La notizia del giorno: siamo in puglia e una donna si sottopone ad un intervento ginecologico. Ci sono dei problemi, il chirurgo sbaglia e impedisce alla donna di avere rapporti sessuali per tutto il resto della sua vita. C’e’ un processo e il giudice, considerando la privazione cui è stata sottoposta la donna decide per un risarcimento. Indovinate a chi è diretto? Ma al marito, naturalmente. Lei ha subito gravi conseguenze che le hanno impedito di avere una sana e piacevole vita sessuale e secondo il giudice il risarcimento spetta al marito. Al marito invece che a lei. Qual è il problema? Che il giudice ha ritenuto che la privazione non riguardasse la persona direttamente colpita. Ha ritenuto invece che il danno fosse stato fatto a suo marito riconoscendogli un diritto di coito cui è corrisposto un risarcimento.
Riepiloghiamo: per il giudice il corpo di una donna non serve ad altro se non a soddisfare il diritto al coito del coniuge. Se un medico danneggia il corpo di questa donna non provoca un danno a lei medesima ma al suo legittimo proprietario ovvero a suo marito. Danneggiare l’attività sessuale di una donna non si fa perchè quella donna deve avere un corpo funzionante per dare piacere al suo uomo. Questo è quello che dice la sentenza.
Lo spieghiamo ai più tardi di comprendonio: il corpo delle donne non esiste per dare piacere ai maschi ma per dare piacere a se stesse e dunque una donna privata del diritto a godere del piacere di fare sesso risente di una mancanza per se stessa e non perchè manca di assolvere ad un ruolo nei confronti del compagno. Tutto chiaro, no?
A Caltanissetta una donna ha aspettato che il marito uscisse di casa e poi si è buttata dal quinto piano. Sua figlia dormiva. Lei è morta così. Scrivono che era depressa e ci viene subito in mente la quantità di volte in cui è un maschio ad essere descritto come un depresso e decide di farla finita. Prima di morire però l’uomo ammazza qualcuno da portare con se’, anzi in genere stermina tutta la famiglia. La donna invece si è suicidata da sola, senza ammazzare nessuno, forse immaginando di non essere necessaria, di non avere più nulla da dare, stanca di tutto, ha smesso di respirare. E’ triste dirlo ma uomini e donne non si somigliano proprio. L’ombra della violenza maschile resta impressa anche in questi ritagli, mentre noi piangiamo questa donna che avremmo voluto conoscere e salvare.
Tra parentesi, a Venezia il 9 settembre, in occasione del festival, proiezione e discussione intorno al tema della violenza maschile contro le donne in ambito domestico. Se siete da quelle parti, qui alcune info.
Questa decisamente non è stata una buona giornata. Non lo è stata per Sara, la donna che si è suicidata, e non lo è stata per chissà quante altre che minuto dopo minuto venivano uccise socialmente o fisicamente nel proprio contesto familiare.
Buonanotte Sara, buonanotte sorella.
Restiamo sveglie noi per te. E’ il nostro turno di combattere. E grazie.
Pat,
grazie dell’approfondimento. per quello che ho letto si capisce che alla moglie hanno dato un risarcimento dovuto alle conseguenze cliniche dell’operazione. per il danno alla sessualità invece il risarcimento è stato riconosciuto SOLO al marito e non a lei.
Dopo la lettura di queste righe mi chiedo solo quando inizieremo ad incazzarci seriamente?!quando ancora la giustizia sarà in mano a gente del genere..che pensa che la donna sia soltanto una macchina del sesso..una macchina sforna-bambini..una macchina la cui unica funzione sia dare piacere al maschio…ecc ecc ecc..che nerviiii!
A proposito del festival di Venezia: tutt* al cinema!
http://www.ilmessaggero.it/…&sez=HOME_CINEMA
Ciao!
ero troppo incazzata per questa cosa dopo aver letto il tuo post, così sono adata a leggermi la notizia. L’ansa (http://www.ansa.it/…ws/2009-09-03_103400952.html) riporta che la Cassazione avrebbe stabilito un risarcimento ANCHE al marito. A lei 90mila euro, a lui 26mila.
ancora una volta il corpo delle donne proprietà del maschio. il danno arrecato alla paziente come privazione imposta al marito. è la stessa mentalità che sta alla base delle più atroci violenze tribali nei villaggi del Pakistan o da quelle parti, dove la punizione per un uomo è lo stupro della sorella. la matrice è la stessa, e se ci pensi è atroce rendersi conto di quanto sia facile varcare il confine. non vorrei sembrare catastrofista, ma così si è a un passo dagli stupri trasversali.