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Vogliamo un orgasmo femminile in pubblicità

Questa locandina promozionale viene da un sito fascista. Il sito in questione rappresenta un gruppo che è l’emanazione di Forza Nuova nelle scuole superiori. Codesti personaggi vanno in giro a fare raid nelle scuole appendendo in tutte le classi i crocifissi. Approfondendo si nota anche un sincretismo culturale (se così possiamo chiamarlo) fatto di radici cristiane, revisionismo storico e machismo.

Fin qui niente di nuovo, come ci segnala una nostra amica, ma la cosa che ci ha colpito e che ci è sembrato elemento di novità è proprio l’immagine della donna, completamente cancellata dal sito e da tutti i materiali della comunicazione e presente soltanto in un manifesto (quello che vedete) sotto forma di studentessa sexy in giarrettiere e mutande all’aria, il cui ruolo peraltro a noi resta oscuro.

Conosciamo le realtà giovanili nere e il ruolo delle ragazze al loro interno per quel tanto che basta a farci dire che le bande di new york con bulli e pupe sono qualcosa di divertente al confronto. Troviamo tuttavia l’unione tra fascismo, cattolicesimo e immagine degradata della donna, alquanto conformista al pari di tante altre, qualcosa di terribile.

Nessuna novità ma semplicemente l’ennesima preoccupante conferma di quanto diciamo da tempo. Se questo sarebbe l’uso che i fascisti vogliono fare delle "nostre" donne quando fanno campagne razziste prendendo a pretesto gli stupri allora possiamo dire che tale modello di italianità alla alvaro vitali possiamo tranquillamente evitarcela.

Andiamo avanti: in televisione è passato di recente il nuovo spot dolce e gabbana. Ricorderete sicuramente la discutibile foto con il branco di uomini che aspettano il turno per accedere ad una ragazza distesa, inerme sebbene modello fashion-victim, vittima si ma griffata. Il nuovo spot riprende un po’ una moda diffusa tra i marchi cosiddetti trasgressivi. C’è una ragazza che prima inizia a limonare con un fanciullo, poi ne arriva un altro e insieme fanno una bella festa. Infine apre la porta una signora in nero, abbigliata da acida zitella, che fa la faccia sconvolta e scandalizzata.

Quello che ci viene in mente è che i due gay abbiano voluto stuzzicare l’omosessuale inconscio di ciascun maschio titillandone la fantasia con la prospettiva di una avventura a tre. Non ci scandalizza, non ci riconosciamo nella acida moralista ma insistiamo nel dire che troviamo tutto ciò terribilmente noioso e stereotipato.

L’altra griff di lusso che usa le orge per attirare i clienti è la kelvin klein.

Questa era la pubblicità scandalo in cui tutti facevano sesso – potenza dell’immaginazione – senza abbassare una sola cintura lampo.

Questa invece è la nuova pubblicità in cui due individui oleosi esibiscono la lingerie mentre lei coglie esattamente il punto: bisognerà pure che qualcuno tolga di mezzo la mutanda.

Anche in questo caso ci annoiamo abbastanza perchè le figure sono sempre le solite, la rappresentazione del modello virile è totalmente fuori mercato, la stessa rappresentazione dei modelli sociali è assurda a meno che non si riferiscano a giovani figli di papà con congrui conti in banca, in grado di farsi un paio di operazioni di chirurgia plastica all’anno e di acquistare svariate dosi di cocaina ogni fine settimana.

Come dire: la povera ryanair ancora ferma ai calendari con le hostess scoperte ci fa una figura da niente in confronto al progressivo incremento di pornografia machista in pubblicità.

Sarebbe il caso che la spinta del porno-femminismo toccasse anche l’attività promozionale. Per offrire una alternativa, perchè la sessualità non sia sempre rappresentata in funzione dell’eccitazione maschile, perchè le donne non siano oggetti, mentre i maschi restano dominanti. 

