Skip to content


Note critiche sulla bozza di ddl su violenza e discriminazione di genere

Disegno di Legge a firma Pd (già presentato al Senato). Non importa chi o cosa, non importa neppure perdersi a rintracciare note personali da denigrare su chi firma questa proposta, cosa che mi è parso di leggere dopo che qui qualcun@ aveva posto l’attenzione su questa proposta in chiave critica. Servono argomenti, politici, e soluzioni alternative senza che si neghi un problema che evidentemente c’è ma che non può essere usato né per capitalizzare potere politico né per far scivolare l’Italia in una deriva ancora più autoritaria.

La bozza di ddl parla di:

contrasto ad ogni tipo di violenza e discriminazione di genere, in quanto lesiva della libertà, della dignità, dell’inviolabilità e della sicurezza della persona.

Poi all’art. 3 parla di “diritti e dignità delle donne” come fossero cose diverse dai diritti e dignità delle persone. Parla di “misure volte a contrastare ogni forma di femminicidio quale negazione della soggettività femminile“. E non mi sembrava che noi avessimo mai parlato di aggravanti per “femminicidio” quando si parlava del fenomeno in termini culturali.

Cerco di capire quali siano queste misure e trovo che al punto 2 si parla di ““Codice dei media per la promozione della soggettività femminile”, recante principi e prescrizioni volti a promuovere, nell’esercizio dell’attività giornalistica, nei messaggi pubblicitari, nei palinsesti e nelle trasmissioni radiofonici, il rispetto della dignità delle donne e della soggettività femminile, nonché a prevenire ogni forma di violenza di genere o di femminicidio. Tale codice impegna a non rappresentare la donna come oggetto sessuale, a non diffondere comunicazioni che associno il sesso alla violenza, e a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al significato e contenuto del concetto di uguaglianza e pari dignità dei generi, nonché in merito alla violenza di genere come fenomeno sociale.” E non capisco fino a che punto l’asserzione che bisogna difendere a tutti i costi la dignità della donna possa diventare veicolo di moralismi ed eventuali censure. E’ vero che quello che vediamo oggi è palesemente e tragicamente atroce nei confronti delle donne ma questa norma come può essere rispettata? Ci sarà qualcuno in televisione che misurerà la lunghezza delle gonne per vedere se le stesse non sono rappresentate come oggetto sessuale?

All’Art. 3 si parla di Campagne di sensibilizzazione, informazione e formazione. Che vanno sempre bene.

All’Art. 4 di Iniziative scolastiche contro la violenza e la discriminazione di genere. Idem.

All’Art. 5 si parla di rilevazione dati relativi ai reati accertati e denunciati, di costruzione di un sistema informativo sulla violenza sulle donne che integri altri dati provenienti da ministeri e centri che si occupano di questo. Ovvero, da quel che vedo, manca un database che riesca a mettere assieme i dati della violenza domestica o della violenza sessuale che arrivano da vari posti.

All’Art. 6. si parla di “Tutela della donna vittima di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale” e si prevede la presenza di funzionarie di polizia appositamente formate ad occuparsi di questo.

All’Art. 7 si parla di “Nuclei specializzati per l’assistenza delle vittime di violenza di genere” e approfondendo si parla di nuclei ospedalieri specializzati e formati in questo senso. Quindi immagino serva personale con una speciale formazione.

All’Art. 8. si prevedono norme a “Tutela lavorativa e previdenziale” delle donne vittime di violenza. Ovvero si parla di sospensione del contratto e mobilità nel caso in cui una donna vittima di violenza debba sfuggire ad una situazione complicata. Ma il punto chiave della vicenda è che qualunque persona, donne vittime di violenza incluse, che resta in situazione di dipendenza economica ha ben poco da sperare in una sospensione di contratto o nella mobilità, perché così creiamo sacche di privilegiate, ovvero quelle che un lavoro ce l’hanno e quelle che non ce l’hanno non potranno mai andare via in ogni caso. E in generale creiamo appunto lo status della donna vittima di violenza che potrebbe eventualmente fruire di alcune forme di assistenzialismo quando invece il punto vero è che la precarietà rende la vita difficile per tutti/e e che il Pd mentre parla di questo approva la Riforma Fornero. Una diversa riprogettazione del welfare forse gioverebbe più che questo genere di norme tappabuchi che servono a poco.

