Ancora repubblica. A Mosca volevano dimostrare che i nerd (letteralmente: sfigati, in gergo sarebbero gli appassionati di computer) non sono maschi poco virili e mal riusciti. Lo stereotipo di genere vuole che il maschio interessato alla "macchina" non si appassioni di donne e dunque perchè non fornire delle spogliarelliste per risvegliare il macho che c’è in loro?
Ecco dunque una esibizione che ha suscitato imbarazzo, ilarità e la sufficiente indifferenza. Una cosa simile era successa, per ragioni di marketing, ad una convention di yahoo e aveva scatenato grandi polemiche e opposizioni tra i partecipanti.
Chi fa decostruzione degli stereotipi di genere nelle tecnologie sa perfettamente che il suo principale nemico sarà la promozione di un mercato economico, nella modalità di pubblicizzazione di un evento o di un prodotto, che non sa fare altro che sponsorizzare se stesso attraverso la riproposizione di schemi che educano e standardizzano il pensiero comune.
La tecnologia secondo i luoghi comuni è roba da maschi e perdipiù di maschi sfigati che non hanno muscoli, non vanno in palestra, non scopano come ricci e si nascondono dietro una tastiera perchè non hanno il coraggio di mostrarsi per quello che sono.
Questo, al di la’ del fatto che in qualche caso ci sia una coincidenza tra il pregiudizio e la realtà, è il modo più semplice per costruire la figura del soggetto fuori dalla norma che non può avere tutto a parte l’intelligenza matematica per poter avere a che fare con la tecnologia.
E’ un pregiudizio su cui si fonda tanta politica securitaria che guarda al web come un covo di malati buoni per il reparto psichiatrico. Tutti pieni di disagi, tutti squilibrati, pedofili, tutti sicuramente e patologicamente anormali rispetto a quei bei ragazzotti con gli addominali scolpiti e la scopata come obiettivo unico della giornata.
Oltretutto non è neppure così. Gravito comunità digitali da tantissimi anni e quelli che conosco sono ragazzi, uomini di vario tipo. Come dappertutto. E’ una fauna ricca di differenze. C’è quello magro, quello alto, quello biondo e quello bruno, quello timido e quello sfacciato, quello che va in palestra e quello che mangia pizza e beve coca, quello che ama le donne e quello che ama gli uomini, quello che pensa e quello che scrive.
Tanti sono quelli che tra le proprie iniziative comprendono l’approccio alla sessualità non stereotipata a tal punto che la spogliarellista apparirebbe semplicemente per quello che è: banale e figlia di una estetica imposta, di un modello imposto, di un routinario approccio privo di appeal, seduzione e sensualità vera.
Solo un troglodita può pensare che un ragazzo intelligente può anche essere volgarmente arrapato a tal punto da accontentarsi della soubrettina che gli sculetta davanti. Come vivessero rinchiusi in un bunker e senza relazioni umane e sessuali.
Accade piuttosto che come in tutti i luoghi principalmente abitati da uomini si inneschi un codice di comunicazione, un cameratismo sottile, una modalità che esclude le donne che tanto fanno sentire a disagio i branchi.
Chi mai farebbe lo stesso esperimento con dieci ragazzi impegnati a vedere una partita di calcio? Nessuno. Si da per scontato che amare il calcio equivalga ad essere grandi stalloni.
Oltretutto: ma perchè mai si da per scontato che gli uomini si eccitino a guardare le donne, un certo tipo di donne, invece che altre categorie di donne o uomini o trans o boh? Perchè mai si pensa che l’unico modello di maschio possibile sia machista e possibilmente intriso in ogni molecola di cultura dello stupro?
Come si diceva: stereotipi. E noi donne che bazzichiamo la tecnologia ne siamo vittime più di chiunque altr@.
No, dico, per esempio, vogliamo parlare degli accessori "rosa" per distinguere la tecnologia femmina dalla tecnologia maschia?
