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#ottomarzo: lotta, resistenza e diserzione!

Oggi è l’8 marzo. Dicono sia una festa. Per noi è un giorno di lotta come un altro. Il giorno in cui ricordiamo che dall’inizio del 2012 sono #38 le vittime di violenza di uomini che hanno ucciso le proprie ex, a volte i figli, gli uomini, vittime trasversali, nuovi partner e parenti prossimi.

Ci sono donne che festeggiano, non sanno nemmeno loro cosa, pensano che un giorno di libertà dalle faccende casalinghe per andare a vedere uomini spogliarellisti oggetti sessuali per un giorno delle fantasie erotiche di gruppi di fanciulle più o meno grandi un po’ avvampate sia il massimo dell’emancipazione. Tutte a riempire le tasche di chi ha fatto di questo giorno un business. Un giorno che è abbastanza indifferente per chi lotta tutto l’anno, per chi è licenziata e lotta, o chi è a sorvegliare il proprio futuro sperando che nessuno se lo prenda o chi sta misurando i propri respiri per avere il coraggio di denunciare una violenza.

In questo giorno ce n’è per tutt*. Ci sono donne che colgono l’occasione per parlare male degli uomini. Non riflettono in modo complesso. Basta solo generalizzare. Dire che sono tutti delle merde, uscire fuori dal dettaglio e dal particolare, come se le singole rivendicazioni passassero dall’esclusione sociale o dalla colpevolizzazione di un intero genere. Una festa separatista che non ha senso se non la vivi con i compagni con cui lotti tutti i giorni, con cui dividi il pane, il tetto, le fatiche, i risvegli, l’accompagnare a scuola i bimbi di mattina e preparargli il pranzo e poi regalarsi tempo, vicendevolmente, per esistere e resistere giacchè siamo tutti nella merda e la precarietà ci mangia vivi.

Ci sono uomini, oggi, che colgono l’occasione per parlare male delle donne. Perché di donne oggi si parla troppo. I giornali ci dedicano le copertine, le homepage, per fare un due più due ipocrita e per un giorno non mettono una immagine softporno, come se diritti delle donne volesse dire “copriamole, perdio, oggi non ci spariamo seghe con le loro cosce”. L’informazione mainstream dove c’è il servizio sul fioraio che vende più mimose in assoluto e poi note sul dramma in cui la donna, rediviva, espone vittimista la propria tragica esperienza perché la tv è un po’ così. Se le racconti dritta certe cose manco ti caga. Devi apparire succube, mai reattiva e dignitosa e forte e dunque invece di far vedere le donne coraggiose che vivono la vita di ogni giorno serve che ci regalino l’angolino della piagnona.

Le donne che subiscono umiliazioni tutti i giorni si attaccano a questa giornata per fare un po’ come si fa su facebook. Arrivi, urli uno “stronzo” e un “vaffanculo” o un “crepa” e poi più niente. E pare il giorno del libero insulto e il giorno della rivendicazione fasulla. I cinque minuti di libertà della carcerata a vita che non sa liberarsi per davvero o che ritiene quel tempo spicciolo una risorsa per la sua psiche e così non è.

Ci sono donne, oggi, migranti, precarie, che lavorano e non vanno alle manifestazioni. Non possono. Si fanno il culo. Come tanta altra gente stanca e senza diritti di cittadinanza. Che non gode di pietà e umanità alcuna. E quelle donne lottano sul proprio posto di lavoro per esistere e resistere.

Ci sono donne oggi che staranno in un angolo di strada a offrire servizi da sex workers e forse qualcuna troverà un cliente che la rapinerà o la aggredirà, come succede tutti i giorni finché non smetteranno di confinarle nelle periferie buie, a garantire privacy e impunità ai clienti ipocriti.

Ci sono donne e antifasciste che combattono per se’, i propri figli, le proprie famiglie, per il diritto di libera espressione e libera manifestazione e libero dissenso e di sovranità territoriale, per poter decidere cosa può o non può passare sulle loro teste, ed è NoTav o qualunque altra opera inutile buona ad arricchire gente ricca e a impoverire luoghi da preservare.

Ci sono lesbiche e Trans che non sono libere di vivere la propria sessualità perché la società è omofoba e ti incastra in ruoli codificati e funzionali ad un progetto di società anacronistico dove c’è una femmina che fa figli e svolge ruoli di cura e uomini che si fanno il culo per arricchire industrie e capitale.

Ci sono taluni uomini, oggi, che dopo aver subìto abusi e umiliazioni, per proprio conto, si attaccano all’8 Marzo per cercare di screditare le donne. Tutte le donne. E il conto si fa facile perché tra morti e feriti alla fine diventa un terreno di battaglia dal quale ciascun@ dovrebbe disertare. Un po’ come fanno quelle donne nel film “E ora dove andiamo?” di Nadine Labaki che pur di non far morire i figli in una battaglia di religione assurda cambiano religione e mettono in casa una musulmana dove c’è un cristiano e una cristiana dove c’è un musulmano.

Perché certe donne, a sud, a nord, ovunque, sono proprio così. Si stancano di stare in trincea a darsi sempre ragione tra di loro per una cosa o l’altra e dato che non perdono mai né il senno né l’obiettività vanno a fare battaglie assieme a tutta l’umanità, non volendo fare alcuna guerra, mai, ché la guerra fa vittime da entrambe le parti e di vittime ce n’è abbastanza. Uomini e donne. Antisessiste e disertori. Insieme.

Perciò io vivo una giornata all’insegna della diserzione. Diserzione dai ruoli, in generale, anche di cura, di sostentamento obbligatorio, di maternità per obbligo sociale, di attribuzione di cose brutte ai miei opposti. Non ho divise, a parte una maschera rossa e tanti accessori rosseggianti. Non ho da fare guerre ma da festeggiare. Assieme alle mie compagne, ai miei compagni, alle mie amiche, alle mie sorelle, alle persone che vorranno festeggiare qui con me. Assieme a tutt* quell* che riconoscono il valore delle lotte e il coraggio e la bellezza e la meraviglia di una passione che non si spegne mai. Per il futuro. Contro la violenza sulle donne, sugli uomini, sui bambini. Per noi.

—>>>Ricordate oggi le azioni per rinominare le strade in giro per l’Italia, Via delle Donne migranti sarà la strada presa a Pordenone e a Firenze e non so dove altro, poi le lotte #NoTav delle compagne in ValSusa, le lotte a Torino e ovunque per la difesa dell’autodeterminazione e del diritto alla contraccezione, alla libera sessualità, all’ivg, le lotte delle donne precarie e disoccupate che resistono al licenziamento o tentano di riprendersi il posto di lavoro. Ricordate le trasmissioni in streaming tutto il giorno a napoli a roma, le pulci nelle ‘recchie e radio onda rossa in streaming.

Buona giornata compagne. Buona giornata disertori e compagni.

Buona giornata di lotta a tutt*!

Posted in Anti-Fem/Machism, Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, R-esistenze.


One Response

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  1. Gabriele Cripezzi says

    Una festa separatista che non ha senso se non la vivi con i compagni con cui lotti tutti i giorni, con cui dividi il pane, il tetto, le fatiche, i risvegli, l’accompagnare a scuola i bimbi di mattina e preparargli il pranzo e poi regalarsi tempo, vicendevolmente, per esistere e resistere giacchè siamo tutti nella merda e la precarietà ci mangia vivi.

    http://www.verdeblog.com/wp-content/uploads/2010/04/mimosa.jpg