All’Art. 9 si parla di “estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno ex articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, anche alle vittime di violenza o abuso sessuali, ovvero di maltrattamenti in famiglia e stalking“.

L’estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno vale anche per tutte le altre persone, di qualunque genere essere siano, che denunciano di essere vittime di crimini? Se no vogliamo davvero usare lo status di “vittima di violenza di genere” per tentare di offrire un appiglio a persone che avrebbero tutto il diritto di circolare nel nostro paese e che si trovano impedite da leggi oscurantiste e razziste?

All’Art. 11. si prevede che i centri antiviolenza possano intervenire in giudizio qualora prestino assistenza alla persona offesa.

L’Art. 12 parla di “Disposizioni in materia di case e centri delle donne” con patti di convenzione tra centri ed enti pubblici così come avviene adesso. E io so che i centri antiviolenza sono molto meno rispetto a quanti dovrebbero essercene.

All’Art. 15 in materia di diritto penale parla di pena e valuta che «Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. Ai fini della concedibilità dell’attenuante il giudice valuta, oltre all’intensità del dolo e alla materialità del fatto, le modalità della condotta criminosa, il danno arrecato alla persona offesa.” il che consiste in una sorta di aggravante.

All’Art. 16  si propongono delle Modifiche all’articolo 612-bis del codice penale laddove si estende l’aggravante prevista per il reato di stalking anche ai casi in cui l’autore del reato sia il coniuge o il coniuge separato solo di fatto.

All’Art. 20  si parla della Copertura finanziaria per realizzare tutto ciò e la cifra prevista è di 85 milioni di euro.

Non so. Voi che ne pensate?

—>>>Pubblicato anche QUI

Posted in Critica femminista, Pensatoio.


10 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. luziferszorn says

    Sul sessismo è da sempre evidente che si tratti di cultura; ciò nonostante per almeno tre anni certo neo-femminismo (imho reazionario) ha marciato alla grande sul discorso “corpodelledonne” (anche qui ho letto cose poco condivisibili, più e più volte). Ora, che si affaccino soluzioni censorie per la tv e/o la pubblicità è il minimo che possa capitarci visto e considerato che, sia politicamente che criticamente, si naviga nella totale incapacità di affrontare il problema in termini, appunto, culturali. A ripensare a tutte le discussioni fatte con Zanardo e Lipperini mi prende lo sconforto.

  2. fikasicula says

    Ma infatti di codice di autoregolamentazione hanno parlato in tante, associazioni, persone, donne, ma nessuna, che io sappia, ha mai immaginato che potesse essere imposto per legge. Cioè: una legge che decide quali contenuti devono passare in una televisione è un precedente atroce. Io non so se riesco a rendere vagamente l’idea ma la stessa cosa domani potranno fare altri a seconda di come cambia la maggioranza parlamentare e invece la costituzione garantisce la libertà di stampa e pure la libertà di espressione e opinione. il tema semmai è che c’è troppa politica e lottizzazione nelle televisioni e non il contrario.
    Sul sessismo: a mio avviso si tratta di cultura e dunque la ragioni in termini culturali. Non si tratta di una cosa “illegale” perché non c’è sfruttamento, le donne che si mostrano in un certo modo sono consenzienti, assunte con contratti regolari e pure ben remunerate. Che si debba immaginare di andare a salvare pure quelle che non vogliono – e sto ironizzando – essere “salvate” mi pare eccessivo.

    Che si diffonda un messaggio in termini culturali, come facciamo in tante, in cui si sensibilizza o si chiede maggiore attenzione ai giornalisti quando si parla di violenza sulle donne o quando si producono messaggi sessisti, è proprio un’altra cosa. E’ il divieto che non funziona. Un divieto che agisce proprio su quella libertà di stampa, espressione e opinione e perfino sulla libertà di esercitare la professione di “velina” o che ne so. In generale, ripeto, più ci penso e più mi pare che il ddl intercetti solo dei bisogni che in modo vario tante donne hanno espresso qui e là ma di quei bisogni non vede la sostanza, né le analisi successive, nè altro di utile e ti restituisce solo misure liberticide e repressive condite di qualche nota di buon senso quando parla di cose ovvie.

