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Non lasciamoci sterminare dagli uomini violenti

Qualche giorno fa a Bologna è morta ammazzata Caterina Tugnoli, una donna giovane, con un ex marito che la rispettava e la stimava, e non come certi che le ex mogli non le mollano fino a che non le hanno distrutte. Aveva due figli, una madre che si preoccupava per lei, una capufficio che giustamente ora è inferocita dalle continue violenze sulle donne, tanti colleghi che sono dispiaciuti e che si sono visti, chissà se per la prima volta, sbattere in faccia una realtà con la quale noi abbiamo a che fare tutti i giorni.

Caterina Tugnoli è morta ammazzata da un uomo con il quale aveva avuto una relazione lunga tre anni, al termine della quale lei aveva cambiato la serratura della porta. Lui, un agente di custodia, quindi dotato di arma, come tanti tra gli autori di delitti in famiglia, che vengono armati forse senza che si faccia su di loro un esame che ne verifichi l’equilibrio, ha insistito molto per incontrarla, lei non si è fidata e lui allora l’ha aspettata sotto la porta di casa e lì ha messo in atto la sua guerra personale. Morta lei, suicida lui. Uno tra i tanti vigliacchi che delegano alle donne i fallimenti della propria esistenza e che senza di loro non hanno il coraggio di guardarsi dentro e di continuare a vivere, come fanno le donne e tanti uomini, per fortuna, assai più equilibrati del branco di potenziali e reali assassini che vagano per tutta la nazione.

Della notizia si è parlato quasi niente, forse in ambito locale. Una storia liquidata come un fatto privato, il gesto di un folle, il solito “raptus”, ed ecco archiviata la violenza maschile, quella che non la riconosci mai quando ce l’hai vicina perchè i media ti insegnano che si tratta sempre di qualcosa di molto lontano da te.

Nella nostra mailing list una sorella di Bologna diceva di averne parlato con le colleghe e che le colleghe non sembravano neppure sensibili alla questione convinte come sono che a loro non succederà mai. Perchè media e cultura sessista le ha convinte che in qualche modo chi muore un po’ se lo merita, se l’è cercata. Di questi uomini che sono autentiche bombe ad orologeria nessuno vuole parlare. Nessuno vuole dirvi che potreste incontrarne uno in qualunque momento. Che si tratta di uomini normali. Che dovete fare attenzione sempre, perchè troppi uomini ogni volta che voi dite di No, se li lasciate, se volete fare scelte che lui non approva, potranno vendicarsi in un modo o nell’altro della vostra pretesa libertà perchè per loro la libertà è una scelta da punire, come se non ne aveste il diritto.

Invece può succedervi e la vostra prima arma di autodifesa è la conoscenza. Non rifiutatevi di credere che la violenza maschile è quella che potete subire in qualunque momento, sotto qualunque forma, e che un uomo che rifiuta una separazione è pronto ad ammazzarvi perchè è un egoista e gli interessa soltanto di se stesso. Di quello che scegliete voi non gli importa niente.

Ricordate che se volete lasciare un uomo che mostra una eccessiva dipendenza, che rifiuta le vostre esigenze, che è insistente, ossessivo, petulante, dovete tutelarvi, rifiutarvi di incontrarlo ancora per chiarire perchè non c’è niente da chiarire, e non sapete mai se lui chiarirà puntandovi una pistola in testa. Allontanatevi da casa, andate da una amica, prendetevi le ferie, perchè vi cercherà anche al lavoro, fate una denuncia per stalking, rivolgetevi ad un centro antiviolenza.

Lo so che non è giusto che voi dobbiate fuggire per salvarvi la pelle ma in italia funziona così e lo dico con rabbia. Ai potenziali assassini non succede niente fino a quando non vi ammazzano. Non c’è una legislazione adeguata, preventiva, non c’è sensibilizzazione rispetto al problema, c’è una negazione e una sottovalutazione costante e c’è perfino chi vi dice che non dovete fidarvi del vostro istinto perchè in fondo per certa gente le donne sarebbero tutte un po’ matte.

