Sempre sulla pagina facebook gestita dalle nostre sostenitrici a parte che ragionare di sessismo e stereotipi sessisti riferiti a donne e uomini si ragiona di violenza sulle donne e si è aperta una parentesi sulla violenza sugli uomini. Questo il dibattito che ne è conseguito.
La domanda era: ”
“Sondaggio, qualcun@ ci ha chiesto di verificare la possibilità di indagare, dopo la campagna “Violenza sulle donne è… ” che continua e alla quale vi invitiamo ancora a partecipare, anche la violenza sugli uomini. Secondo voi “Violenza sugli uomini è…?” Cosa? Come? Quando?”
Le risposte:
Nara: “è molto rara la violenza sugli uomini, quasi inesistente, sarà 1 caso su un miliardo.
Gemma: “Beh, anche gli uomini sono bombardati da stereotipi che li vogliono forti, coraggiosi, estranei ai sentimenti, interessati solo al sesso… non so se è violenza, di certo non è libertà
Valeria: “mi spiace compagne…ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare una forma di violenza sugli uomini…… nessuna…… assolutamente.”
Cinzia: “sicuramente esiste una violenza effettuata sugli uomini, e in questo caso è legata alla classe sociale, al gruppo etnico cui gli si ascrive, ma non credo che esista una violenza maschile che assuma forme così oppressive e tipiche come quella della violenza sulle donne. Senza contare che anche gli stereotipi che rinchiudono l’uomo sono più flessibili. Non so quanto possa essere utile porre la questione in questi termini di opposizione… forse potremmo riflettere un po’ su come la divisione sociale in base al genere si mantenga anche grazie a forme di violenza e opposizione (alternate ad aggiustamenti necessari, per illuderci che si vada avanti).”
Aurelia: “se perdi il lavoro sei un fallito. se non sei la spalla forte su cui appoggiarsi sei un fallito. se cedi e ti mostri vulnerabile sei un fallito. e’ la violenza della famiglia sui figli. la violenza dei ruoli sulle persone.
Alessandra: “concordo con Gemma, è soprattutto incastrarli nei ruoli e nei compiti tradizionali, lo fanno soprattutto da sé ma lo subiscono anche dalle donne… questo gli toglie libertà di pensarsi e costruire la propria vita in piena libertà. inoltre dalla mia esperienza violenza è perfino farli crescere viziati e inconsapevoli, allo stesso tempo incapaci di considerare i bisogni e le differenze dell’altro e di comunicare realmente, e allo stesso tempo dipendenti e pieni di sensi di colpa verso le mamme
in sintesi, l’inconsapevolezza in cui li imprigiona il nostro stile di vita direi.
Maria Grazia: “E basta con questa farsa delle Pari Opportunità!”
Cinzia: “capisco l’asfissia dei ruoli tradizionali, ma un uomo viene ucciso perché “extracomunitario” perché povero… c’è sempre un aggettivo accanto ad un uomo che ha subito violenza; questo non è sempre necessario per le donne…”
Femminismo a Sud: “Scusate: mi state dicendo che gli uomini non subiscono violenza? Non vengono mai picchiati, molestati, perseguitati, uccisi? Non subiscono mai violenze psicologiche, mobbing, maltrattamenti?”
Cinzia: “certo che la subiscono, ma è diverso il contesto. Non basta essere un uomo per subire violenza: “uomo più aggettivo” ed è quella la specificazione scatenante. Almeno dal mio punto di vista.”
Femminismo a Sud: “nel senso che tu dici le donne subiscono le violenze in quanto donne e gli uomini in quanto qualcos’altro?”
Tatella: “violenza sugli uomini è quando a 14 anni suo padre lo portava in casìno a “sverginarsi come si deve”….forse si è anche divertito ma non lo sapeva quanti danni (ahimè) faceva invece questa iniziazione…”
Maria Grazia: “E comunque la violenza sugli uomini la fanno gli altri uomini”
Cinzia: “Esatto, almeno è questa la percezione che ne ho. Faccio un esempio banalissimo. Ci sono ragazzi aggrediti per strada perché avevano una maglietta politica, ma in quel caso aggredisco l’uomo “comunista di merda”, non semplicemente un ragazzo in giro.”
Femminismo a Sud: “Scusa Maria Grazia, capisco quello che vuoi dire, ma resto perplessa. Non ci sono donne che picchiano i compagni? Che li perseguitano? Mamme che picchiano i figlioli? Chiedo eh. Io non ho dati e non so ma nel mondo in cui vivete esistono uomini che subiscono violenze? Dopodiché il tema non voleva essere a proposito di violenze da parte delle donne. Mettere le mani avanti per dire che noi non c’entriamo e un po’ come quando dall’altra parte c’è chi nega che le donne possano subire violenze. Così come nella serie infinita di messaggi che parlano di violenza sulle donne abiamo visto che la violenza viene agita da chiunque, uomini, donne, amiche, amici, fratelli, sorelle, zie, nonni, eccetera, anche in questo caso, a partire dal fatto che siamo tutti lì a subire (o agire e veicolare) la stessa cultura, si può dire che esistano uomini sui quali venga usata coercizione per addomesticarli ad un ruolo? Per esempio… Non so.”
