Skip to content


Le donne #NoTav e la retorica della sottomissione

Su Io Donna, una delle tristi pagine al “femminile” del Corriere, scrive un uomo, e vabbè. Ché se scrivesse una donna non sarebbe comunque meglio. Ciò che scrive l’uomo su Io Donna a proposito della donne NoTav è estremamente offensivo. Una edulcorata offesa con rimando alla nostalgia dei bei tempi andati in cui la “bellezza” non osava essere altro che “bellezza” e in cui le brave femmine di montagna altro non facevano se non le montanare.

Allora va spiegato a questo signore che persone come Rubina, per esempio sono belle perché non sono SOLO decorative e che non c’è niente di “violento” nel rivendicare un diritto, così non sono violente le donne resistenti in Iran, o in Egitto, o in qualunque altro posto della terra dove, guarda un po’, si scostano di parecchio dall’essere delle educande tremanti a occhi bassi con qualche nozione di pianoforte per allietare il coniuge e con il pudore a mano in bocca per occultare il gemito di piacere (quando e se ce l’hanno).

E in quanto alle montanare, quelle belle femmine di una volta, se il tizio che scrive le avesse conosciute, saprebbe che sono tutte lì, forti e resistenti e che la loro forza e bellezza sta proprio nella difesa di una terra, che è loro, di una storia, di una valle e di una montagna e del futuro dei loro figli e nipoti. Donne che preservano la salute di un territorio perché hanno chiaro, contrariamente a chi si arricchisce con appalti e opere inutili, che la terra è una grande eredità da lasciare a tutti e che non c’è futuro dove l’assenza di democrazia ti spacca la testa o il naso a suon di manganellate per imporre la volontà di una oligarchia di affaristi senza scrupoli.

Quelle donne sono piene di dignità, determinazione e fierezza e vanno in corteo o resistono per le strade guardando dritto negli occhi la polizia che le pesta a sangue o spara su di loro lacrimogeni. Quelle donne sono meravigliose. Le donne che resistono e si ribellano sono splendide, fantastiche, eccezionali ché ad essere sottomesse non c’è alcun piacere a meno che non sia consensuale.

Le donne che resistono allo stupro di un territorio e dei propri diritti sono la meraviglia che uomini come chi scrive questo pessimo articolo non conosceranno mai.

Io ne conosco tante, per fortuna, e spero ne esistano tantissime che lottano e resistono tutti i giorni e che non piegano la schiena mai di fronte a nessun arrogante, pericoloso, supponente, violento individuo e neppure di fronte alla falsa lusinga che esige che le femmine restino a guardia del focolare.

Viva le donne NoTav, viva Rubina e viva tutte noi!

Posted in Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


7 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Roberto Antonucci says

    E visto che si avvicina il 24 marzo, data del colpo di stato in Argentina, un pensiero vorrei dedicarlo anche alle Madri di Plaza de Mayo, dimenticate dall’Occidente ipocrita e da questa Italia ipocrita le cui istituzioni ospitano invece una donna dell’Argentina “per bene” (bianca, ricca, possibilmente porteña e decisamente razzista), che vuole riscrivere la storia della dittatura insinuando che le vittime del terrorismo di stato non erano innocenti. Anche le Madres argentine sono state additate in patria come “madri di terroristi” dall’Argentina “per bene”, non è un caso che io abbia paragonato il governo Monti alla giunta militare di Videla.
    http://wn.com/Declaraci%C3%B3n_de_CELTYV_en_el_Senado_de_Italia : il video per il quale mi vergogno di essere italiano.

  2. alice says

    Che noia (e che nervoso), è dalla rivoluzione francese (forse anche da prima) che le donne lottano, manifestano e resistono a fianco degli uomini per difendere i propri diritti, ma ancora, nel 2012, ogni volta che succede dobbiamo sorbirci lo studio antropologico che ci analizza come fenomeni da baraccone. Oddio, delle donne che protestano! Cosa starà mai succedendo? Cerchiamo di ingabbiarle in qualche stereotipo vecchio di decenni prima che sia troppo tardi! Mi chiedo come certa gente possa addirittura venire pagata (suppongo) per scrivere certe banalità.

  3. cloro says

    credo che un pensiero vada anche alle donne palestinesi, dei cui diritti pochi si ricordano, tanta è la foga di dar ragione al delirio sionista e alle donne siriane e libiche, stuprate, rovinate, bombardate dalle milizie mercenarie dell’impero occidentale. Non dimentichiamo che Iran, Siria, Egitto e Libia non avevano chiesto un’ “esportazione di democrazia”. Non è questo cio’ di cui hanno bisogno. Non di bombe, non di fosforo bianco che deturpa finanche i cadaveri dei loro bambini. Le stesse iraniane, forse non vorrebbero piu’ Khameneij come leader, ma non desiderano che le loro case siano bombardate dalla violenza dell’impero USraeliano. I popoli sanno scegliersi il loro destino, le donne sanno scegliersi da chi farsi e da chi NON farsi difendere: come lo sanno le donne della Val Susa, che eroicamente resistono, lo sanno anche le donne di un “oriente” che è spezzato da un sistema economico mostruoso e mistificante.

