Queste sono immagini degli scontri in cina. Il nostro presidente della repubblica chiede il rispetto dei diritti umani e la nostra stampa mette in evidenza quanto sia cattiva la reazione del regime comunista.
Questo è quello che accade in Iran a Teheran. In particolare in questo articolo di Libero si rileva come i manifestanti vengano "picchiati come animali". Altre testimonianze diffuse poi da organi di informazione occidentali denunciano la tremenda repressione dei manifestanti ad opera del regime iraniano.
In entrambi i casi l’informazione locale non parla della faccenda in modo corretto. Vige una censura sulla trasmissione dei contenuti e i manifestanti vengono descritti come terroristi, sovversivi, nemici del popolo. La legge autorizza i governi a punire queste persone che lottano per un mondo diverso e che pagano con la vita la loro resistenza quotidiana.
http://www.youtube.com/watch?v=TZUGA8E6Uv0
Questo è quello che è avvenuto a Vicenza in occasione della manifestazione contro la base Nato. Tutte le notizie sul sito No dal Molin. Un report dettagliato dal blog Occhio Clinico.
Questo è quello che è successo a Torino in occasione del G8 University Summit. Un ampio movimento di persone che ha a che fare con l’onda studentesca ha manifestato per dire no ad una università pubblica smantellata, sempre più privatizzata, costosa, per pochi, priva di valore, con un orientamento dei saperi che soddisfa regole di mercato e che vuole i giovani tutti uguali, al servizio di corporation e potenti.
Stamattina sono state arrestate alcune persone (a parte uno che manca all’appello perchè è iraniano e si trova in iran probabilmente a lottare contro il regime). Ciascuna di esse è stata descritta in vari modi, perchè la valutazione sulle manifestazioni di dissenso assume evidentemente significato diverso a seconda dello Stato in cui ti trovi. Se sei in Iran o in Cina sei un eroe. Se sei in Palestina sei un terrorista e un nemico di Israele. Se sei in Italia sei un "nemico del popolo e del regime".
Un po’ di notizie su Uniriot e su Global Project (in costante aggiornamento). In varie città gli studenti dell’onda hanno occupato i rettorati per chiedere che i loro compagni siano liberati subito.
Gli arresti sono stati fatti ad opera della polizia preventiva (come la psicopolizia di 1984 di Orwell) diretta da Andreassi. Per chi non ricordasse chi è costui vi basta leggere QUI e QUI. Il vice questore di Torino e’ Spartaco Mortola, l’ex capo della Digos decorato sul campo a Genova per la mattanza alla scuola Diaz.
L’idea che prende corpo è che si tratti di una operazione preventiva per mettere tensione prima dello svolgimento del g8 all’aquila. E’ evidente che questa notizia data con tutta l’enfasi possibile sia un ottimo strumento affinchè il governo scosti l’attenzione della stampa, anche quella straniera, dalle imbarazzanti grane che coinvolgono in vari modi il presidente del consiglio.
L’aquila fa prove tecniche di militarizzazione da un bel po’ e queste, la repressione a Vicenza e gli arresti in giro per l’italia, possiamo considerarle prove tecniche di repressione.
Mercoledì comincia il g8. La zona rossa è sempre più rossa. Lo scenario, per strategia della tensione, persuasione e costruzione di notizie per governare con la paura, la criminalizzazione dei movimenti e del diritto a manifestare il dissenso, la divisione dei manifestanti in buoni e cattivi, è simile a quello precedente il g8 di genova del 2001.
Se ci scappa il morto, e speriamo vivamente di no, sarà il secondo g8 ospitato dall’italia, con gestione dell’ordine pubblico militarizzato come se ci si preparasse alla guerra, con conduzione delle strategie da parte di un governo di destra, con strategie militari, per la "sicurezza", con operazioni di accerchiamento, inseguimento, blitz notturni, perquisizioni preventive e criminalizzazione di massa, che tanto somigliano alle tecniche di massacro messe in atto in Iran.
Per chi va all’Aquila un paio di risorse utili: il sito di legal team italia; il sito che indymedia italia ha realizzato per raccogliere notizie e aggiornamenti su tutto il g8. Non è come twitter o facebook, per fortuna, quindi non potete scriverci con l’i-phone ma non traccia log e la vostra privacy è al sicuro.
