e andarsene senza paura, senza doversi aspettare persecuzione, diffamazione, ulteriore violenza e alla fine, una vendetta assassina di chi non sa accettare un no.

L’autodifesa per le donne la costruiamo in rete, sputando sull’omertà dei vicini che fanno finta di non sentire, delle questure che ti dicono di pensarci bene prima di denunciare, dello stato che taglia i fondi ai centri antiviolenza, dei giornalisti che ancora parlano di raptus e gelosia di fronte a storie di maltrattamenti decennali, delle lobby maschiliste che falsificano i dati sulla violenza e sulle denunce per togliere credibilità e voce a chi dovrebbe denunciare invece di farsi giustizia da sola. Finché questa campagna diffamatoria contro le donne che si fanno coraggio e denunciano, contro le femministe e contro i centriantiviolenza non verrà respinta per la merda che è, continueremo a vivere in questo far west maschilista in cui le donne sono lasciate sole.

Posted in Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio.