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Stereotipi di genere: bambini e bambine ne sono imbottiti ogni giorno!

Abbiamo iniziato un filone di storie e approfondimenti sugli stereotipi sessisti imposti nell’infanzia. I post pubblicati sono elencati nei link in fondo a questa lettera di Alessandra che ci racconta la sua esperienza in questo senso. Ringraziandola per averci autorizzato a pubblicarla vi auguriamo una buona lettura.

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Care amiche di femminismo a sud,
ci tenevo a scrivervi (…) e l’impulso che mi ha spinto a farlo è stato vedere sul vostro blog ultimamente alcuni articoli sull’educazione di genere, ovvero su come vengono trasmessi gli stereotipi culturali di genere dall’infanzia.

L’argomento mi interessa molto perchè nel mio lavoro tra le altre cose mi occupo anche di tenere corsi alle donne sullo sviluppo dell’autostima personale e spesso parto da considerazioni sull’educazione di genere ricevuta dalle bambine, in particolare mi soffermo sull’educazione all’impotenza appresa e sui codici comunicativi improntati alla passività piuttosto che all’assertività.

Come avrete compreso sono assolutamente contro “l’innatismo” o contro il determinismo biologico-genetico se volete, in questo confermata anche dalle recenti ricerche in neurobiologia che definiscono l’unica differenza tra cervello femminile e maschile in una leggera lateralizzazione sinistra negli uomini (ovvero è prevalente il sistema di pensiero logico-analitico tipico dell’emisfero sinistro) e una migliore simmetria dei due emisferi nelle donne. Il resto è tutto cultura. Purtroppo credere che tutto sia “genetico” o “innato” a volte è comodo sia per mantenere lo status quo sia per togliersi un po’ di responsabilità come genitori.
Molte volte mi è capitato di sentire coppie di genitori che si ritenevano “sfortunate” ad avere avuto figli fatti in un certo modo, non comprendendo assolutamente che i comportamenti del figlio derivavano da dinamiche familiari. Ma tant’è: se io credo che mio figlio/figlia sia così per DNA mi tolgo un bel po’ di fastidio sia nell’educarlo sia nell’educare me stesso come genitore.

Per tornare agli stereotipi di genere vi racconto una cosa che mi ha molto colpito e che è stata semplicemente una serata tra amici, tutti con figli più o meno della stessa età (intorno ai 3-4 anni) in cui però (ebbene si, io ormai ho l’occhio calibrato) si sono verificate una serie di condizioni rispetto alle identità di genere dei figli abbastanza importanti.

Ecco come si è svolta la serata. Arriviamo al ristorante e il figlio di 3 anni di una coppia di amici al saluto di un altro invitato risponde con un calcio negli stinchi. La madre “eh, è un maschietto, è viscerale, cosa vuoi farci…sta anche diventando aggressivo con gli altri bambini ma è una fase che i maschi attraversano tutti” (domanda che mi faccio tra me: ma se fosse stata una bambina, la madre avrebbe reagito con tanta indulgenza davanti all’aggressività della figlia?). Nel corso della serata mi si avvicina un ulteriore amico, un tipo piuttosto “macho”, istruttore di arti marziali, e mi dice preoccupatissimo “mio figlio (sempre di 3 anni) alla televisione guarda Hello Kitty e le Winx…io ho provato a fargli vedere cose tipo Ben Ten ma lui niente, gli piacciono quelle…secondo te cosa devo fare? E’ normale?”.
Terzo episodio: mia figlia (4 anni) vede un bambino nel ristorante che gioca con il Nintendo e scatta delle foto; lei gli si avvicina entusiasta dicendogli “dai, fai una foto anche a me!”, il bambino la accontenta e insieme se ne vanno per il ristorante a farsi delle foto. La mia amica (quella col maschietto “viscerale”) mi chiede “cosa sta facendo tua figlia?” e io “sta giocando a farsi delle foto”. Risposta “eh….si, è vanitosa, si vede proprio che è femmina” (strano però, io avevo interpretato il suo comportamento come semplice curiosità per un giocattolo che lei non ha e per quello che questo può fare…conoscendo mia figlia so benissimo che non è vanitosa, se questo può significare qualcosa in una bambina di 4 anni).

Insomma, in due ore circa di serata ho visto concentrati e in azione tutti gli stereotipi educativi con cui i genitori imbottiscono i loro figli, dall’interpretare un comportamento aggressivo gratuito come normale, al viceversa interpretare un comportamento fuori dagli schemi di genere come anormale e preoccupante ed infine nel dare una connotazione stereotipata ad un comportamento che poteva avere tutt’altre cause.
Proviamo ad immaginare questi comportamenti protratti per tutti i giorni dell’infanzia dei nostri figli dalla nascita e capiamo benissimo cosa vuol dire trasmettere uno stereotipo di genere.
E ci tengo a sottolineare che i miei amici sono quasi tutti professionisti laureati, chi ingegnere, chi professoressa, eccetera, non per farne una questione classista ma per dire che purtroppo anche in persone che hanno un’educazione e una cultura “superiore” e che si professerebbero assolutamente progressisti se glielo si chiedesse lo zoccolo duro dello stereotipo di genere resta invariato, pur con tutti i mezzi intellettuali e culturali per contrastarlo.

Spero quindi che il vostro lavoro continui ancora su questa linea e che si cerchi sempre di più di capire come nella nostra cultura l’educazione mantenga ancora le donne in una gabbia di interpretazioni errate e gli uomini in una continua giustificazione, quando non spinta, all’aggressività.

Buon lavoro

Alessandra

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Posted in Critica femminista, Pensatoio, Personale/Politico, Sessismo.


4 Responses

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  1. fuoridalvaso says

    beh io ho anche sentito una PSICOLOGA affermare che le bambine assumono atteggiamenti seduttivi nei confronti degli adulti e specialmente del padre quando vogliono ottenere qualcosa…la cosa sconcertante è stata che con tale affermazione si voleva spiegare una caratteristica di genere (sec. lei), mi ricordo che lo disse anche con una certa fierezza, aggiungendo poi al discorso altri stereotipi di genere senza mai e dico mai riconoscerli come tali e denunciarne una preoccupante derivazione culturale, il suo discorso era proprio i maschi sono così e le femmine sono così per NATURA

  2. maria says

    Ora che ci faccio più caso rispetto al passato mi capita spesso di notare gli incasellamenti stereotipati che la gente appiccica al mondo (e anche io certe volte ci casco), commenti apparentemente innocui come quello della vanità che però paiono appiattire e conformare l’unicità della singola persona allo stereotipo vigente.

  3. Elena says

    Sono pienamente d’accordo sulla questione culturale, e credo di sapere la ragione: mancanza di informazione riguardante il genere nelle scuole e nelle università unita a un bel “pizzico” di cattolicesimo. Me ne accorgo bene quando dico ad amiche/i che mi occupo di femminismo: chi mi dice che devo essere lesbica, chi si fa il segno della croce perchè collega il femminismo all’aborto.

  4. Ceska Jacob says

    il problema reale secondo me è : ma che amici hai?