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Diario di un uomo che offende la dignità delle donne

Faccio cose tecniche, in generale. Non mi curo dell’aspetto umano. Arrivo e ti sistemo il microfono e poi raddrizzo la telecamera e faccio in modo che tutto lì sia pronto. Controllo camerini, la diva è a posto. Striscia verso lo studio e nel frattempo dice “l’inquadratura sempre dal basso, mi raccomando” perché dall’alto viene bassa. Punto il faro, le altre luci, ed è quello che si fa in una piccola emittente. Dove c’è uno che fa tutto e gli altri ti dicono che devi girare di qua, andare di là, fare così.

La signora si lamenta che è costretta a stare con una spina sui capelli per tenerli ben schiacciati da un lato. Non venivano diversamente. “Non mi farò fottere il posto da quella troietta che si fa il capo…” e si riferisce all’ultima giovane show girl che ha acquistato con contratto in esclusiva l’emittente. Perciò la signora, che è una professionista, fa vedere tutto il vedibile e dice “zumma sulle tette… le mie sono vere… che ti credi” e io annuisco. Non la capisco questa gara inviperita ma finchè c’è da tenersi il posto io sono solidale. Se la signora mi dice zumma le tette io zummo le tette. Se mi dice riprendimi la coscia dal basso io gliela riprendo e fosse anche una inquadratura all’inguine io gliela faccio per dovere sindacale. Tra precari ci sia aiuta. E oltretutto se buttano fuori lei me ne vado io che sono qui a contratto per questa trasmissione.

Entra il primo ospite e lei ci tiene a dirmi che il riflesso di angelicità deve essere tutto proiettato sulla sua faccia. Luminosa e splendida e tirata come fosse appena uscita dall’intervento di un chirurgo plastico. “Non me lo posso permettere” mi dice in confidenza, ma se potesse si rifarebbe dalla testa ai piedi perché l’immagine è importante ed è un investimento e se si rifà di tutto allora acchiappa anche un altro anno di contratto.

Intanto s’è gonfiata il labbro e si è distesa un po’ la fronte per cui la sua espressione è immobile e pare che abbia un herpes permanente sulla bocca. Finita l’intervista che conduce splendidamente, perché brava è brava, non c’è dubbio, mi dice che al saluto devo fare notare la differenza tra lei e l’ospite, ché deve sempre sembrare un po’ più brutta anche se sono baci e abbracci e tra una stoccata sull’ultimo fidanzato e un’altra sulle foto apparse sulla rivista di gossip viene fuori che si amano alla follia e che sono grandi amiche. Che proprio non si conoscano non vale la pena dirlo.

Tu sei il mio migliore amico” mi dice in confidenza e poi mi ordina di prenderle un caffè. “la prossima volta devi fare vedere il tatuaggio sulla spalla e poi concentrati sullo sguardo. Gli occhi sono la cosa bella che m’è rimasta.” e figlia mia, viene da dirle, ma tu sei bella tutta e se ti decidessi a darti una regolata e a trovarti un altro lavoro non sarebbe male. Ma che lavoro fa una che ha studiato pose accattivanti dalla nascita e che sognava il mondo dello spettacolo come uno scienziato sogna il Nobel?

Domani c’è il balletto e lì le inquadrature devono essere cliniche. Lei sa quant’è difficile riprenderla a piroettare senza fare vedere che è una chiavica nel ballo e poi centrare l’obiettivo sui dettagli che ti fanno scordare l’incapacità. Il culo, la gamba lunga, la curva della schiena. Devo scoparla con l’obiettivo e nessuno crederebbe che sono io a restituirle una sensualità che proprio lei non ha. Vederla tutti i giorni a figura intera ti fa passare ogni fantasia. E’ fredda e tesa e non mi piace proprio.

Dopodiché mi chiama il direttore e dice che dobbiamo darci un taglio con la trasmissione. Bisogna renderla sobria perché le donne sono offese. “Offese da chi?” dico ingenuamente io. “Dicono che offendiamo la dignità delle donne…“.

Non sono mai stato un genio in fatto di associazioni di pensieri e a scuola a malapena ho finito col diploma però proprio non c’arrivo. Ho un mutuo da pagare e la presentatrice, pure lei, c’ha le spese sue. Vado da lei e le dico “ci sono quelle che stanno difendendo la tua dignità…“. Mi silura con uno sguardo e dice “ci fosse qualcuna che si facesse mai i gran cazzi suoi… e oggi, mi raccomando, fai vedere lo spacco alto che arriva fino al gluteo perché ‘sta gonna merita almeno l’1% di share“.

