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Gli Anti #PussyRiot: Deconstructing Militant!

Tentiamo di dar conto del dibattito che sta impegnando la rete in ambito movimentista, dove si fa a chi compie la lotta più macha e non si risponde alla domanda di Maria sintentizzata così: “se io faccio una azione sovversivo/comunicativa e mi arrestano qui, cari compagni, mi date supporto o siccome sono femminista e la mia lotta non è sufficientemente virile, ve ne catastrafottete?

Origine del dibattito un primo articolo di Militant al quale segue un secondo che volendo è pure peggio del primo dove si dice che il femminismo sarebbe cosa diversa dall’antisessismo perché non fa lotte per tutti/e ma si occupa di uncinetto, punto riso, cose di femmine insomma (dice Lalla: La loro interpretazione di antisessismo: “Essendo antisessisti, non facciamo politica in base al sesso di una persona” nel senso de: “sti cazzi delle eventuali oppressioni dovute al genere, il patriarcato mica esiste, appena finiamo il socialismo economico, diventiamo tutti paritari.” io pure sono antirazzista nel senso che i negri possono veni’ a fa’ la politica mia, ma non facessero un presidio antirazzista perché noi facciamo politica senza distinzione di razza.). Uguale a quello dicono sessisti, maschilisti, complottisti e misogini nel web. Tutti uniti trasversalmente contro le lotte femministe che a quanto pare non avrebbero alcuna dignità. Ottimo averlo saputo. Grazie.

La discussione nella nostra mailing list è vivacissima e coinvolge altre risorse, non ultimo un altro articolo sessista de Gli Altri, peggiore tanto di quello di Militant che per Gilda va addebitato alla categoria n.6 degli Anti PussyRiot:

di quelli che hanno preso la pillola rossa 🙂
sono i superespertoni, quelli che hanno studiato macluhan, che detengono (solo loro) il codice per decrittare i flussi dell’infosfera ed i suoi frame ed ogni tanto si degnano di spiegare anche a noi povere allocche (appunto) come funziona l’impero mediatico che ci sussume sin da quando facciamo la prima fotina da neonate. c’è anche la versione militante, ovviamente, e sono quelli che rosicano perché qualcun’altro che non sono loro (tre veline sgallettate) è riuscita a creare delle interferenze in sti benedetti flussi (efficacia comunicativa) e quindi continua imperterrito a parlare dell’onnipotenza dei flussi che ci governano (matrix è ovunque).

Comunque come primo post in cui vi diamo conto del dibattito copincolliamo un deconstructing di Feminoska sul primo pezzo di Militant e dei commenti a seguire (QUI un altro deconstructing sui commentatori di Militant). Buona lettura!

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Deconstructing Militant

– Tra parentesi le decostruzioni di Feminoska

 

E’ veramente deprimente dover ogni volta ammettere di rimanere stupefatti dall’incredibile capacità della borghesia internazionale di trovare il modo di intervenire nella politica degli stati da normalizzare

(perché la russia non è già allineata a tutti gli altri stati in quanto a repressione e imperialismo blablabla…?).

[Mara aggiunge: Infatti. Come già detto, sono rimasta allibita dall’articolo a partire dal tono, ma anche esternazioni di questo tipo, data tutta l’abilità di argomentazione (al di là della pesca nel fecondo lago della Fervida Immaginazione), sono proprio fuori luogo.]

Anche questa volta, il multiforme ingegno del capitale imperialista ha trovato l’esca a cui far abboccare tutti i soliti noti del carrozzone dei difensori dei diritti umani (ONG varie, associazioni umanitarie, partiti “di sinistra”, sindacati, intellettuali radical, ecc..). Questa volta si sono inventati il presunto gruppo musicale punk femminista situazionista colpito dalla repressione del regime putiniano. Giù il cappello di fronte alla genialità.
La vicenda delle fighe riottose può essere analizzata sotto due piani distinti: la vicenda in se, da una parte, e dall’altra come la vicenda viene narrata dai media occidentali. Partiamo dal primo punto. Le pussy riot sono un gruppo (si definiscono collettivo, ma lasciamo perdere)

(e chi è che decide come un gruppo si può definire? Chi elargisce le stellette militanti ne decide anche gradi e mansioni?)