  3. Maria says

    Beh, Fikasicula hai sviluppato in modo assolutamente condivisibile un ragionamento che in effetti avevo lasciato a metà.
    Che dirti? Hai perfettamente ragione! Le mie critiche al Pd sono le stesse che hai formulato tu.
    Quanto al Codice dei media non hai torto nemmeno su questo punto. Però, secondo me, sarebbe importante che le varie reti televisive adottassero un codice di autoregolamentazione che le impegnasse ad evitare la reificazione del corpo femminile (e maschile, ovviamente) o quanto meno a promuovere una molteplicità di modelli e di immagini femminili.
    Quanto ad intervenire su tregua di genere, meglio di no. Poi succedono dei casini.

  4. fikasicula says

    @Maria

    certo, un simile ddl non può risolvere il problema del lavoro ma non può neppure fingere di occuparsene creando ad hoc lo status di donna vittima di violenza che in base a questo può fruire di inezie o di pseudo/privilegi per donne con un lavoro stabile mentre tante donne sono in realtà per lo più disoccupate. chi vuole occuparsi di prevenzione nei casi di violenza deve individuare a monte il problema esistente in quella relazione e risolverlo. se il problema è la disoccupazione, l’assenza di reddito, per lui, per lei, va risolto quel problema. Se voti la riforma fornero e poi mi dici che vuoi occuparti di welfare (come? prendendomi in giro? ritirando fuori il tema della conciliazione? la flessibilità usata come grimaldello per renderci più precarie?) a me pare solo fumo negli occhi.

    ma la stessa contraddizione esiste sul tema delle donne se migranti che allo stato attuale non possono ottenere il permesso di soggiorno a meno che non facciano le badanti e diamo loro il contentino che se qualcuno le picchia abbastanza possono ottenere un permesso? al di là della concreta possibilità che qualcuna si faccia male davvero pur di restare, da sola o assoldando qualcuno, non si può sorvolare sul fatto che in tema di migranti il pd è responsabile della creazione dei cpt e della politica securitaria che ha portato qualunque cittadino/a migrante a essere trattato da clandestino e criminale al punto che bisogna specificare che esistono categorie protette tra loro.

    Voglio dire che una norma tappa buchi sulla questione dei migranti certo non risolve il problema se poi la maggior parte delle donne che vengono portate dentro i Cie sono vittime di tratta, per dire. E’ tutto molto più complesso e va analizzato in modo serio. Perché con le strategie elettorali di chi prende in prestito temi hot del momento per arraffazzonare un po’ di proposte condite di nulla, un po’ di contentini qui e là, non ci facciamo proprio niente. Si tratta di tanti compromessi per far finta di tappare buchi e poi molto securitarismo che era alla base già della proposta di legge pd del governo di centro sinistra, quella che prevedeva il reato di stalking e una serie di altre misure, la stessa proposta contro la quale scendemmo in piazza nella grande manifestazione del 2007 nella quale si presentarono le ministre del Pd convinte che il securitarismo fosse il nostro linguaggio e la nostra soluzione. Ricordi certamente come finì il giorno dopo quando ci chiamarono “violente” perché non plaudivamo ai loro metodi che hanno portato dritti dritti alle leggi fatte dalla Carfagna, decreti antistupri conditi di razzismo inclusi, approvati con il plauso del Pd.

    In quanto al codice di autoregolamentazione poi è una cosa interna alle televisioni e non può essere imposto per legge. Non in uno Stato che si dice democratico.
    E’ da secoli che si dice che no alla lottizzazione, al controllo politico e partitico e governativo delle televisioni e ora addirittura sarebbe il parlamento che promulga una legge in cui si stabilisce cosa una televisione deve trasmettere e cosa no?

    E in quanto alla nota che riguarda Tregua di Genere se ti sembra opportuno ti prego di portare lì gli interventi che riguardano quello scambio. Grazie!

