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Risse virtuali: come screditare l’avversario politico e vivere felici (ancora sul 4 ottobre)

La Senatrice Bugnano (Idv) è una delle parlamentari che ha presentato emendamenti a modifica del ddl 957 sull’affido condiviso. Sul suo blog ospita una discussione, vari interventi, di persone che le sottopongono pareri e opinioni sulla questione. Da un certo punto in poi la discussione si fa accesa. Assume le modalità che sono troppo frequenti sul web e toni inaccettabili perché possano dirsi corretti.

Giacché ho abbondantemente espresso, credo, il mio parere su questi temi, che io sia d’accordo o meno non importa, continuo a sottolineare come sia necessario recuperare un tono rispettoso delle posizioni di tutti/e e ad osservare e documentare le modalità attraverso le quali si pongono le questioni.

E’ certo successo, talvolta, che accuse sul web siano state fatte da più parti, con uno scambio di minacce reciproche di querela, a chi supporta o a chi si oppone al ddl. Abbiamo sottolineato in altre occasioni come fosse improprio usare epiteti offensivi nei confronti di chi si oppone a questa proposta. Ho anche sottolineato come fosse allo stesso modo sbagliato calunniare le persone che la appoggiano.

Volendo approfondire la materia ed essendo puntualmente oggetto di commenti di questo genere, diffamatori, calunniosi e offensivi, abbiamo anche definito una netiquette per informare che cancelleremo ogni commento lesivo delle persone e accetteremo soltanto commenti che oppongono argomenti sulle questioni di cui parliamo.

La decisione non è solo relativa al fatto che non vogliamo la responsabilità legale di accuse espresse da chiunque, ma è anche relativa al fatto che non accettiamo sul piano etico che si discuta con certi toni. Personalmente su questo vorrei essere anche più chiara e dunque vorrei porgervi i deconstructing dei commenti che risultano lesivi di determinate persone spiegandovi il perché.

Dicevo: da un certo punto in poi la discussione sul sito della Senatrice si fa incandescente. Si discute della manifestazione del 4 ottobre (due iniziative: una a cura delle madri separate e una di nuove compagne, padri separati, figlie, nonni pro ddl 957). Alcune donne, sedicenti madri, parlano della manifestazione in opposizione al ddl 957. Nel mezzo della discussione, che potete leggere per intero al link segnalato, si esprimono giudizi sulle associazioni a detrazione e su quelle a sostegno del ddl.

Questi alcuni dei giudizi:

Risponde ad una certa Alina (il commento lo trovate in basso) e dopo alcuni chiarimenti sente la necessità di sancire una differenza. Giorno 4 ottobre sarebbe caratterizzato da un distinguo preciso. Da un lato le “madri” che lottano contro la pedofilia e dall’altro i mostri e le nuove compagne dei mostri che starebbero con codesti mostri per motivi economici “cioè perché essi non versino i soldi ai figli e li spendano loro“. Le nuove compagne, per capirci, sarebbero quelle che denunciano di dover sopperire alle spese di casa e talvolta di dover integrare con il proprio stipendio l’assegno di mantenimento per i figli di primo letto di compagni che a quanto pare non se la passano poi così bene. Parrebbe dunque una situazione in cui sostanzialmente si fa la guerra tra poveri.

Anna Stella dà delle informazioni importanti, pare. Ella dice che di là stanno denunciati per pedofilia, per maltrattamenti alle ex mogli e ai figli, e uomini che non pagano il mantenimento. Costoro starebbero “dietro” la manifestazione e manderebbero avanti le compagne che sarebbero le spendaccione di cui sopra che affamerebbero i bimbi per comprarsi cose belle.