Eseguo. Offendo la sua dignità per la modica cifra di poco più di un migliaio di euro al mese e me ne torno a casa. Però sto meditando di fare togliere il mio nome dai titoli di coda. Ché a me dall’ira delle donne offese chissà mai se qualcuno mi difende.

Devo pensare seriamente di lavorare con il porno esplicito. Almeno lì non c’è bisogno di pigliarsi tutti quanti per il culo…

Posted in Narrazioni: Assaggi, Storie Precarie.


13 Responses

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  1. maralibera says

    @Rita
    la definizione di commentatore patologico è diretta ad alcune precise persone. e sono veramente patologiche. 😀
    se non vedi che è in moderazione vuol dire che per qualche ragione l’ha ingoiato l’antispam. sta succedendo da qualche settimana e non abbiamo capito perchè. ma dopo che ci è stato segnalato andiamo al ripescaggio se nel frattempo non è stato ripostato il commento.

    Il Chaptcha è la peste di questo secolo. quanti ne stermina lui proprio nessuno. a questo proposito ti invito a leggere questo: http://www.zerocalcare.it/2012/10/01/captcha/

    buona giornata a te 🙂

  2. RitaVergnano says

    @Mara: l’ho capito il vostro punto di vista e lo condivido. Si tratta in pratica di virare la rotta senza compiere gli stessi errori in senso opposto…se è questo condivido, anche se personalmente la ritengo un’ipotesi abbastanza remota per molteplici ragioni, ma questa è una mia opinione.

    Chiedo scusa per eventuali commenti duplicati.. non vorrei essere inserita nei commentatori patologici 😀 è che ogni tanto mi va via la finestra dicendomi “commento duplicato già inserito” dopodichè non lo vedo con la dicitura “awaiting moderation”..
    …e poi il chaptcha (insomma quella roba lì.. ) con la “o” con l’accento acuto non si puòòòò … ò vedere! :-DD, scusate la digressione alleggerente, ho finito le lamentele, grazie e buona giornata

  3. RitaVergnano says

    @Mara: l’ho capito il punto di vista e lo condivido. Si tratta in pratica, di virare la rotta cercando di non compiere gli stessi errori ma in senso speculare, e su questo concordo.

  4. maralibera says

    @Rita,
    se segui il nostro blog sai che noi e la Terragni siamo parecchio distanti (ed è un eufemismo che edulcora e di parecchio). In quanto alla Zanardo quando e se ha assunto posizioni che non abbiamo condiviso lo abbiamo sempre rilevato pubblicamente e continueremo a farlo perché diversamente dalla Terragni si pone in maniera dialettica. Rispetta le opinioni altrui e noi rispettiamo le sue anche quando non le condividiamo, il che può avvenire anche spesso. Ma a prescindere da questo quello che volevo dire è che non si può squalificare una critica antissessista nelle sue intenzioni quanto invece bisognerebbe e bisogna, e noi lo facciamo, ampliarla.
    Negli ultimi tempi, non pochi mesi in realtà ma molto di più perché l’assunzione di consapevolezza non può mai avvenire da un giorno all’altro, abbiamo ampliato il quadro anche all’esterno, osservando anche reazioni di opposizione sterile e abbastanza sessiste anche dalle donne ed è un carico di “lavoro” militante in più che non è certamente semplice da gestire. Ma ci preoccupiamo anche di non fare l’errore opposto che diventa quello di deresponsabilizzare un genere in favore dell’altro dando opportunità a chi vuole speculare su tesi sessiste di poterle accreditare a difesa di chi realizza programmi di merda o pubblicità bruttissime. Perché quello che con onestà intellettuale dici tu diventa tema di speculazione e io non credo che quando uno che fa soldi con un programma televisivo attacca o mette in circolo una potenza mediatica enorme che scredita la Zanardo per poter eludere le critiche lo faccia con il tuo stesso intento squisitamente antisessista. Quindi perdona la prudenza ma c’è sempre da puntualizzare che Zanardo è meglio di chi fa quei programmi e di chi realizza quei manifesti.
    E per il resto, appunto, come dici, siamo assolutamente d’accordo.

