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Netiquette femminista

Avete presente la netiquette? Voglio emendarla. Se faccio sul serio? Non so. Intanto mi invento una netiquette femminista 🙂

Se è vero che la rete è uno spazio libero dove si realizza una sorta di abbattimento delle barriere sociali e non ci sono più differenze eccetera eccetera, allora perché la netiquette privilegia solo gli addetti ai lavori?

Frequento la rete da molti anni e il mio punto di vista è che la storia dell’abbattimento delle barriere è tutta una balla buona per lasciare spazio a forme di egemonia ambigue e totalitarie.

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La rete può essere un fantastico luogo di lavoro e di socializzazione creativa o un corridoio buio attraverso il quale il passaggio è costellato da schiaffoni e pedate nel culo da parte di mani e piedi invisibili (perchè tutelati da un anonimato che certo servirebbe a preservare aree di libertà e non a diventare rifugio di codardi che di mestiere sanno solo insultare e diffamare). Roba da far venire la sindrome da accerchiamento o la paranoia (termine assai usato nella rete).

La rete è una beffa perché finge di accogliere chiunque e finisce per essere costellata da centinaia di luoghi settari che privilegiano il concetto utilitaristico e meritocratico di capacità produttiva (senza differenze di genere, certo).

La rete è una piazza irrispettosa dove non si tiene conto delle differenze perché tenerne conto sarebbe troppa fatica. Così si continua in una utopia alla quale nessuno in fondo crede più, perché il restringimento degli spazi e la burocrazia dei gruppi dice che c’e’ molto poco di libero nella rete. Solo rari esempi che sopravvivono per convinzione umana e politica e che di tanto in tanto provano a guardarsi dentro per capire come procedere. Esempi che hanno a cuore la libertà in rete e si preoccupano del reale restringimento degli spazi determinato dal tecno-controllo e dalle costanti violazioni della privacy.

Come nella vita reale, nella rete ci sono gruppi di affinità, ci sono livelli di diversità che non vengono trattati in maniera adeguata. Io –  sebbene un po’ vi abbia fatto l’abitudine – non riesco comunque a immaginare una conversazione tra un ragazzino di 15 anni e una donna di 60 che vada diversamente da un: “Mi spieghi per favore come posso fare questa cosa?” e lui “Sbattiti e impara. Cerca su google.it e troverai tutti i manuali che ti servono…”

Dove sta la libertà in una conversazione come questa? Dove sta l’assenza di regole? Dove sta la comunanza, la condivisione, l’abbattimento/accettazione/comprensione delle diversità? Di quali diversità si parla allora? Di quelle di genere? Quando stiamo nella rete noi smettiamo di essere donne? Gli uomini smettono improvvisamente di essere uomini? Smettiamo di essere di culture, di età e formazione diverse?

Possiamo costruirci mille avatar con svariati simpatici nickname ma penso che raramente riusciremo a dissimulare le nostre differenze di genere, di età, di razza, di religione, di appartenenza politica, di impostazione identitaria, di ceto sociale. Si fa solo più fatica a individuare i contorni ambigui delle cose. E questa fatica favorisce i totalitarismi e non le libertà. Poi però si riesce a individuarli – i contorni – perché le nostre sensazioni ci conducono quasi sempre nel posto giusto. E’ vero che siamo nell’epoca del post identitario e che ci piace essere al di la’ delle definizioni attribuiteci alla nascita. E’ vero che linee guida sono meglio che regole restrittive e terribili. Ma anche le linee guida nascono da bisogni e una linea non contenuta equivale ad un bisogno negato.

La netiquette (apprezzerei se qualcuno mi dicesse fisicamente chi l’ha proprio scritta) dice:

  1. Quando si arriva in un nuovo newsgroup o in una nuova lista di distribuzione via posta elettronica, è bene leggere i messaggi che vi circolano per almeno due settimane prima di inviare propri messaggi in giro per il mondo: in tale modo ci si rende conto dell'argomento e del metodo con cui lo si tratta in tale comunità.

