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Figli di un pregiudizio maggiore

Quando frequentavo la scuola elementare la mia maestra mi sottopose ad un prova di capacità. Io scrivo dall’età di sette anni, è una cosa che mi viene naturale al di la’ del fatto che riesca a farlo bene oppure no. Un bel giorno la maestra decise che i miei temi erano troppo ben fatti per essere farina del mio sacco. Mi fece una ramanzina sul perchè non bisognava copiare o farsi aiutare troppo dai genitori a casa. La maestra giudicò il mio quoziente intellettivo dal mio grado di timidezza e dal mio livello di socializzazione con un gruppo di alunne tutte più grandi di me di un anno, molto ruffiane nei confronti dell’insegnante e molto sfottenti nei confronti dei soggetti che non corrispondevano al loro standard umano.

Normalmente non reagivo granchè perchè ero una bambina e loro erano bambine e la maestra era la maestra. Quella volta però sentii che si trattava di una vera e propria ingiustizia e che non potevo stare zitta. Con un filo di voce, arrossendo dall’alluce all’ultimo capello, dissi alla maestra che i temi erano miei e che potevo dimostrarlo. Lei accolse la sfida e mi invitò a rifare il tema seduta in cattedra, isolata da tutte le compagne, senza l’aiuto di nessuno. Lo feci e lei mi guardò con l’incredulità che viene dedicata alle persone dalle quali non ci si aspetta nulla di buono. Da quel momento in poi mi diede la funzione di correttrice dei temi altrui, soprattutto delle compagne che mi sfottevano. Dopo qualche tempo la maestra si sarebbe accorta che sapevo anche leggere fluentemente senza incespicare. Infine la maestra valorizzò le mie capacità e coltivò il mio talento al meglio delle sue possibilità.

Ecco: questa storia del giudizio incredulo sulle prove degli studenti meridionali mi sembra frutto degli stessi pregiudizi. Siccome sono meridionali allora non possono essere più bravi dei ragazzini del nord. Non è una guerra, ovvio, e non è una rivendicazione che dovrebbe passare sulla pelle dei ragazzini delle scuole medie, però non ci trovo nulla di strano sul fatto che gli alunni meridionali siano stati più capaci di altri. Questione di fatica e di approccio. Noi ci sentiamo inferiori alla radice e se studiamo forse lo facciamo con più impegno. Tutto ciò comunque può accadere soltanto in una italia razzista che stabilisce che esistono figli di una italia minore per ciò stesso minorati. 

Detto ciò parliamo di cose serie. Sono quelle che raccontano gli antirazzisti e le antirazziste

Solidarietà attiva a chi è costrett@ a vivere in gabbia 

Al grido di "libere tutte", la scorsa notte, una ventina di persone ha rotto il silenzio che sovrasta il lager di Ponte Galeria giungendo davanti le mura della sezione femminile e portando solidarietà alle donne e agli uomini rinchiuse/i e private/i della loro libertà. 

Sono passati ormai 6 giorni dal pestaggio di un ragazzo malato di cuore appena trasferito nel C.I.E.: ancora, ad oggi, non si ha nessuna notizia nonostante i molteplici tentativi di ricerca. 

Dai contatti con alcune donne detenute si è, inoltre, appreso che molte di loro stanno rifiutando il vitto come protesta per le insostenibili condizioni igienico-sanitarie (topi nelle docce, lenzuola di carta che non vengono mai sostituite, materassi buttati per terra come soluzione al sovraffollamento delle celle) e, soprattutto, per il cibo avariato distribuito come unica forma di alimentazione. 

Da ieri, sabato 8 agosto, le prime denunce per il reato di clandestinità. 
Da ieri, le prime ronde legalizzate a caccia di una spiegazione alla paura indotta dallo stato. 

Vogliono normalizzare il razzismo ma noi non ci abitueremo mai a vivere con un lager dentro la città. 
Solidarietà attiva a chi è costretto/a a vivere in gabbia. 

Antirazziste e antirazzisti

Posted in Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    e che doveva dire… che è stato bocciato tre volte? 😐
    sicuramente avrà detto che non era mica colpa sua ma degli insegnanti meridionali…

  2. Mario says

    Ma sui risultati scolastici ha detto qualcosa Renzo Bossi?