Assolutamente necessario portare con voi macchine fotografiche, video camere. Su come fare e cosa fare a proposito di immagini e video potete trovare parecchi suggerimenti utili in alcuni paragrafi relativi il g8 genovese. Leggete QUI, in particolare "DisFare informazione" e il "Vademecum del mediattivista".
Per vari giorni tante iniziative diffuse in giro per l’italia per dire no al g8. Il 10 luglio la manifestazione nazionale NoG8 all’aquila. Tutte le notizie su Indymedia Abruzzo.
Ecco il comunicato di epicentro solidale sull’arresto di uno dei volontari in abruzzo:
Abbiamo
conosciuto Egidio i primissimi giorni dopo il terremoto, quando insieme
ad altri compagni e compagne di Napoli è venuto a portare aiuti
materiali e solidarietà umana.
Questa mattina, 6 luglio, è stato arrestato qui a L’Aquila in maniera
preventiva e senza precisi capi d’accusa, dopo aver partecipato alla
grande fiaccolata pacifica della scorsa notte in ricordo delle vittime
del terremoto. Crediamo che questo arresto come gli altri 20 avvenuti
in tutta Italia con modalità intimidatorie, sia l’ennesimo tentativo di
provocare e criminalizzare un movimento in vista del G8. Appare
evidente che la gestione dell’emergenza legata al terremoto risponde
alle medesime logiche imposte alle popolazioni del mondo dagli otto
grandi. Per questo il percorso di ricostruzione della città dell’Aquila
per noi è parte di tutti i momenti di lotta contro il G8.
Non possiamo far altro che esprimere la nostra piena solidarietà con tutti gli arrestati.
epicentro solidale
>>>^^^<<<
Ancora un comunicato divulgato dai Cobas:
E TRE! Nel volgere di 2 settimane ben tre operazioni questurine, tutte rivolte a criminalizzare chi denuncia e contesta questo sistema iniquo, corrotto e dannoso che ha prodotto una crisi devastante, che gli sciacalli del G8 riuniti da l’8 al 10 luglio a L’Aquila intendono far pagare a tutti i disgraziati della terra .
Oggi è toccato ai giovani compagni studenti che a Torino il 18-19 maggio durante il G8 Università , hanno saputo ridicolizzare e dare filo da torcere all’apparato poliziesco che sosteneva il codazzo di baroni universitari e ministri saccenti.
La vendetta di stato è scattata alla vigilia del G8 , colpendo con ben 21 arresti compagni/e di Torino, Bologna, Padova, Napoli, Reggio Calabria, a cui va la solidarietà e l’impegno della Confederazione Cobas per l ‘immediata e incondizionata liberazione.
72 ore prima era toccato agli anarchici, sottoposti a decine di perquisizioni in tutta Italia e a due arresti, con l’accusa di attentare alla vigilia del G8 “alla sicurezza dei trasporti” (come se Viareggio e lo stillicidio di morti del lavoro, non bastasse di per se!!).
2 settimane fa ancora sei arresti, dateci a bere da magistrati/segugi/media come “ricostituenti le br” , una incredibile “ banda” composta per lo più da pensionati, assiemata in tutta fretta dagli inquirenti solo per gravare in chiave allarmistico-preventiva sulle iniziative antiG8.
Visto l’uso privatistico e dispotico delle istituzioni che ne fanno i poteri dello stato, visto il cinico sequestro dei terremotati aquilani sfruttati per celebrare il G8 con lo scenario delle rovine, non ci meravigliamo che da qui in poi – quando in ogni parte d’Italia, soprattutto a Roma e L’Aquila, ci saranno diffuse proteste anti G8 che culmineranno con la marcia del 10 luglio a L’Aquila – il debordante apparato di sicurezza voglia mettere in atto altre sfide e rappresaglie.
Non ci tireremo indietro! Più ne fanno, più danno ragione a quanto sostiene il movimento altermondialista (“no global”), e noi tra loro, in merito a rendere possibile e praticabile il cambiamento radicale di questo affaristico-spietato-selettivo modello di società.
Intanto manteniamo fermo – come abbiamo fatto durante quello spreco inutile e vanesio che sono stati i G8 tematici – il diritto/dovere di contestare il G8 il 10 luglio a L’Aquila, così come ci adopereremo in ogni sede per smontare le provocazioni giudiziario-poliziesche e per liberare al più presto gli arrestati.
