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Update: il femminicidio non è un brand: sono vite da salvare, non imprese da far arricchire e non guerre da legittimare!

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Clara, nella nostra mailing list, ci manda dal Messico un aggiornamento sulla mail bombing alla azienda che voleva lanciare sul mercato prodotti cosmetici con nomi che richiamavano i femminicidi di Ciudad Juarez.

"Sono sempre Clara dal Messico. Volevo aggiornarvi rispetto alla campagna di Mac-Rodarte: evidentemente la campagna di mail bombing sta raccogliendo dei
frutti, perché stanno rispondendo (in varie lingue) ad ogni mail di protesta
che ricevono dicendo di aver cambiato il nome dei prodotti e di volersi
impegnare non solo con i famosi 100.000 dollari ma anche con campagne a
lunga gettata contro il femminicidio. A me sembra tutta una operazione mediatica ben orchestrata: l’hanno sparata grossa, hanno suscitato reazioni un po’
ovunque (by the way, Internazionale ha ripreso l’articolo dell’Universal),
loro variano leggermente la campagna e fanno il gesto plateale della
donazione. Un altro modo per ottenere una bella pubblicità.

Ma non è solo a fini commerciali che viene sfruttata l’immagine della donna.
Guardate

la copertina del Times di questa settimana: È
ovviamente una foto da brividi, le atrocità sulle donne sotto il regime
talebano sono indicibili, ma avete notato il titolo? ("Cosa succederebbe se
lasciassimo l’Afghanistan"). Quindi sfruttamento delle atrocità subite dalle
donne non solo a fini commerciali ma anche a fini politici e
propagandistici. Non se ne può proprio più…
"

Noi ricordiamo che da quando l’occidente ha invaso con le sue truppe l’afghanistan, come ci dicono le attiviste di Rawa, le donne hanno perduto diritti civili e recentemente hanno ottenuto una legge che obbliga le donne sposate ad avere raporti sessuali con i propri coniugi pena la tortura e il digiuno.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.