  5. RitaVergnano says

    @Mara: quando uscì il documentario della Zanardo, pensai .. finalmente qualcuna che non dà la colpa agli uomini .. vi era contenuta una frase che diceva più o meno “perchè le donne si trasformano in quello che PENSANO sia l’immaginario degli uomini”. Insomma più o meno lasciava trapelare un fraintendimento di fondo. Non così nel prosieguo della sua iniziativa, per quanto osservato e per quanto leggo sul suo blog e sulle sue iniziative con, per esempio, Marina Terragni.
    Perchè Mara, onestamente

    “talune femministe dicono che il problema sta negli uomini che mercificano e obbligano le donne a intraprendere solo un certo tipo di lavoro perchè diversamente possono restare a casa a fare la calza. estrema una posizione ed estrema pure l’altra.”

    questa posizione che tu qui descrivi, non è di “talune” femministe, storicamente parlando, fino all’ “altro ieri” (fa eccezione qualcuna di voi qui in questo blog da qualche tempo a questa parte) era la posizione di “tutte” le femministe. Sono anni che cerco un barlume di “tesi” contraria che responsabilizzasse anche le donne, ma non si è mai andato oltre alle donne “colpevoli di amare troppo” ovverossia colpevoli di essere troppo buone. Sì è vero, qui c’è, in molti articoli degli ultimi sei/sette mesi c’è.

    Però io ho appunto parlato espressamente di “errore” del femminismo. Proprio nella sua concezione teorica. Errore che la Badinter ha rilevato già un po’ di anni fa, dal suo osservatorio francese e forse anche più generale. Ora, va bene, io lo riconosco questo sforzo che state facendo per ristabilire una “parità” di moralità e di responsabilità. Ma, a mio avviso, non si può nemmeno minimizzare troppo il disastro culturale di rivendicazioni basate per anni e anni su un solo punto di visuale cieco tendente a deresponsabilizzare una parte e a colpevolizzare l’altra. Fatto per molti versi e per la stragrande maggioranza delle attiviste e anche degli attivisti (perchè anche molti uomini hanno percorso questa strada dell’autocolpevolezza di genere, guarda forse in misura pure maggiore io credo) in buonafede, siamo d’accordo.

  6. maralibera says

    Diana, credo che sottovaluti e di molto il lavoro fatto da Lorella Zanardo. Uno perché non ha bisogno di questo per campare (e rispondo a Rita) e due perché il lavoro di analisi che lei fa sui media non parla di oppressione sulle donne che lì si esibiscono ma parla di diffusione e cristallizzazione di una cultura che presenta quella forma di comunicazione come unica e imprescindibile. fare audience senza un culo oggi è impensabile. Dopodiché io questa offerta enorme in cui vedi le donne assolvere ad altri ruoli non la vedo affatto. E se questa cosa la metti a confronto con la vita reale sai perfettamente che la bella immagine viene richiesta non solo per fare la velina in tv ma anche per pulice i cessi in un pub. La mercificazione del corpo delle donne, ma pure degli uomini, è un fatto che investe culturalmente ogni pezzo della nostra società. Costruisce sessismo e discriminazione e tutto questo Lorella lo va a raccontare nelle scuole in un lavoro importantissimo fatto con intere classi che analizzano il linguaggio delle immagini.
    Qui non si tratta di fare o meno opera di diffusione di messaggi “antimaschili” ma si tratta di capire qual è il modello culturale prevalente e chi lo realizza. Zanardo non dice chi. Dice come e dice che effetti e conseguenze. E’ pura critica antisessista esattamente come la facciamo noi quando vediamo un culo in un manifesto pubblicitario per vendere anche un acido sturacessi. Ma neanche noi diciamo chi. il punto infatti non è il “chi” perché a realizzare quei programmi e manifesti e quella cultura sono uomini e donne. ed è questo che credo eretica volesse dire nel racconto e non stabilire come avete concluso voi che non esiste un problema. il problema esiste eccome. chiarito che i colpevoli della questione e di tanta mercificazione non sono solo gli uomini ma c’è tutto un mondo che vende e compra finiamo per banalizzare il problema e per dire che non c’è?
    poi chiedo: possibile che io non riesca a leggere nelle vostre parole, e non sono polemica davvero, altro che l’intento ad assolvere gli uomini e a puntare il dito della “colpa” dritto sulle donne? chiunque sia responsabile della diffusione di culture pessime e ripeto CHIUNQUE, per fare un passo avanti da questo genere di discussioni che sono ferme in difesa di un genere o dell’altro, discussioni che noi abbiamo superato da moltissimo tempo e che vorremmo fossero superate in generale, possiamo ora vedere come risolvere il problema? perchè è lì che capiamo come funziona la questione.
    certi uomini dicono che il problema si risolve attribuendo zoccolitudine alle donne che si spogliano, talune femministe dicono che il problema sta negli uomini che mercificano e obbligano le donne a intraprendere solo un certo tipo di lavoro perchè diversamente possono restare a casa a fare la calza. estrema una posizione ed estrema pure l’altra.
    c’è l’autodeterminazione di cui tenere conto e la libertà di scelta e sacrosanta e poi c’è da creare delle condizioni per fare in modo che scoprire il culo o avere una immagine appetibile non sia l’UNICA possibilità che una donna ha per realizzarsi nel lavoro.
    e non è solo un problema femminile. è un problema di tutti i generi perché in generale il tema dell’immagine oggi è prevalente e riguarda pure gli uomini (va bene così?). ma come ne usciamo? questa è la domanda.

