Skip to content


I nostri corpi non sono campi di battaglia!

resize_image


Traduzione di un interessante documento sulle donne – pubblicato in inglese qui – in occasione delle proteste in Egitto.
Buona lettura!

A seguito delle attuali proteste in Egitto contro la Fratellanza Musulmana, stiamo assistendo ad un sacco di indignazione su come le manifestanti donne vengano picchiate e umiliate nelle strade. Lo stesso identico fenomeno ha caratterizzato le proteste contro Mubarak e lo SCAF.
E’ interessante notare come, durante i periodi di conflitto politico, il ruolo della donna venga svilito: da cittadina attiva a “corpo femminile” che subisce l’aggressione del regime in vigore. Il suo corpo diviene campo di battaglia: una testimonianza della brutalità del regime e dello sfruttamento di coloro che desiderano rovesciarlo. La retorica suona così: ‘il regime sta attaccando anche i più deboli, dobbiamo proteggerl*!’
Tuttavia, è altrettanto interessante osservare che la maggior parte di coloro che si sentono turbati dalla brutalità agita contro le donne durante le proteste non sembrano far caso alla violenza fisica, sessuale e psicologica che le donne nel mondo arabo si trovano ad affrontare ogni singolo giorno della loro vita.
Indignarsi per la brutalità di un regime contro i/le propri* cittadin* è fondamentale. È irrilevante che la vittima sia una donna o un uomo, ogni abuso andrebbe denunciato allo stesso modo. Ma dov’è tutta questa indignazione quando si parla di leggi nazionali che tollerano i crimini d'”onore”, lo stupro, le molestie sessuali, la violenza domestica e le mutilazioni genitali femminili? Tali leggi sono sopravvissute ai cambiamenti di regimi politici, avallate da norme religiose e tollerate da coloro che si dichiarano laici.
La realtà è che le donne vengono costantemente usate a fini politici, ma quando si tratta dei loro diritti, vengono lasciate indietro. Stiamo assistendo al costante ripetersi di questo fenomeno, in tutto il mondo arabo e non solo.
Le donne e gli uomini dovrebbero avere gli stessi diritti e stessi doveri, nel bene e nel male. La lotta per una maggiore giustizia e libertà non ha genere. E’ tempo per noi donne di prendere in mano il nostro destino. Per affermarci come cittadine uguali agli uomini, senza alcuna distinzione. Nessuna distinzione quando si tratta di essere parte di una rivoluzione, nessuna distinzione quando si tratta di realizzare i nostri diritti e le nostre libertà pubbliche e private nella vita quotidiana.
I nostri corpi non sono campi di battaglia.

“Non dimenticheremo quello che ti è successo, splendida donna!”
Graffiti al Cairo in onore della “ragazza dal reggiseno blu” che venne picchiata e spogliata dallo SCAF nel dicembre 2011.

blue-bra1

Posted in Comunicazione, fasintranslation, R-esistenze.

Tagged with , , .


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

Continuing the Discussion

  1. #Egitto #Tahrir: rivoluzione, stupri e il governo dei militari | Unchained Online linked to this post on Luglio 4, 2013

    […] della ragazza dal reggiseno blu picchiata e spogliata da uomini dello Scaf nel dicembre del 2011. Qui potete leggere delle considerazioni fatte da compagne che giustamente parlavano dei loro corpi come campi di […]

  2. Il corpo genderizzato diventa pubblico: Egitto, violenza sessuale e rivoluzione | Sopravvivere non mi basta linked to this post on Febbraio 9, 2013

    […] I nostri corpi non sono campi di battaglia! […]