Linda: “Violenza sugli uomini è… gente che dice che la violenza sugli uomini sarà una su un miliardo senza alcun dato, e gli uomini che non cercano mai aiuto perchè per un uomo è socialmente inaccettabile essere debole, essere vittima.”
Susan: “Violenza sugli uomini è farli crescere maschilisti. È viziarli e non farli diventare indipendenti perché c’è la mamma che fa tutto per loro, e poi sarà la moglie. È schernirli perché non sanno neanche accendere la lavatrice, dimenticando che è la società che li vuole così. È chiamare omosessuale un uomo se mostra un lato più sensibile. É l’uomo non deve chiedere mai.”
Linda: “Solo perchè viviamo tutte nella più completa IGNORANZA riguardo la violenza sugli uomini, non possiamo andare in giro a dire che non esiste. Un altro esempio… nei divorzi, i bambini che vengono sempre e comunque affidati alla madre (e io ho visto di persona almeno due o tre casi in cui la madre è fuori di testa mentre il padre è una brava persona: ma i bambini si sa, vanno alla madre!) e i padri si ritrovano soli, in balia dei capricci della madre per quando poter vedere i figli, alle volte addirittura a dover tornare a vivere coi genitori a cinquant’anni suonati perchè dai tutto in alimenti… ho visto personalmente un paio di esempi veramente allucinanti, in cui le madri sono persone indegne ma, poichè femmine, hanno avuto tutti i vantaggi… è violenza anche questa.”
Maria Teresa: “le violenze che subiscono gli uomini derivano dalla loro stessa cultura patriarcale, quella che uccide noi. Nel momento stesso in cui si libereranno dai loro vincoli impareranno a rispettarci. E’ giusto porsi dei dubbi nei confronti dell’altro sesso, ma secondo me è un cane che si morde la coda, il problema risale sempre a loro.”
Femminismo a Sud: “Linda si, ma per favore non tiriamo fuori qui la propaganda dei padri separati. Anche lì servono dati e non pregiudizi in cui si dice che le madri poiché femmine hanno vantaggi. le madri, proprio perché femmine non hanno vantaggi e se e quando li hanno, se vantaggi si possono definire, è perché fa comodo ad uno stato patriarcale, una cultura patriarcale, che sul ruolo delle madri investe intrappolandole perché sono ammortizzatori sociali gratuiti per un welfare che fa acqua da tutte le parti. Se vuoi ragionare di questo prego non sottovalutare la nostra intelligenza e produci un ragionamento che va oltre “io ho visto un paio di casi”. se la metti così anche noi abbiamo visto più di un paio di casi in direzione totalmente opposta. more equilibrio, please. dopodiché sono proprio ragionamenti pregiudizievoli come questo che impediscono un sereno confronto su cosa sia, eventualmente, violenza sugli uomini. non ti/vi lasciate prendere dalla tentazione di dover dirigere per forza il discorso dove dite voi per evangelizzare il mondo con un solo credo. lasciate che si amplii lo sguardo in modo autonomo. grazie.”
Linda: “Ovviamente non ho detto che è sempre così. Chiaramente c’è anche l’opposto: il mio citare un paio di casi (visto che sono gli unici dati che ho) è solo per dire che esiste, che non si può liquidare tutto con un ‘non c’è la violenza sugli uomini’; è per dare un esempio di un campo in cui la violenza sugli uomini accade, in quale percentuale non so. Però esiste. Non è ‘propaganda di padri separati’ nè men che mai un insulto all’intelligenza di nessuno: avrei potuto forse presentarla meglio, ma tutti questi messaggi sul ‘la violenza sugli uomini non c’è’ e ‘tanto anche se c’è è colpa loro e se la sono cercata’ mi hanno fatto reagire malamente.”
Michela: “non esiste la violenza sugli uomini in quanto categoria. Può esistere in sottocategorie al limite, ma gli uomini non vengono mai discriminati in quanto tali”
Wild: “Forse bisognerebbe contestualizzare meglio di che tipo di violenza si vuol parlare. Quando ci si chiede “violenza sulle donne è” è evidente che si sta parlando della violenza di genere, della violenza maschile (culturale, psicologica, fisica) sulle donne in quanto donne.
Quindi, vediamo cosa può essere identificato come violenza di genere sugli uomini. E’ inutile (e provoca solo confusione ed equivoci) tirare in mezzo anche quelle tipologie che non c’entrano nulla col genere e con la struttura sessista della società, come un rapinatore/trice che ammazza un vigilante in banca, perchè tutto ciò non centra nulla.”
