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Firenze, 11 febbraio, la Pas e gli osservatori

L’11 febbraio ci sarà una iniziativa a Firenze dal titolo “La *presunta* sindrome di alienazione parentale“. Una grossa iniziativa a cura del Movimento per L’Infanzia, che vede il patrocinio della Regione Toscana, il coinvolgimento di medici, psicologi, psichiatri, avvocati, giudici, pediatri, e molte altre soggettività tutte interessate, da tempo, a fare chiarezza su questo falso mito, su una ideologia che è andata diffondendosi per tutta Italia ad opera di padri separati, sostenitori e affini, che nel legittimo diritto ad esprimere la propria opinione hanno tuttavia la tendenza a criminalizzare chiunque si esprima contro quello che è diventato un dogma.

Una falsa malattia, inventata da un uomo, Richard Gardner, che scriveva frasi dubbie sulla pedofilia, che si esprimeva inequivocabilmente contro le madri (malevole) e che immaginava una “terapia della minaccia” per obbligare le donne a non denunciare gli ex mariti violenti o a non dare credito ai bambini qualora questi denunciavano di aver subito abusi dal loro padre.

E’ un terreno scosceso e dubbio ed essendo materia scientifica in ogni caso è d’obbligo considerarlo terreno di libero confronto e non un dogma rispetto al quale non ci si possa esprimere.

Esiste un libro, di Sonia Vaccaro e Consuelo Barea che racconta con precisione come questa falsa sindrome sia stata bocciata dalla comunità scientifica internazionale e come sia diventata invece uno strumento utilizzato nei tribunali per fare in modo che donne e bambini fossero privati del diritto ad una difesa in caso di violenze. Una falsa sindrome che viene riproposta in Italia, non già all’attenzione della comunità scientifica, giacché non è neppure contenuta nel Dsm (manuale diagnostico dei disturbi mentali) ma in parlamento, con un disegno di legge in discussione al senato, il n.957, che all’articolo 9 stabilisce che sia il giudice che sancisca l’esistenza o meno di questa presunta malattia stabilendo per ciò stesso in tema di affido dei bambini che madri e figli siano privati del diritto a tenere a debita distanza uomini violenti perché la madre sarebbe pazza e il bambino condizionato.

Su questa materia noi abbiamo realizzato un’intera categoria, per informarci e informare e per capire e far capire, ove ci veniva perfino richiesto di tacere, che non ci sono temi, soprattutto quelli che vanno a ledere la nostra libertà e la salute psicofisica di donne e bambini, quelli che attraverso leggi ideologicamente impostate auspicano un regresso autoritario del diritto di famiglia, sui quali possiamo restare in silenzio. Una categoria piena zeppa di documenti, per lo più tradotti da altre lingue dato che qui in Italia il dibattito sembrava impedito da una egemonia che veniva riproposta in ogni occasione più o meno pubblica da parte dei sostenitori di questa corrente di pensiero.

E quello che si esigeva era lo spazio per un dibattito corretto, privo di storture e di mistificazioni, laddove i supporters della Pas andavano scrivendo verità “presunte” su wikipedia, andavano clonando siti che si esprimevano in modo laico rispetto alla materia, operavano azioni di disturbo se non di persecuzione contro le donne che compiono una battaglia contro la violenza sulle donne e si preoccupano di poter immaginare una nazione in cui donne e bambini siano tutelati dagli uomini violenti e che questo diritto, ovvero il diritto alla tutela e ad aver salva la vita, sia prioritario e arrivi prima che qualunque presunto diritto di paternità espresso da chi usa la legge sull’affido condiviso come grimaldello per poter continuare a perseguitare la propria ex moglie.

E siamo state liete quando si incontravano in pubblico finalmente le persone che venivano descritte sul web come una massa di cospiratori, come se fosse vietato parlarne ed esprimere dei dubbi o affermare che no, ne siamo cert*, la Pas non esiste, è un mito, un dogma, una ideologia prefabbricata, e abbiamo letto il parere dei bambini diventati adulti negli Stati Uniti, i cosiddetti Bambini Coraggiosi, che hanno costituito un network e che a quegli Stati chiedono un risarcimento per essere stati affidati, grazie alla Pas, ai padri abusatori e violenti e per essere stati strappati dalle cure delle loro madri allontanate invece come “malate”, “pazze”.