  7. diana says

    (quello che dice Zanardo non interessa, non ai mercatisti, ma a chi ritiene che ognuno debba essere libero di scegliere (se fare certi programmi e/o guardarli). In questo senso, p vero, a me non interessa. Non ravviso gli estremi perché si possa parlare di imposizione e/o oppressione, non esiste (per fortuna) un canale unico, esiste una rosa di programmi molto varia. Bene.

  8. Alessandra says

    Se dobbiamo ridurre tutto al fatto che “esiste la domanda, siamo in un mondo libero, quindi che problema c’è”, allora possiamo giustificare tutto e tutti, sempre. E poi chi ha davvero dimostrato che la televisione non possa fare a meno del trash se vuole l’attenzione del pubblico? Esistono ricerche serie in tal senso? Io credo sia un sentire comune, un così fan tutti a cui nessuno ha mai pensato seriamente che porta gli autori – anche donne, certo, chi ha mai pensato di dividere il mondo in buone e cattivi? – a un appiattimento assoluto sul nulla, tanto così è più facile, nessuna creatività, nessun impegno. Zanardo ha coraggio: pone un problema che a chi ritiene che il mercato giustifichi tutto non interesserà, ma ad altre persone sì, e quando lei parla di “modello unico” non si riferisce solo alle veline ma anche alla giornaliste e cuoche varie. Viene derisa, insultata e ridicolizzata per questo. Sarebbe più facile dire che va bene così.

  9. diana says

    p.s. Il fatto che ci siano orde di donne disposte al velinismo, e al silicone, e al botox, e all’escortaggio, e al matrimonio di interesse, e a usare il proprio corpo per fare carriera o per fare soldi, cioè orde di donne che fanno scelte diverse da quelle “certificate” e politicmente corrette giustifica senz’altro l’onnipresenza del fenomeno che ha tutto il diritto di esserci in un mondo libero (- tra l’altro, se è onnipresente vuol dire che c’è grande richiesta – e non da parte degli uomini. Ricordo tra l’altro che l’autrice dei programmi delle ninfette di Boncompagni, per esempio, era una donna, Irene Ghergo).

    Ma in tivù non si vede solo questo. L’offerta è sterminata: tra giornaliste, cuoche, stiliste, conduttrici e comiche, ce n’è davvero per tutti i gusti. Trovo ridicola, ormai, la storia del modello unico imposto. Non è né unico né imposto. Tra l’altro, l’ipocrisia di tanti/e “indignados”, e il doppio standard che regna sovrano, appare lampante nella messa laica e “progressista” per eccellenza, quella di Fabio Fazio, dove abbiamo una comica che non trova di meglio che fare battute sul pisello del conduttore (se fosse un maschio a fare lo stesso con una femmina, apriti cielo), e una valletta muta in pieno stile anni cinquanta. Quelle vanno bene perché sono sbagliate, ma dalla parte giusta.

  10. diana says

    sottoscrivo Rita Vergnano al mille per mille, soprattutto sul tema libertà e responsabilità.
    Firmandomi anch’io, Diana Corsini

    p.s. ho apprezzato molto il post di eretica, ben scritto, arriva dritto al punto.