Femminismo a Sud: “Linda credimi, sappiamo quello che diciamo. Una discussione così mal posta come hai fatto tu diventa un limite per un ragionamento che già di per se’ è complesso. Se vuoi superare una barriera di indifferenza verso un fenomeno ignorato a mio parere dovresti farlo senza prendere in prestito teorie in cui la generalizzazione è un pretesto per ottenere consenso. le donne/madri non hanno vantaggi in quanto tali, semmai stanno nella stessa trappola in cui restano gli uomini/padri. Le prime intrappolate a fare le mamme e ad essere attaccate a quel ruolo per fare un favore allo Stato patriarcale e i secondi intrappolati al ruolo di soggetti anaffettivi e privi di esigenze emotive così come la cultura patriarcale li vuole. Se c’è chi non vede il dolore di un uomo o la violenza che lui percepisce si deve anche a questo. Non serve reagire malamente. Serve capire e ragionare e poi raccontare. Io vorrei si raccontassero gli uomini. Vorrei raccontassero perchè padre o madre li hanno picchiati, quando e come si sono sentiti feriti, in quanti e quali modi pensano di aver subito violenza.”
Wild: “Sono d’accordo con quante hanno già espresso il punto sulla violenza del RUOLO imposto sull’uomo, da altri uomini e dalle stesse donne. E poi nessuna ha parlato della violenza omofoba di uomini e donne su uomini, anche quella entra nel discorso.”
Femminismo a Sud: “Wild allora parliamo di categorie patriarcali. vittime di cultura patriarcale chi? come? abbiamo già detto che gli uomini sono vittime di stereotipi, spesso inflitti dalle stesse donne, come quando voi raccontavate che se uno rifiuta una donna viene definito frocio o quando agisce in modo non machista viene trattato come fosse inferiore, poi c’è lo stereotipo sessista che vuole gli uomini tutti carnefici, o tutti violenti e le donne tutte buone e materne e piene di empatia. la cultura patriarcale è ragione di distribuzione di ruoli sociali nei quali tutti siamo incastrati. gli uomini alla produzione e le donne alla riproduzione. se vedi la questione da un punto di vista di classe sono poveri contro poveri. cosa succede, o meglio, come agiscono le tante persone, uomini e donne, che veicolano cultura patriarcale per far restare l’uomo in un determinato ruolo? che sia anche quello di un padre assente come diceva Linda? perché noi i padri li vogliamo presenti. è da secoli che diciamo che i ruoli di cura in famiglia devono essere redistribuiti e che i figli sono responsabilità di entrambi i genitori.”
Linda: “Penso che per ogni istanza di violenza su uomini portata a esempio sia possibile dire ‘si ma alle donne va peggio’, ‘si ma non hai abbastanza esempi’, ‘si ma per un uomo a cui succede, succede a cinque donne’, ‘si ma quanti più uomini hanno fatto lo stesso alle donne’ e ‘si ma tanto è colpa della società che hanno creato loro, quindi cazzi loro.’ Se il senso di questa discussione è un generale ‘confermiamo che la violenza sugli uomini non esiste, o che se esiste è comunque irrilevante visto che è in misura minore’, allora sinceramente non sono sicura di perchè si stia facendo. Certamente ci sono molto individui che non hanno creato questa società patriarcale e che anzi, rispettano le donne; non è nemmeno giusto buttarli tutti nel mucchio dicendo ‘eh l’hanno creata loro questa società, cazzi loro’. Molti non solo non l’hanno creata, ma lottano contro di essa. Non meritano di essere buttati nel mucchio dei carnefici che meritano qualsiasi punizione gli capiti solo perchè hanno un pisello.”
Michela: “ok. che gli uomini siano vittima di stereotipi ok. Però non si può parlare di violenza di genere nei confronti degli uomini in quanto categoria, dato che la cultura patriarcale eleva l’uomo (anche se stereotipato, ma la figura dell’uomo), sulle donne, sugli omosessuali, sui maschi non macho, sui fricchettoni ecc… cioé su parti dell’universo uomo non fedeli allo stereotipo. Alla fine tutti sono discriminati, ma non in quanto uomini.”
Femminismo a Sud: “Linda sul fatto che gli uomini di oggi (come le donne) questa cultura non l’abbiano creata sono d’accordo con te, che esistano quelli che continuano a veicolarla, a servirsene, a consolidarla, così come anche esistono donne che veicolano, consolidano, però è innegabile. ma questo non significa che si mette sulla bilancia tutto per dire alla fine che tanto non ce ne importa nulla. almeno per noi non è così. qualunque sia la percentuale, ché fare a gara con i numeri è di un brutto assurdo, se una violenza esiste va vista, che se ne parli e la si combatta. gli stereotipi sessisti che colpiscono gli uomini sono spesso al centro di tanti nostri ragionamenti. lo stesso collettivo di FaS è fatto da uomini e donne. dunque siamo assolutamente consapevoli del fatto che esistono uomini che quella cultura la combattono e vengono visti come la peste, spesso anche da donne, perché inclini a manifestare un ragionamento antisessista che sia difforme, autonomo, rispetto a quello delle donne.”