[Davvero? E una dichiarazione tipo quella richiesta nel periodo maccartista non la chiediamo (ironia On/Off)? Come dire che prima di entrare in casa d’altri devo spiarli per un paio di settimane così non corro il rischio di inciampare su imbarazzanti argomenti e di usare metodi sbagliati. Non sarebbe magari meglio dire che la persona che arriva in una nuova mailing list sarà anche accolta da qualcuno che spiegherà come funziona? Questo perché così si evita di attribuire tutta la responsabilità ai nuovi arrivati solo perché non hanno fatto bene i compiti prima.]

 

  1. Se si manda un messaggio, è bene che esso sia sintetico e descriva in modo chiaro e diretto il problema.

 
[E se un* non sa scrivere? Si spara? Non comunica? Se non si ha il dono della sintesi? Non si tratta forse di un paletto? Di una chiusura? O è un invito a fare un corso accellerato di sintassi e analisi logica? Non sarebbe meglio dire che se possibile e se non procura difficoltà sarebbe più di facile lettura un messaggio breve e più chiaro che si può?]

  1. Non usare i caratteri tutti in maiuscolo nel titolo o nel testo dei tuoi messaggi, nella rete questo comportamento equivale ad "urlare" ed è altamente disdicevole.

[In una mailing list una grande donna e una meravigliosa persona un giorno mi ha detto che l’urlo nella rete è una cosa che si definisce dall’effetto che producono le parole. L’impatto visivo secondo la sua opinione è un dettaglio irrilevante. Se non ci si occupa del contenuto è inutile definire la grandezza dei caratteri per apparire educati. Mi ha convinta e allora in questo articolo io inserirei la questione dei toni, delle parole – perché l’unica regola di convivenza sociale in rete non può essere il rutto telematico.]

  1. Non divagare rispetto all'argomento del newsgroup o della lista di distribuzione; anche se talvolta questo comportamento è accettato o almeno tollerato aggiungendo il tag [OT] (cioè Off Topic che significa "fuori argomento") nell'oggetto del proprio messaggio.

 
[Anche qui il tono perentorio. Ma se non si obbedisce come funziona? C’e’ la sharia?]

  1. Se si risponde ad un messaggio, evidenziare i passaggi rilevanti del messaggio originario, allo scopo di facilitare la comprensione da parte di coloro che non lo hanno letto, ma non riportare mai sistematicamente l'intero messaggio originale.

 
[L’annosa questione del “quotare bene”. C’e’ gente addestrata apposta per fare gli appassionat* educator* . Quotare male equivale ad un insulto. Può corrispondere all’occasione per uno sfoggio di machismo o di appiattito femminile ossequio all’imperativo machista. Andrebbe inserito nell’articolo che l’argomento non può essere l’espediente per attacchi machisti di nessun tipo.]

  1. Non condurre "guerre di opinione" sulla rete a colpi di messaggi e contromessaggi: se ci sono diatribe personali, è meglio risolverle via posta elettronica in corrispondenza privata tra gli interessati.

 
[So che questo è l’articolo meno rispettato forse tra tutti quelli della netiquette. Le guerre di opinione si fanno e spessissimo sono guerre intrise di questioni personali. Si chiamano flame. A volte perché non si ritengano tali si attribuisce ad esse un carattere di rispettoso scambio etico politico un po’ fuori tono ma pur sempre con una dignità che pare autorizzare a usare ancora toni autoritari, machisti, sessisti. Nella classifica delle linee guida io quindi aggiungerei che sarebbe bello che non si facessero mai conversazioni  tese ad aggredire in alcun modo, in forma diretta o indiretta, ciascun* dei/delle partecipanti alle aree di discussione collettiva.]

  1. Non pubblicare mai, senza l'esplicito permesso dell'autore, il contenuto di messaggi di posta elettronica.

 

[C’entra qualcosa con il copyright? E se sono messaggi di una lista con archivi pubblici? Magari sarebbe bene specificare.]

  1. Non pubblicare messaggi stupidi o che semplicemente prendono le parti dell'uno o dell'altro fra i contendenti in una discussione. Leggere sempre le FAQ (Frequently Asked Questions) relative all'argomento trattato prima di inviare nuove domande.

