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Terremoti, virus e shock doctrine

Dopo aver scritto questo ecco la riflessione e gli strumenti di lettura del presente suggeriti da ReginaZabo:

In questi tempi di emergenze e rimozioni i terremoti si trasformano in strategie di occupazione militare e di antisommossa
e la crisi economica passa in secondo piano rispetto alla trepidante
attesa di una ben più emozionante fine del mondo da virus influenzale.

Per vaccinarvi contro questa perniciosa influenza, innanzitutto guardate The Shock Doctrine di Alfonso Cuarón e Naomi Klein sottotitolato in italiano dal Laboratorio contro la Guerra Infinita  (grazie a ombra per questo collegamento).

E poi leggete questi consigli pratici di Bruce Sterling tradotti di getto per arginare il contagio:

Consigli pratici per combattere la febbre suina dentro casa

http://www.cdc.gov/swineflu/guidance_homecare.htm?s_cid=tw_epr_61

Non mi piace granché diffondere altre notizie allarmanti sulla febbre
suina, ma questo utile documento è un ottimo esempio di asettica
accuratezza burocratica.

Le pandemie mandano la gente ai pazzi, anche se una
delle peggiori pandemie della storia, l’AIDS, sta già imperversando
sulle carcasse della biopolitica. Ogni tanto si vede qualche
manifestazione di piazza o qualche spettacolo di beneficenza dedicati
all’AIDS. Carla Bruni è particolarmente schierata nella lotta all’AIDS.
Ma per il resto moriamo di AIDS in un’ecatombe, e la pandemia è
diventata una storia come un’altra. L’AIDS è una malattia oltremodo
spaventosa, letale praticamente al cento per cento, eppure è difficile
fare in modo che si continui ad averne davvero paura.

In giro c’è sempre qualche influenza, e l’influenza uccide sempre
qualcuno. Anche quando un virus mutante dell’influenza riesce ad
ammazzare più persone di una guerra aperta, l’influenza non ha mai
devastato città intere come hanno fatto il colera o la morte nera.
Rispetto alle pandemie più orribili, l’influenza si può dire la loro
sorellina mocciosa.

Quindi se contraete la febbre suina, è molto improbabile che moriate.

Ma dato che avrete l’influenza, può darsi che DESIDERIATE di morire.


Non morirete VERAMENTE a meno che non vi si illividiscano le labbra,
abbiate un tremendo dolore al petto, non riusciate a inghiottire
l’acqua o ad alzarvi dal letto, vi vengano le convulsioni e non
sappiate più dire dove vi trovate e come vi chiamate. Come si deduce
dal documento citato sopra, vi converrà fare molta attenzione a questi
sintomi.

Se questi sintomi già li avete per qualunque altro motivo e poi
contraete ANCHE la febbre suina, allora sì che correrete un pericolo
mortale, perché la Sorellina vi darà la spintarella che ci vuole per
farvi definitivamente fuori.

Ecco un altro consiglio del governo: se vivete in una delle nuove zone
del nostro pianeta che sono prive di servizi sanitari, nella "Lacuna
dell’integrazione", in uno "Stato fallimentare", in uno "Stato vuoto",
nelle impenetrabili favelas, nei barrios, nelle città bestiali, nelle
valli montane di al Qaeda e nelle zone all’ultimo grido di quei parvenu
dei pirati somali eccetera eccetera… e se questa nuova influenza si
rivelerà una di quelle varianti che spaccano la provetta e cominciano
ad  aggirarsi nel panorama generale facendo tremare tutto col loro
passo pesante… be’, voi e i vostri cari sarete i più esposti.

Non prendetevi neanche il fastidio di afferrare il telefono satellitare
e di chiamare l’ambulanza, tanto i servizi di pronto soccorso del mondo
civile non si spingono dove si spara agli elicotteri.

Vi consiglio piuttosto di leggere attentamente questo casereccio
documento sanitario e di ammassare nel vostro accampamento o nel vostro
bunker un bel po’ d’alcol per le frizioni. In alternativa, potete
escogitare qualche nuova brillante dottrina di guerriglia globale per
dichiarare guerra ai microbi.

Per quanto mi riguarda, io sono un instancabile portatore globale di
malattie infettive e ho un apparato respiratorio particolarmente
vulnerabile alle malattie. Quindi una febbre suina mutante del XXI
secolo sarebbe davvero l’ideale per me. Una volta ho preso l’influenza
mentre leggevo L’ombra dello scorpione
di Stephen King. Io mi contorcevo nel letto in preda al delirio della
febbre e, nella stanza accanto, la televisione non faceva che blaterare
del suicidio di massa di Jonestown. Ero convinto che fosse la fine del
mondo. Sono passati trentun anni.

Dopo quell’esperienza, i catastrofismi da pandemia totale e globale
hanno perso per me un bel po’ di fascino. Non provo più nessuna
emozione: la realtà non è mai uguale alle montature giornalistiche in
technicolor.

Posted in Omicidi sociali, Precarietà.