Maria Grazia: “Non capisco cosa si vuole dimostrare. Poveri uomini anche loro subiscono violenza? Non ci sto. È una prospettiva sterile. La violenza su uomini è donne è figlia del machismo, del desiderio di dominio, espressione di una cultura patriarcale, dominante da duemila anni, le cui vittime sono talvolta anche uomini. Il resto è pourparler …”
Femminismo a Sud: “Maria Grazia personalmente la vedo così: la cultura patriarcale viene agita a più livelli e nei confronti di più categorie di persone. Queste persone poi reiterano quella cultura nelle generazioni future nei secoli dei secoli. se pensi che sia sufficiente combattere la cultura patriarcale quando ne sono vittime le donne lasciando che gli uomini continuino a subirla come risolverai il problema quando poi quegli uomini, e le loro madri, e le sorelle, e le amiche, racconteranno una storia che non somiglia alla tua? penso: c’è un padre o una madre, portatori entrambi di cultura patriarcale, come abbiamo visto nelle tante versione di “violenza sulle donne è” dei cartelli che stanno tra le nostre foto (leggili se non l’hai fatto :)), e questi genitori, talvolta uno e talvolta l’altra, picchiano i figli. la figlia femmina e il figlio maschio. ci occupiamo solo di lei? che si fa? è davvero un pour parler?”
Michela: “uomini e donne perpetuano la cultura patriarcale e gli stereotipi di genere. Però tale status si ripercuote su donne in quanto tali, minoranze di donne e minoranze di uomini, ma mai contro l’uomo in quanto tale. Abbattere gli stereotipi e la cultura patriarcale farebbe bene di certo a tutti, perchè non farlo introducendo la protezione delle minoranze? Qualsiasi sia: per sesso, razza, orientamento, modo di vestire o apparire, idee, lavoro. Qualsiasi cosa che non faccia parte della maggioranza. Questo, secondo me, sarebbe il modo di combattere “L’uomo dominante” e proteggere “L’uomo minoranza””
Femminismo a Sud: “così facendo non li tratti tutti da nemici? non finisci per combattere contro una categoria di uomo che per esempio in quanto etero non si identifica né in una minoranza né nella maggioranza? Come possono essere riconosciute le sue istanze se tu li schiacci al semplice ruolo di nemici che dovrebbero godere per estensione di diritti civili conseguiti da altrI/e senza che sia considerata attendibile la loro voce e che sia data dignità alla loro rivendicazione? mi pongo un dubbio e lo faccio ad alta voce.”
Michela: “Non ti poni contro nessuno. Ti poni solo a favore di chi è schiacciato. Tutti sono schiacciati in qualche modo, proteggendo le minoranze la maggioranza diventa somma di minoranze e non più lo stereotipo di maschio”
Maria Grazia: “Vorrei sottolineare che il percorso richiede in prime cure l’assunzione del problema da parte degli uomini. E mi pare che questo non stia affatto avvenendo”
Femminismo a Sud: “assunzione del problema in termini di corresponsabilità per appartenenza allo stesso genere? io pratico sovente l’antirazzismo pur essendo parte di una maggioranza bianca ed europea ma non censuro la mia lotta né la avverto come qualcosa di anomalo da farsi solo dopo aver espiato le mie colpe in quanto cittadina bianca ed europea. non si finisce così per criminalizzare un intero genere?”
Annalisa: “In un mondo da sempre costruito dagli uomini e per gli uomini, se essi stessi subiscono violenza devono fare i conti con le proprie scelte e imposizioni. Gli uomini poveri subiscono violenza dai ricchi, gl’ignoranti dai colti ( e anche viceversa), i deboli dai forti. E’ un modello che non volevamo/vogliamo copiare. Quando lo facciamo, ci accodiamo ai violenti. Urge cambiamento a cominciare dai luoghi di formazione ( scuole, circoli…) e dalla politica nella quale le “donne nuove” possono portare un sostanziale cambiamento.”
Femminismo a Sud: “Annalisa purché ‘ste donne nuove che dovrebbero portare un sostanziale cambiamento nella politica non siano come le ministre dell’attuale governo. che non è che le donne facciano meglio in politica in quanto donne se poi fanno provvedimenti e scelte che tutto sono meno che positive.”
Annalisa: “Per questo le chiamo “nuove”, perchè non sono quelle che si sono accodate al sistema maschile. In alcune associazioni di donne (è già politica) i metodi sono più democratici e superano litigi di poco conto. Le ministre che conosciamo si sono integrate nel sistema del POTERE che è costruito da millenni di decisioni e gestioni maschili. Se sei dell’opinione che il potere corrompa e non vi sia nulla che possa cambiarlo, il discorso finisce qui. Penso, però, a quando noi della vecchia guardia dicevamo e credevamo che il potere fosse servizio, non gestione autoritaria. Lo spazio angusto di queste conversazioni e l’importanza del tema che hai lanciato mi inducono a fermarmi qui, augurando a tutte noi una maggiore partecipazione alla cosa pubblica e alle decisioni che ci riguardano una per una nelle nostre vite.”