La prossima volta però ci aspettiamo scene più esplicite. Un orgasmo femminile, vero, non simulato, in una dimensione sensuale e attenta a noi, se avete il fegato di farlo passare. Mostrateci il coraggio, quello vero. Mostrateci di più. Come hanno fatto loro…

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


7 Responses

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  1. clara says

    spinoza ma questo è cercare il pelo nell’uovo.
    questa esigenza di bon ton e di parole politically correct.

    consiglio l’ultimo brano di elio e le storie tese che parla di quelli come dolce e gabbana che dettano le regole della moda come di un cartello di ricchioni.

    e fa benissimo.

    un abbraccio a fikasicula
    e grazie per il gran lavoro che fate

  2. fikasicula says

    a parte che non voglio essere ne dalla parte della ragione ne da quella del torto. 🙂
    non sono una bilancia e sto dalla mia parte e stop. è il massimo che riesco a fare senza presunzione.

    e per il resto si che hanno fatto del loro essere gay una bandiera. esibizioni, programmi tivu’, pubblicità eccetera eccetera.
    oltretutto se per te dire gay è come dire nero o tappo allora il problema secondo me è come la percepisci tu e non come l’ho detta io.

    chi fa parte del movimento glbtiq ci riene a nominarsi per genere.

    le nostre manifestazioni sono di femministe e lesbiche e non di donne in senso neutro.

    dire i due gay è semplicemente nominarli e basta.
    la parte dispregiativa non sta lì ma in tutto il resto del commento.

    poi magari dimmi come chiameresti platinette se ti trovi a parlare di lei 🙂

  3. Spinoza says

    fikasicula, non credi che chiamare qualcuno con un epiteto del genere sia offensivo? Sono gay, è vero, ma questo basta a chiamarli “i due gay”? Io sono alto meno di 1.70, ma se qualcuno mi chiama “tappo” non sono molto contento. Vai in giro a chiamare qualcuno “nero” o “zoppo”, poi ne riparliamo.

    Non voglio difendere Dolce e Gabbana, non me ne frega assolutamente niente di loro, ma non credo che “abbiano fatto del loro essere gay una bandiera”. Sono stilisti, molti sono gay e alcuni no… non vedo quale sia il problema.

    fikasicula, come ti ripeto, io sono d’accordo con te nel merito del post (e a quel punto puoi rispondere “e chi se ne frega”, ci sta), ma mi pare che sei passata dalla parte della ragione a quella del torto con quell’epiteto. Tutto qua.

  4. fikasicula says

    non sapevo che dare del gay a qualcuno che di questa cosa fa una bandiera per i propri affari fosse un offesa…

    e comunque si chiama sessismo ed è un’iperbole…
    hanno usato parolone del genere per difendere la pubblicità che rappresentava uno stupro di gruppo lo scorso anno e le donne che si sono appellate al loro buon senso le hanno chiamate in ogni modo possibile.

    quindi hai ragione, ho sbagliato. avrei dovuto chiamarli “i due gay misogini e di destra” sottolineando come loro ci hanno chiamate isteriche, acide, avvizzite.

    ah, volendo se hai da ridire su di noi puoi chiamarci donne, etero, bisex, lesbiche, come ti pare. nominarci non ci da per niente fastidio, anzi.

  5. Spinoza says

    Tutto abbastanza condivisibile, finché non hai chiamato Dolce e Gabbana “i due gay”. Stai condannando un razzismo e nel frattempo ne usi un altro. Ma complimenti.

  6. fikasicula says

    grazie!!!!! 🙂
    è meraviglioso.
    mo’ ripubblico e ti cito pure, tiè 😛

  7. FilogamoCaoduro says

    Ecco che i cileni ci superano a sinistra:
    http://www.condonestheclinic.cl/

    marchio di preservativi legati alla rivista satirica “The Clinic”. Lo slogan “Libertad de expresiòn” mi sembra più che azzeccato.