Nell’eventualità che Anna Stella volesse fare i nomi per sostanziare la sua accusa che così resta una calunnia vaga che colpisce nel mucchio bisogna ricordarle che essere “denunciati” per qualcosa non sempre significa essere “condannati” per quello specifico reato. Ma a prescindere da questo è fondamentale analizzare la divisione tra buone e cattivi, dalla parte del bene e dalla parte del male, che giocoforza diventa il perno di questo modello di comunicazione. Una comunicazione nella quale non si salvano neppure le altre donne perché hanno scelto di stare con quei “mostri” e l’unico motivo per cui si sta con i mostri quale può essere? Mica perché tanto mostri non sono. No. Perché hanno un fondo cassa milionario fatto dal denaro sottratto alla paga dei figlioli con il quale queste donne potranno campare molto meglio che le signore dell’Olgettina.

L’articolo “mostro” con il fondocassa disponibile, solo per caso, coincide talvolta con chi ha speso un capitale in cause e controcause e vive difficoltà proprie e ovvie dovute ad una separazione. Uomini così, diciamolo, per cacciatrici di dote hanno un sex appeal non trascurabile. Li vedono e pensano che potranno vivere una vita da nababbe.

Il secondo commento è di questa donna che risponde ad un signore che – come documentato qui – essendo parte di una delle associazioni di padri separati che parteciperanno alla manifestazione del 4 ottobre chiede i nomi di questi “mostri” e annuncia di voler sporgere querela perché ritiene sia stata lesa l’immagine di chi a quella giornata parteciperà.

Enrica a difesa di Anna Stella scrive che anche in molti altri posti sarebbe stato scritto ciò che è stato affermato e dato che quelle affermazioni sono contenute in altri spazi trova strano che si stigmatizzi unicamente l’accusa rivolta da Anna Stella. Dunque parrebbe di capire che altrove qualcun altr@ abbia scritto che dietro la manifestazione del 4 ottobre ci sono i mostri e le mostresse, giusto? Non c’è un link e dunque non ci è dato sapere dove sia la fonte certa di tali informazioni.

Il paradosso ulteriore arriva quando Enrica dice che “se è vero che sono notizie false si provveda con comunicati attendibili…” che sarebbe una specie di inversione dell’onere della prova. Io ti accuso e se tu non sei colpevole hai il dovere di difenderti quando normalmente sono io che accuso che devo dimostrare l’accusa. Sarei comunque curiosa di sapere come dovrebbe essere composto un “comunicato attendibile” su questo argomento. Potrebbe essere una cosa tipo: “salve, qualcuno dice che siamo uno squadrone di mostri e mostresse e volevamo dire, di grazia, che non è così. siamo brava gente, non siamo tutti comunisti o baciapile e non mangiamo i bambini…“.

Sull’ultima giustificazione addotta da Enrica dico tra qualche rigo.

Questo, come si diceva, è il commento di qualcuno che intervenendo dopo una discussione in cui la manifestazione delle madri era stata citata più volte aveva espresso delle accuse sottoforma di domanda. Intanto mi permetto di dire che affermare che quelle che dicono di voler partecipare a quella manifestazione siano associazioni femministe sia alquanto azzardato. Capisco la tentazione di affibbiare alle femministe qualunque cosa ma qualche distinguo io qui ho provato a farlo. Sul resto e riferendomi all’ultima parte del commento di Enrica, direi che l’accusa rivolta all’associazione (di cui ho cancellato i riferimenti) credo debba l’associazione stessa stabilire se e quanto sia pesante e se riterrà di difendersi o meno da essa. Ma la difesa ad una accusa che può essere giudicata lesiva ha delle modalità precise. Si presenta querela. Se si ritiene di aver subito un danno NON SI PUO’ fare a mezzogiorno di fuoco sul web e prendersi il diritto di offendere terzi che non si capisce cosa c’entrino con l’Alina in questione. Oltretutto adoperare la presunta offesa all’associazione per giustificare quello che una persona esterna afferma contro altri mi parrebbe un po’ bizzarro ma tant’è.

Sul nostro blog, continuando la nostra ricerca sul cyberstalking, alcune di noi stanno sviluppando il filone delle violenze per legittima difesa. Ovvero quelle violenze che agiscono all’interno di uno schema di vittimizzazione autoassolutoria. Ci chiediamo quanto sia possibile perpetuare le violenze all’interno di quello schema e quale sia il limite e la differenza tra resistenza, legittima difesa e violenza. Non dico, ecco, che sia questo il caso. Ma immaginare di poter contrapporre ad un insulto un altro insulto o ad una accusa un’altra accusa equivale a sostenere che la modalità di discussione nella quale si investe sia la rissa. Virtuale. Una rissa che è povera di argomenti che vengono elusi fin dall’inizio a partire dalla demonizzazione reciproca delle parti in causa.