[Mara aggiunge: Ha ragione chi ha sottolineato il cazzocentrismo di questo articolo, e la definizione di cosa siano le Pussy Riot al di là della definizione che si danno loro stesse ne è la prima prova. Mi viene da pensare che, se fossero stati dei ragazzi, allora le loro facce sarebbero diventate subito i poster con cui tappezzare l’articolo e sarebbero stati elogiati e portati ad esempio come modello da seguire, collettivo -anzi Collettivo con la maiuscola- da imitare per coraggio e dedizione alla lotta e la loro storia sarebbe diventata mito in zero attimi. Perché già la libera traduzione in italiano del loro nome contiene un bel tentativo di dileggio, con conseguente minimizzazione del valore del collettivo stesso: mi dispiace ripetermi a riguardo, ma sull’uso della parola sono spesso troppo sensibile e mi è parso subito chiaro il significato di quel “fighe riottose”. D’altra parte sono donne: devono essere messe in discussione.]

politico anarco-situazionista, e non un gruppo musicale. Nelle loro “performance” ogni tanto suonano pure, ma non è quella la loro attività principale. Dopo aver messo in piedi alcune sceneggiate demenziali a sfondo pornografico, come infilarsi dei polli surgelati nella vagina in un supermercato di fronte agli allibiti clienti, oppure aver organizzato una mega orgia di gruppo in un museo, sono arrivate a mettere in piedi una sorta di rappresentazione musicale punk all’interno della principale chiesa russa, e cioè la cattedrale di Mosca. Queste solo le azioni principali, per non dire di tutte le altre pagliacciate, sempre a sfondo sessuale,

(valerio rivendica l’antisessismo ma chiama pagliacciate e sceneggiate demenziali azioni che immagino passino attraverso l’uso sovversivo del corpo, normalmente eteronormato e gestito nel suo essere coperto/scoperto/oggetto feticcio da controllare/oggetto di consumo da guardare/desiderare come pagliacciate… pruderie o superficialità o assoluta ignoranza delle pratiche di riappropriazione dei corpi/poteri?)

[Mara aggiunge: Minimizzazione al 100%. Ma allora, mi viene da pensare probabilmente con un collegamento ardito, anche la post-pornografia è una pagliacciata a sfondo sessuale. Oddei, di questo passo si arriva tranquillamente alla denigrazione del movimento queer…ma l’autore cosa sta facendo? Come dici tu, Feminoska, cosa SA a questo punto della lotta che passa per la riappropriazione del proprio corpo? E’ chiaro che se mi decontestualizzi l’atto di infilarsi un pollo surgelato nella vagina (premettendo che non ho idea di cosa volessero dimostrare, perciò sono ignorante a riguardo della “performance” citata), lo stesso diventa poco più che un gioco erotico esibizionista. Ma quello che si sta facendo in questo articolo equivale a quanto fanno stampa e tv quando riducono i black bloc che citi poi a teppisti che vandalizzano per noia.]

praticate negli anni. Fossero state in un normale paese occidentale (l’Italia, ad esempio), sarebbero già scontando diversi anni di galera (pensate per un attimo ad un irruzione violenta a San Pietro con passamontagna in testa gridando cose oscene, come minimo gli davano terrorismo). Fossero state in qualche paese occidentale non troppo avvezzo alle usuali norme democratiche (gli USA, ad esempio) forse gli avrebbero sparato prima di entrarci, in chiesa. In Russia, invece, sono finite sotto processo e sono state condannate a due anni di lavori socialmente utili

(o forzati? Direi che sono due cose molto diverse).

[Mara aggiunge: Leggendo questa parte, mi sono domandata quali notizie avessi letto io tali da farmi confondere dei lavori socialmente utili con una pena un bel po’ più pesante. L’atteggiamento di minimizzazione è costante. 
Che poi il termine “irruzione violenta” lo trovo ridicolo di per sé: cantare è violento, violentissimo. E l’oscenità, esattamente, in che cosa l’ha vista? Nel dare della femminista alla madonna?
Inoltre, appunto, invece di indignarsi perché anche in Italia si rischiano anni di galera per disturbo della preghiera cattolica (o comunque venga definita), si assume un atteggiamento da “così fan tutti e quindi va bene”?]