 
[Chi decide che i messaggi sono più o meno stupidi? Ecco questa mi sembra una regola che andrebbe abrogata o totalmente modificata. Non ne capisco davvero il senso e può essere che sia inattuale. Non vedo l’utilità di una regola di questo tipo.]

  1. Non inviare tramite posta elettronica messaggi pubblicitari o comunicazioni che non siano stati sollecitati in modo esplicito.

 
[Su questo mi trovo d’accordo perché è una violazione. Peccato che nessuno segua questa regola.]

  1. Non essere intolleranti con chi commette errori sintattici o grammaticali. Chi scrive, è comunque tenuto a migliorare il proprio linguaggio in modo da risultare comprensibile alla collettività.

 
[Bella la storia del non essere intolleranti. Sembra una paraculata dato che poi si aggiunge che chi scrive “è tenuto” a migliorare il proprio linguaggio etc etc. Vediamo:  gli analfabeti sono “tenuti” a migliorare il linguaggio per avere diritto ad essere ascoltati e ad esprimersi? Chi raccoglie la responsabilità del loro livello di analfabetismo? Nessuno? E’ colpa loro perché non vogliono imparare? Perché questa è la tendenza che traspare: non impari perché è colpa tua, invece guarda me che leggo – mi impegno – studio e imparo. Mi faccio il culo e tu sei solo pigro… etc etc

Questo riassume una parte del senso di alcune discussioni in rete. La discriminazione è tutta per chi non viaggia alla stessa velocità. I lenti muoiono. Pochi sono quelli disposti a portarseli dietro (scoprendo magari poi che coloro i quali sono stati ritenuti pesi morti invece hanno mille altre cose da insegnare che non presuppongono l’uso autoreferenziale di una tastiera e di un mouse). Io per mio conto insegno ad ogni amica, donna di qualunque età quello che so. Spiego con calma, con pazienza senza fare sfoggio di preparazione tecnica che non ho e di termini difficili per il solo gusto del pronunciarli. Non mi sostituisco a loro. Rispondo alle loro domande.

Le fanno a me perché non le intimidisco (così immagino che altre donne le faranno a persone che considerano allo stesso modo non temibili), perché non faccio morire loro le domande in gola, perché non le derido mai, perché coccolo le loro incertezze e la maniera timorosa che hanno di approcciare un elettrodomestico troppo sopravvalutato. Le donne non vengono tutte dalla stessa aria e dallo stesso cielo. Hanno storie diverse, età diverse, tempi di apprendimento diversi, approcci differenti. So che furono donne della marina militare statunitense a inventare e realizzare cose importantissime nel campo dell’informatica. So che esistono donne bravissime in questo settore.

Ma so anche che troppe donne non ci capiscono nulla e che non possono definirsi neppure sufficienti utenti. Il fatto è che una differenza c’e’ e bisogna ricordarsela. Chi partecipa a luoghi collettivi virtuali non può essere “tenuto” a imparare per bene la lezione. Può essere invitato a chiarire al meglio che può. Può essere aiutato a fare meglio. Altrimenti i/le bravi/e si troverano prim* in classifica ma da sol*.]

Alle regole precedenti, vanno aggiunti altri criteri che derivano direttamente dal buon senso:

  • A La rete è utilizzata come strumento di lavoro da molti degli utenti. Nessuno di costoro ha tempo per leggere messaggi inutili o frivoli o di carattere personale, e dunque non di interesse generale.

 
[Anche qui: chi definisce la frivolezza? Troppo spazio a giudizi discrezionali. Chi definisce i messaggi personali non attinenti con questioni più direttamente riconoscibili come politiche o “di interesse generale”? Tutta la rete è utilizzata come strumento di lavoro? (Ogni tanto cerco il pelo nell’uovo :P) Non sarebbe meglio definire le aree settoriali per facilitare la scelta di interesse di chi non ha nulla di meglio da fare che  mandare “messaggi frivoli”?]

