Esiste una campagna per la bellezza autentica con un interessante video che si conclude dicendo "parla a tua figlia prima che lo faccia l’industria della bellezza". Tutto è sviluppato da un Fondo Dove per l’autostima. Peccato che la Dove sia una di quelle industrie e che applichi uno dei principi chiave delle corporation. Come se nel vostro quartiere si insediasse una industria chimica con emissioni pericolosamente inquinanti. Guardatevi il film The corporation e vi racconterà che quella industria costruirà servizi, giardini, persino citofoni per la sicurezza nella metropolitana. In fondo tutto ha un prezzo. E’ il prezzo di chi vi parla di autostima e autenticità e poi vi propone una crema rassodante. Che dite, dobbiamo accontentarci?
Mi è venuta in mente la Philip Morris, che qualche anno fa aveva avviato una campagna per sensibilizzare i giovani ai pericoli del fumo 🙂
@claudia
ti hanno risposto gli altri sotto penso meglio di quanto potrei fare io. anche a me piacerebbe che ci fosse un interesse privo di ritorno. in realtà è marketing. più furbo, ma marketing.
@feminoska
si ma è una pacca sulla spalla fasulla. i modelli scelti sono comunque strafighi.
@martina
sono completamente d’accordo con te. eugenetica della normalità mi sembra la frase che più si adatta al contesto.
@si-culo
grazie mille per tutte queste informazioni che non avevo. sullo scaricare agli altri la responsabilità morale sono perfettamente d’accordo. mia opinione però è che non ci riescono granchè bene perchè anche nella campagna pro-age si presentano comunque donne di mezza età bellissime.
mia madre non è così. nemmeno tua madre immagino. le donne in italia non invecchiano con la pelle liscia e i muscoli a posto. comunque vuoi o non vuoi come dice martina questi dettano regole sull’estetica della normalità . cioè: non posso essere “normale” come piace a me. non so se sono peggio loro o se sono peggio quelli che presentano modelli fasulli.
La campagna della Dove è stata massiccia nel mondo anglosassone. Non so perché non sia mai stata mandata in onda in Italia, e in effetti ci sarebbe da interrogarsi anche su questo. Ad ogni modo, Greenpeace ha fatto a suo modo azione di adbusting, con un video-risposta che trovate qui http://www.youtube.com/watch?v=odI7pQFyjso
e che è rifatto su quest’altro video della Dove
http://www.youtube.com/…h?v=Ei6JvK0W60I&NR=1
Dove che è di proprietà , diciamolo, della Unilever. E quindi qualcuno ha provveduto con quest’altro
http://www.youtube.com/…h?v=SwDEF-w4rJk&NR=1
A parte quello che emerge dai video, possiamo anche sparare a zero sulle multinazionali: è facile farlo, e anche abbastanza ovvio. D’altra parte sono aziende e quando fanno pubblicità ti cercheranno sempre e comunque di dire “compra da me, non dalla concorrenza”. Nel caso specifico, poi, dovendo vendere prodotti “di bellezza”, mi pare già un notevole passo avanti sforzarsi di farlo senza usare il Corpo della Donna, nel senso dell’immagine stereotipata maschile fallocentrica, e “limitarsi” a usare i corpi delle donne, i diversi e diversamente trasformantisi corpi delle donne. Magistrale, in questo, la campagna pro-age di una crema NON antirughe, campagna per la quale non riesco a trovare – ma neppure a pensare, nonostante tutto, forme di adbusting.
L’astuzia felice sta nello scaricare sugli altri produttori una enorme responsabilità morale, puntare il dito contro di loro. Hanno disaccoppiato messaggio e scopo. Lo scopo resta vendere, il messaggio però sembra quasi condivisibile (basti paragonare queste campagne a qualsiasi “perché io valgo”). In tutta sincerità , non ci si può aspettare che dicano “consumate con moderazione”.
E poi insomma, qui da noi abbiamo l’università più celebre d’Europa che dice che se ti iscrivi vinci la gnocca-da-paura…
come una stupida ero rimasta piacevolmente colpita dalla campagna,sempre di Dove, nella quale si proponeva una crema idratante pubblicizzata da donne normali, chi cicciottella, chi con le cosce abbondanti, chi con il seno cascante.
dopo qualche tempo però riflettevo sulle loro epidermidi liscissime, levigatissime. perché prendere donne normali, con i loro normalissimi e bellissimi difetti,e prenderne solo un campione perfetto? perché non rassegnarsi a mostrare pelli macchiate, unte, secche, squamate, imperfette?
mi sembrava una specie di eugenetica della normalità .
ora ho capito.
vi seguo sempre. mi sono decisa a commentare solo ora, non so perché.
brave.
La liquiderei come variante “pacca sulla spalla” del solito marketing agguerrito… distinguersi giocando sulla frustrazione di quelle che dopo aver visto l’ennesima figona dire “perchè io valgo”, si guarda allo specchio e si sente un carciofo.
Insomma un lupo travestito da agnello!
no certo no ci accontentiamo…se vuoi una contraddizione in termini..un paradosso..ambiguità ..nel senso di ambivalenza..perché cmq non è di poco conto che una multinazionale di prodotti di bellezza faccia una campagna del genere…visto i mezzi che possiede…alla fine ben venga..diciamo che non basta ma aiuta..che di sti tempi non è poco.