Condividiamo e rilanciamo il testo divulgato dal Comitato per i Diritti civili delle Prostitute.
Testo originale scaricabile da qui.
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Lettera aperta sui danni del modello proibizionista per la regolamentazione dell’attività di sex workers
La Lobby Europea delle Donne lancia una campagna antiprostituzione in tutta Europa e cerca di raccogliere consensi e sottoscrizioni con l’intento di orientare le politiche sul modello abolizionista.
La presentazione è equivoca nel metodo e nei contenuti, essa non analizza la realtà del fenomeno e non valuta l’impatto delle politiche, ma si sforza di dare una immagine stereotipata sulla volontà e autodeterminazione delle donne che lavorano volontariamente nel sex work vittimizzandole, esprimendo pregiudizi sulle abitudini sessuali delle persone di ogni genere sessuale. Pretendendo di far apparire immorale e negando la dignità alle lavoratrici e ai lavoratori sessuali anche dove essi sono per legge professionisti a tutti gli effetti.1
Quello che NON dicono queste signore della lobby antiprostituzione è che la loro campagna è in linea con le politiche antimmigrazione dell’Unione Europea.
Quando dicono “Insieme per un’Europa libera dalla Prostituzione” significa Europa libera dalle migranti. Perché è realtà visibile a tutti che nei Paesi europei la maggior parte delle donne che lavorano nel mercato del sesso sono donne straniere immigrate.2
Quando declamano che sono tutte vittime della tratta e si deve lottare contro il traffico di esseri umani esse non spiegano che la maggior causa del traffico di esseri umani sono le politiche di chiusura contro l’immigrazione che costringe milioni di persone nel mondo ad affidarsi a viaggi disperati e a pagare per entrare in Europa clandestinamente in cerca di un lavoro o per fuggire dalle guerre (anche guerre neocolonialiste). Così come non dicono che per molte donne, uomini e persone transessuali la prostituzione rimane l’unica alternativa per uscire da situazioni di povertà o emergenza economica.
La lobby dice che la prostituzione di donne e ragazze è una forma di violenza sessuale che ne pregiudica i diritti umani, e quindi auspica la punizione del cliente. Ma volutamente ignora che l’impatto delle leggi che criminalizzano il lavoro sessuale annullano anche il più elementare diritto umano delle sex workers alle quali viene impedito di circolare liberamente nelle strade e persino di parlare con le persone!3 Vedi le ordinanze dei sindaci antiprostituzione! La lobby occulta consapevolmente le tragedia delle detenzioni ed espulsioni delle donne straniere fermate nelle retate e trattenute nei CIE. Ignora anche la violenza a cui vengono sottoposte per legge le sex workers in Svezia dove vengono trascinate in tribunale con lo scopo di farle testimoniare per condannare il compratore di servizi sessuali,4 e dove vengono considerate dai servizi sociali delle malate da curare. La Lobby ignora anche che la salute delle sex workers viene messa in pericolo quando per dimostrare che vendono servizi sessuali la polizia sequestra i preservativi come prova del crimine, e questo avviene un po’ ovunque ed è stato ampiamente denunciato dalle attiviste e criticato dalle Agenzie per la salute5 che si occupano della prevenzione di HIV/AIDS. Le agenzie internazionali per i diritti umani e la salute hanno avvisato che penalizzare il lavoro sessuale può aumentare il rischio di HIV e malattie a trasmissione sessuale perché fa sparire nel sommerso il lavoro sessuale e inoltre aumenta lo stigma verso le sex workers ed è stato dimostrato che di fatto crea barriere all’accesso ai servizi sanitari6.
La lobby parla di femminismo ma pretende di negare il diritto all’autodeterminazione sessuale e la libertà di scelta a persone adulte e consapevoli. La lobby parla di lotta alla povertà e alla esclusione sociale ma esige di eliminare il lavoro sessuale escludendo così migliaia di donne povere e i loro figli dalla possibilità di avere un reddito. E per concludere visto che noi non neghiamo l’esistenza di un certo numero di criminali che si approfittano anche con violenza delle sex workers più vulnerabili accusiamo che impegnare la polizia per fare la caccia alle sex workers e ai loro clienti distoglie dai veri soggetti criminali che sono gli sfruttatori e i trafficanti.
Per queste e altre ragioni crediamo che la campagna “Insieme per un’Europa libera dalla Prostituzione” sia fortemente stigmatizzante e possa aumentare un sentimento di rifiuto sociale contro migliaia di donne in Europa. Il video-clip “For a change of perspective” a sostegno della campagna è volgare e incita a sentimenti di repulsione verso le donne. Cosa questa che potrà solo avere l’effetto di aumentare la violenza contro il genere femminile.
ROMA 30 novembre 2012
Firmato e condiviso da:
Associazione Radicale Certi Diritti
Comitato per i Diritti civili delle Prostitute
Onlus
Movimento Identità Transessuale
Associazione S.Benedetto al Porto
Etnoblog Associazione Interculturale
Dedalus,Associazione Priscilla
Tampep Onlus
Piam Onlus
Ideadonna Onlus
Don Andrea Gallo
Vittorio Agnoletto
Maria Gigliola Toniollo
NOTE:
1 la Corte di Giustizia CEE, con sentenza del 20.11.2001 ha riconosciuto che l’attività di meretricio deve essere qualificata come lavoro autonomo “.
2 TAMPEP International Foundation Prostitution mapping 2008 West, North, South Europe (old EU): 70% migrants (up to 90% Italy + Spain) http://tampep.eu/documents/Report-Regional-Commission-Meeting.pdf
3 Comune di Verona ORDINANZA n. 81- 2-agosto-2008 “..in tutto il territorio comunale è vietato a chiunque contrattare ovvero concordare prestazioni sessuali a pagamento, oppure intrattenersi, anche dichiaratamente solo per chiedere informazioni, con soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada o che……. manifestano comunque l’intenzione di esercitare l’attività …“
4 Daniela Danna 2010 “Il tappeto svedese sulla prostituzione” http://www.ingenere.it/persone/danna
5 UNDP Global Commission on HIV and the Law, “Risks, Rights, and Health,” July,2012, p. 43.
6 UN General Assembly, Report of the Special Rapporteur on the on the right of everyone to the enjoyment of the highest attainable standard of physical and mental health, Anand Grover, A/HRC/14/20, April 27, 2010, http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/14session/A.HRC.14.20.pdf (accessed November18, 2012), para. 37 and para 39