Roma 6 luglio 2009 Confederazione Cobas
isabe’ 🙂
non ti ho messo in bocca niente. è un periodo oggettivamente complicato e forse sto sulla difensiva. scusami.
penso che tutto possa essere detto e qui lo puoi fare. hai ragione tu. mi dispiacerebbe solo che le cose dette da te servano per “criminalizzare” aree di movimento. e questo mi sembra di capire non lo vuoi neanche tu.
tu rilevi contraddizioni e hai una posizione precisa. fai bene a rivendicartela ma se non fai la divisione in buoni e cattivi però non fare neppure la divisione in scemi e intelligenti.
come ti ho detto, condivido molte delle cose che dici ma non è con le lusinghe che mi farai essere meno critica rispetto ad alcune tue osservazioni 😛
in quello che tu dici ci sono riferimenti che non mi sento di condividere. ad un certo punto parli di candidature e questa cosa l’ho sentita dire tante volte ed è come se ci fosse stato calcolo e quindi di nuovo premeditazione.
la storia della zona rossa sembra abbastanza inutile anche a me ma io penso che a genova la polizia abbia fatto tutto da sola. certo non si poteva prevedere un morto ne tantomeno il fatto che la rifondazione di bertinotti mettesse definitivamente al tappeto il movimento assimilandone alcuni pezzi. le candidature normalizzano, non sono un premio. sono qualcosa di più complicato che promozioni sul campo.
se poi chi è stato candidato o eletto si è lasciato attrarre dalla lusinga o abbia pensato di poter fare qualcosa di più dal ruolo che sarebbe andato ad occupare è qualcosa che attiene alla coscienza delle singole persone.
stava nel dna dei disobbedienti con portavoce e leader quello di mettere in evidenza dei personaggi precisi e quei personaggi hanno avuto un attimo di gloria, qualche pubblicazione e due lire per campare qualche anno.
se non fai movimenti leaderistici, ma fai crescere tutti in eguale misura, anche in modo anonimo se vogliamo, è più difficile normalizzare o criminalizzare.
ai fenomeni di criminalizzazione la stampa ha collaborato parecchio identificando tutti i movimenti con i disobbedienti e con i loro leader quindi penso non abbiano neppure tutta la responsabilità della loro meritata o immeritata fama.
quello che ti dico non c’entra con l’autocensura ma con la serenità che in tanti anni dal 2001 ho acquisito per provare a capire tutto quello che c’e’ da capire (e ancora non c’ho capito un cazzo come ho scritto sul post che tu stessa indichi) lasciando un grande margine di dubbio.
io non ho certezze. invidio chi le ha. mi spaventa chi le ha. penso che tra le persone che stavano a genova in tanti avessero ottime intenzioni. tanti pensavano di lottare in modo giusto. tanti si sono trovati ad affrontare qualcosa di non previsto, di imprevedibile, di troppo grande per poterlo gestire con “razionalità”.
quando io ero lì ero già più più che maggiorenne e sono certa di aver provato disagio per tanti motivi. ma c’erano anche tanti ragazzi e ragazze giovanissimi. cosa vuoi che sappia un ragazzo di 18 anni rispetto alle analisi che fai tu o faccio io.
a genova c’era un enorme conflitto generazionale e non puoi certo risolverlo dicendo che si tratta di avere più o meno intelligenza. ne certo puoi metterti a fare la mammina del movimento dicendo che tu ne sai più di loro perchè di maestri e maestre più grandi di età ne abbiamo avuti anche noi e non è che ci siano stati di grande aiuto.
non so se hai figli. io ne ho una. si impara tanto quando hai figli perchè capisci che certe volte devi tenerti il senso di impotenza e stare semplicemente a guardare anche se sai che faranno i tuoi stessi errori e che qualunque cosa tu dirai loro andranno per la loro strada a costo di farsi male.
se vuoi contribuire al dibattito devi anche partecipare a quello che si fa, a tuo modo, senza farti usare da nessuno. non puoi limitarti a insegnare cose che tu hai nel frattempo capito.
cioè: non sto dicendo che hai torto, e come potrei. tu hai diritto alle tue opinioni. ti sto dicendo che il tuo contributo è importante ma che a te spetta, proprio in virtù della tua consapevoleza e della tuà età (immagino stai alla mia generazione :P) assumerti la responsabilità di non sottrarti al conflitto. quello generazionale innanzitutto.