  4. leila says

    La guerra in Val di Susa è stata dichiarata. Ed è necessario rendersi conto che c’è in atto una consapevole guerra di propaganda, condotta dal mainstream, che si è sovrapposta al conflitto sul territorio della Valsusa.
    L’obiettivo non è solo dividere il fronte No Tav tra buoni e cattivi, ma anche tra buone e cattive, come dimostra l’articolo pubblicato dal settimanale del corriere.it, Io donna, e firmato da Pierangelo Sapegno. Non a caso una delle alchimie del movimento No Tav è proprio il totale e paritario coinvolgimento di uomini e donne, esattamente come dovrebbe essere in un paese civile e democratico di fronte a istanze comuni. Per rendersi conto di questo basta leggere i comunicati, vedere i filmati delle tante iniziative No Tav avvenute negli ultimi dieci anni. Chi poi è stato fisicamente in quelle valli capisce perfettamente il senso di quanto descritto. E non si parla certo di una partecipazione femminile stereotipata nel luogo comune della donna-pacifista-generatrice di vita-angelo del focolare che al massimo “grida in modo materno le sue ragioni”, come la intende l’autore dell’articolo. Tanto che adesso in questa presunta spirale di violenza agita dal movimento e non subita come i fatti dovrebbero indiscutibilmente rendere chiaro a tutti, le donne della protesta, per Sapegno, sono sparite e scrive che “in testa ai cortei, ora ci sono donne che parlano romano o napoletano, ragazze dei centri sociali in trasferta nella Val di Susa devastata dagli scontri”.
    Fa forse paura che delle valligiane ignoranti – perché questo è evidentemente quello che pensa Sapegno delle valsusine autoctone – siano riuscite a conquistare la solidarietà di altre donne che decidono di lottare insieme? E poi chi l’ha detto che le valsusine non ci sono più? Ma questo da dove scrive? Non certo da Bussoleno. Se non vuole vedere con i suoi occhi, gli bastava guardare almeno le facce in una delle tante trasmissioni andate in onda in queste sere per vedere che il popolo No Tav è quello che è sempre stato. A dimostrazione di questo tra le tante c’è nonna Titti a cui la Polizia ha rotto una gamba, Nicoletta picchiata e umiliata, Ermelinda, in ospedale con la testa aperta dai manganelli di Manganelli e Emanuela compagna di Luca Abbà.
    È una retorica insopportabile quella propugnata da questo scribacchino che s’è preso la briga di dichiarare la scomparsa “dell’ingenuo e del tenero, travolto dalla paura della sconfitta o dalla rabbia dell’isolamento” che era costituito a suo dire dalle componente femminile del movimento. Tenero? Di fronte ad un’occupazione militare di reparti di celere che caricano due volte al giorno, l’aggettivo tenero stride assai. Isolamento? Ogni giorno ci sono manifestazioni di solidarietà in tante città italiane. Neppure dieci giorni fa un’oceanica manifestazione ha raggiunto la valle. Va bene la propaganda, ma a questo punto sono ridicoli.
    Seppelliamoli.

    Leila Chinapoli, 02 marzo 2012
    http://www.senzasoste.it/genere/la-propaganda-di-regime-contro-i-no-tav-ora-tocca-alle-donne

  5. cloe says

    E magari visto che il 25 aprile si avvicina sarebbe giusto ricordare al signore che non chiamo giornalista che molte di quelle donne di montagna, in quelle stesse valli dal 43 al 45 hanno tenuto testa ai nazifascisti quando non hanno direttamente imbracciato un fucile, hanno aiutato i partigiani e i rifugiati a scappare attraverso le strade di montagna, hanno difeso e nascosto i renitenti alla leva nei loro granai, insomma tutte cosette che a quelle povere donne fragili potevano costare la fucilazione.

  6. lafra says

    Mi sono andata a leggere l’articolo e avrei tanto voluto commentare ma, guarda un po, non si può fare! cmq l’ho trovato terribilmente sciocco, una serie di pensierini messi in fila, distinzione donne per bene- donne per male, belle le donne che vogliono ospedali e asili, streghe le altre. E poi incomprensibile critica alle donne che non sono valsusine ma vanno a dedicare un po del loro tempo a sostegno di questa lotta. Secondo me questo è un elemento importantissimo che da un grande spunto di critica e analisi politica: la lotta NoTav è diventata di tutt* perché, nonostante la disinformazione faziosa di giornali come il corriere, le persone hanno il cervello per capire che la dignità, l’onestà è la necessità di questa lotta merita tutto il supporto possibile e che qui si decide in che cazzo di paese viviamo.

  7. Lola says

    Tale e quale alla merda che ci hanno propinato dopo il 15 ottobre.
    Non solo sono stronzi, sono anche poco originali.