  • B Qualunque attività che appesantisca il traffico sulla rete, quale per esempio il trasferimento di archivi voluminosi, deteriora il rendimento complessivo della rete. Si raccomanda pertanto di effettuare queste operazioni in orari diversi da quelli di massima operatività (per esempio di notte), tenendo presenti le eventuali differenze di fuso orario.

 
[E questo immagino si riferisca a un tempo remoto in cui non c’erano le grandi velocità di connessione il podcasting, il P2P… Che si fa? Aggiorniamo?]

  • C Vi sono sulla rete una serie di siti server (file server) che contengono in copia aggiornata documentazione, software ed altri oggetti disponibili sulla rete. Informatevi preventivamente su quale sia il nodo server più accessibile per voi. Se un file è disponibile su di esso o localmente, non vi è alcuna ragione per prenderlo dalla rete, impegnando inutilmente la linea e impiegando un tempo sicuramente maggiore per il trasferimento.

 
[Idem come sopra?]

  • D Il software reperibile sulla rete può essere coperto da brevetti e/o vincoli di utilizzo di varia natura. Leggere sempre attentamente la documentazione di accompagnamento prima di utilizzarlo, modificarlo o redistribuirlo in qualunque modo e sotto qualunque forma.

 
[Certamente! Non c’e’ problema 🙂]

E comportamenti palesemente scorretti da parte di un utente, quali:

  • Violare la sicurezza di archivi e computers della rete;

 

[C’e’ ancora chi lo fa senza nascondersi dietro la questione della sicurezza nazionale?]

  • Violare la privacy di altri utenti della rete, leggendo o intercettando la posta elettronica loro destinata;

 
[Ecco, certo. Questo forse va aggiornato a dopo l’11 settembre 2001]

  • Compromettere il funzionamento della rete e degli apparecchi che la costituiscono con programmi (virus, trojan horses, ecc.) costruiti appositamente; costituiscono dei veri e propri crimini elettronici e come tali sono punibili dalla legge.

 

[Oh Yeah. Non so davvero che dire.]

Qualche altra proposta per migliorare le regole della rete? Comunque è un inizio e io per ora ho finito. 🙂

 

[e.p.]

Posted in Fem/Activism, Pensatoio.


7 Responses

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  1. zunamee says

    bella risposta. 🙂

    la verità è che concordo sostanzialmente con te, soprattutto per quel che riguarda gli sforzi fatti da così tanti individui di scoraggiare qualunque tipologia di neofito. atteggiamento due volte dannoso: allontana una persona e induce all’ignoranza.

    spesso rispondere alle persone, semplicemente, rtfm, le spinge a non aver più voglia d’indagare quello o quegli strumenti tanto vasti e popolati di aggressività gratuita.

    buona scrittura – e bella anche per gli altri commenti. 😀

  2. FikaSicula says

    Sifossifoco, tre parole: sei un mito! 🙂
    ***
    hardskinone: non parlavo di mail private o di carteggi confidenziali ma di mailing list con gli archivi aperti. comunque va bene. basta che per favore non usi quel tono serio serio di rimprovero come se avessi fatto pipì dentro una chiesa…
    Per il traffico: se non trovi obsoleta la modalità descrittiva (le cose da fare di notte, con i lupi e la luna piena.) rispetto alla evoluzione della tecnologia, va bene anche quello. 🙂
    O spiegami per favore che differenza c’e’ tra il giorno e la notte in una situazione in cui il traffico oramai è perennemente congestionato. Come possono essere compromesse le possibilità dei singoli utenti dai trasferimenti in rete? Parli di allegati? Va specificato. Parli di pacchetti trasferiti via chat? Via P2P? Cosa vuol dire oggi appesantire la rete? Mettere in piedi siti con pagine dalla grafica devastante e pesantissima? Questo è quello che andrebbe male per gli utenti paganti e senza larga banda. Perchè non specificarlo? Spiegarlo? Aggiornarlo rispetto alle nuove possibilità?
    Da quento tempo sono un’utente di internet? Da un tempo sufficiente che mi permette di sconsacrare questo tempio e di rimettere in discussione i suoi comandamenti. Ma per chiarire: io faccio pipì sulle chiese e qualche pernacchio ai suoi tutori dell’ordine. Sia chiaro che non mi piace questa bella teknocrazia patriarcale e non che manco di rispetto a quanti nel corso degli anni hanno cercato e cercano di inventare, creare, difendere spazi di libertà. Ogni regola ha un suo tempo. Può essere che di tanto in tanto le regole vanno aggiornate, no?
    ***
    Paolo: ma la storia è a Roma o a Matera. Come mai solo in 5? e non è che a Roma non ci sono donne bellissime che si occupano di faccende tech strabene e molto meglio di me… può essere che non ha funzionato la comunicazione? c’e’ qualche dissidio identitario? non ci vogliono venire e basta? buh. comunque mi ridici dov’e’? 🙂
    Grazie per l’informazione e più tardi mi riguardo il blog. Ciao

