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Facebook ha paura della tetta femminista (di censure, pinkwashing and so on)

Update: tutti i dettagli sulla minaccia di chiusura della Pagina facebook Femminismo a Sud nel post che trovate QUI.

Questa foto è serenamente presente QUI. Si tratta di un gruppo femminista che solidarizza con le Pussy Riot. Incarcerate senza processo, con una prospettiva di condanna per anni di prigione, per aver cantato una canzone dentro una cattedrale di Mosca e per la loro campagna contro Putin.

Una cosa della quale abbiamo parlato qui, qui.

Era stata ripubblicata sulla pagina facebook FaS (tra l’altro vietata ai minori di 18 anni, che non si capisce perché obblighi alla scelta dell’età dei partecipanti se poi infligge a tutti eguali restrizioni) e il social, che ha dichiarato alla stampa che la misoginia, l’istigazione all’odio contro le donne, non viola la netiquette, ha deciso, su segnalazione di qualche rosicone, che fosse materiale in violazione di una delle regole appositamente scritte a proposito di materiali da condividere: la nudità.

Facebook è strapieno di donne ammiccanti e seminude e le immagini vengono condivise in pagine oscene, misogine, in cui l’obiettivo è arrapare l’utente. Questa immagine invece è di rivolta, come quelle delle Femen (che se la tetta viola la netiquette di facebook saranno cancellate pure loro?), e non mira ad arrapare nessuno. Ci sono tette vere, donne vere, militanti che se ne sbattono di far rizzare l’uccello del coglione di turno. Dunque le immagini che facebook giudica in violazione della sua netiquette sono quelle in cui le donne si spogliano per se stesse.

Ma lungi da noi immaginare che facebook fosse un luogo di libertà, anzi, sappiamo che è una merda (leggi il libro di Ippolita che ti dice tutto su facebook), che lucra su ogni utente che passa il tempo là dentro, che sostanzialmente ogni persona che lì ci passa tempo lavora gratis per l’azienda e fa aumentare i suoi incassi e sarebbe utile che almeno vi fosse la consapevolezza che in quanto lavoratrici e lavoratori gratuiti di una azienda che vive dei vostri click avete almeno il diritto di mandarli a quel paese. Ogni tanto.

Tra l’altro la pubblicazione della foto era stato pretesto per parlare di pinkwashing di cui qualcuno aveva avanzato la presenza e si era chiarito che no, non ce n’è traccia.

Con l’invito a prendere e condividere questa foto che evidentemente può stare ovunque meno che sulla pagina delle sostenitrici di Femminismo a Sud che sta sulle palle a molti e anche con l’invito a ragionare seriamente sul Pinkwashing, ulteriore pretesto da parte di terzoposizionisti di negare che altrove avvengano violenze sulle donne.

Copio dalla discussione per fortuna salvata da una nostra amica:

Il Pinkwashing è questa cosa qui e viene usata come argomento anche da tanto terzoposizionismo per giustificare ogni notizia sui maltrattamenti fisici economici e sociali che vengono inflitti alle donne nei paesi mediamente orientali. (http://www.infoaut.org/blog/femminismoagenders/item/1683-pinkwashing-assad)

Come dire che per alcuni le notizie che nel mediooriente le donne o le lesbiche e i gay stanno male è solo una scusa usata dall’occidente per i propri interventi imperialisti. E lungi da noi dire che non si siano fatte guerre o che non si usino le donne per fare guerre cosiddette umanitarie ma da lì a dire che tutto quello che si viene a sapere sulle violenze sulle donne, gli arresti, le torture, in alcuni paesi siano frutto di un complotto ce ne corre. come in italia: le donne stanno di merda, ci sono uomini che fanno su di loro violenza. Poi arriva il governo o gli amministratori locali di destra e dicono che devono difendere le donne e fanno provvedimenti contro gli immigrati. Usare la violenza sulle donne per fare provvedimenti securitari contro i migranti o per restringere le libertà individuali potrebbe quasi essere considerato pinkwashing di noialtr*.

Il fatto che ci sia strumentalizzazione e manipolazione di un problema esistente per veicolare altre cose non significa che la violenza non ci sia. Il terzoposizionismo antimperialista a volte finisce con il dire che quelle violenze non esistono proprio è che sono costruzioni mediatiche di regime imperialista occidentale. Con ciò la reputazione del dittatore mediorientale è salva.

 

Posted in Comunicazione, Critica femminista, R-esistenze.


10 Responses

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  1. Giulia says

    Qualche precisazione.

    1) Ho scritto “diritti delle donne” (tre virgolette) non certo per sminuire le battaglie femministe, che appoggio completamente (non a caso sono una lettrice di questo blog), ma piuttosto per calcare l’accezione borghese e atlantista con cui viene sfruttata questa espressione.

    2) Non provo in nessun modo a giustificare i rossobruni e i vari terzoposizionisti, i quali, più o meno velatamente, auspicano un imperialismo “eurasiatico”, che niente ha a che vedere con il sincero antimperialismo.