Giacché per noi questo è un tema da affrontare in pubblico e non a suon di ideologie contro ideologie ma di buon senso e di argomenti prettamente scientifici. Invece dall’altra parte in tanti sembrano restii ad affrontare la questione e lo vediamo per esempio sulla bacheca Facebook di Genio Donna, che dopo aver pubblicato un articolo dove Pietro Berra sdoganava su una rivista femminile l’ossimoro nazifemministe, termine neomaschilista coniato da padri separati statunitensi, ospita sovente un esercito di persone arrivate a frotte, nomi ricorrenti per il web, che noi conosciamo bene, alcuni reali ed altri fake, tutti a definire ogni opposizione critica a questa presunta malattia come fosse una prova di eresia.

E la questione è davvero semplice perché sebbene in più momenti si sia ribadito che le femministe anzi auspicano il fatto che i padri finalmente si assumano, non già dopo la separazione ma fin da subito, la responsabilità dei figli, al pari delle loro madri, e auspicano essere economicamente autonome e dunque contrarie ad un welfare che le condanna a restare a casa dedite soltanto ai ruoli di cura e dipendenti dallo stipendio del marito, appare strano che i padri separati riconoscano nelle femministe le loro peggiori nemiche. Dunque parliamone.

Il nodo resta la violenza su donne e bambini (violenza assistita, circa la quale l’Onu sollecita una legge che in Italia manca). Se la donna denuncia l’ex marito per reiterata violenza e persecuzione o se la donna riesce a sfuggire alle violenze del marito e si rifugia dentro un centro antiviolenza, ecco lì intervenire la Pas, e non solo quella. Lì vorrebbe intervenire anche il ddl 957 che immagina una separazione da incubo con un bambino spaccato a metà tra gli ex coniugi e l’impossibilità da parte della donna di allontanarsi dall’ex marito perché prevarrebbe il diritto di paternità a quello alla sua salute fisica o al suo lavoro. E laddove questo diritto di paternità viene spacciato per “diritto del bambino ad avere due genitori”, cosa sacrosanta, non si capisce perché mai, allora, i bambini che non vogliono vedere il padre (o può capitare che non vogliano vedere la madre) perché ha compiuto azioni violente contro la madre e dunque indirettamente anche contro i figli, siano costretti a stare con quel genitore violento.

Ed è qui che interviene la Pas. Il bambino si rifiuta di stare con il padre, il padre ottiene una perizia in cui si dice che quel bambino è stato condizionato dalla madre a pensare al padre come uomo cattivo, la madre viene giudicata “malata” e dannosa per il figlio e a quel figlio viene applicata quella che hanno chiamato la “terapia della minaccia” che consiste nel fatto che qualcuno lo minaccia di allontanarlo definitivamente dalla madre a meno che non accetti di restare con il padre. Qualora si rifiutasse o la madre non accettasse questo compromesso allora il figlio viene definitivamente sottratto alla custodia materna e consegnato al padre.

Tutto questo impianto si basa su alcuni presupposti precisi che i sostenitori della Pas avanzano continuamente:

– le donne che denunciano violenze direbbero solo bugie (teoria dei falsi abusi).

– le statistiche sulla violenza maschile sulle donne sarebbero false e/o manipolate e/o basate su criteri sbagliati. (da lì la clonazione del blog Bollettino di Guerra, del nostro blog, di varie pagine facebook ad impedire che le cifre dei femminicidi siano evidenti)

– la violenza di genere sarebbe un falso mito (perché in realtà pare che noi ce la passiamo benissimo).

– la pedofilia è un fatto increscioso ma sopravvalutato perché sembrerebbe che le donne lo tirino fuori per ottenere la custodia del figlio (ancora teoria dei falsi abusi).

