Il workshop ‘Save194 e Apply194’ di venerdì 28, è stato più un’assemblea autogestita che un ‘seminario’ frontale, questo sviluppo ha favorito decisamente lo scambio di esperienze tra collettivi e singole, provenienti da diverse regioni d’Italia, ed è servito a tutt* per chiarire, definitivamente, che l’attacco alla legge 194 è totale, ed è portato avanti attraverso l’introduzione dei Movimenti per la vita (di chi?) nelle strutture di cura della salute femminile, attraverso strumenti quali leggi e regolamenti speciali. Un attacco nazionale declinato a livello locale attraverso approcci più o meno ‘morbidi’, che generano comunque in tutti i luoghi il risultato di bloccare l’accesso all’intervento di i.v.g., sia attraverso l’assenza di medici e personale che operino praticamente sia attraverso lunghe liste di attesa, con grave danno per la salute delle donne e delle famiglie, per le quali l’aborto è sempre una necessità.
Ricordando a tutt* che la salute non è da intendersi unicamente con l’assenza di una malattia, ma con il benessere complessivo della persona, registriamo che il benessere complessivo della donna non è evidentemente preoccupazione del Servizio Sanitario Nazionale, che non lo è certamente di quelle associazioni e persone che hanno come loro unica finalità impedire nell’immediato l’aborto, attraverso pratiche dissuasorie, terroristiche e violente, che non lo è certamente di nessuna parte politica.
Il ricorso all’aborto clandestino, che in alcune realtà, come quella campana, non è mai cessato del tutto, nel prossimo futuro diverrà anche per le donne italiane, come lo è già per molte donne immigrate, una scelta obbligata.
L’aborto non è l’unico punto problematico, come hanno riferito altre compagne e come ben sappiamo, il primo problema per le donne, di tutte le età, che attraversano e abitano il territorio italiano è l’accesso alla contraccezione di emergenza: pillola del giorno dopo e pillola dei cinque giorni dopo. Entrambe criminalizzate e oggetto di costante disinformazione, da parte di quegli stessi soggetti che impediscono l’accesso all’intervento di i.v.g., adducendo pretestuose obiezioni ideologiche.
Attraverso diverse testimonianze siamo venute a conoscenza del fatto che il prezzo della contraccezione di emergenza può variare dall’assoluta gratuicità ai trentaquattro euro, escluso il pagamento del tiket, il cui costo varia ulteriormente da regione a regione.
La disinformazione sulla contraccezione, anche non di emergenza, è favorita dalla difficoltà, se non dall’impossibilità, di realizzare corsi di educazione alla salute sessuale, che veicolino informazioni chiare e precise su come evitare gravidanze indesiderate e come evitare di contrarre malattie sessualmente trasmissibili e no.
Il quadro complessivo è quello di un blocco totale finalizzato al respingimento di ogni autonomia riproduttiva e di ogni libertà sessuale delle donne italiane e non italiane, agendo una violenza di genere, di razza e di classe.
Il progetto di una rete che operi a livello nazionale, già in parte testata durante la campagna Save194 e Apply194, favorite dal monitoraggio del progetto Obiezione respinta, rete che informi e contrasti in modo diffuso le politiche fasciste di cui siamo oggetto, sembra essere per tutte la strada migliore da percorrere. Tenendo presente che ogni territorio è diverso, ma che la lotta è comune.
Obiezione respinta: noi donne ci mettiamo in rete!
FEMINIST BLOG CAMP | REPORT INCONTRO #SAVE194
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