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#Bologna: si può tollerare di essere trattate male per una pillola del giorno dopo?

Questa è la email che una ragazza ha mandato al primario del pronto soccorso ginecologico del Policlinico Sant’Orsola a Bologna. Racconta la sua esperienza e le sue tribolazioni per avere la pillola del giorno dopo, e del suo incontro con una dottoressa che, per dirla con un eufemismo, non è stata davvero molto gentile. La ragazza chiede il rispetto della sua privacy, perciò cancelliamo il suo nome, lasciando intatta la lettera che ha condiviso con noi. Buona lettura!

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Gentile Dottor Mollo,

mi chiamo XXXXXXX, ho 22 anni e le scrivo a proposito dell’esperienza della mia visita al pronto soccorso, avvenuta stamattina.
Stento ancora a credere di aver avuto a che fare con una dottoressa talmente sgarbata, e talmente poco disposta all’ascolto. Purtroppo non ne conosco il nome.
So che probabilmente la mia è una email come tante, probabilmente non la leggerà, immagino, né tanto meno potrà in qualche modo essere d’aiuto. Le scrivo infatti non tanto perché mi aspetto che si possano prendere provvedimenti, perché credo nessuno possa essere punito solo per la propria maleducazione. Le scrivo perché lei sia a conoscenza di quello che mi è successo, e che magari possa trarre le su conclusioni in merito.

Mi presento al pronto soccorso in mattinata, perché desideravo farmi prescrivere la pillola del giorno dopo.
Parlo immediatamente con un uomo, che mi dice che oggi non è la giornata giusta perché c’è un medico obiettore. (Mi chiedo: obiettore a cosa, dal momento che non si tratta di una pillola abortiva.Ma sono evidentemente scelte personali, quindi non entro in merito.)
Mi viene dunque detto di aspettare il primario per la prescrizione, e io aspetto.

Vengo chiamata, e parlo con una ragazza giovane, molto gentile. Le racconto la mia situazione: prendo la pillola anticoncezionale Planum, solo che nel corso della scorsa confezione ho dimenticato due pillole, al seguito della quale ho immediatamente cominciato la confezione successiva, senza osservare la pausa di 7 giorni, su consiglio del consultorio della mia città. Devo ovviamente usare precauzioni aggiuntive, e lo faccio, solo che ieri sera ho avuto un rapporto completo, ma il preservativo si è rotto. Ecco allora che vorrei ricorrere alla pillola del giorno dopo, dal momento che una visita ginecologica effettuata venerdì scorso ha rivelato come probabilmente un follicolo più grosso degli altri stava per ovulare. Immediatamente la ragazza gentile mi dice che secondo lei non è necessaria la pillola del giorno dopo, ma per sicurezza lo chiede alla dottoressa.

Quest’ultima esce da una stanza dove stava visitando un’altra paziente, e immediatamente, senza nemmeno una domanda sulla mia situazione, mi chiede con tono maleducato, supponente, e sgarbato come mai mi presentavo con questa, a suo dire, pretesa immotivata. Cerco di spiegare anche a lei la situazione, costantemente interrotta da domande (come chi fosse il mio ginecologo, che è di un’altra città, e come mai non avevo con me i risultati della visita di venerdì. Sono in un’altra città, non li ho portati con me a Bologna, dal momento che non pensavo di averne bisogno) poste con un tono aggressivo, verso una persona, io, dall’aria visibilmente preoccupata. Cerco di spiegare di come mi preoccupasse il follicolo più grosso. Lei mi chiede se ho una laurea in medicina, e se so quanto un follicolo deve essere grosso per ovulare. No, non lo so, era lei che doveva spiegarmi di come fosse un parametro variabile e non indicativo. Lo ha fatto poi, sempre con una aggressività e una maleducazione che ancora mi feriscono.

Io sono ormai sull’orlo delle lacrime. Lei per tutta risposta, e senza motivare adeguatamente la sua scelta (che potrebbe essere giusta, secondo il suo giudizio, non lo metto in dubbio) decide di non prescrivermi nulla, in mezzo al caos ormonale. Non mi spiega niente, se non con frasi dette a metà, dette come un’accusa.

Mi dice che la cosa migliore sarebbe un test di gravidanza, che ho eseguito giovedì scorso, prima della visita dal mio ginecologo, riferito però ai rapporti che ho avuto prima di cominciare la nuova confezione di Planum. Glielo dico, ottengo una risposta confusa, e altra aggressività. Mi viene chiesto come avevo preso la decisione di attaccare due confezioni, le rispondo che mi era stato consigliato da un consultorio. Lei per tutta risposta mi dice, testualmente, che “i consultori dicono cazzate”, e mi viene intimato “andare a piangere in un consultorio”. Al che decido di andarmene, non prima di averle fatto sapere di non aver mai, in tutta la mia vita incontrato qualcuno così privo di compassione, e così maleducato.

Questo quello che è avvenuto. Non entro nel merito dell scelta medica, non posso metterla in dubbio.
Entro però nel merito umano, di una dottoressa che nonostante la mia evidente preoccupazione e il mio pianto, continua a dirmi cattiverie.
So che probabilmente non sono la prima ad essere trattata male in un pronto soccorso. Mi chiedo però se la compassione non sia una virtù essenziale per chi ha scelto di curare pazienti. Mi chiedo come si possa comportarsi così maleducatamente senza motivo, senza minimamente curarsi della mia reazione.

Non sarò purtroppo certo l’ultima ad essere trattata male, probabilmente, dal momento che questa storia non basterà certo per farne un caso.
Le chiedo solo però, come ultima cosa di mettersi nei miei panni. Andare alla ricerca di una soluzione, e non solo di non trovarla, ma aver trovato in cambio solo parole durissime. Quella persona mi fa tristezza.
Magari non leggerà nulla, ma se lei leggerà la mia email, spero di averle trasmesso la mia angoscia nel trovarmi davanti una persona così indisponente.

Spero che capirà. Di certo, racconterò la mia storia a più persone possibili.

Cordialmente,
XXXXXXXXX (lettera firmata)

Posted in Autodeterminazione, Corpi/Poteri, Personale/Politico, R-esistenze.