– i centri antiviolenza sarebbero covi di vipere vetero-femministe che opererebbero un lavaggio del cervello sulle donne per convincerle a denunciare gli ex mariti. (teoria che viene diffusa su siti che prendono il nome di centriantiviolenza.it .eu .com gestiti da sostenitori di affido condiviso e Pas)

– le donne vorrebbero mantenere un primato sulla custodia dei figli per ottenere mantenimento e assegnazione della casa (ergo vorrebbero essere mantenute anche se tutte le nostre battaglie per il diritto al lavoro dicono esattamente il contrario)

– le donne sarebbero tutte arpie e sarebbero causa dell’impoverimento dei padri separati i quali così chiedono case pagate con soldi pubblici e date in gestione a centri di mediazione familiare privati (dei quali, per inciso, si chiede il riconoscimento con soldi pubblici mentre i consultori familiari vengono dismessi).

– le donne che lottano contro la violenza sulle donne, che siano femministe o meno, odierebbero tutti gli uomini (inutile spiegare che ce l’hai con gli uomini violenti e non con tutti!) e gli uomini che lottano contro la violenza maschile sulle donne vengono definiti in gergo “maschiopentiti”.

Tutto ciò è espresso a più livelli e con toni più o meno aggressivi a seconda dei contesti, perché, ricordiamolo, a fronte di una opposizione a questi argomenti chi li sostiene prende a pretesto tutto ciò per sfogare odio contro le donne, istigare alla violenza sulle donne, perseguitare le femministe, clonare pagine facebook e siti internet per diffamare le donne o per dirottare persone ingenue su argomenti fasulli, senza contare il fatto che assieme a tutto ciò arrivano dirette frasi lesbofobe, una chiara connotazione catto-fascista che attinge al dizionario integralista antiabortista, alla nostalgia per il pater familias e via di questo passo.

Capirete bene che a fronte di questi argomenti c’è poco da discutere e si capisce anche perché l’Onu dica che l’Italia abbia una legislazione in termini di prevenzione alla violenza sulle donne che fa veramente pena. E ritengo ci sia poco da discutere non perché io pensi che gli uomini siano tutti cattivi e le donne tutte buone. Tutt’altro. Ma semplicemente perché questo non è un livello di discussione né scientifico né culturalmente di ampio respiro. E’ invece una modalità di – chiamiamolo – dibattito inquinato da una aggressiva egemonia che permea tutti i media senza contraddittorio e che si diffonde a macchia d’olio diffamando, denigrando, intimidendo, isolando, anzi, schedando, con la pretesa di isolarle (vedi quello che si sta facendo sulla nota pagina falsa No alla Violenza sulle Donne per fare passare le voci contro dell’Idv come marginali rispetto a quel partito, cosa che non è), alcune delle voci contro.

Leggo ora che al dibattito dell’11 febbraio, una associazione di padri separati, annuncia di voler mandare degli “osservatori” al fine di recepire ogni frase che possa eventualmente essere diretta a loro per poi consegnarla alla procura. Personalmente ho sempre ritenuto che le associazioni abbiano il diritto di dire e fare quello che vogliono nel libero esercizio della democrazia così come ogni altra persona che abbia voglia di esprimere liberamente i propri pensieri su queste materie. Certo, spero, non intendano che essere contrari alla riforma sull’affido condiviso o alla Pas sia lesivo dell’immagine della associazione giacché esprimersi in tal senso non significa alcunché.

Le persone tutte, più o meno in buona fede, possono pensarsi investite di una crociata in difesa dei diritti di soggetti tal dei tali e l’assenza di laicità talvolta oppone demonizzazioni di individui dove invece è necessario raccontare, ragionare, analizzare, senza attribuire valore di merito o demerito personale a chi espone un determinato punto di vista.