Insomma, non stiamo certo difendendo la democraticità della Russia di Putin, ma tutto sommato non riusciamo a vedere dove sia la notizia. Poi possiamo anche dire tutto ciò che ci pare contro la chiesa, la religione e il regime politico anti-democratico di Putin, e avremmo ragione, ma quello che è successo sarebbe accaduto, probabilmente con maggiore incisività, in qualunque altro paese del mondo

(e questo è un buon motivo per derubricarlo a bazzecola?).

E qui veniamo a come questa vicenda viene raccontata dalla comunicazione occidentale.
Secondo tutti i media occidentali, le pussy riot sono vittime di un regime repressivo che addirittura condanna delle giovani ragazze solo perché fanno musica punk

(e vabbè, i media mainstream scrivono sempre con superficialità di ciò che non conoscono, e anzi questo etichettarle come gruppo punk senza connotarle in chiave politica, così come il soffermarsi sull’aspetto estetico è la solita tipologia di intervento che banalizza/criminalizza a piacere e discrezione di chi scrive…loro son donne giovani, facile neutralizzarle come punkettine bonazze in cerca di trasgressione)

. A spiegarci la vicenda è il noto filantropo e progressista Mickhail Khodorkovsky, che a colpi di un’intervista al giorno sui giornali di tutta Europa ci spiega quanto è dura la repressione russa. L’oligarca (quello che nel giro di una notte, grazie all’amicizia con Eltsin, comprò le compagnie petrolifere sovietiche moltiplicando il prezzo del petrolio e non pagando un centesimo di tasse, finito in prigione per nove anni, altro caso di chiara antidemocraticità del regime russo-zarista-putiniano) ci spiega infatti che in Russia non c’è libertà d’espressione, e che la vicenda delle fighe riottose è uguale alla sua, in carcere ovviamente per le sue idee (e non perché deve miliardi di dollari alle casse dello stato).
Lentamente iniziano a venire fuori i contorni oscuri della vicenda

(se non è complottismo questo modo di far collegamenti… mi sembra lo stesso che titolava che tutti gli animalisti/antispecisti sono di destra perché alle manifestazioni ci sono dei rappresentanti di destra o fasci…salvo che quando le manifestazioni sono fatte dai ‘compagni’ sono infiltrati, quando invece i cortei sono organizzati da altre realtà sono quelle tre persone a diventare il fulcro politico del corteo…).

Scopriamo infatti come le pussy riot siano legate a Femen, l’associazione “femminista” legata a Otpor, la nota associazione creata dal miliardario Soros per intervenire nelle politiche dei paesi non allineati, promuovendo proteste che puntano a creare  le condizioni politiche per l’intervento “umanitario” e il regime change

(perché sono legate a Femen? Perché Femen le ha sostenute? Insieme al sostegno di madonna? Che lo hanno deciso loro chi le avrebbe sostenute/cavalcato l’onda per farsi pubblicità? A me sa che ai compagni brucia che 3 ‘ragazzette’ siano state in grado di catalizzare l’attenzione su di sé più dei compagni maschi, e quindi, invece che sfruttare la cosa per mettere in luce che le pussy sono la punta di un iceberg di proteste e quindi intelligentemente sfruttarne la visibilità per far conoscere di più tutte le vittime di repressione, stiano solo brontolando perché colpiti nella vanità!).

[Mara aggiunge: Grazie Feminoska: non avevo il coraggio di dirlo, perché temevo di passare per ignorantona, ma questa stretta sorellanza con Femen da dove è uscita, che io non ne sapevo nulla? Hanno visto un passaggio di assegni di cui non siamo a conoscenza? In realtà non so neppure nulla di Otpor e Soros e quindi del legame del miliardario massone con Femen…qualcuno ne sa qualcosa? E’ che, sul serio, pare tutta una costruzione che più complottista non si può, con tanto di simboli di lotta riportati che fanno tanto analisi della banconota del dollaro che prevede la caduta delle torri gemelle….]