  5. Igor_Giussani says

    Penso che lo Stato (se opportunamente spronato) possa fare bene contro i reati: stupro, violenza sessuale, stalking (ovviamente se inteso in modo sensato)… le donne oggetto in TV sono una cosa squallida ma sono qualcosa di diverso dal reato e quando lo Stato interviene a regolamentare di solito combina solo casino, e in questo sono d’accordo con fikasicula (ma avviene anche su tante altre cose, come le leggi per vietare la negazione dell’Olocausto ad esempio).
    Quanto al ricorso sempre e solo allo strumento della pena, penso che si tratti di uno stratagemma mediatico ma non solo: è anche un comodo modo per spazzare la povere sotto il tappeto. Magari la prevenzione potrebbe far emergere che esistono donne-oggetto anche perché esistono tutta una serie di persone-oggetto in campi ben diversi dall’erotismo… insomma, si potrebbero svelare tutta una serie di altarini che interessi importanti non vogliono veder toccati. La butto lì: è possibile stabilire una correlazione tra fenomeni apparentemente distanti fra loro, tipo il neoschiavismo alla Rosarno e i femminicidi, ad esempio? Non è che un paese dove esistano persone-schiave finisca per svalutare l’umanità tutta? Se riconosciamo candidamente di non essere tutti uguali non è probabile che, invece di creare un Antinferno apposito per i migranti (per proseguire con questo esempio), si finisca per creare una gigantesca piramide sociale fatta di ‘gradini’ sacrificabili o comunque meritevoli di minor rispetto, con le donne nella parte bassa della piramide?

  6. Maria says

    Fikasicula, condivido le osservazioni critiche che rivolgi alla proposta di legge in questione, carente sul piano dell’analisi del fenomeno, della sua prevenzione anche culturale e dell’individuazione delle risorse economiche di cui dotare le donne per consentire loro di sfuggire alla violenza maschile. Sarebbe irrealistico però, attendersi la promulgazione di norme che traducano in pratica il diritto al reddito, al lavoro, alla casa, alla salute ecc. delle donne da parte di esponenti di un partito che ha approvato senza fiatare la riforma del lavoro e delle pensioni della ministra Fornero, l’introduzione nella Costituzione del principio del pareggio del bilancio, il fiscal compact e, da ultimo, la spending review, che, fra l’altro, prevede la riduzione (ergo: il licenziamento) del 10% del personale della pubblica amministrazione che, come sappiamo, è costituito prevalentemente da donne.
    Quanto alla promulgazione di un Codice dei media che impegna a non rappresentare le donne come oggetto sessuale non sono invece contraria in linea di principio, in quanto la reificazione del corpo femminile costituisce una forma di deumanizzazione, come osserva Chiara Volpato, che, in quanto tale, produce numerosi effetti negativi su tutt*. Il problema consiste però nel tradurre in pratica un simile codice senza ricorrere a una censura superocchiuta. Forse si potrebbe semplicemente promuovere la valorizzazione mediatica dell’intelligenza, della competenza e della creatività delle donne, mediante una autentica diversificazione dei modelli e delle immagini femminili proposte alle spettatrici e agli spettatori. Boh! non so! La questione è delicata in quanto si tratta di contemperare diversi interessi.
    Infine, dal momento che hai proposto questo articolo anche sul sito tregua di genere […]

  7. fikasicula says

    @emi, censura e galera non sono mai un punto di partenza. non sono mai un inizio. sono la fine. leggere che bisognerebbe agire in termini repressivi per obbligare la tv a modificare il proprio messaggio è una cosa che mi lascia basita.

    da quando noi abbiamo bisogno che si intervenga sui messaggi televisivi come un tempo interveniva la censura per fare un favore ai moralisti e benpensanti?
    I linguaggi vanno liberati e non costretti e se liberi i linguaggi, soprattutto in tema di sessualità, la battaglia la vinci agendo quei contenuti e non censurandoli, perché altrimenti quello che viene fuori è che poi arrivo io che per scelta mostro la mia tetta e qualcun@ mi censurerà perché a me non sarà neppure riconosciuto il diritto all’autodeterminazione. una regola così posta agisce soprattutto per moralizzare la mia vita e non educa proprio nessuno. dopodichè buttata lì così diventa solo un modo di ammiccare alle tante donne che lottano contro il sessismo sui media dicendo “eccovi lo strumento: censura” e tutta la enorme mole di controcultura, di produzione alternativa, lo sforzo di crescita e contaminazione, cose che naturalmente ti portano ad ottenere i risultati che vuoi senza censurare te stessa e chi, anche tra gli uomini, parla di e vive la sessualità in modo sereno e libero, quel lavoro lì va a farsi benedire.

