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L’affaire Maschile Plurale: Massimo Lizzi, Il Ricciocorno e il tribunale dell’inquisizione

inquisizioneMi giunge voce che un mio post di critica, in satira, dell’affaire Maschile Plurale, sia stato censurato (qualcuna ha imposto la rimozione del link dalla pagina di Maschile Plurale) e aspramente criticato. Le solite note l’hanno usato a pretesto per insultarci e insultare chi non ha né scritto quel post né passa più molto tempo su questo blog. Mi giunge voce del fatto che una signora, da noi meglio conosciuta come la Satya che, tra le altre cose, scrisse su Metaforum (il Forum gestito da questo Lizzi), qualche tempo fa, riferendosi a FikaSicula: “siamo in guerra. e col “nemico” non c’è modo di trattare: o spari tu o ti spara addosso. (…) e io scelgo di sparare – virtualmente, neanche a dirlo. sparare virtualmente ancora prima che apra bocca.“, abbia scritto “fossi in Lizzi o Ricciocorno o Brambilla non escluderei di passare alle vie legali“.

Vorrei dire che qui, se c’è qualcuno che dovrebbe “passare alle vie legali“, questa sono io. Ma al di là di questi atteggiamenti poco libertari che inibiscono il mio dissenso vorrei dedicare qualche parola a questa vicenda che ha veramente dell’incredibile. Il femminismo al tempo di facebook, lasciatemelo dire, è veramente pessimo. Donne che pensavo avessero una discreta scorta di intelligenza si affidano a persone che sono né più e né meno che anonimi che ricavano microfama dai flame. Persone che fanno processi inquisitori e che affrontano la politica e il femminismo stesso con un accanimento forcaiolo senza eguali. Ma vi rendete conto della violenza che comunicano ogni volta che attribuiscono alle persone azioni e fatti squalificanti, infamanti, solo perché non la pensano come loro?

E’ questo il femminismo che volete? Un femminismo in cui viene data credibilità a un signore, un perfetto sconosciuto, che dal nulla emerge a dettare regole su come deve essere l’unico femminismo secondo lui legittimo? Un femminismo portato avanti a suon di occupazioni di spazi facebook e post, uno dopo l’altro, in cui si mettono alla gogna gruppi e persone?

La politica femminista non è fatta solo di parole ma di pratiche e la sostanza delle loro pratiche è che queste persone conducono lotte in maniera autoritaria. Lo hanno già fatto con Femminismo a Sud, usando lo stesso accanimento, post dopo post, con infamie, insulti. Femminismo a Sud è stato massacrato dalla loro insistenza e dalla loro maniera di fare. Quello che mi raccontano, a me che sono arrivata dopo, è che pretendevano che su questo blog si scrivesse quello che volevano loro e in alcun modo hanno accettato il fatto che FaS fosse caratterizzato soprattutto dalla capacità di far coesistere e dialogare delle differenze. Ciascuna poteva scrivere quello che voleva, anche se era in netto disaccordo con quanto diceva l’altra. Ora hanno preso in ostaggio la pagina facebook di Maschile Plurale e a leggere chi mette i like sui loro interventi verrebbe da pensare che ci deve essere qualcosa nell’aria che deve avervi fatto perdere capacità analitica e lucidità.

Sono persone che in modo aggressivo pretendono di imporre a Maschile Plurale chi deve essere espulso e chi no, quale link deve essere condiviso, con quali persone Maschile Plurale dovrebbe relazionarsi, e io mi chiedo cosa direbbe la Libreria delle Donne di Milano se domani tutto questo accadesse a loro. Dite che non è possibile? Basta poco, una differenza di opinioni, basta che voi postiate un link in cui si parla di prostituzione senza la cadenza fanatica abolizionista, perché se non la pensi come loro tu vieni descritta come una criminale.

Possibile che tra tutte le donne che leggono non ce ne sia nessuna in grado di comprendere quanta violenza ci sia in questo atteggiamento? E perché mai questi uomini di Maschile Plurale dovrebbero subire tutto questo? Tra l’altro mi arriva notizia anche del fatto che nonostante abbiano organizzato un incontro per farsi processare di persona, potendo almeno guardare in faccia chi li accusava, non è stato sufficiente, anzi, i successivi post di Ricciocorno e Lizzi e i commenti sulla pagina di Maschile Plurale manca poco che dicano che i maschili plurali non hanno indossato l’abito giusto per l’occasione. Come hanno osato non guardare dritto negli occhi, tutto il tempo, le loro accusatrici? Come ha osato qualcuno decidere di andare a prendere il treno all’ora X dato che la riunione era organizzata in una città che è in culo al mondo per molte persone?

Perché non basta, con il gruppo Lizzi/Ricciocorno & Co, qualunque cosa tu dica o faccia, se loro hanno deciso che tu sei colpevole, non basta mai. Loro sono animati da questo fuoco sacro, questa passione virtuale/militante che passa sulla testa e sulla reputazione di chiunque. Sono lì a guardare la violenza, o presunta tale, di chiunque meno che la propria e ancora di più quella che pratica chi si accompagna a loro. L’esercito di sedicenti femministe radicali alle quali si accompagnano è talmente pessimo nei modi, incapace di interloquire se non con chi la pensa come loro, che se tu provi a dire che non sei d’accordo ti sbranano.

I loro metodi tengono in ostaggio molte persone e molti spazi facebook. Queste squadriste d’assalto vanno in giro, con i propri interventi spesso deliranti, a dare della collusa con i violenti o con i papponi a chiunque non la pensi come loro. Vi faccio notare, se non ve ne siete rese conto, che questa cosa qui in un dibattito femminista non è normale. Vogliono solo avere ragione. Vogliono imporre violentemente un punto di vista e se non sei d’accordo con loro ti becchi l’accanimento, i post risentiti, gli status facebook ritorsivi e pieni di livore, il loro livore e non il mio.