se non ti lasci attraversare, facendoti anche molto male, se non ti lasci mettere in discussione non puoi pretendere che ti ascoltino.
lo so che è difficile. però ogni tanto, raramente, funziona e quando funziona è un successo per tutti perchè avrai imparato tu qualcosa di nuovo e hanno imparato anche altri.
se te ne stai chiusa nelle tue certezze, impermeabile a qualunque cambiamento, nella presunzione di avere già capito tutto non va così bene.
noi siamo transizione e perciò ti invito a leggere “soggetto nomade” della rosi braidotti.
e infine si. certo che si. le ragazze e i ragazzi nelle azioni aquilane mi sono piaciute eccome. ma io le adoro e loro lo sanno.
grazie di questo confronto perchè mi permette di mettere a fuoco, ragionare e capire tante cose in più.
ciao
fikasicula,
rispondo ora per mancanza di tempo. provo a non essere inutilmente polemica.
fai bene a precisare quello che dici. vorrei però che non mi mettessi in bocca parole che non ho detto. io non ho mai detto che chi prende legnate se le merita. ho solo detto che le azioni andrebbero concordate o al limite vorrei esserne informata per “scegliere” se beccarmi le conseguenze oppure no.
questa osservazione non c’entra ne con la moralità, ne con la mancanza di coraggio. c’entra di più con la razionalità (grazie cosmo!).
penso soltanto che certe azioni fanno più male che bene al movimento. penso che l’eccesso di testosterone dovrebbe essere tenuto fuori dalle lotte politiche perchè non è tifo da stadio, non è una gara a chi lo ha più duro.
portare lotte politiche in piazza significa misurare gli obiettivi e provare a raggiungerli e per me l’obiettivo non sarà mai “superiamo la zona rossa” neppure se questa affermazione significa avere l’attenzione dei media perchè è una attenzione in negativo (e la comunicazione è fondamentale!).
io non battezzo come eroe qualcuno che mi trascina in mezzo ai lacrimogeni su una presunzione di conoscenza di chissà quale verità identitaria.
la razionalità mi dice che quello è un sistema maschile. vai allo scontro, ti manganellano e poi sei decorato sul campo fino a che qualcuno non ti candida e per culo finisci a fare il deputato chissà con quali risultati.
io non voglio essere usata da nessuno. il mio obiettivo non è procurare attenzione a qualcuno in particolare. non voglio fare parte di una folla di persone che piange perchè è stata picchiata dalla polizia perchè qualcuno, possibilmente le stesse persone che mi hanno trascinato in uno scontro che io non avevo scelto, mi dica che mi difenderà dalla repressione.
io scelgo le mie forme di autodifesa e scelgo le pratiche che voglio portare in piazza per lottare.
scelgo perchè razionalizzo e punto ad alcuni obiettivi evidentemente diversi. mi interessa che il movimento non sia criminalizzato e non mi pongo certo il problema di fare la brava bambina perchè così tutti mi tratteranno meglio.
a genova, fikasicula, io c’ero e c’eri anche tu e ho troppa stima di te per pensare che la tua analisi non ti abbia portato a conclusioni non dico uguali ma almeno simili alle mie.
io e te non siamo ideologiche e non siamo identitarie e possiamo prenderci la libertà di dire quello che pensiamo senza doverci autocensurare.
genova era territorio di guerra e io ho rispetto per chi ha provato a fermare le cariche. però ho anche un grande rispetto per me stessa e per i miei metodi di autodifesa.
non mi interessa mostrare di essere più coraggiosa. mi interessa essere più intelligente. le battaglie fatte con i muscoli alla fine diventano una gara a chi ha le armi più efficaci e cosa vuoi sconfiggere con un san pietrino?
ps: hai visto che brave le ragazze a l’aquila con le azioni di ieri e di oggi?
ho seguito la discussione inizialmente.. dopo un po’ di titubanze scrivo questo commento.
il discorso che state facendo è molto interessante, ma forse manca un elemento importante.
si potrebbe dire un elemento “politico”. Questo genere di cose andrebbe valutato non (o almeno non solo) in base a delle categorie morali (coraggioso/noncoraggioso, giusto/sbagliato) ma in base a un giudizio politico, cioè utile/inutile/dannoso.