    noi lavoriamo per esempio sulla comunicazione in tema di violenza. produciamo controcultura, si farà una guida rivolta ai giornalisti, ma che sia una guida ragionata, ma non ci sogneremmo mai di chiedere una legge in cui si viola il principio sacrosanto della libertà di espressione, violazione che presto o tardi, che tu lo voglia o no, colpisce tutti e in quel caso si chiama dittatura. i giornalisti devono poter scrivere quello che vogliono così come devo poterlo fare io.

    inoltre, a parte alcune cose che sono serenamente auspicabili sul piano della prevenzione, manca un’indagine accurata su cosa sia la violenza, quali siano le cause primarie, perché se non risolvi quelle non serve aggravare le pene e fare diventare le donne martiri sulle quali si celebra la festa dell’autoritarismo istituzionale. lo Stato c’è e vigila attento sul mio cadavere? dove stanno le norme che evitano a me di morire ammazzata e a chi mi uccide di suicidarsi? non puoi da un lato approvare quello che fa la Fornero e poi dall’altro immaginare che sia tutta responsabilità degli individui che spesso reagiscono male alla dipendenza economica.

    Urge innanzitutto comprendere e poi analizzare caso per caso i delitti e questa analisi è grave che la produciamo noi, noi militanti, giacché dovrebbero farlo entro le istituzioni, perché siamo noi, purtroppo, che nel bene e nel male, facciamo documentazione sui delitti analizzandoli e tentando nel tempo di arrivare ad una proposta risolutiva che agisca in termini preventivi.

    E poi che significa che la norma sullo stalking viene estesa al coniuge? Se – per esempio – io sono coniugata e mio marito mi telefona quattro volte per concordare spesa, giornata, figli, piani, e metti che io sono in una giornata particolarmente no e vado in ansia che faccio? lo denuncio per stalking? cioè se mio marito mi tampina per casa tutto il giorno perché viviamo in un bilocale con un unico cesso è stalking?

    A me sembra solo la risposta molto rasserenante a quelle donne che chiedono “certezza della pena” seguendo un flusso che è molto di destra e molto securitario.

    Vorrei personalmente parlassimo di prevenzione e qui di prevenzione ne vedo molto poca. Cultura, azioni preventive sui territori, diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione, all’autodeterminazione. E di queste cose in questo disegno di legge non si parla.

  8. emi says

    Io penso che possa essere un buon punto di partenza: anche se non agirà sulla causa (ovvero la mentalità diffusa tra la popolazione), queste leggi potrebbero aiutare donne in difficoltà. Però bisogna vedere come saranno applicate e se lo saranno. Forse un giorno le campagne informative e i messaggi televisivi saranno volti all’educazione dei giovani uomini così che il messaggio sia rivolto ai potenziali aggressori e non più solo alle potenziali vittime; di questo per il momento non vedo l’ombra…

  9. Giulia Morris says

    Ma cosa dice la legge sui maschi violenti? Pensavo si trattasse di questo, non delle vittime. Caspita che moderni… Mi auguro che ci siano anche più lampioni per strada così ci illuminiamo d’immenso e forse non ci accade niente… BUFFONI
    Da sempre i partiti ci hanno voluto far fuori. Ci riprovano ancora. Comandano loro perché, noi, una vera lobby, non l’abbiamo – grazie anche a Donne come le SNOQ… – che si sentono così sottostimate da non rendersi conto che tutte insieme potremmo prenderci un potere incredibile. Lo dico sempre: passano dal marito, al partito…

Continuing the Discussion

  1. Donne uccise per mano maschile: analisi, contesti e soluzioni preventive! « Generi linked to this post on Settembre 1, 2012

    […] recente è stato presentato un Ddl a cura dell’On.le Serafini del Pd che propone tra le altre cose una pena con l’aggravante del femminicidio. Quasi nulla sulla prevenzione. Niente sull’analisi dei contesti sociali. Nulla su soluzioni […]