  3. hardskinone says

    “Non pubblicare mai, senza l’esplicito permesso dell’autore, il contenuto di messaggi di posta elettronica.”

    Messaggi di posta elettronica privata. Non c’entra con il copyright ma con la riservatezza della comunicazione tra persone.

    Inoltre, i messaggi di posta elettronica interna a molte organizzazioni è equiparata a materiale confidenziale. Qualcuno ci ha già perso il posto di lavoro (non ho i link sottomouse).

    “Qualunque attività che appesantisca il traffico sulla rete, quale per esempio il trasferimento di archivi voluminosi, deteriora il rendimento complessivo della rete. Si raccomanda pertanto di effettuare queste operazioni in orari diversi da quelli di massima operatività (per esempio di notte), tenendo presenti le eventuali differenze di fuso orario.”

    No, non aggiorniamo. La banda larga è disponibile solo ad una fetta relativamente piccola di utenza Internet; molte persone accedono ad Internet con terminali mobili che allo stato attuale hanno a disposizione una larghezza di banda molto piccola; in alcuni paesi si paga per il traffico scaricato;
    e per ultimo… mantenere basso il numero di kb di una pagina può tornare utile quando la rete è congestionata o ci sono problemi di banda.

    Una domanda: da quanto tempo sei utente di Internet?

  4. sifossifoco says

    Fantastici i tempi in cui si rompeva “solo” la netiquette, e tutti quelli perbenino scrivevano: cattivo, cattivo!

  5. FikaSicula says

    Sulla questione della differenza di velocità di connessione hai perfettamente ragione ma nella netiquette si parlava di trasferire il materiale di notte (se non ho capito male) e non di non mandare allegati (che peraltro sono filtrabili stabilendo una grandezza dei file accettabili). Il riferimento quindi mi pare un po’ datato. Ma non ho una conoscenza così vasta della rete e dei suoi sistemi per dire che c’ho azzeccato di sicuro 🙂
    Sui troll si, certo. Ma io non parlo di quelli. Io ho visto Trattare abbastanza male persone semplicemente non preparate, che sembrano venire da un altro mondo perchè davvero vengono da un altro mondo. Ho visto invece costantemente esercizi di disturbo da parte di persone preparate e sempre con argomenti pertinenti ma con una vis polemica (chiamiamola eufemisticamente così) che va talmente oltre la normale bellezza del confronto da poter essere tranquillamente paragonata allo stimolo da incontinenza da trollaggio: mattina, sveglia e insulti liberi in rete!
    Questa guerra ai troll a volte ha autorizzato persone a trattare malissimo gente che semplicemente sbaglia a mettere un accento (e so bene quanto è importante non metterli perchè fanno diventare non leggibile un testo a molte persone).
    se è vero che la netiquette parte dal presupposto che tutti abbiano gli stessi diritti allora va un tantino aggiornata (il fatto che sia statunitense non vuol dire che non possa criticarla :)))) a meno che non ne hanno inventata una in Italia e allora faccio emendamenti alla netiquette nostrana). La gente che accede alla rete è sempre di più e non vi arriva con lo stesso livello di preparazione. Quindi bisogna comprendere che – si – bisogna parlare anche di diritti umani, certo, se li vuoi chiamare così.
    Le comunità di cui parlo sono anche quelle che cito io specificando che sono rari baluardi di uno o più progetti di libertà pronti però anche a mettersi sempre in discussione (magari non sempre e non subito ma ciascuno viaggia a ritmi e velocità proprie e far incontrare le mille velocità e lavoro lento, paziente da fare con approccio quasi zen :P). C’e’ il linux documentation project e però ci sono comportamenti che vengono legittimati fino a che non si dice che sono sbagliati (e dirlo spesso non basta perchè una voce rispetto ai gruppi conta pochissimo. l’inclusione spesso passa attraverso dichiarazioni di fede assoluta che non possono essere prese per buone se ci si avvicina con sentimento laico). Se una persona di una certa età si avvicina alla rete e le si parla come si usa tra nerds non capisce, e non perchè non abbia una storia, una vita, una capacità di comprensione, ma semplicemente perchè – che ci si creda o no – forse i tre quarti del mondo non sanno un emerito niente di rete e dei linguaggi della rete. Lavorare sulla comunicazione con il mondo intero non è poi un obiettivo così perverso. A me sembra sensato: per non garantire esistenza solo a nicchie autoreferenziali e per coinvolgere in battaglie importanti tante persone che non hanno idea di come si quoti in mailing list (spiegarlo con gentilezza non vuol dire rinunciare all’obiettivo di garantire facile lettura a tutti) ma che non possono essere considerate un mondo a parte di cui si può fare a meno e al quale imputiamo che se non ci segue è colpaccia sua.
    Ok ho detto troppo. Comunque mi piace discuterne. Non è una sentenza di morte :)))
    Solo uno spunto di riflessione per migliorare le relazioni in rete. Ciao e grazie del commento. 🙂