Sono persone che pensano di avere il diritto di insultarti e diffamarti in nome della lotta contro la violenza sulle donne e non hanno capito che le cose stanno in modo assai diverso. Ma a parte questo a me sembra che la storia di questa ragazza che tramite terzi denuncia sul web di aver subito violenza da parte di un membro di Maschile Plurale sia perfettamente utile a fare guadagnare a queste persone legittimità. Mi sembra un uso strumentale e indelicato di una faccenda molto seria per fini che esulano dal bene della persona stessa. Mi pare di leggervi, piuttosto, il bisogno di affermare, attraverso questa storia (e questa è la parte che più mi dispiace), un più generale punto di vista su quel che deve essere il femminismo secondo Ricciocorno/Lizzi & Co.

Parlare di questo, in relazione all’affaire Maschile Plurale, non è secondario. Quello che sta succedendo va contestualizzato e il contesto è fatto di un gruppo di accaniti, sempre gli stessi, individui che intendono il femminismo come strumento di esclusione per chi non la pensa come loro, che cavillano sulle parole senza mai mettere in discussione quello che dicono o fanno. Tutti sono criticabili tranne loro. Il dissenso alla loro azione poltica, della quale non si assumono la responsabilità, trincerandosi dietro presunte vittime per “sparare prima che” gli avversari aprano bocca, viene violentemente represso con una serie di improperi e toni che non lasciano dubbi a tal proposito. Loro possono processare virtualmente tutti ma nessuno può aprire bocca sui loro metodi che tengono in scacco tante femministe.

Per certi versi, per spiegare il mio punto di vista, mi pare come quando dici al governo di Israele di smettere di “sparare” sui palestinesi e loro tirano fuori la shoah per giustificare la tirannia. Chiedetevi perché la pagina di Maschile Plurale oramai sembra diventata la pagina di Lizzi & Co, più che accreditato da donne che non capisco come possano essere d’accordo con un simile paternalista, uno che si erge a giudice su tutto e tutti e che pretende di rilasciare e togliere patentini femministi. Ci sono persone che non intervengono perché hanno paura di essere aggredite virtualmente dal suo fan club di femministe radicali abolizioniste. Persone che non aprono bocca perché temono di essere messe alla gogna. Perché l’effetto del loro atteggiamento inquisitorio è intimidatorio e questa io la chiamo violenza.

Allora vorrei chiedere a tutte le brave femministe che stanno dando credito a queste persone, le stesse che sono così brave a mettere in evidenza la violenza “dentro di noi” a guardare bene quel “dentro di noi” e “tra di noi”, perché se non vedono quello che vedo io allora penso che il femminismo sia fottuto.

D’altro canto vorrei sapere dove sta andando il femminismo di chi supporta tesi così giustizialiste. Come si fa a parlare di “carnefice” e “violento” senza un processo e una condanna in tribunale? Dov’è la presunzione di innocenza? E alla fine cosa si chiede di preciso? Quale vorrebbe essere la conclusione di questa vicenda? Dopo che questo uomo, e tutti i membri di Maschile Plurale, vedono distrutto il lavoro di una vita, la ragazza si sentirà sufficientemente risarcita? Siamo tornate all’epoca delle gogne e della scomunica di persone che devono essere cacciate fuori dalla città virtuale di Lizzolandia?

Qual è il fine. La sconfitta? La condanna? La vendetta? Il rogo? Io so, perché ho letto tanto in proposito, che Lizzi si infiamma quando c’è una fanciulla da salvare e Ricciocorno, d’altronde, non fa che dire che le donne sono vittime in quanto donne, perciò da loro non ci si può aspettare un ragionamento più acuto e intelligente, ma le altre? La Libreria delle Donne? Posso chiedere qual è il presupposto politico della vostra azione? Posso chiedere se vi rendete conto di quello che state facendo legittimando metodi degni di Savonarola? Posso chiedere perché avete offerto un palcoscenico a queste persone?

Non vi piacciono queste osservazioni critiche? Pazienza. Almeno le mie sono critiche politiche e non insulti personali. Se dite di essere così aperti alle critiche e di essere capaci di rimettervi in discussione allora non vi dispiacerà se qualcun altro prende parola in merito anche se non concorda con voi. Al dissenso, d’altro canto, si risponde con gli insulti, con la repressione e con le censure (che brutta cosa la “richiesta” di cancellare il mio post dalla pagina di Maschile Plurale) soltanto nelle peggiori dittature. Ma d’altro canto è questo il vostro stile. Non vi piace avere un contraddittorio. Esistete solo voi, dall’alto della vostra posizione giudicante e moralista che sta inquinando le relazioni tra femminismi e che ha riportato il dibattito politico ai tempi dell’inquisizione. E’ questo il vostro stile: solo voi potete “criticare”, insultando, perché se qualcuno osa dire qualcosa di diverso c’è chi tra voi banna, chi insulta, chi minaccia di querela. Un bel femminismo il vostro, davvero.

Concludo dicendo che ho scritto questo post per senso di responsabilità politica, perché non riesco a tacere di fronte a quello che sta succedendo, e poi rivolgo un invito a tutte quante: non siate codarde, esprimete il vostro punto di vista, perchè se non lo esprimete in pubblico ma ne parlate solo in privato, tra l’altro chiedendo a noi di dire qualcosa, voi diventate complici di tutto questo e di questo poi qualcuno, in termini politici, dovrà assumersene la responsabilità.

Ps: qualcuna (temeraria) ha postato il mio post sulla pagina di maschile plurale. Le persone di cui ho parlato, ovviamente, l’hanno presa benissimo. 🙂

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