questo chiaramente richiede una certa razionalizzazione.. prima di tutto è necessario aver chiaro lo scopo fondamentale che si vuole raggiungere, poi dei traguardi intermedi. Quindi i modi possibili per raggiungerli.
forse ad altre persone i fini e i metodi sono chiari.. io però, purtroppo, nonostante mi sforzi non credo di riuscire a “razionalizzare” molto ;P e mi rendo conto spesso di essere spinto piuttosto dall’emotività.
ciao
ah ok 🙂
comunque, “se la sono cercata” è la classica frase che sento dire. insieme al fatto che non sarei dovuto andare per motivi analoghi, mica per altro..
saluti!
ventopiumoso,
hai ragione. infatti dicevo che il rispetto va a tutte le pratiche di lotta.
la subordinazione delle mani alzate sta nel fatto di farle diventare l’alibi per cui ti senti migliore di chi va a prendere le botte. più meritevole della “bontà” e delle lusinghe dei potenti.
mi riferivo solo a questo. a chi rivendicava la sua pratica per dire che chi non faceva come loro meritava legnate della polizia.
spero di essermi spiegata meglio.
ciao 🙂
ciao fikasicula, grazie mille per avermi linkato! 🙂
io non mi sento affatto eroe, non ho fatto nulla per sentirmi tale. resistente, nel mio piccolo, sì.
io non sono stato a genova, e non vorrei urtare nessuno.
sono d’accordo quando dici che ci sono varie pratiche. “c’e’ chi tesse, chi cuce, chi combatte, chi è diretto, chi indiretto” eccetera.
così come “tutti hanno ragione e tutti torto. tutti meritano rispetto e tutti meritano critiche. in fondo tutti provano a sopravvivere in un modo o nell’altro.”
non riesco a collegare in modo indiscusso “alzare le mani” ed “essere subordinati al potere”. cioè, penso di intuire cosa vuoi dire, ma forse non sempre è così. è difficile essere tutti dei “leoni” o delle “leonesse”.
nel caso di vicenza, ad esempio, credo che subordinati siano quelli che abitano lì o lì vicino e che sono rimasti a casa per pigrizia, perché “tanto non cambia nulla”, perché non vogliono “mettersi nei guai” (anche se magari condividono pure le istanze dei no dal molin).
certamente coraggiosi sono stati, come ho scritto nel post, i ragazzi che per primi hanno avuto il contatto con la prima linea di poliziotti.
ma non è per tutti quel tipo di lotta. la stessa cinzia bottene dal palco è stata chiara, dicendo di non sentirsela di mandare tutti al massacro (e credo che sarebbe successo esattamente questo se ci fossimo mossi tutti in massa, verso l’imbuto del ponte), invitando solo chi se la sentiva a reggere l’urto.
saluti a tutti, vento
isabella,
menomale che ho detto che non voglio celebrare eroi di resistenza. sta nel commento appena prima del tuo ultimo.
il fatto che tu sia stata a genova si capisce dal fatto che la critica è ragionata e come ti ho detto in linea di massima la condivido. però permettimi di dirti alcune cose, senza prenderti assolutamente in giro.
la questione è complessa.
per esempio, a proposito di conseguenze: pensi che se cambi pratica prendi meno legnate? scordatelo. il principio non è che se fai la brava non ti picchiano.
è una pia illusione infantile.
a genova quelli che ho odiato di più erano quelli che a mani alzate, pacificamente in attesa, sono stati massacrati e poi piangendo hanno detto cose del tipo: “ma perchè… io non stavo facendo niente di male!”. come se ci fossero altri che invece avevano fatto cose cattive e meritassero la punizione.
quello è già un modo di stare subordinati al potere.
immaginare che abbia diritto di punirti, magari ucciderti se tu fai qualcosa che a loro modo di vedere è sbagliato. assegnargli il diritto di vita o di morte su di te.
una assurdità paragonabile al rapporto tra due figli con un padre padrone dove un figlio è ribelle e prende mazzate e l’altro è obbedientissimo e prende mazzate allo stesso modo. però si ritiene più libero, magari fa la spia per guadagnarsi un po’ di benevolenza da parte del padrone. una vita da schiavo.
ci sono varie pratiche. c’e’ chi tesse, chi cuce, chi combatte, chi è diretto, chi indiretto, chi obbedisce, chi cerca incosciamente il consenso del padrone, chi prova a far rendere conto il padrone delle sue malefatte (come chiedere ad un marito che domina e picchia la moglie di ammettere che sbaglia).
