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Italia: dove le donne devono difendersi da sole!

E’ vero. Le Dumbles hanno ragione. Ieri negli unici passaggi in cui veniva data la notizia di questa giovane ragazza condannata a morte per la totale incapacità dello Stato di tutelare una vittima di violenza maschile, nel tg2, immediatamente veniva data la notizia, datata, ripescata dall’archivio per fare da contraltare, un jolly per nascondere la vergogna che dovrebbero provare tutti rispetto alla morte di tante donne ogni giorno, di una donna che fa ammazzare il marito, un uomo violento, ai domiciliari, che le aveva inflitto mille angherie.

Suggeriamo sempre di lasciare l’uomo violento. Andare in un centro antiviolenza. Denunciare. La legittima difesa è bene praticarla in casi estremi. Ma data la totale inefficienza dello Stato che rimanda ai domiciliari un assassino dopo pochi mesi dal suo arresto perchè possa completare l’opera, fare sequestrare la sua ex e accoltellarla fino all’ultimo respiro, la legittima difesa, l’autodifesa a questo punto sembra inevitabile.

Chi orienta i media nella sottovalutazione anzi nella negazione del femminicidio sono gli stessi che vogliono le donne perennemente sottomesse. Per cui leggerete le rarissime notizie, si contano sulle dita di una mano, in cui una donna è riuscita a sopravvivere perchè ha avuto la meglio in una battaglia impari, con toni di demonizzazione. Si descriverà l’anima oscura di queste donne, tutte cattivissime, possibilmente avide, alle quali viene sempre attribuito un delitto premeditato, concepito attorno al fuoco sacro delle streghe, con l’arma benedetta direttamente dal diavolo.

Per queste donne non c’è nessuna “sindrome” salvifica, nessuna depressione che assicuri loro “l’incapacità di intendere e volere”, nessun “raptus”. Niente di tutto quello che leggete in toni giustificativi fino al vomito a difesa di uomini assassini che sterminano le donne ogni giorno.

Complici di questo sterminio sono anche i media, assieme agli uomini e alle donne/kapò/complici del patriarcato che li gestiscono e che orientano l’opinione pubblica, mentre sono attentissimi a dire alle donne che giammai dovranno levare la propria mano contro il marito violento perchè proprio non si fa.

Una creatura femminile deve stare supina ad attendere il colpo di grazia e farsi ammazzare proferendo un lamento aggraziato, come si conviene alle signore di rango. E’ tutta una questione di galateo.

E l’addestramento alla NON reazione comincia fin dalla giovane età. Alle donne, eventualmente, è consentito solo svenire mentre il valoroso cavaliere le porta in salvo.

Sono intenti pedagogici di chi dice che le donne, lasciate sole, senza difese, sfruttate in tutti i modi, derubate dei soldi che le donne pagano in tasse per fruire degli stessi servizi di cui fruiscono gli uomini, non devono minimamente reagire. Non devono lamentarsi. Non devono rivendicare. Pretendere. Non devono fare niente per salvarsi la vita. Anche se temi di essere uccisa e un giudice distratto ti ha rimesso il tuo ex ai domiciliari.

Quindi secondo la stampa reazionaria e misogina varrebbe il principio secondo cui possono esistere camicie nere travestite da ronde che vanno in giro a linciare poveri immigrati con l’alibi della “sicurezza” per le donne e non possono esistere donne che si difendono da sole per arrivare a vedere l’alba del giorno successivo anche quando un uomo fa di tutto per impedirtelo.

Chi usa toni indignati per le donne che rispondono ad una aggressione con l’autodifesa solitamente è chi vuole avere la libertà di picchiare la propria moglie, possibilmente ha malmenato la ex, la perseguita ancora, lo dichiara perfino in televisione precisando che ha picchiato solo la femmina invece il bambino no. Ed è un peccato che gente così non sappia che picchiare la moglie davanti ai figli costituisce, secondo una sentenza di cassazione, una forma di maltrattamento anche nei confronti dei bambini e dunque costituisce, com’è giusto che sia, anche motivo di allontanamento di quell’uomo da tutto il resto della famiglia.