Femminismo a Sud: “no Annalisa, non penso che il potere, inteso come possibilità di fare qualcosa, corrompa, né penso che le donne che agiscano male siano assimilate da un mondo maschile. credo che le donne che sbagliano compiano scelte diverse dalle mie e sono altro da me. non posso giustificarle attribuendo le loro azioni a qualcun altro.”
Federica: “carlo giuliani era un uomo e ha subito violenza, idem Cucchi. Non voglio dare contro a nessuno ma anche sugli esseri umani di sesso maschile viene fatta violenza che può essere psicologica (tipo il bambino maschio he NON deve piangere) o fisica come quelle già citate come ad esempio le violenze subite dagli omosessuali.. uomo non significa solo maschilista, padre padrone o compagno violento..”
Nicola: “Violenza sugli uomini è: “se piangi sei un frocio” – “se hai una sensibilità sei un frocio” – “se non sputi addosso ad un mongoloide, allora sei come lui” /”se non tiri pietre al cane randagio allora sei come lui” (e allora sputano e tirano pietre anche te, in quanto randagio e mongoloide/amico dei randagi e dei mongolotidi), “se non hai la macchina potente sei uno sfigato”, “se hai ragionevole paura di cose pericolose sei un frocio/sfigato/mongoloide” (tutto insieme)…vado avanti?
questo è quello che è successo a me da bambino/preadolescente (e che ancora succede in certi quartieri, in certe zone rurali, in certe aree geografiche). Poi diventi un metro e 80 per 100 kg e la smettono. A suon di botte, ovviamente, ma non ho mai detto di essere un pacifista, per cui sono coerente con me stesso e con l’ambiente in cui sono cresciuto.”
Aniello: “Vero. Senza dubbio, il numero di donne che subiscono violenza fisica è superiore a quello degli uomini. Non si discute. Epperò, quest’inverno è partita un’inchiesta avente ad oggetto la violenza sessuale perpetrata da turistiche tedesche su adolescenti maschi dell’Est Europa. Si tratta di vero e proprio turismo sessuale: donne borghesi somministrano siringhe di viagra a giovani ragazzi, per indurre meccanicamente l’erezione. Per quanto riguarda mobbing e pressing psicologico, credo non vi sia grande differenza tra donna e uomo. “La taglia 42 è il burqa dell’occidente”, tuonava la sociologa nordafricana Fatema Merniss; vero, ma è solo parte del problema. Nell’ultimo ventennio, la mercificazione del corpo si è rivelato un fenomeno legato non ad un singolo genere sessuale, ma ad un’intera generazione. La pubblicità, ormai, punta sull’oggettivazione del corpo tanto maschile quanto femminile: le spalle larghe e la vita stretta, in cui i media inguainano il maschio senza grassi e tutto muscoli, rappresentano standard irraggiungibili, almeno quanto le proporzioni da Barbie propinate alle donne! Secondo il guru delle comunicazioni George Gerbner, ciò che vediamo in tv e sulle riviste, alla lunga, diventa il nostro livello di realtà desiderabile: i canoni che non lo rispettano sono percepiti come mancanza, inadeguatezza. In “Psicologia di Uomini e mascolinità”, la prof.ssa Deborah Schooler indaga la percezione maschile del proprio corpo, nell’ambito dell’economia mediatica di consumo. I risultati? Sorprendenti : il ragazzo medio si sente magro, inadeguato, sviluppa problemi sessuali, disturbi alimentari e depressione. Proprio come succede tra le ragazze.”
Carol: “la violenza sugli uomini? per la maggiore è opera di altri uomini, quelle rare volte che è opera di una donna è la conseguenza di comportamenti persecutori, di vessazioni e violenze ormai inaccettabili fatte dal violentato che se l’è cercata davvero. la nostra è una vera emergenza, non un dibattito solamente. Se c’è violenza contro gli uomini è da parte di una società che li rinchiude in un ruolo, ma loro sembra che non facciano troppi sforzi per uscirne, perchè in fondo è un ruolo comunque vincente e di potere anche quando sono dei poveracci e senza potere, poi tutto il resto è un insieme di violenze sull’essere umano e non su un genere, e quelle sono violenze alle quali siamo sottoposti tutti ma le donne ne subiscono sempre una in più in quanto donne. Sono molto d’accordo con Aniello, il pensiero violento si sta trasferendo anche sui ragazzi, questo però è una conseguenza di quello diretto in origine sulle donne e che non ha bisogno di soldi o mezzi, di fatto è decisamente diretto alle parti più deboli della società, vedi le donne borghesi di cui parlavi (che senz’altro avranno pagato quei ragazzi per i propri piaceri sessuali e non certo presi con la forza e siringati) vedi gli occidentali nei paesi del sud asiatico che usano i bambini per i loro piaceri, vedi tutti i luoghi dove i soldi fanno il bello e il brutto per tutti i deboli, ma prima che si faccia chiaro questo concetto noi donne contunuiamo a cadere sotto i colpi anche dei poveracci che si sentono in diritto di ucciderci per un rifiuto, e non hanno uno straccio di barriera legale che li fermi, quindi trovo fuori tema il concetto di violenza sugli uomini in questo contesto, perchè sono evidentemente due cose diverse. Una colpisce un genere, l’altra una fascia variegata ed eterogenea della società debole. Io non perderei il punto della violenza sulle donne perchè è ora che dobbiamo parlarne e focalizzare il dibattito su questo tema, l’origine, lo sappiamo da sempre è il potere, che sia fisico, culturale o economico non cambia che il bersaglio più ambíto e meno protetto siano, in primis, e sempre le donne.”