tutti hanno ragione e tutti torto. tutti meritano rispetto e tutti meritano critiche. in fondo tutti provano a sopravvivere in un modo o nell’altro.
a me non piace celebrare eroi. non ne ho, non ne voglio e non mi va di rinsaldare miti machisti.
a genova però se non c’erano i 4 deficienti che facevano le barricate e paravano i colpi per tanti di noi sarebbe andata ancora peggio…
fikasicula,
ti pregherei di non prendermi in giro. io so come è stata genova perchè c’ero ed ero in tanti altri posti e so cosa succede. io rivendico di potere essere libera di usare le mie pratiche senza subire il ricatto del machismo di necessità.
tu dici di opporti al machismo ma nella pratica hai timore reverenziale verso i soldati della nostra resistenza. certe volte però qualche soldato in meno avrebbe giovato, non credi?
grazie vento piumoso. ora linko il tuo dettagliatissimo report. e, senza voler celebrare eroi di resistenza, ti dico che ti capisco.
ciao a tutti.
sabato scorso ho partecipato alla manifestazione di vicenza. è stato.. non so come dire, ma sono ancora frastornato. non ero in prima fila con chi si è adoperato, prendendole, per farci manifestare. però mi è rimasta la sensazione che la democrazia, lì ed in quel momento, non esisteva, ed eravamo in balia di un questore letteralmente fascista ed arrogante. per la prima volta ho sfilato con gli antisommossa a meno di 1 metro, ed è una gran brutta sensazione. nel mio sito ho scritto la mia esperienza di quel giorno, qui. saluti a tutti ed a tutte.
isabella,
io non so se stai usando questo spazio commenti in modo strumentale. la critica al machismo presuppone comunque un ragionamento di tipo politico più complesso.
in linea di principio io sono d’accordo con te. tu hai diritto di scegliere e per scegliere devi essere informata.
il tuo ragionamento si distorce in un punto preciso: tu addebiti premeditazione e questo non va bene.
la premeditazione a genova fu di altri. la difesa non è premeditata. può essere prevista, come tu prevedi di portarti dietro limoni e scarpe comode, ma non premeditata.
di questi tempi lo sappiamo tutti che ogni volta che tenti di esprimere una opinione differente in qualche modo ne paghi le conseguenze.
se vuoi dissentire in modo totalmente indolore non hai che da restare a casa.
Dopodiché puoi certamente discutere sul modo, sulle pratiche, affinché la tua lotta sia coerente con i tuoi principi. Puoi mettere in discussione la gestione della piazza, quella dei leader del movimento…
Puoi fare tutto. Ma non c’e’ nessun metodo indolore per dissentire. Cambia solo il modo in cui ti puniscono. I manganelli esistono in molte forme. Ci sono quelli che ti spaccano la testa, quelli che ti negano un lavoro, quelli che non ti fanno andare avanti all’università… E se tutta la tua vita è piegata dalla paura di indispettire quelli che poi potrebbero incazzarsi con te e punirti allora che ti resta? Di che libertà potrai parlare? non sarai libera di esprimere nessuna opinione, di esprimerti in nessuna forma, neanche in quelle che tu pensi non indispettiscano i potenti. non sarai libera neanche di respirare…
ciao
ps: pensando al pacchetto sicurezza e a tutto il resto avevo scritto questo. descrive modi di disobbedire differenti. però è satira. volendo puoi farne l’uso che vuoi 😀
io non sono rancorosa. non cerco colpevoli. però mi sento di dire queste cose e qui penso di poterle dire.
se lo faccio su indymedia o su un sito di compagni quanti sono quelli disposti a fare una discussione senza identitarismi e accuse di tradimento alla causa?
tutte le cose che dici io le so. non c’e’ nulla che mi scandalizza.
so anche che tra qualche giorno andrò alla manifestazione. prenderò il mio pulmann, pagherò la mia quota, mi porterò dietro fazzoletti per ripararmi dai lacrimogeni, acqua e limone per resistere al fumo urticante, scarpe comode per scappare più in fretta e forse perfino un casco per non prendere manganellate in testa.
io vado per manifestare comunque preparata a difendere il mio cranio. vorrei però l’assicurazione da parte dei compagni che si tratterà di una manifestazione che abbia rispetto per tutte le pratiche.
se vogliono mettere in atto scene di guerriglia basta saperlo e io non mi muovo da casa.