Il tono di questo genere di discussioni aumenta via via che le accuse diventano più pesanti ed è così che dall’insulto si passa alla diffamazione, poi alla calunnia, poi alle bombe a mano, poi alle armi nucleari e infine il mondo implode per effetto saturazione da rissa. E non va bene. Non va bene per niente.

Qualche giorno fa Fabio Nestola, che ringrazio, chiedeva a FaS, e qui specifico che FaS è un’entità mista e multiforme come si spiega qui, dunque chiedeva a chi di FaS voleva discuterne di trovare punti di convergenza. Indubbiamente, per ciò che penso io, ci sono questioni politiche sulle quali è indispensabile fare un ragionamento comune che attiene ad una nuova modalità di vivere i ruoli sociali. Avremo modo di discuterne e io ho molta voglia di farlo. Trovo sia comunque imprescindibile una questione rispetto alla quale sono certa di trovare una apertura analoga: il rispetto delle differenti opinioni a partire dal rispetto per le persone che le pronunciano. Su questo potrebbe svolgersi il primo percorso comune. Fatto salvo il diritto di ciascun@ di difendersi nelle modalità consentite dalla legge qualora si sentisse les@ in qualche modo, è indispensabile che si ponga riparo ad un clima di rissa perenne tra differenti tifoserie e che si recuperino toni di confronto civile tra tutti e tutte.

In questo percorso che è preliminare a qualunque altra discussione (perché senza un clima sereno non si può discutere di nulla ma, come ho avuto modo di vedere, si spostano soltanto le accuse da un luogo all’altro… se non possono accusare altri accusano me…) ho trovato preziosi e preziose alleati/e che già sapevano, che mai hanno usato modalità simili e che hanno perfettamente capito l’importanza di tutto ciò. Ne ho trovati di preziosi nel mio mondo ma, devo dire, anche e forse di più in un mondo che doveva essermi ostile. Antifemministi, persone che si occupano di questione maschile, le nuove compagne dei padri separati con le quali continuo un fondamentale e irrinunciabile colloquio e infine anche chi si occupa di affido condiviso e di Pas.

Aiutiamoci gli uni con le altre a creare le condizioni affinché si possa discutere civilmente di qualunque cosa. Stringiamo un patto – io e voi – che stabilisca un modo costruttivo di portare avanti ogni discussione. Perché se non siamo in grado noi, adulti, differenti pezzi di una società frammentatissima, di sancire una modalità di discussione che sia utile e costruttiva, come possiamo pretendere di poter aiutare le nuove famiglie e figli e genitori ad affrontare meglio, bene, perfettamente le separazioni e i traumi conseguenti? Esigiamo, insieme, qualunque sia la nostra posizione di partenza, che debba esserci un denominatore comune per cui commenti come quelli descritti sopra non debbano trovare spazio. Diversamente ci troveranno uniti/e a stigmatizzare quella modalità.

Certissima di trovarvi disponibili direi che auguro a tutti e tutte, a qualunque persona porti avanti iniziative per il 4 ottobre, di un versante e dell’altro, nel rispetto di tutte le opinioni, di poter vedere realizzati e perfettamente riusciti gli appuntamenti fissati.

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Posted in Comunicazione, Pensatoio.