Mi chiamo Federico e sono uno sfigato.
Ho avuto modo di viaggiare più volte in russia, dove ho conosciuto persone di entrambi i sessi e di tutte le età.
Il problema della Santa Madre Russia è che è un paese che vuole scimmiottare l’occidente e sta perdendo buona parte della sua cultura e delle sue caratteristiche peculiari.
L’esperimento qui descritto altro non è che un tentativo di occidentalizzazione, lontano anni luce dalla vera filosofia di questo grande popolo.
Per il resto condivido l’analisi. Ad alcuni la soubrette nell’internet point potrebbe avere l’effetto addirittura di infastidire. Poi non tutti quelli che amano il computer sono sfigati. E tra l’altro mi troverei più a mio agio con una donna di carattere, che non si metterebbe mai a fare la soubrette, o che lo farebbe solo per brevi periodi cercando di meglio.
cara clara,
ma figurati se facciamo spot promozionali. quelle cose di cui parli le conosco bene e se mi conosci sai perfettamente che sono cose contro le quali lotto “dall’interno” 😀
ma non tutti sono così e tanta sensibilità trovo sia cambiata, almeno nei nostri contesti. parlare di sessismo con loro è sempre difficilissimo ma vale la pena continuare.
certo è che quando si parla di sesso non li trovo stereotipati e neppure arrapati. questo gli è dovuto. che abbiano sviluppato altri modi di essere machisti è un dato ma che siano più sensibili alle critiche sul sessismo è un fatto…
rispetto a quello che dici è tutta da discutere. se ci sei anche tu io la riproporrei al prossimo hackmeeting. io sicuramente ci sarò per parlare di web sessismo 🙂
ciao
si, però non nascondiamoci dietro a una foglia (fauna variegata ..bah).
Gli ambienti nerd sono da sempre luoghi di macismo. Non muscolare naturalmente, ma intellettuale.
La cosa interessante è come negli anni si sia calcificata la convinzione che: in quanto intelligenti, ironici e fuori dal comune possano permettersi di usare un vocabolario sessista, fascista, razzista. Amano chiamarsi tra loro “troietta” o “frocio” ridacchiano e si sentonto molto libertini. La mia sensazione è che siano quasi tutt* abbastanza misogini. certo cero, c’è pure qualcuno che è frocio veramente, il che complica il tutto perchè attraverso la loro presenza gli altri si sentono ancora più giustificati. come a dire: c’abbiamo anche i froci nella ciurma, potremo almeno esprimerci come cazzo vogliamo (la risposta è no, tesoro). Poi ci sono le ragazze nerd, ne vogliamo davvero parlare? per lo più terrorizzate da qualsiasi forma di femminismo, passano la maggior parte del tempo a dare ragione ai maschi e ad imitarne pedissequamente i comportamenti più aggressivi. Quelle che ne sanno di tecnica (e quindi provano a esprimersi sul tema) o sono maggiormente svincolate dai rapporti di potere, vengono quasi sempre massacrate a forza di prese per il culo. Tanto poi si sa: “è fuori di testa, ma le vogliamo bene”.
Insomma dai…se dobbiamo parlare dei nerd (quantomeno i nostrani) diciamoci quello che negli anni abbiamo visto, non facciamo gli spot promozionali.
Vogliamo anche parlare del “gender gap” nell’uso delle nuove tecnologie? Se Repubblica si occupasse di questo invece di riempire la loro webpage di c*zzate…
“vogliamo parlare degli accessori “rosa” per distinguere la tecnologia femmina dalla tecnologia maschia?” …ma anche della leggenda per cui le ragazze che lavorano nell’informatica sono tutte antisociali orrende col capello bisunto. se sei guardabile non puoi essere anche brava! ah, per non parlare del vicino di scrivania che una volta disse a una mia collega “le donne non dovrebbero programmare perché NON SONO CAPACI”. nel 2009, eh, non nel 1950. e questo è l’ambiente in cui lavoro 🙂