Riccardo: “Io amavo giocare con le bambole ma il mio nome e’ Riccardo quindi non mi era permesso e sapete come mi e’ stato impedito? Con le cintate di papa’.”
Sara: “la violenza sugli uomini è educarli secondo gli stereotipi legati a quello che, nell’immaginario collettivo, è il “vero” uomo, quel modello di “maschio” che la società fallocentrica in cui viviamo vuole imporre e perpetuare di generazione in generazione: il “maschio” non deve esternare i suoi sentimenti; non deve piangere; non deve perdonare; non deve aver paura; non deve amare; non deve essere sensibile; etc. L’elenco sarebbe lungo, ma credo sia chiaro ciò che voglio dire. E penso che la testimonianza di Riccardo sia molto significativa.”
Sara: “@nicola: eh, non solo in “certe” aree… qualche giorno fa, in un parco pubblico di una città considerata vivibilissima come Trento, un bimbo piccolissimo si è scagliato contro un altro, ancor più piccolo, sotto lo sguardo fiero e orgoglioso del padre. Il più piccolo è stato prontamente salvato dall’intervento dei genitori; mentre il padre dell’altro li accusava di essere troppo apprensivi e che “i maschi sono così, e può capitare che vengano alle mani”. E’ purtroppo radicata la convinzione che i maschietti, anche i più piccoli, abbiano un’aggressività innata, mentre è solo inculcata. E che possano giocare solo a calcio, con i soldatini, le automobili, la playstation e, come vidi con i miei stessi occhi, a sbirciare, sin da piccolissimi, sotto le gonne delle bambine (spronati dai papà).”
@Fasse: Grazie per il benvenuto e per la risposta che condivido e di cui ne prendo atto.
Saluti.
@Franco io sono molto d’accordo con te. a me per esempio è impossibile non vedere il sessismo agito anche sugli uomini. mi interesserebbe molto comunque sapere quanto hai da dire, davvero.
@Maurizio benvenuto!
Tieni conto che cybergrrlz ha preso una serie di interventi che arrivano da facebook e li ha copincollati pari pari qui perché la discussione è interessante e può essere spunto di una riflessione o un confronto, come sta avvenendo, più ampio. Ma noi, sicuramente lo saprai dato che conosci FaS e FikaSicula, abbiamo un collettivo di uomini e donne e non ci siamo mai sognate di addebitare agli uomini le violenze o le azioni sessiste perpetrate dalle donne. Fosse così allora staremmo a giustificare le ministre dicendo che sono semplici schiave di potenti e invece riconosciamo a loro libertà di scelta, quindi responsabilità e se non ci piacciono ne prendiamo le distanze dicendo con chiarezza il fatto che non basta siano donne per sentircele sorelle. qui vedi scorrere anche il ragionamento che su questo blog si sta facendo a proposito delle madri e si sta dicendo che o sono tutti/e vittime o nessun@ è vittima e dunque tutti/e sono responsabili delle proprie azioni.
Perciò ti assicuro che il nostro percorso è sempre stato autocritico, essendo noi particolarmente autonome e pensando che le donne debbano assumersi sempre la responsabilità delle proprie libere scelte. incluso quelle cattive.
Salve. Sarà anche vero che tutto ciò è colpa di una mentalità “machista” e paternalistica(ma non solo), ma bisogna anche dire che tale mentalità da sempre ha avuto l’appoggio morale di molte donne, appoggio che è risultato e risulta decisivo e determinante in quanto l’ uomo non so se per natura o cultura(forse entrambe le cose) ha la tendenza a ricercare approvazione dalle donne(di qui anche la “cavalleria”) e quindi ciò lo porta alla competizione contro altri uomini al fine di migliorare la sua reputazione e credito presso le donne, agendo quindi in base alle aspettative di quest’ ultime. Dinamica questa che si riscontra anche tra i maschi di molte specie animali, quindi è evidentemente anche un aspetto naturale, ma per quanto riguarda gli esseri umani, non vi è solo un fattore naturale, ma anche culturale e che quindi va combattuto. Per dirla breve, sono molte donne stesse che da sempre richiedono l’ uomo “coraggioso”, “virile”, “forte” che le garantisca “protezione” e “sicurezza”, e questo è un dato di fatto. Quindi oltre alla responsabilità maschile, che è diretta e visibile,vi è anche una responsabilità femminile, meno visibile ma non per questo meno decisiva, che agisce da dietro le quinte con la sua influenza morale e che quindi insieme alla responsabilità maschile costituisce un circolo vizioso, in questa mentalità e processo “machisti”. Quindi, tirando le somme, se molti uomini sono responsabili materiali in questo “machismo”, molte donne ne sono moralmente e materialmente complici e in taluni casi anche mandanti, quindi non ne sono affatto esenti da responsabilità in questo senso. Pertanto molte violenze agite da uomini contro altri uomini, sono frutto della determinante e decisiva complicità o istigazione morale di donne(mogli, amanti, fidanzate, amcihe, etc), e ciò le rende corresponsabili, almeno moralmente e in parte anche penalmente, in queste violenze.