8 Responses

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  1. fikasicula says

    Fabio, benvenuto!
    Qui si discute.
    Quando io parlo di patto lo penso all’insegna di un sereno confronto.
    E se anche abbiamo idee diverse si scriverà ma non può essere un’alibi all’attacco alle persone.
    Quello che leggo nei commenti sopra è come hai scritto tu in un tuo pezzo l’ultima spiaggia di chi non sa usare argomenti e chi fa così non fa bene nè a se’ stess@ nè alla causa che suppone di difendere.
    E’ solo ostilità, rancore, pregiudizio, intolleranza.
    Da parte mia nessun ringhio.
    Semmai qualche sorriso per sdrammatizzare. 🙂

  2. fabio nestola says

    sono io che ringrazio, davvero
    In certi spazi l’invito ad un dialogo civile è stato accolto a sputi in faccia
    In altri mi è stato detto che faccio pena
    In altri ancora lo scambio di opinioni è impossibile, puoi solo idolatrare il boss altrimenti fioccano le accuse di aggressione
    Sono stanco del ringhio da pittbull, non posso che accogliere con entusiasmo un segnale di serena e pacata apertura

  3. Paolo Roat says

    Un bell’articolo. Purtroppo si dice che la manifestazione del Pantheon è di nuove compagne, padri separati, figlie, nonni. Se uno legge bene il manifesto della manifestazione del 4 ottobre al Patheon la prima parola è MAMME.
    Nel volantino si dice chiaramente: Uniamo MAMME e papà, nonne e nonni, mondo accademico e forense, associazioni, movimenti e cittadini per sostenere e proteggere la famiglia.
    Nella nostra manifestazione c’è tutta la famiglia mentre nell’altra chi ci sono? Lo scopo principale della manifestazione è quello di unire tutti a favore della famiglia. Qualcuno si è preso la responsabilità di cercare di creare divisione, ma non riusciranno a dividerci. Anzi stiamo creando nuove alleanze con le persone ragionevoli che intendono realmente salvare la famiglia. Non per nulla nel manifesto si dice: “Desideriamo unire tutti per sostenere e proteggere la famiglia, aldilà delle contrapposizioni ideologiche e di genere.” Non sono parole scelte a caso o solamente demagogiche: è lo scopo condiviso della manifestazione.
    Se guardate al manifesto e alle associazioni che sostengono la manifestazione vedrete che il DDL 957 è uno solo dei punti della manifestazione e non viene tra il resto neppure nominato dato che lo scopo principe è quello della vera bigenitorialità. Inoltre ci sono obiettivi molto più ambiziosi come l’abolizione del Tribunale dei minorenni, la riforma dei servizi sociali (con ben sei DDL in discussione al senato), la mediazione familiare, ecc. ecc. Anch’io come Fabio Nestola spero che potremo trovare dei punti comuni.

  4. dadtux says

    Una citazione di una vicenda che dimostra come su questi temi è facile scivolare nella rissa anche per persone culturalmente qualificate: nel corso del 2010 è sorta una controversia tra il dottor Paul J. Fink e un gran numero di persone che hanno minacciato di querelare Fink per diffamazione. Lo studioso ha affermato sulle pagine della rivista Clinical Psychiatry News che i gruppi che stanno chiedendo il riconoscimento della PAS nel DSM-V sono interessati a farlo *perchè non vogliono interferenze nella loro attività di abuso sui bambini*. In seguito a varie minacce di querela il professor Fink ha dovuto scusarsi e ritrattare. La dott.ssa Amy Baker ha concluso causticamente una sua lettera di protesta alla rivista in questo modo “Le persone intelligenti sono in grado di sostenere opinioni diverse sulla alienazione genitoriale senza bisogno di accusarsi reciprocamente di abusi sessuali”.
    Maggiori dettagli sulla vicenda qui: http://www.alienazionepar.altervista.org/index.php/Il_caso_Fink

  5. Michele says

    Purtroppo i giudici hanno poco tempo per analizzare le cause, e quindi anche queste vanno riassunte. Dire “PAS” significa semplificare una situazione molto complessa, che spesso è anche evidente dalla documentazione. In caso di situazioni documentate e credibili, il genitore violento o pericoloso viene allontanato, quindi non è possbile in questi casi appellarsi alla PAS. Inoltre le definizioni della PAS sono chiare: il figli SENZA MOTIVO rifiutano uno dei due genitori, e magari fino a qualche mese o anno prima il genitore rifiutato era il migliore al mondo. La PAS poi è una CONSEGUENZA di cattivi comportamenti tra genitori, non nasce come l’erba dal terreno. In molte separazioni i conflitti tra ex-coniugi, non riuscendo a “spuntarla” per vie legali, si spostano nel terreno della genitorialità, e qui succede di tutto, dalla lenta costruzione di un muro (un genitore si “appropria” dei figli senza che l’altro se ne accorga in tempo) fino alla diffamazione spietata dell’altro genitore usando i figli come arma attiva.