Invece il vostro istinto è l’unica via da seguire, vi salverà la vita, come vi salveranno la vita le denunce, la rete di amicizie che costruite, le persone alle quali chiederete aiuto.

Soprattutto, bisogna arrabbiarsi, in tante, perchè questo non deve succedere, perchè ogni donna deve poter decidere quando è come porre fine ad una storia senza dover pagare con la vita il prezzo della sua scelta.

Contate le vittime, perdio, contatele e poi diteci se non è uno sterminio. Ci ammazzano una ad una mentre c’è chi pietisce comprensione per gli assassini e chi chiede alle donne di sopportare gli squilibrati per dargli assistenza, come se questo potesse evitare lo sterminio.

Viviamo in una nazione che non sta dalla parte delle vittime. In troppi stanno dalla parte dei carnefici e suicidio o no sempre fottuti carnefici restano.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

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  1. luziferszorn says

    Cave says
    “Per me personalmente, combattere contro questa tendenza significa anzitutto fare i conti con me stesso, passare allo scanner ogni azione o parola, nel tentativo di controllare e vincere pulsioni possessive ed egoistiche nei confronti di individui di genere diverso dal mio; pulsioni che sono presenti in me come nella maggior parte degli uomini cresciuti sotto la bandiera del sessismo pervasivo, ma dalle quali rifiuto nel modo più categorico di farmi dominare.”
    – – –

    Un solo appunto. Da circa un secolo questo agire si chiama psicoanalisi.

  2. Cave says

    Le considerazioni sono più che sacrosante. Si tratta di uno sterminio intorno al quale manca la benché minima consapevolezza da parte dell’opinione pubblica, plasmata più dal clamore dei titoli civetta che dal senso critico.

    C’è però un punto sul quale val la pena di riflettere, almeno dal mio punto di vista individuo di genere maschile sensibile alla causa femminista.

    La violenza di genere è oggettivamente un fenomeno dilagante, e il femminicidio è più che una realtà; tuttavia non si può neppure lontanamente correre il rischio di individuarne le cause in non meglio identificate predisposizioni ataviche maschili, di matrice magari vagamente biologica. Se da un lato imputare la violenza di genere al “maschio” in quanto tale può servire sicuramente per sottolineare la gravità del problema ad un’opinione pubblica sonnolenta, omertosa e complice, dall’altro può anche fornire un pericoloso alibi a chi difende o assolve stalker e assassini, che potranno così occultare responsabilità e cause dietro una presunta “natura maschile”.

    Il Nuovo Manifesto Femminista riportato in questo blog riconosce apertamente il fatto che la violenza di genere è un fenomeno anzitutto culturale e sociale; cito: le donne “vengono trattate da psicofarmaci sociali di ‘operai’ produttivi e utili all’arricchimento di pochi”. Le stesse categorie di genere, e gli attributi che le specificano, in fondo, sono puramente culturali.

    Tutta l’educazione, la formazione che subiscono gli individui di sesso maschile punta con decisione in quella direzione: ingranaggi della produzione, spogliati di ogni diritto ed esautorati da qualsiasi possibilità di vera autorealizzazione, che riescono a tirare avanti grazie al sostegno di donne-psicofarmaci-sociali.

    L’assassino di Caterina Tugnoli era una guardia carceraria. Se evitiamo di inchiodarlo alla mera responsabilità individuale facendo di lui un semplice “criminale” (come se il suo delitto non avesse una chiara impronta di genere); oppure se evitiamo di rinchiuderlo in un profilo psichiatrico facendo di lui un semplice “malato” (come se nella psicologia spicciola si potesse trovare una spiegazione esaustiva delle cause delle azioni umane); se evitiamo di leggere l’accaduto in questi termini, forse abbiamo un ritratto chiaro di quella persona: un essere umano costretto a svolgere un lavoro orribile, per conto di un’istituzione orribile, in circostanze orribili, probabilmente senza aver mai avuto nella sua vita la benché minima occasione di dotarsi di quel minimo di strumenti critici per riflettere su alcune basilari questioni di convivenza fra esseri umani.

    Il difetto non è quindi nel maschio “in sé” (che non vuol dire nulla). E’ in un’intera società, in un intero sistema culturale che fa del “maschio” un essere orribile, abbruttito, sentimentalmente dipendente e di conseguenza violento, egoista, sopraffattore.

    Per me personalmente, combattere contro questa tendenza significa anzitutto fare i conti con me stesso, passare allo scanner ogni azione o parola, nel tentativo di controllare e vincere pulsioni possessive ed egoistiche nei confronti di individui di genere diverso dal mio; pulsioni che sono presenti in me come nella maggior parte degli uomini cresciuti sotto la bandiera del sessismo pervasivo, ma dalle quali rifiuto nel modo più categorico di farmi dominare.

    Significa però anche combattere (fosse anche solo idealmente) contro tutte quelle istituzioni che assecondano e incentivano questo tipo di educazione, rovinando la vita a milioni di donne e uomini, spingendoli ad agire gli uni contro le altre, o a fuggire le une dagli altri… in una parola: rendendo i rapporti di genere, anziché una fonte di continuo arricchimento reciproco, nel rispetto della libertà individuale e collettiva, una guerra che lascia sul campo centinaia di morti.

    Il “maschio” femminicida, stalker, misogino, sessista… è il prodotto della Scuola, dell’Università, della Famiglia, della/e Chiesa/e, del Mondo del Lavoro, del Carcere, dell’Organizzazione Scientifica del Tempo Libero (a scopo di sfruttamento commerciale), del Mercatismo Neoliberale… delle gerarchie, del modo in cui viene strumentalizzata la conoscenza scientifica, dei cliché del pensiero filosofico…

    Magari sul lungo termine, sperando in tempi di maggiore consapevolezza… però è su tutto questo che secondo me si deve abbattere come una mannaia la forza del pensiero critico, impietoso, sferzante. Con un solo, chiaro obiettivo: trasformare alla radice i rapporti di genere, affinché si trasformino da catene in strumento di liberazione.

  3. luziferszorn says

    Sì, è uno sterminio. E la lista delle morti s’è allungata nelle ultime 12 ore: 37enne accoltellata a morte ieri sera (data notizia al tg3 di mezzanotte). Sono pefettamente d’accordo con voi nel tentare di produrre e veicolare conoscenza sulla problematica altrimenti risolvibile alla radice, specie a breve tempo (e qui per dio è una carneficina!). Perché l’unica maniera per salvare la prossima vittima è quella di renderla consapevole del rischio che sta correndo. Attivarsi ancor prima che la relazione degeneri. Attivarsi ancor prima di stringere una relazione con uomini dipendenti da un modello di legame assolutizzante, annientate per voi e per i vostri futuri figli. Attivarsi cercando aiuto prima che se ne senta il bisogno, perché in quel momento potrebbe anche essere troppo tardi. Attivarsi fin dalla adolescenza per comprendere le dinamiche psicologiche che muovono a queste relazioni invalidanti per la nostra futura libertà.

  4. Annamaria says

    ..Ne ho l’esempio in casa mia: un padre da sempre squilibrato che con la sua mentalità da padre padrone ha sempre avuto in pugno la vita di mia madre e mia, che ha rovinato la vita di entrambe ovvio, trovando l’accondiscendenza di una donna come mia madre che anche se intelligente e davvero colta non ha mai pensato di lasciare quest’individuo, appunto giustificato sempre dalla mentalità ipocrita e clericale.. adesso è vecchio e anche alla sua età è stato capace di fare del male, ma se dovessi mai rimanere con lui mi ucciderebbe di certo psicologicamente e poi fisicamente, con il suo modo di fare violento e silente coem quello del cobra, un maldetto, uno dei tanti compreso ed aiutato ( anche se i medici spesso hanno reagito anche in modo molto severo!) da questa mentalità strisciante e servile nei riguardi di un’istituzione come quella cattolica che porta avanti i suoi interessi e non di certo la parola di Cristo!
    Sono cosciente che sono parole non idonee in un paese che come questo non è e non sarà mai democratico, ma nella mia condizione disperata anche per altri fattori gravi sinceramente, me ne frego!!!