Assolvere sempre e comunque le donne e facendole passare sempre come eterne innocenti o vittime inconsapevoli, non aiuta nemmeno le istanze della questione femminile stessa. E lo dico da persona che sta guardando con interesse il vostro(vostro, nel senso di voi FaS) recente spirito improntato sul dialogo costruttivo con le tematiche della questione maschile e dei padri separati, e che più di una volta ha espresso apprezzamento e riconoscimento umano e intellettuale nei confronti di FikaSicula per questa sua coraggiosa inziativa costruttiva di dialogo e confronto con la questione maschile, e che quindi da un pò di tempo vi sta seguendo con interesse. Quindi nessuna polemica da parte mia.
Grazie per l’ascolto, e buon lavoro.
Non credete che esistano donne violente ? Allora collegatevi a questo sito internet http://violenza-donne.blogspot.it/
Secondo me, Franco, potremmo anche accantonare ‘parte femminile’ e ‘parte maschile’, e parlare di vita emozionale, oppure di sviluppo emozionale, che è proprio di tutti gli esseri viventi. La sterilizzazione delle emozioni, tutto il linguaggio anche del corpo, collegato alle emozioni, che non viene insegnato, anzi, che viene censurato, nell’educazione del maschio (cioè a tutti quelli nati maschi), è un danno notevole fatto a loro primariamente, e che si ripercuote, poi, sul rapporto uomo-donna e uomo-uomo.
‘Menomato’ è il termine giusto sì.
I più feroci maschilisti che ho conosciuto in vita mia erano donne.
Innanzitutto mi scuso perchè non mi chiamo realmente Franco, ho serie ragioni per usare uno pseudonimo, magari chiarirò in seguito.
Uso “Franco” perchè intendo dire sinceramente ciò che penso senza voler essere funzionale ad alcuna ideologia precostituita.
La violenza di genere sugli uomini esiste. Per violenza di genere però non intendo la violenza esercitata obbligatoriamente da donne verso uomini, ma la violenza agita verso persone di sesso maschile per tale motivo, perchè maschi. Premetto che è più difficile da riconoscere, è più “sottile” ma non meno dannosa per tutti e tutte.
La violenza di qualsiasi tipo, non esclusa quella di genere, normalmente trova giustificazione in uno o più pre-giudizi ed in una o più generalizzazioni, e questa stessa discussione, molto interessante, ve ne ringrazio, a tratti sembra non essere immune da pregiudizi e generalizzazioni.
Per cui, per cominciare, violenza sugli uomini può essere: considerare gli uomini come un corpo unico, un solo essere, discriminando solo su base sessuale, tendendo a generalizzare le proprie esperienze (solitamente par di capire, qui, non proprio meravigliose) e proiettarle sull’individuo singolo con cui ci si rapporta.
Essere uomini non è e non deve essere un problema, non devo sentirmi obbligato a difendermi da accuse varie solo perchè sono un uomo, se devo farlo, questo significa che sto subendo violenza.
Dico meglio: violenza (sugli uomini) è categorizzare, negare ascolto e rifiutarsi di vedere e riconoscere l’individuo nella sua eccezionalità ed unicità appiattendolo sui propri stereotipi o su ruoli sociali predeterminati.
Violenza (sugli uomini) è: considerare la violenza sull’individuo particolare in termini statistici, sulla base di percentuali giudicandone la gravità esclusivamente in base alla diffusione più o meno enorme.
Esempio: una volta un medico mi ha somministrato un farmaco che mi ha causato dei problemi, glie lo ho riferito e lui si rifiutava di somministrarmene un’altro in sostituzione sostenendo che era impossibile che io avessi quei problemi a causa di quel farmaco. Gli ho chiesto: scusi ma come fa ad esserne così assolutamente certo, nessuno mai ha avuto il problema che le riferisco? dice: Finora, nessuno! dico: Il problema è in quel “finora”, dottore, la informo che io sono il primo.
Poi siamo andati a verificare e in effetti non ero neppure il primo ma il problema esisteva ed era stato riferito da altri pazienti tanto da essere riportato come “raramente…” nel bugiardino allegato alla confezione del farmaco. “Raramente…” si può anche morire, rispettando il caso unico si rispettano anche l’un percento, il settanta per cento etc, senza il rispetto per il caso unico non c’è più rispetto per nessuno.
