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Quei desideri normalizzati

D di Repubblica ci offre la lista della spesa delle fantasie erotiche della Donne. La fiera delle banalità con un bell’incipit sullo stupro che è l’unica cosa che forse da un po di grazia all’articolo. Nel senso che il giocare al politicamente scorretto per dare un pizzico di brivido alle lettrici è l’unico motivo per cui questo articolo me lo sono letto.

Ti svegli la mattina, ti fai la rassegna stampa e ti imbatti in un fiorire di critiche al suddetto articolo che non puoi fare a meno di leggerlo. D sarà pure un giornale fine a se stesso ma le sue redattrici hanno la capacità di farsi leggere. Trasformare lo stupro nella prima fantasia erotica delle Donne è un buon modo per alzare i click, soprattutto se hai la capacità di tirare fuori questa notizia da uno studio che ha come campione lo spropositato numero di 355 ragazze.

Se tutte quelle che leggono questo post lasciassero un commento sul tema avremo un campione più alto noi. Se vi eccitate pensando di essere stuprate (o no), fatevi avanti. Qui non si mettono limiti a desideri, perversioni, parafilie (nel DSM-V pare che il numero sia cresciuto ulteriormente, sicuro ci siamo finite dentro tutte a questo giro). E’ possibile dare il proprio consenso a non essere consensuali nel subire umiliazione, maltrattamento, dolore?

Personalmente mi crea un corto circuito logico e filosofico ma io per lo stesso motivo ho un moto di ribellione quando firmo (raramente) un contratto di lavoro o penso al matrimonio.

Sullo stupro non mi dilungherò nel ribadire cosa ne penso, ma si rispecchia abbastanza bene nello spirito del Project Unbreakable da cui ho tratto l’immagine scelta per questo post. Il progetto, di cui abbiamo già parlato in passato, raccoglie in un tumblr foto di persone che hanno subito uno stupro con in mano un cartello con una frase che gli è rimasta nella memoria, pronunciata dal violentatore prima, durante o dopo la violenza. Le foto non sono mai patetiche o vittimistiche, le frasi rappresentano abbastanza bene quella che si identifica come la “banalità del male”.

Della rivista femminile di Repubblica penso solo che il fatto stesso che si chiami D sia abbastanza significativo. Un rivista per donne con la D maiuscola. Superdonne normalizzate. Una rivista che si vanta di parlare di e per Donne è un po l’essenza della rivista femminile. Un roseo manuale di microfascismo eteronormativo per portatrici di utero.

Quello che mi fa girare le ovaie di primo mattino è svegliarmi e trovarmi di fronte alla grettezza culturale della ipernormalizzazione del desiderio sessuale. E ancor di più la consapevolezza che chi ha creato immaginario sessuale oggi sia stata D di Repubblica e non noi. La risposta critica e indignata non ci porterà da nessuna parte se non puntiamo i piedi e tiriamo fuori il nostro controimmaginario. Se non pronunciamo il nostro desiderio e non creiamo spazi liberati dove praticarlo. Armate le vostre fantasie perché siamo solo all’inizio della battaglia.

Meno desideri repressi o imposti. Più sesso squattato alla luce del sole.

Posted in Affetti liberi, Critica femminista, Personale/Politico.

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4 Responses

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  1. Ryan says

    Le fantasie erotiche (in particolare quelle femminili) mi interessano. Ma l’idea che ci si possa eccitare pensando (o peggio attuando) una violenza proprio non mi entra in testa. E ne sono contento. Anzi: ne godo 😉
    Complimenti per il post e buona domenica

  2. Amedeo says

    Project Unbreakable: commovente e pieno di significato.

  3. Elisabetta P. says

    Il taglio dell’articolo è al solito pieno di pregiudizi e stereotipi, e si permette di trattare un tema delicato (lo stupro come fantasia erotica) in modo superficiale. Male, malissimo; anche perché mi piacerebbe che si scrivesse e si parlasse un po’ di più dei desideri maschili che sempre più spesso sono inerenti all’essere dominati. Purtroppo quest’ultimo deve essere ritenuto un desiderio poco virile e poco guadagna-click, e quindi si cavalca la cresta dell’onda (su cui ultimamente surfeggia indisturbata una semplificata idea di sottomissione al femminile molto all’acqua di rosa e che non fa che ricalcare un immaginario patriarcale…). Detto questo, e detto anche che condivido il tuo parere, vorrei però fare una riflessione su alcuni modi di criticare questo articolo che ho trovato poco felici, diciamo pure a effetto boomerang: parlo di chi ha considerato questo articolo un’apologia dello stupro, o una giustificazione per gli stupratori.
    Non mi piacciono i processi alle fantasie, ai desideri intimi che possono divenire realtà dove alla base c’è il consenso. Diritto delle donne dovrebbe anche essere quello di vedersi riconosciuta una fantasia, o il desiderio di un gioco erotico consensuale, senza che questa venga distorta in un passivo consenso alla violenza.
    C’è tanto nel mezzo.
    Perché, ad esempio, se praticassi BDMS non credo che nessuno si dovrebbe sentire autorizzato a prendermi a legnate. E se uscisse un articolo in cui si dice che molte donne amano il BDSM non significherebbe, e siamo anche noi che dobbiamo fare in modo che non accada parlando di questi argomenti specificando sempre l’aspetto consensuale (e tre, lo so, ma è importante), rilasciare il patentino di legittimità a chi maltratta le donne.

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  1. Depravata a chi? | Sopravvivere non mi basta linked to this post on Dicembre 15, 2012

    […] mi sono già espressa, ma partendo proprio da quella concezione e aggiungendo le riflessioni sui desideri normalizzati* di lafra, volevo parlarvi della mia presunta depravazione. Quando si parla di libertà non si è […]