Skip to content


L’autodifesa delle donne indiane si chiama “Pink Gang”

La strepitosa Sèverine (grazie!) ci segnala l’esistenza di queste donne straordinarie e condivide con noi la traduzione dal francese di due articoli che parlano della Pink Gang. Ci segnala anche un altro articolo in inglese. Nell’India in cui le donne vengono massacrate in ogni modo possibile c’e’ chi ha smesso di aspettare gli "aiuti umanitari" e ha pensato bene di iniziare a difendersi con le bastonate. Si chiamano Pink Gang e sono numerose. Buona lettura!

Donne indiane che lottano per i diritti delle donne

Di Polly Dunbar


Si vestono
con sari rosa confetto, ma la loro fama è lontana dall’essere tenera. Sono le giustiziere rosa, un gruppo deciso ad estirpare la corruzione delle forze di polizia e ad applicare una giustizia spietata ai colpevoli di violenza domestica o sessuale.


Agiscono
nello stato di Uttar Pradesh, nel nord dell’India. Hanno scelto il rosa come simbolo della loro lotta e possono contare tra di loro centinaia di militanti. Sono armate di lathi – bastoni tradizionali – che servono a picchiare gli uomini che sono stati violenti con le loro mogli o le hanno abbandonate, e anche a pestare i poliziotti che hanno rifiutato di registrare denuncie di stupro.


Il gruppo
, formato due anni fa, è riuscito, nonostante le sue membre siano originarie delle caste più basse della società indiana, a denunciare le malversazioni dei politici corrotti. Dalla sua creazione, la Pink Gang, come si autonominano, ha subito una serie di accuse criminali, ma tengono duro e resistono alle minacce.


“Nessun*
ci viene ad aiutare in questa regione” dice Sampat Pal Devi, 47 anni, fondatrice del gruppo che da alle altre donne lezioni di combattimento. “La polizia e i funzionari sono così corrotti e anti-pover* che dobbiamo noi fare applicare la legge. In altri momenti, ricopriamo di vergogna chi si comporta male. Ma non siamo una gang nel senso abituale del termine. Siamo una gang per la giustizia. Indossiamo il rosa perché è il colore della vita.”


La Pink Gang
è basata nella zona di Banda, una delle parti più povere d’Uttar Pradesh e le donne guadagnano pian pianino il rispetto dei funzionari locali reticenti. Più del 20 % della popolazione di Banda sono “intoccabili”, la casta più bassa. Le donne sono le prime vittime della povertà e della discriminazione in una società feudale dominata dagli uomini e sottomessa alle caste superiori. Quasi tutte le Pink giustiziere vivono in capanne di fango e di mattoni, senza acqua corrente, senza elettricità, e sopravvivono con meno di 50 pence (0,75 euro al giorno).


Aarti Devi
, 25 anni, dice: “Da sola non ho nessun diritto, ma insieme, come gruppo di Gulabi, abbiamo potere.”
“Quando vado a prendere l’acqua, la gente delle caste superiori mi picchiano, mi dicono che non ho il diritto di bere la stessa acqua di loro. Ma quando siamo in banda, ci temono e ci lasciano tranquille.”

Sei mesi fa, una donna è stata stuprata e siamo andate con lei al commissariato di polizia. All’inizio, i capi hanno rifiutato di prendere la denuncia, ma insieme, siamo riuscite a costringere la polizia ad agire. Abbiamo trascinato l’ufficiale di polizia fuori dal commissariato e l’abbiamo picchiato con i nostri bastoni.”


La gang
riceve sempre più sostegno dagli uomini. “Mio padre è un membro della banda di Gulabi” dice Aarti. “Non siamo contro gli uomini. Siamo per l’uguaglianza dei diritti per tutt* e contro chi non la accetta.”

Sampat, una madre di 5 figli*, sposata all’età di nove anni, è diventata una celebrità locale. Orgogliosissima del suo lavoro, dice: “Abbiamo impedito che le donne vengano violentate e abbiamo mandato le ragazze a scuola. La violenza contro le donne e lo stupro sono molto comuni qui. Allora proviamo ad educarle perché conoscano i loro diritti.

In caso di violenza domestica, andiamo a parlare al marito per spiegargli che ha torto. Se rifiuta di ascoltare, facciamo uscire la moglie e picchiamo lui. Se necessario, lo picchiamo in pubblico per farlo vergognare. Gli uomini sono abituati a credere che le leggi si applicano solo a loro, ma noi usiamo la forza per farsi che questo cambi totalmente.”


L’anno scorso
, dopo aver ricevuto denunce perché un negozio statale non dava il cibo che sono tenuti a distribuire gratuitamente ai/alle pover*, la gang ha iniziato a sorvegliare il proprietario e suo figlio. Una notte, hanno visto due camion carichi di grano sulla strada del mercato, dove il proprietario del negozio pensava di venderlo e tenersi i soldi. La Pink Gang ha fatto pressione sull’amministrazione locale perché sequestrassero il grano e ha controllato che il grano fosse poi correttamente distribuito.