Ancora, il sessismo è un arma a doppio taglio, è ovvio visto che viviamo in una società patriarcale che chi ne fa maggiormente le spese è il genere femminile, ma è fonte di gravissimo errore non riuscire a vedere “l’altro lato” di questa enorme violenza, che è altrettanto diffusa: quella agita da uomini e da donne sulla psiche dei maschi, già da bambini, poi adolescenti, infine “uomini”.
Uomini tra virgolette perchè uomini a metà, cioè uomini che fatti adulti si ritrovano ad aver represso una metà di sè, avendola a volte perfino uccisa, quella parte spesso definita a torto o ragione “femminile” così necessaria ad un corretto sviluppo dell’essere umano, maschio o femmina che sia. Senza lo sviluppo equilibrato delle due metà non c’è sviluppo che non sia malato, si ammala anche la metà “mascolina”. Mostruoso sviluppo asimmetrico,
La maggiore conquista del sessismo patriarcale consiste proprio in questo, nell’aver menomato, quasi ucciso la “femminilità” nella maggior parte degli uomini, che magari neanche spesso se ne rendono conto. Una patologia endemica, purtroppo. Terribile.
Avrei molto altro da dire, per ora mi fermo a queste considerazioni introduttive, spero di trovare riscontro per poter continuare serenamente a condividere con voi il mio pensiero.
A proposito di turismo sessuale, neocolonialismo e violenza psicologica consiglio a tutti il film Paradise Love di Ulrich Seidl. Sono rimasta a riflettere sulle dinamiche della violenza tra individui per ore, dopo averlo visto. Mi sono sentita stupita del machismo becero e aggressivo delle donne protagoniste, percepite non a caso come “maschili” dalle ragazze con cui stavo vedendo il film. Mi è sembrato significativo il rovesciamento totale di prospettiva e lo spostamento di quell’aggressività che culturalmente attribuiamo al maschile. Che la violenza di genere in una società patriarcale non sia solo quella di uomini su donne, che in un certo senso il patriarcato permetta che questa violenza si sposti, si rovesci, appunto in modo speculare (non so se riesco a spiegarmi), intrecciandosi al dominio di classe, mi pare l’ipotesi più convincente. Senza nulla togliere ai numeri e alla valutazioni storiche, la via secondo me è quella educativa, e deve essere un’educazione radicale e rivolta a tutt*
mi pare ovvio che pure gli uomini subiscono violenza di vario tipo da altri uomini e anche dalle donne. Certo un uomo adulto, di solito subisce violenza fisica da un altro uomo che non dalla sua compagna ma tutto può essere.
Io comunque come al solito non trovo giusto dire che chi, maschio o femmina si riconosce in “ruoli” considerati tradizionali o “maggioritari” sia sempre e comunque uno schiavo incapace di ragionare, rispetto a chi non si riconosce (dipende dai casi e dalle situazioni), certo i “maggioritari” non hanno il diritto di schiacciare i minoritari e negare loro i diritti.
Ma poi quali sono questi “ruoli”, se tralascio le pubblicità e guardo alla letteratura, alle serie tv (americane sopratutto ma anche europee), ai fumetti vedo una ricchezza di personaggi maschili e femminili, i più diversi e sempre credibili e ben caratterizzati, e se c’è qualche clichè è reinventato e spesso decostruito molto bene, con ironia
Due commenti da fb:
Tiziana:
– Ho trovato la discussione molto interessante, alcuni interventi maschili mi sono piaciuti e mi hanno fatto riflettere, la violenza psicologica e in taluni casi fisica tocca anche gli uomini, è un fatto. Generalmente avviene in famiglia e riguarda come per le donne la prima educazione ai ruoli,continua poi a scuola e sui mass-media e nell’aria che respiriamo. Questo, ritengo, sia il dato di partenza. Evidentemente è necessaria una strategia comune che agisca direttamente nei luoghi e nelle situazioni culturali ed educative. Non sarà possibile una liberazione se non sarà comune ai due sessi, perciò il lavoro da fare è immenso, ma secondo me è l’unica strada che potrà dare risultati concreti.
Colubrina:
– certo, esiste la violenza dei padri sui figli, anche delle cosiddette madri castranti (a loro volta abusate da madri abusate e abusate da padri abusati). La violenza sugli uomini non è così evidente, plateale (e soprattutto giustificata), ma penso che la violenza sulle donne sia dovuta anche a questo.
Condivido le tue parole Nicola, ma qui si chiede se c’è violenza anche da parte delle donne… Io credo di si, credo che la mortificazione dell’uomo in quanto essere considerato inferiore dalla società implichi anche l’altro sesso… smettiamola di farci fare terapia intensiva dai media e pensiamo ad un’interfaccia migliore del rapporto uomo-donna. Ci sono donne che picchiano i compagni perchè li vedono deboli, incapaci di reagire alle difficoltà, ma dico: si mettono mai nella testa di un uomo che perde il lavoro? o ancora: perchè si danno per scontate la “stronzaggine” del maschio e la “esuberanza” delle femmine? Perchè non si ragiona in maniera diversa… perchè la storia ha rovinato la vita.