Una volta inteso di cosa stiamo parlando, tutto risulta più semplice, soprattutto tutto rientra nello schema creato ad arte da un ventennio abbondante: presunti movimenti per i diritti civili incorrono nella repressione del paese di turno; i media locali controllati dai capitalisti occidentali pompano la notizia; l’opinione pubblica del paese si mobilita, partono le prime manifestazioni; si mobilita l’industria dell’informazione occidentale; l’opinione pubblica occidentale (di sinistra) si interessa alla vicenda; la politica internazionale, una volta creata la condizione migliore per far passare una qualche forma di intervento, si attiva. E così via

(mi mancano solo i rettiliani…)

A volte lo schema di inceppa. Nel 2002, in Venezuela, le manifestazioni studentesche guidate da Otpor si risolsero nel colpo di stato, che però riuscì ad essere sventato dall’imponente appoggio della popolazione di Caracas a Chavez e al partito socialista venezuelano. Stessa cosa in Iran nel 2009, dove le manifestazioni filo-occidentali trovarono la risposta di piazza di milioni di persone in difesa dell’indipendenza iraniana. Il più delle volte, invece, la messa in scena va a buon fine. E allora bisogna inquadrare la vicenda nel gioco geopolitico attorno alla quale si snoda.
La politica imperialista statunitense ha come obiettivo primario la normalizzazione del medio oriente. Da più di un anno è attiva su tutti i fronti (culturale-ideologico, mediatico, politico, militare) per ridurre la resistenza dei paesi mediorientali non allineati alla volontà imperialista. In questo complesso gioco di posizione, la Russia è il principale problema geopolitico occidentale, perché è il fondamentale punto di riferimento di alcuni paesi mediorientali (Siria, Iran) che ancora resistono al più o meno violento processo di asservimento. La Russia, tramite il veto ONU, tramite il finanziamento diretto e indiretto di questi stati, tramite i suoi accordi politici con la Cina, dev’essere riequilibrata, e Putin non sembra accettare questo ridimensionamento (per sue ragioni geopolitiche, non certo per una qualche coscienza di classe in favore dei popoli oppressi). L’obiettivo, dunque, è creare un vasto consenso attorno ad un eventuale cambio di regime in Russia. Cambiamento che non può evidentemente avvenire manu militari, ma che può essere promosso dall’interno, sfruttando i mille legami che gli oligarchi russi hanno con l’occidente. La creazione artificiosa di questi episodi fa parte di questo progetto. I primi a cascarci, come sempre, i diritto-umanisti della folcloristica sinistra europea, sempre pronta a mobilitarsi per qualche presunto diritto umano violato (quei diritti umani che emergono dalle pagine di Repubblica, nel nostro caso). In degna compagnia di attori e cantanti multimiliardari, orchestrati e manovrati dallo sponsor di turno. Uno schema già visto. Evitiamo di citarvi tutte le volte che in questi ultimi due anni si è riproposto (gli ultimi due anni, non gli ultimi venti..)

(ok, il verdetto è stato raggiunto. Io di fronte a delle attiviste che si faranno due anni di lavori forzati in Russia perché hanno sbeffeggiato un regime mostrerei un po’ di solidarietà in più. Inoltre mi chiedo chi decide che spaccare la vetrina di un bancomat è un’azione sovversiva mentre disegnare un cazzone su un ponte direzionato verso l’ex kgb è una sciocchezza… mi sfugge davvero chi decide quando e come la militanza sono degne e dignitose. Chi decide che cosa è ‘davvero militante duro e puro’, se le azioni dei black block fanno guadagnare più punti militanti mentre solo i ragazzini si possono dedicare alla clown army o suonare nel pink block…cioè esiste davvero una graduatoria di merito? Mi dispiace moltissimo aver letto questo pezzo e quasi di più i commenti che seguono, soprattutto in un blog che seguo e ho stimato spesso in passato per le analisi proposte…così per allinearmi al tono canzonatorio mi viene da dire soltanto “ANTISESSISTI… SI, VA BE’!).

 

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Posted in Comunicazione, Critica femminista, Misoginie, Pensatoio, R-esistenze.


2 Responses

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  1. militonto says

    comunque mi sa la questione è che a Militant je rode perchè a loro non gli hanno invitati alle orge… 🙂

  2. Grazia Pan says

    Brave!!
    Anch’io ho trovato commenti del genere, pazzesco… Condivido 🙂