  11. Alessandra says

    Per me il problema del “chi le obbliga” non si pone: è ovvio che nessuno le obbliga, ci sarà sempre gente per soldi, per vanità, per qualsiasi altra cosa è disposta a perdere la dignità in vari modi. Il punto è che a decidere le trasmissioni sono gli autori: sono loro a prevedere l’esistenza di queste figure, e come devono essere raccontate, presentate etc. In parole povere, se una persona fosse disposta a farsi legare e sputare addosso davanti a una telecamera, potremmo dire “va be’ l’ha chiesto lui, è giusto che abbia il suo spazio in tv?” Uno spazio in tv deve essere in funzione di un senso, e non dovrebbe basarsi sempre e solo su stereotipi di genere, di razza, di condizione sociale, così come avviene. Il fatto che ci siano orde di donne disposte al velinismo non giustifica l’onnipresenza del fenomeno.

  12. RitaVergnano says

    Lo dico senza polemica.. ognuno tira a campà come può. In questo tirare a campare ci metto pure Lorella Zanardo. Se ne dispiacerà perchè dice in ogni dove che non è questione di moralismo, però dribbla il punto. Qualche giorno fa da Augias, parlando del “corpo delle donne” e della dignità delle donne, mi dicono (io non l’ho vista.. in stile con quanto dirò dopo :-D) abbia ignorato la “domandona” di alcuni studenti: chi obbliga queste ragazze a svestirsi? Lei ha parlato di autodeterminazione, certo, chè l’autodeterminazione non si tocca, ma è una contraddizione in termini battersi per una TV in cui non venga offesa la dignità della donna e battersi per l’autodeterminazione, ad un certo punto pone dei limiti a “qualcuno” o a “qualcosa”. E’ l’eterno dilemma della libertà. Io sono libera di fare ciò che mi pare, anche di autodistruggermi, anche di farmi del male, quando non ledo la libertà altrui. Ma poi di fatto esiste tutta una serie di meccanismi sociali che mirano a far sì che il minor numero di gente possibile arrivi ad autodistruggersi, che il minor numero possibile di gente arrivi a farsi del male. Lo si fa tramite la cultura, tramite l’educazione. Che di volta in volta viene presentata come la “più” buona, la “più” utile etc.
    Tre anni fa in un servizio su Matrix che seguiva il nascente fenomeno del documentario su “il corpo delle donne” una giornalista intervistava dei giovanissimi maschi. Quasi tutti col cervello ben lavato tiravano fuori la cosa della dignità della donna, e il corpo della donna …quando esplicitamente ella (la giornalista) dice qualcosa tipo “ma lo sai che quelle ragazze si spogliano per colpa tua?”.

    Ecco: la Colpa. Se un grande errore è stato fatto in tutte le battaglie (alcune tra l’altro condivisibili come condivise sono state da moltissimi oltre che da moltissime) che riguardano le donne è stato quello di rigettare le responsabilità dello stato delle cose. Ma la libertà non può esistere senza assunzione di responsabilità. Questo è mancato, a mio avviso, per troppi e troppi anni. Ed è stato questo che mi ha fatto osservare il femminismo (tutto) con sguardo critico. E a far sì che non me ne avvicinassi mai.

    Poi bisognerebbe chiedersi “chi” guarda le trasmissioni. Chi sta nello “share”.
    Perchè io ogni volta che vado dalla parrucchiera ho l’impressione che siano le vecchiette a sapere tutto su Belen, la Canalis e la d’Urso. Oltre alla parrucchiera, che mi da l’impressione lo faccia per “dovere professionale”: oltre ad aggiornarsi sul taglio/tinta/piega dovrà fare un aggiornamento su Novella 2000 e tv pomeridiana, che sennò non può intrattenere le clienti mentre gli fa la tinta.
    Rendiamocene conto: nessuno le guarda se non di sfuggita. Così dicon tutti
    Ma sono sempre al centro dei pensieri di tutti.
    P.s:mi firmo con nome e cognome perchè vedo che c’è un’altra commentatrice che si chiama Rita. Così evitiamo fraintendimenti che mi è già successo su altri blog 😉

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  1. Diario di un uomo che offende la dignità delle donne « Al di là del Buco linked to this post on Dicembre 16, 2012

    […] una mia storia, la recupero e la metto qui così – forse e se mi va – posso proseguire il diario. Share […]