è semplice.
voglio poter esercitare il mio diritto di scelta.
è autodeterminazione anche questa no?
isabella,
ti prego non darmi del voi perchè io non sono “voi” ma sono “io”.
non faccio parte di nessun esercito e la mia opinione è sempre stata indipendente e per questo anche poco popolare in alcuni contesti.
quello che però mi preme dire, e che in fondo in qualche modo hai detto anche tu, è che distinguere le pratiche non significa prendere le distanze da esse e che rivendicare il diritto ad agire il dissenso a modo proprio non significa imputare ad altri una “violenza” che appartiene a chi porta il manganello e ai suoi mandanti.
per il g8 di genova, e credo di averlo più volte detto, c’era da un lato il disagio di non poter esprimere la rabbia contro una repressione assurda e dall’altro la rabbia per le parole usate dai vari la russa pronti a definire “violenti” e “facinorosi” tutti coloro che volevano semplicemente manifestare.
poi ci sono stati i processi e penso tu sappia com’e’ andata. stretta tra l’esigenza di esprimere una autonomia di azione e quella di non essere accomunata a chi faceva distinzioni tra buoni e cattivi, tra violenti e non violenti non resta che rivendicare il diritto a scegliere di esserci a modo proprio senza lasciare che siano i giudici, la polizia e lo stato a decidere quale deve essere il modo compito, obbediente, ossequioso di camminare in fila per due per manifestare sull’angolazione del raggio di sole piuttosto che sulla specifica coloritura del mar mediterraneo.
le differenze dell’agire politico si risolvono con discussioni politiche. per orientare i percorsi bisogna anche potere (e volere) partecipare ai processi decisionali.
di questo forse varrebbe la pena di parlare.
normalmente però i processi decisionali sono partecipati e condivisi.
fu così anche per genova tant’è che si fece il pink block che non portava in giro proprio pratiche machiste, anzi. ma presero legnate pure loro, come prendemmo legnate tutti.
dunque è bello opporre critiche, partecipare alla discussione, ma evitando magari toni rancorosi perchè se cerchi una “colpa”, una “responsabilità” per quello che è successo non ti puoi affidare alle parole del governo e della disinformazione.
prima del g8 di genova si presagiva uno scenario di guerra. lo hanno costruito, realizzato, doveva essere una lezione esemplare. i militari hanno provocato scontri per vari motivi, tutti documentati nelle inchieste…
insomma, inutile che ti dica. lo sai.
ciao
Da ricordare che secondo la legge italiana quello che per voi potrebbe essere autodifesa, legittima difesa, per la polizia è resistenza a pubblico ufficiale. Quello che per voi potrebbe essere “manifestare” per la polizia è associazione sovversiva. Quello che per voi è azione diretta per la polizia è danneggiamento. A proposito del g8 di genova si tirò fuori anche il concorso in associazione e persino la compartecipazione psichica.
Da ricordare, per chi si assume la responsabilità di partecipare alla manifestazione con pratiche che non tutti condividono, che una azione va concordata, scelta, condivisa. Se non lo è sarebbe cosa saggia non fare ricadere su tutti le conseguenze della scelta di pratica politica di alcun*.
Da ricordare, per chi non ama le pratiche machiste, che la comunicazione è una cosa fondamentale e che ogni azione può servire a rendere protagonisti pezzi di movimento, così come può criminalizzarne altri.
La piazza è di tutti e di tutte. Ciascuno esiga il proprio spazio senza che vi siano strumentalizzazioni e criminalizzazioni ovunque.
Nel g8 di genova accaddero molte cose spiacevoli, tra tutti la difficoltà di dissentire a modo proprio. Come se testosterone e machismo dovessero essere necessariamente legge universale.
Non è bello sentirsi prevaricati dalla polizia e da quelli che scelgono al tuo posto come tu devi manifestare. (tu stessa tempo fa hai scritto questo post che dice una cosa simile)
Da ricordare che manifestare per mostrare dissenso non significa arruolarsi in un esercito. Non deve esserci obbedienza. Non deve esserci pensiero unico. Percio’, pur comprendendo le ragioni di chi manifesta in tutti i modi possibili ciascuno conservi il diritto di essere se stess* sempre e ovunque.
E anche questa è libertà.
ciao