  2. Giulia says

    Il pinkwashing esiste eccome e, come dice Titti, è denunciato in gran misura dagli attivisti LGBT palestinesi:
    http://www.facebook.com/PQBDS
    Che poi i “diritti delle donne” e delle persone LGBT vengano usati come pretesto per muovere guerre umanitarie, interventi NATO, ecc… è sotto gli occhi di tutti, per cui accostare la parola “complotto” a “pinkwashing” mi sembra una cosa scorrettissima.
    Per quanto riguarda il fenomeno del rossobrunismo, è vero: esiste. E secondo voi perché hanno guadagnato una certa visibilità? Io credo che sia per il fatto che a sinistra, quasi tutti, hanno sostituito alla questione antimperialista una sorta di neutralismo “pacifista” che, nella pratica, è sempre a favore del più forte, cioè della NATO.
    E’ noto che i fasci abbiano grandi doti camaleontiche e che si approprino di lotte storicamente di sinistra, ma in questo le “sinistre italiane” hanno le loro gravi colpe.

  3. Luz says

    Mi domando come mai fb censuri foto come quella della protesta e non gruppi come questo:
    https://www.facebook.com/pages/Culi-perfetti/229275073829308

  4. titti says

    Comunque è un problema perché così come lo scrivi è del tutto decontestualizzato. Ad ogni modo, ribadisco, mi piacerebbe leggere qualche riferimento di chi usa il termine pinkwashing “per altri motivi”, come dici tu. Di terzoposizionisti che denunciano il pinkwashing ancora non mi è capitato di vederne. Di terzoposizionisti che fanno pinkwashing sì. Vedi caso concia- casapound. Per altro, è significativo che la citazione che riporti linka uno dei pochi casi bufala di denuncia del pinkwashing. Una vera e propria truffa in cui cadde anche infout (che poi si accorse della svista). La ragazza si scoprì che non era siriana, anzi non era manco una ragazza bensì un ricercatore britannico che fece un gran danno a tutti gli attivisti che in medio-oriente denunciano il pinkwashing da anni. Per questo raccomandavo di andarci caute e per questo mi risulta nuovo che le terzeposizioni si siano buttate sulla denuncia del pinkwashing. Sarebbe un fatto grave da denunciare e su cui fare una grande opera di trasparenza per il bene della lotta degli attivisti lgbt in medioriente.

  5. fasse says

    no Titti, non ci siamo capiti 🙂
    la citazione è fatta per dire ad una ragazza che lo chiedeva cos’è il pinkwashing. dopodiché esiste chi usa il termine come pretesto per mascherare altro. tutto qui.

  6. titti says

    Provo a riformulare. L’analisi del pinkwashing di Israele per giustificare la sua guerra di occupazione in Palestina NON è una teoria complottista. E’ molto pericoloso far passare questo messaggio perché depotenzia le analisi e le lotte degli LGBT palestinesi che hanno elaborato questo concetto di pinkwashing. Gli/le attivisti/e palestinesi denunciano proprio questa generalizzazione della causa LGBT perorata dai gay in occidente che finisce per supportare (consapevolmente o inconsapevolmente) le guerre imperialiste da parte dei gay (questo si chiama omonazionalismo). Quindi la citazione che riportate per me è veramente molto problematica perché a mio parere crea una grossa confusione e fa credere che la categoria di analisi di pinkwashing sia una teoria complottista terzoposizionista, ipotesi che danneggia molto le lotte degli LGBT in medioriente e nei paesi a maggioranza musulmana oltre che dei gay musulmani in Europa.

  7. titti says

    Forse c’è un po’ di confusione. Non ho mai letto di terzoposizionisti che denunciano il pinkwashing, considerato poi che pinkwashing è una categoria di analisi elaborata da attivisti lgbt palestinesi per denuncia contro Israele. Ma se hai dei riferimenti li leggo volentieri. Sul fatto che i diritti vengano impugnati per fare del revisionismo in senso liberista sono d’accordo, è un copione consolidato ormai ma non lo ricondurrei a matrici terzoposizioniste. Che poi ci siano alleanze tra terzoposizionismi vari e liberisti ok (vedi tra PD e casapound anche se non direi propriamente cp terzoposizionista) ma sovrapporre terzoposizionismo a revisionismo liberista mi pare una forzatura. In questo non condividevo il tuo post.

  8. Ornella G. says

    …senza parole !! Ne hanno avuto di coraggio queste, ma che sia vero o sia una messa in scena ??! Se è vero ..complimenti

  9. fasse says

    si parla proprio di quelle teorie rossobrune di cui dici. né destra né sinistra, né rossi né neri ma liberi pensieri. la maniera più semplice per fare passare revisionismi è quello di generalizzare una lotta e farla diventare veicolo di sdoganamento di terzoposizionismi. così avviene con donne, comunità glbt, e il termine pinkwashing viene tirato fuori ad arte ogni tanto per giustificare una delle tante teorie complottiste e terzoposizioniste. leggi il post sui complottismi e i fascismi forse ti può chiarire il concetto.

  10. titti says

    Non capisco i due riferimenti al terzoposizionismo. Preciso che mi interessa come fatto speculativo. Da una parte il post dice che il terzoposizionismo usa il pinkwashing (secondo paragrafo della citazione). Dall’altro che lo smaschera (terzo paragrafo della citazione). Vedo che anche altrove citate il terzoposizionismo rispetto all’omonazionalismo (il post su forza gay). Anche io credo che spesso l’uso della questione dei diritti in italia risponda all’esigenza di una certa classe politica di perorare la causa del superamento in senso liberista delle categorie di destra e sinistra. Ma questa mossa politica a mio parere ha poco a che fare col terzoposizionismo (ok anche il terzoposizionismo ci prova sempre con le teorie rossobrune) bensì più con lo sforzo unanime (della destra e della sinistra) di evolversi in senso liberista-lobbystico-europeista. Non so quanti nessi abbia questo col terzoposizionismo però. In che senso usate terzoposizionismo qui e nell’altro post?