  6. zunamee says

    …sai che non ho ben capito tutte le critiche che porti? cioé: ok, molte regole sono frutto di un certo tipo di cultura (a proposito del “da dove sto chiamando”) e il più delle volte sembrano suggerire comportamenti propri di una smallville ideale. però storicamente nascono dalla rete (e no, non c’è un autore originale, o se c’è stato non ha più valore dell’originario autore della bibbia: noi umani abbiamo l’abitudine di credere ciecamente alla tradizione). voglio dire: chiaro che è modificabile, chiaro che è espressione di qualcosa, chiaro però altrettanto che è sviluppata intorno alle difficoltà oggettive che hanno gli esseri umani a relazionarsi.

    poi: siccome alla fine dei conti la rete rispecchia sufficientemente l’umanità – dove i casi di mutuo soccorso ed evoluzione sono rari quanto sul web – a me non stupiscono affatto certe indicazioni: sulla velocità di connessione, ad esempio (più della metà del paese _non ha accesso_ neanche all’adsl – e questa non è una differenza, quando devo ricevere una mail da 3 m?). ancora: ho visto uccidere progetti e comunità da pochi troll (perché di questo si tratta, non di persone che non sanno scrivere, che hanno il diritto di partecipare e crescere come chiunque altro) i quali avevano ormai come hobby quello di giocare con questo giocattolo. Non c’è definizione per frivolezza, stupidità o bontà dei contenuti: wikipedia è portata avanti a partire dalla _speranza_ (niente di più) che l’utenza sappia quel che sta facendo. e magari spesso non lo sa: quello è un progetto che accetta un ampio margine di casino (magari non la wiki italiana, piacevolmente tiranneggiata da un’oligarchia per ora illuminata).

    insomma: la netiquette è di origini statunitensi, inutile sperare in una certa qual capacità critica che non avrà mai. ha delle origini, milioni di difetti, ma parte da alcuni presupposti validi. che le persone abbiano tutte gli stessi diritti di fronte alla rete (cosa non vera in termini concreti, ovviamente: ma allora perché parliamo di netiquette e non di diritti umani?) e che debbano poterli esercitare. una buona percentuale delle volte tutto questo è fantasia? ok, ma non posso fingere di non vedere tutte le pagine, comunità, strumenti e così via messi in piedi per essere potenzialmente d’aiuto a chiunque altro. il linux documentation project potrà essere incompleto, troppo vasto, troppo nerd, immancabilmente vago e tecnico – ma insomma, c’è.

    no? 🙂