Riceviamo e volentieri condividiamo:
Oggi come sessant’anni fa: le vittime dello Jugendamt tedesco sono le vittime di Sant’Anna di Stazzema
Assume un sapore sinistro e quasi beffardo la dichiarazione rilasciata all’ANSA dalla Procuratrice Claudia Krauth che ha archiviato il processo alle SS per la strage di Sant’Anna di Stazzema: ‘’Mi sento di assicurare ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che la Procura di Stoccarda ha fatto tutto il possibile per chiarire le responsabilità dei militari della Reichsfuehrer SS nel massacro’’.
Sappiamo quanto la cultura giuridica di un paese che si traduce in codici e leggi e procedure, sia lo specchio fedele e la sintesi di mentalità, usi, consuetudini, convinzioni.
Oggi è sotto gli occhi di tutti, finalmente smascherato dallo scandalo della sentenza di Stoccarda che mette in dubbio le confessioni degli imputati, e, con calcolo ragionieristico anche il numero delle vittime a suo tempo accertate, non tanto una sorta di revisionismo storico di stampo negazionista, ma di quanto il sistema ‘deutsch legal’ sia ‘’ legale’’ solo ed esclusivamente per il cittadino tedesco, che gode di una particolare attenzione, ed è un principio che tocca anche altri ambiti, come il diritto di famiglia.
Avviene infatti che anche nel diritto di famiglia, a prevalere e’ il criterio naturale di
’’appartenenza’’ alla comunità tedesca e alle sue regole, in palese contrasto con principi di diritto universale, e con le procedure, come il diritto al giusto processo, al contraddittorio, all’ascolto, all’imparzialità del giudice, garantiti da Convenzioni Internazionali, consapevolmente sottoscritte anche dalla civilissima Germania. Il permanere di istituti quali lo Jugendamt ’terzo genitore’’, o ‘’genitore di Stato’’ mette in dubbio, allo stesso modo del permanere in Italia di istituti di epoca fascista, quali il Tribunale per i Minorenni, la costruzione di un’ Europa coesa e di una nuova cittadinanza europea.
L’istituto dello Jugendamt nato sessant’anni fa per la ‘’protezione dei minori’’, il cui meccanismo di reale funzionamento è ai più sconosciuto, riveste un ruolo fondamentale in caso di separazioni tra genitori e nel caso si tratti di genitori di diversa nazionalità. Infatti, oltre a schierarsi in maniera imparziale a difesa del genitore tedesco, propone una sorta di neo-germanizzazione.
Grazie alla lotta del tutto impari e alla testimonianza di genitori spesso bilingue, di alta formazione universitaria, come Marinella Colombo e Olivier Karrer, che hanno scritto libri su questo silenzioso olocausto bianco che si sta perpetrando nella civilissima Europa, e presentato petizioni al Parlamento Europeo, è stato possibile svelare il meccanismo di scatole cinesi e l’impianto civile, penale ed amministrativo che opera dai tempi dell’epoca nazista, intrecciandosi in modo funzionale con appositi regolamenti europei, con l’obiettivo di ottenere l’affidamento esclusivo del bambino binazionale. A tutti i costi, sacrificando affetti, stravolgendo perizie, screditando le volontà dei bambini coinvolti.
Per questo motivo, alcuni di questi genitori stranieri, vittime inconsapevoli e spesso non credute, senza mezzi, ridotti sul lastrico, a cui è stato sottratto per sempre il rapporto con i propri figli, sono stati ingiustamente incarcerati con accuse infamanti e senza prove, che ricordano i processi kafkiani agli ‘’oppositori politici’’ di un tempo.
A ciò si aggiunga che, contrariamente a ciò che avviene con le nostre sentenze, gli omologhi giudici italiani, non mettono mai in dubbio le sentenze o ordinanze tedesche, anzi si prodigano, come nel caso di Marinella Colombo, a collaborare di buon grado per adempiere alle disposizioni tedesche.
Tutto il sistema su cui si fonda lo Jugendamt va ricercato nel principio della presunzione di colpevolezza che permea tutto il diritto penale tedesco, per cui è sufficiente il semplice sospetto che un genitore straniero abbia intenzione di portare via il figlio dalla Germania, che si attuano immediatamente meccanismi e procedure preventive, con l’unico obiettivo di criminalizzare preventivamente il genitore non tedesco, pregiudicandone libertà di spostamento, e soprattutto sottraendogli per sempre qualsiasi relazione e qualsiasi diritto sul figlio, salvo l’obbligo a provvedere all’assegno di mantenimento e a eventuali lasciti ereditari.
Si tratta di casi diversi e tra loro distanti, è vero, ma ci fanno capire che stiamo rischiando di creare una comunità’ europea dove la reciprocità è soltanto a senso unico e dove manca il comune riconoscimento di una cittadinanza consapevole e condivisa.
Oggi, come sessant’anni fa, ci sono centinaia di migliaia di bambini italo-tedeschi, franco- tedeschi, polacco-tedeschi, iberico-tedeschi, americani-tedeschi, russo-tedeschi, anglo-tedeschi annientati emotivamente e culturalmente, costretti a vivere senza un genitore, contro la loro volontà, a causa di un impianto, quello dello Jugendamt, che risente oramai del tempo e che è tra gli ostacoli alla costruzione di un Europa fatta di valori condivisi.
Per maggiori informazioni sullo Jugendamt visitate il sito www.ceed-europa.eu
Sara Vatteroni
Responsabile Dipartimento Democrazia Paritaria Italia dei Valori
Grazie.
Massimo. Padre di un figlio germanizzato.