Chi spinge affinchè questo paese sia retto da una cultura del femminicidio è colui che vuole commettere violenze nella più totale impunità. Colui che vuole tornare al vecchio modello del padre padrone, quello in cui l’uomo disponeva della vita di donne e bambini e poteva farne quello che voleva.

Non si tratta di illazioni. Sono fatti concreti. Si tratta di un intero esercito di ignobili individui che nega che le violenze sulle donne esistano e che mira alla depenalizzazione di qualunque abuso. Si tratta di criminali legittimati socialmente e mediaticamente che discorrono poco amabilmente, tra una aggressione e una minaccia, del fatto che le loro ex mogli, qualora si siano rifugiate in un centro antiviolenza, sono state tanto cattive perchè non hanno permesso a lui di ammazzarle. Sono delinquenti che usano i bambini per vendicarsi sulle loro ex mogli e chiedono leggi che consentano loro di ottenerne l’affido anche se sono condannati, processati, giudicati come violenti, maltrattanti, carnefici.

Lo Stato, rappresentato dalla peggiore melma sessista, non ha alcun interesse a salvare la vita delle donne perchè le riconsegna ai loro carnefici. Non le tutela. Non fa nulla per evitare che queste donne sopravvivano.

Mette in mano agli uomini violenti strumenti legislativi con intenti devastanti, come quello sull’affido condiviso che proibisce alle donne che dovrebbero condividere l’affido di un figlio di allontanarsi dal raggio di controllo dell’ex marito anche se quell’ex marito è uno stalker, un violento, un criminale, un assassino. Una legge che obbliga le donne ad avere a che fare con uomini violenti anche quando sarebbe il caso di allontanarli il più possibile per salvare la vita di donne e bambini.

Questo è quello che fa lo Stato. Questo è quello che avviene in Italia. Questo è l’orientamento culturale che istiga in ogni momento al femminicidio e impedisce alle donne di salvarsi la vita.

Le donne non muoiono per caso. Non si tratta di una fatalità. C’è una volontà precisa che le rende vulnerabili, sovraesposte. Dunque, rispetto a quelle che sono in grado di difendersi da sole, sfido chiunque a dire che non siano obbligate a farlo.

Avete una vaga idea di quanti siano gli scontri intrafamiliari in cui padre, fratello della vittima di violenze maschili difendono la donna ferendo o uccidendo l’uomo? Avete una vaga idea di quante famiglie siano devastate dal passaggio di un uomo violento che molesta e aggredisce tutti pur di arrivare a fare a del male alla sua vittima?

Avete una idea di quante siano le vittime anche maschili tra quelli che si frappongono tra un assassino e la sua vittima?

Perchè non si tratta solo di donne. Però per la stampa è tanto più imbarazzante dire che un uomo violento è causa di stragi familiari, di uno sterminio senza fine che coinvolge donne, uomini, bambini.

Nel caso in cui la legittima difesa è esercitata da un maschio di famiglia contro l’uomo che vuole commettere violenza però i giornali non vanno a rimestare nel torbido. Non c’è il plastico in tivù. Non si sono puntate vomitevoli della televisione pomeridiana per analizzare il carattere delle persone coinvolte. Perchè è tutto talmente semplice.

Quando è una donna a salvarsi la vita, invece di plaudire al fatto che sia sopravvissuta, la si condanna senza pietà. Nessuna considerazione per le vittime, con buona pace per tutti quei bei filmoni americani in cui vediamo le donne capaci di praticare le arti marziali e difendersi in nome di un bene superiore: la patria.

Quando invece è in gioco la loro, la nostra vita, bisogna stare ferme, fare da cavia per un tiro al bersaglio, senza muovere un muscolo. Diteci se questo è giusto.

Noi abbiamo due opzioni possibili:

– che le donne non paghino più le tasse e che l’intero sistema giudiziario pesi sulle tasche dei contribuenti di sesso maschile, dato che sono gli unici a fruirne;

– che le donne si riuniscano in una pink gang sullo stile dell’india, perchè in uno Stato dove per le donne non c’è giustizia, le donne devono imparare a difendersi da sole.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.