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#Basilicata: polemiche sulla proposta che introduce i pro/life nei consultori!

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Da Abbatto i Muri:

La proposta di legge a firma bipartisan per risolvere un problema di bassa natalità e istituire un Fondo per la Vita a sostegno della maternità, così lo chiamano, mette in difficoltà il Presidente della Regione Pd. D’altro canto quella proposta porta anche le firme di tre piddini, oltre a quella di esponenti di destra e a un rappresentante del M5S, Leggieri, dal quale prende le distanze il senatore lucano M5S Vito Petrocelli.  Non è chiaramente passata inosservata, o meglio, il punto è che le informazioni diffuse, anche la maniera in cui la stampa locale liquida la faccenda, parrebbe essere solo in virtù di uno scontro ideologico. Così non è.

La proposta di legge non parla esclusivamente di Fondo per la Vita, di per se’ assistenzialista, non risolutivo e comunque sia finalizzato ad uno scopo ben preciso che non è neppure il sostegno delle persone precarie in genere ma giusto di quelle che potrebbero riscuotere un assegno piccolo piccolo, per farci cosa poi chi lo sa, a patto che rinuncino ad abortire.

La proposta introduce concetti mai riportati nella legge nazionale 194/78 e va a stabilire la tutela dell’embrione. Parla di introdurre i CaV, dunque volontari pro/life, all’interno di consultori e ospedali pubblici. Parla di istituzione di un elenco regionale dei CaV, il che significa istituzionalizzare come risorsa territoriale associazioni che sono private e che di certo non possono ambire a realizzare i propri progetti con i soldi pubblici. Se vogliono fare questa cosa nulla vieta loro di farlo con fondi privati. Non si capisce perché un progetto ideologico, antiabortista, che non rispetta l’autodeterminazione delle donne, che cala dall’alto una visione morale sulle scelte private di ciascuna, debba essere realizzato a carico dei e delle contribuenti.  Perché è dalle tasche delle persone che pagano le tasse che arriverebbero quei soldi e non da altri.

Come scrivevo ieri “l’investimento economico, se hanno da farlo, in termini di risorse, prospettive di lavoro/reddito, casa, servizi territoriali (asili gratuiti?) e strumenti, lo facessero investendo a monte, preventivamente, sull’autonomia delle persone in generale, precari, disoccupate, pensionati, e questo non perché si attribuisce valore monetario alla persona in base al fatto che ha un utero e che lo mette a disposizione per fare crescere le cifre della natalità della nazione.

Dalla Basilicata, con il suo 85% di obiettori di coscienza e il 50% delle donne che vanno a interrompere una gravidanza fuori regione, tante sono le voci che si sono sollevate contro. Molte esterne al palazzo, giacché anche lì si trova la legge elettorale con soglie di sbarramento. Il Presidente della Regione Pittella (Pd) ha così dichiarato che:

Sarebbe stato preferibile un confronto preventivo e un dibattito a più voci su un tema così delicato, sensibile e complesso come quello dell’aborto. Un tema sul quale si incrociano da sempre battaglie culturali e ideologiche, pareri tra loro diversissimi. Non è certo a suon di articoli, o solo con essi che si può affrontare il tema della denatalità nella nostra regione. Più in generale, le materie relative alle politiche per la famiglia vanno affrontate in un dibattito trasversale e solo successivamente riassunte in provvedimenti. Per questo serve mettere in campo politiche attive del lavoro, pensare di individuare dalle risorse delle royalties un tesoretto di cui poter beneficiare al raggiungimento della maggiore età, o prevedere risorse per mettere a sistema percorsi di educazione sessuale nelle scuole. Tutti interventi previsti dal nostro programma di governo. Nel ribadire la legittimità dell’azione politica dei consiglieri e la loro autonomia di proposta, l’auspicio è che nel merito possa avviarsi quanto prima una discussione seria e costruttiva, con le rappresentanti del mondo femminile, dell’associazionismo, del mondo sanitario e con tutte le componenti sociali della nostra comunità, nessuna esclusa. Senza mettere in discussione il diritto all’autodeterminazione sancito con la legge 194/78, e sminuire la portata di un provvedimento che ha rappresentato per le donne una grande conquista.

Al di là del fatto che bisognerà che il Presidente ne parli con i consiglieri del suo partito, cioè con che hanno firmato la proposta, mi suona male che si parli di “politiche per la famiglia” dove per famiglia, ovviamente, si intende quella etero, con donna gravida, che dovrebbe così dare nuovi figli alla Basilicata. Diversamente il consigliere Pd Mario Polese [firmatario della proposta assieme a Bradascio (Pp), Spada, Robortella (Pd), Galante (Ri), Mollica (Udc), Napoli (Pdl-Fi), Rosa (Lb-Fdi) e Leggieri (M5s, tutti uominiparla comunque di “strumentalizzazioni” e dice che “non si tratta di una proposta che verrà approvata “sic et simpliciter”“. Ma il punto è che una proposta del genere non dovrebbe proprio essere approvata, né sic e né simpliciter, tanto per dirla alla sua maniera.

Si parla dei corpi delle donne sui quali nessuno può decidere così in maniera paternalista. E non è certo una questione da trattare dalle “diverse parti politiche“. Il corpo delle donne, la nostra autodeterminazione, non sono oggetto di discussione se non per le donne stesse. Chiunque altro legiferi o parli in loro nome, chiunque abbia in mente di sostituirsi alla voce delle donne ha evidentemente perso il senso stesso della politica: non si legifera sui soggetti senza coinvolgere i soggetti sulla testa dei quali vuoi legiferare. Perché quella è colonizzazione tout court. Sarebbe come legiferare sulla pelle dei lucani a partire dalla Norvegia. Semplicemente non si può fare.

Volete ragionare su politiche preventive? Educazione sessuale nelle scuole, consultori efficienti che possano informare le donne di tutte le fasce di età circa l’utilità dei contraccettivi. Disponilità di contraccettivi d’emergenza, della pillola del giorno dopo che, come sottoscritto dall’Aifa, agenzia italiana del farmaco, non è abortiva. Poi ci sono le politiche abitative e per il reddito che dovrebbero impedire ai lucani di andarsene, ovvero i lucani potrebbero essere così disponibili da accogliere la gente migrante in cerca di un posto in cui vivere. Tutto sarebbe meglio piuttosto che considerare le donne come macchine di riproduzione per tirare su i numeri della popolazione lucana.

Dateci retta: sui corpi delle donne, delle persone, non si legifera. E buona lotta alle compagne e ai compagni  che stanno lottando in quella regione!

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Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Critica femminista, Fem/Activism, Omicidi sociali, R-esistenze.