Con l’invito a tutte le persone che saranno presenti a quel dibattito di farsi belle ché ci sono gli osservatori (in stile men in black che si aggirano prendendo appunti con fare circospetto e con i microfoni in cuffia come nei film di spionaggio? 😀) direi che se è acclarato che su questi temi, e cito, si possa, svolgere “un percorso (pubblico) squisitamente scientifico e culturale”  e “un vero esercizio di democrazia” allora direi che il dibattito è maturo per chiedere agli uomini e alle donne tutte, a prescindere dalle loro opinioni in merito, proprio perché si realizzi un “percorso squisitamente scientifico e culturale” e “un vero esercizio di democrazia”, a prescindere dal fatto che si ritenga plausibile una riforma dell’affido condiviso, del diritto di famiglia, l’esistenza stessa della Pas, di smettere di prendere a pretesto questi temi, di strumentalizzare i drammi personali, quelli collettivi, quelli dei padri, delle madri, dei bambini, per compiere un vero e proprio pestaggio morale, etico, nei confronti delle donne e delle femministe.

Stop ai siti clonati per rubare identità politiche alle femministe e alle donne che lottano contro la violenza sulle donne per censurare quelle che si oppongono alla Pas, esprimendo così il terrore (paura della verità?) che i nostri contenuti siano diffusi e che le contraddizioni emergano. Stop negazionismo sulla violenza sulle donne. Stop diffamazione da parte di anonimi ai danni di singole donne che si occupano di questi temi. Stop all’uso dei domini internet sui centri antiviolenza per spargere veleno sull’azione importantissima dei centri antiviolenza. Stop ad ogni istigazione all’odio contro le donne e le femministe. Stop a questa violenza che subiamo tutti i giorni, giacché l’abbiamo denunciata e la denunciamo ancora nelle sedi competenti.

Che le associazioni – che certamente nulla hanno a che fare con questi comportamenti – prendano pubblicamente le distanze da tutto ciò e isolino gli estremismi, pericolosi e inutili, che generano solo discredito, peraltro, alla loro azione che per quanto in contrasto con le nostre idee ha comunque pieno diritto di essere svolta.

Che le associazioni tutte e gli uomini e le donne assumano come un fatto imprescindibile quello di condannare senza ombra di dubbio ogni azione volta a mistificare un dibattito che è giusto avvenga alla luce del sole, senza timori, senza perenni intimidazioni da parte di soggetti che in privato e in pubblico trattano le donne che lottano contro la violenza sulle donne come orpelli inutili di cui potersi liberare.

Auspichiamo che le associazioni, annuncino presto, dunque, ai loro anonimi sostenitori di poter fare assolutamente a meno di quel genere di sostegno. Nella speranza che questo sia un parere condiviso e che tale appello sia accolto, a tutti e tutte auguro un buon convegno per l’11 febbraio.

—>>>Pas: creazione del consenso e inibizione del dissenso.

 

L’Aimmf contro il ddl. 957 [1]

L’Oua contro il ddl. 957 [1]

L’Aiaf contro il ddl. 957 [1] [2]

L’Onu si esprime su affido condiviso, pas, violenza assistita [1] [2] [3] [4] 

 

Tutta la documentazione sulla Pas

Altri materiali già pubblicati sul nostro blog:

– opinioni di psichiatri e scienziati sulla pas

Associazione spagnola di neuropsichiatria contro la Pas

Neuropsichiatri spagnoli contro la Pas

Nel mondo scientifico internazionale la Pas è un’invenzione

Pas: il no della comunità scientifica

Un orco si aggira per i tribunali dei minorenni

La logica della presunta sindrome dell’alienazione parentale

Documento dell’associazione spagnola di neuropsichiatria

– opinioni di giuristi, procuratori e avvocati

Affido condiviso usato come una clava contro le donne

Perché l’affido condiviso con va applicato nei casi di violenza familiare

La Pas rigettata dall’istituto di ricerca dei Procuratori americani

Violenza domestica per procura (violence by proxy)

Togliere la custodia dei figli ai genitori maltrattanti non va contro gli uomini in generale

Violenza assistita: almeno 400.000 bambini vittime silenziose di violenza

Posted in Iniziative, Omicidi sociali, Pas, Pensatoio, Scritti critici.