Fonte: dailymail.co.uk
19 gennaio 2008

Giustiziere in sari


Neeta Lal


Di fronte
all’inazione delle autorità e alla violenza quotidiana che subiscono, donne prendono le armi e il loro destino in mano. Il sito di informazione Asia Sentinel, basato a Hong Kong ha incornato queste “Robin Hood” di un altro genere.


Il distretto
di Banda, nello stato di Uttar Pradesh (a nord del paese), uno dei meno sviluppati dell’India, fa parlare di sé. È in questa regione che agiscono la Pink Gang (gang rosa), un gruppo di 200 donne che si presentano come le eredi di Robin Hood, Non esitano a rispondere alla violenza con la violenza. Puniscono gli omicidi di spose fatti a volte anche da suocere, le violenze dei mariti, e anche la corruzione o l’incapacità degli eletti.


Queste donne
esuberanti e intrepidi, riconoscibili dai loro sari rosa, sono le nemiche numero uno dei mariti violenti e dei funzionari incompetenti. Avendo personalmente subito violenze sessuali, vanno a caccia di stupratori e mariti indegni, fanno la morale ai malfattori e invadono i posti di polizia per rimproverare gli agenti che non fanno il loro lavoro. Creato nel 2006 da Sampat Pal Devi, una donne di 45 anni costretta a sposarsi all’età di 9 anni e diventata madre quattro anni dopo, questo gruppo agisce come una banda di giustiziere nella zona senza diritto che è Banda.


“Qui, nessun*
viene ad aiutarci. I funzionari e la polizia sono corrotti e ostili ai/alle pover*, Così, siamo a volte costrette a far rispettare noi la legge. Siamo una banda di giustiziere, no nuna gang” ha recentemente dichiarato la fondatrice del Pink Gang. Stanca della corruzione del sistema e le discriminazioni sociali di cui si rendono colpevoli le autorità (soprattutto nei confronti di donne, caste basse e intoccabili), Sampat Pal Devi ha deciso di passare all’azione dopo aver saputo che sua sorella era stata trascinata dai capelli nel cortile di casa sua dal marito alcolista.

Volendo “dare una lezione agli uomini colpevoli”, ha radunato donne del suo quartiere; il gruppo armato di bastoni, sbarre di ferro e una mazza da cricket, è andato a trovare il cognato, l’ha inseguito fino al campo di canna da zucchero e riempito di botte. Alcune azioni sono un successo. Ad esempio, il gruppo è riuscito a riportare a casa dei propri mariti undici ragazze che erano state buttate fuori di casa dalla suocera per dote non sufficiente.


In generale
, gli indicatori di sviluppo umano del distretto sono bassissimi. Il tasso di alfabetizzazione delle donne giunge solo il 23,9% contro 50,4% per gli uomini; il ratio uomini/donne è di 846 donne per 1000 uomini, mentre la media dello stato è di 879 (a livello internazionale, il rapporto è inverso: 105 femmine per 100 maschi).


La violenza
coniugale è una strage, l’arretratezza delle donne è rinforzata dal peso del sistema delle caste. Ma la Pink Gang se la prende non solo con mariti che maltrattano le mogli perché non riescono a dar loro figli, ma anche con i funzionari che si arricchiscono vendendo al mercato nero cereali sovvenzionati dallo stato e normalmente destinati ai/alle più pover*.


Mentre
le risorse naturali del distretto potrebbero normalmente garantire mezzi di sussistenza a tutté gli/le abitanti, vengono saccheggiate da un piccolo numero di loro in totale impunità perché le autorità locali chiudono gli occhi su queste pratiche. In alcuni villaggi, i/le contadin* non vengono nemmeno pagat* e ricevono solo un chilo di cereali al giorno di lavoro. E il numero di lavoratori/trici ridotte alla schiavitù è altissimo.


Secondo
alcuni sociologi, l’unica speranza per questa parte della popolazione spogliata e disprezzata sta nei movimenti collettivi come la Pink Gang. Anche se il gruppo non ha una sede, le sue membre si riuniscono regolarmente a casa della fondatrice per discutere dei casi da trattare e della strategia da adottare.


L’apparizione
di una milizia di donne nel distretto di Banda è il sintomo di gravi problemi sociali che attraversano la società indiana. “Quando gli eletti rifiutano di rispondere alle richieste dei/delle cittadin* ordinari” osserva Prerna Purohit, sociologo di New Delhi, “quest* non hanno altra scelta che prendere le cose in mano per se stess*. È un colpo di intimazione per il governo della più grande democrazia del mondo.”


Neeta Lal


Asia Sentinel


Le courrier international

1 febbraio 2008

—>>>Le foto vengono da QUI. La donna dell’ultima foto è Aarti Devi 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Rosaria says

    Sampat merita il Nobel

  2. Francesco says

    Con Ferrara ci sfamano un intero villaggio per un anno.

    Toste, queste donne indiane.
    Sarebbe interessante farci un documentario. Mi piacerebbe vederle all’opera.

  3. Crocco1830 says

    Propongo una raccolta fondi, per pagare un soggiorno di una settimana nell’Uttar Pradesh a Ferrara.