  6. fikasicula says

    Coraggio Laura. Voglio raccontarle queste storie come ho raccontato quelle di altre donne che hanno combattuto e vinto battaglie altrettanto complicate.
    Bisogna dirlo che l’accusa che vede le compagne degli uomini divorziati come assatanate cacciatrici di dote è veramente la più assurda. Le persone separate, in generale, vivono per ovvie ragioni una situazione di impoverimento e io mi auguro che si capisca che queste situazioni si risolvono tenendo a mente il valore della solidarietà. Bisognerebbe essere insieme nella richiesta alle istituzioni di strumenti utili a fronteggiare queste difficoltà. E invece.
    Pare poi che il divorzio sia l’unica pena che non va mai in prescrizione e che una persona separata non finisce mai di scontare. Così si inibisce anche il suo diritto a rifarsi una vita ché già chiunque lo (o la) frequenti ha da essere per forza una persona cattivissima.
    Comunque la pensiamo, comunque la pensiate, tutte le parti in causa e soprattutto i bambini di sicuro meritano un clima meno ostile.

    Grazie a te, Laura, per aver condiviso la tua storia e le tue emozioni.

  7. Laura Besana says

    Questo vivono le Compagne dei Papà, che li sostengono con forza e determinazione, con il loro amore e non solo, donne che accompagnano in ombra, con discrezione, donne che affrontano i problemi con forza, perchè per stare vicino ad un padre separato occorre una grande forza.
    donne che la legge ignora, per ricordarsi di loro solo quando deve adeguare l’assegno di mantenimento, oppure per essere vivisezionate dagli assistenti sociali….. e quanto altro ancora da raccontare avremmo
    Storie di Donne anche le nostre
    E anche noi siamo madri……

  8. Laura Besana says

    Felice di ritrovare il Femminismo che da ragazzina mi aveva affascinato e nel quale avevo creduto e che credevo non esistesse più tanto da farmi dichiarare antifemminista. Oggi mi riapproprio di un pezzo di me che avevo sepolto, ma che mi ha spinto in ogni decisione di ogni giorno.
    Per cui non cambierò idea riguardo alla 957, al diritto dei bambini di essere sereni, alla mia onestà di tutti i giorni di non aver portato via nulla a nessuno bensì di aver contribuito a costruire.
    Vorrei aggiungere un pezzo della mia vita personale, nel 2006 il mio compagno, oggi orgogliosamente mio marito, per via della chiusura della sua ditta perse il lavoro e rimase a casa tre mesi senza lo stipendio. Bene in quei mesi il mantenimento a suo figlio non è mai mancato grazie al contributo mio e della sua famiglia di origine.
    Dopo sei mesi, alla scadenza del contratto che non è stato rinnovato è successa la stessa cosa. Fortunatamente grazie alla sua professionalità e alla sua determinazione è riuscito a trovare un lavoro, con uno stipendio inferiore a mille euro mensili, quindi fa fronte al suo impegno contributivo da solo che ammonta a 400.00 euro al mese più il 50% delle spese mediche sportive. Vi racconto questo perchè possiate capire cosa unisce un uomo e una donna che decidono di condividere un percorso insieme, lo faccio piangendo e tremando perchè rivivo in questo istante mentre scrivo, le sensazioni che in quel momento mi dilaniavano, ansia, dolore, paura di non farcela, la cena inventata con poco, ma il frigorifero rifornito nei fine settimana quando c’era suo figlio…. Bhè mi fermo perchè il ricordo è ancora straziante e le lacrime offuscano la vista….
    Vi ringrazio ancora

    Laura Besana