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Femminicidio: analisi della comunicazione razzista!

Rachida è una delle #129 vittime di violenza maschile che si possono contare ad oggi per tutto il 2011. Una tra le tantissime, troppe, donne che per aver deciso di lasciare il marito, dopo aver denunciato le violenze subite, viene colpita da una esecuzione, una vendetta, una azione volta ad annientarla, finirla, massacrarla, ucciderla. Avviene ogni due giorni. Avviene sempre e la maggior parte degli assassini è di origine e nazionalità italiana, così come la maggior parte dei delitti è commessa da uomini, ex, padri, fratelli, figli, parenti stretti, in ambito familiare.

Le donne che decidono di intraprendere un percorso di libertà, per se stesse, in Italia vengono perseguitate senza tregua e vengono colpite non senza che i media neghino tutto ciò e anzi offrano legittimazione ai violenti e spunti per coltivare il culto dell’italianità e del male che risiederebbe in altre culture.

Rachida muore come tante altre donne per le stesse esatte ragioni che hanno portato alla morte tutte quante e che costringono tutte, incluse quelle che non muoiono fisicamente ma ogni giorno sono vittime di omicidi morali, sociali, economici, a subire violenze su violenze ogni giorno.

Dopo tre giorni dal delitto però al Corriere viene la malsana idea di fare un po’ di disinformazione e di dare fiato all’integralismo religioso che oltre ad offendere la memoria di Rachida e di tutte le donne come lei apre le porte all’odio verso altre etnie e culture e instilla nei lettori la tranquillità di quel male “altrove” che invece sappiamo bene trovarsi dentro le nostre stesse case.

Rachida santa, dunque, dove le donne italiane che compiono le stesse scelte vengono dipinte come cattive, rovina famiglia, dedite al furto di proprietà degli ex mariti, fedigrafe, con l’attitudine al tradimento, perfide quando vogliono allontanare i figli da situazioni di violenza. Rachida invece, lei che voleva liberarsi dalle violenze, viene descritta con parole precise, tutte una più fanatica dell’altra, tutte a definire una motivazione diversa. Morta non dunque per il fatto di essere donna che non ne può più di subire violenze ma per il fatto che intendeva abbandonare una cultura, come conseguenza di una conversione. Il delitto dunque non sarebbe imputabile alla semplice e brutale violenza di genere ma ad una questione prettamente etnica e religiosa. Nulla di più falso.

Le parole usate sono tutte ponderatissime. Fin dal titolo.

Aveva iniziato un percorso verso una fede nuova!” e poi “Va il parrocchia e il marito la uccide“, come se il marito l’avesse uccisa perché lei aveva voglia di cambiare chiesa o come se il cattolicesimo non porti con se’ numerosissime regole di costrizione per le donne che sono alla radice di tante mortificazioni, nel corpo e nell’autodeterminazione, che subiamo ogni giorno. Come se gli italiani che ammazzano le mogli fossero tutti figli di satana invece che votati a santa madre chiesa. Bugie, dunque. Mistificazioni che inducono all’odio per chi abbraccia altre religioni e che rafforzano la convinzione che i provvedimenti securitari, quelli fatti strumentalizzando le donne e che hanno portato a rinchiudere nei Cie anche quelle donne migranti che denunciano uno stupro (vedi il caso di Adama, denuncia uno stupro e viene rinchiusa in un Cie), siano l’unica cosa utile per farci sentire al sicuro.

E ancora l’articolo insiste. Prima dice che “si stava convertendo” e poi che “si stava separando“. Qui gli specialisti della comunicazione in web fedeli alla causa dei padri separati direbbero che questi maschi che ammazzano le ex sono quasi obbligati per via delle leggi che notoriamente, come sappiamo bene (come no!) sarebbero tutte dalla parte delle femmine. Così giustificano i delitti, loro, e subito propongono la loro ricetta magica: nuova legge sull’affido condiviso per tenere sotto scacco le donne, ripudiarle, farle passare per pazze e togliere loro perfino la luce del giorno, ripristino della figura del padre padrone, botte a colazione pranzo e cena e se lei denuncia basta dire che c’ha la Pas e che è un po’ pazza e il gioco è fatto.

L’articolo scandisce la storia di Rachida in modo preciso e con un linguaggio ecumenico/mistico/integralista/cattolico.

Affronto/punizione. Smesso velo, frequentazione caritas, solidarietà, parole nuove, e dall’altro lato eccolo lui, il “musulmano osservante” che in quanto tale vivrebbe “la famiglia come una proprietà”. Invece i cattolici la vivono come cosa, di grazia! Balle a non finire.

Poi il corriere fa di più. Sostiene che “la sola idea che qualche amico potesse irriderlo per le frequentazioni cattoliche della sua donna ha spento anche l’ultima luce nella mente dell’uomo” e qui siamo veramente al delirio mistico. Chi ha scritto l’articolo vede la luce, immagina la santità per questa donna, si prepara ad andare con il suo articoletto buono per il cesso, a lourdes.

Poi indulge nella descrizione dell’accaduto, colpita lei “fino a sfondarle il cranio“. Delle donne italiane ammazzate da italiani con decine di coltellate, martellate, fiamme e ustioni, investite con auto, fatte a pezzi, e massacrate con trucchi di ogni genere, non si fa parola.

Insiste e definisce “sdrucciolevole” l’italiano dell’assassino che come raramente accade è già condannato dalla stampa, la stessa stampa che è tanto premurosa nel prospettare alibi, giustificazioni e versioni incredibili pur di negare la violenza commessa dagli uomini italiani.

La bambina che avrebbe assostito al delitto. Invece gli assassini cattolici notoriamente le mandano a passeggio per non farle assistere mentre stuprano e accoltellano le mogli.

Si evoca pure il fantasma di “Peppone e don Camillo”, il “giornalista” si chiede se non sia “pentito” o se “abbia coscienza” e continua dicendo che “È Rachida, solo lei, che ci interessa. Il suo martirio. Il suo sogno spezzato. Ennesimo volto di quella guerra troppo spesso dimenticata, e dove le vittime sono sempre e solo da una parte, che ha fatto ieri da sfondo alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, a firma delle Nazioni Unite. Donne immigrate che pagano con la vita il tentativo di sottrarsi al giogo medievale di mariti e parenti. El Ayani, come decine di altri padri padroni…(…)“.

Martirio, spezzato, guerra dimenticata, non quella che parla di donne ammazzate da uomini di qualunque etnia ma quella delle migranti che a suo dire pagherebbero con la vita il tentativo di sottrarsi alla famiglia di cultura musulmana. Balle, per l’appunto!

Di lui si dice anche che faceva lavoretti per la parrocchia, ma, si specifica, tanto per lasciare intatta l’idea che lui sia un mostro musulmano, lo faceva “più per i pacchi dono che riceveva”. Un vero profittatore, dunque, mica lo schiavetto immigrato della comunità, come lei, come tutte le persone migranti che risiedono in territorio italiano. E infine l’intervista ai volontari cattolici che descrivono la richiesta di separazione dal marito come una “conversione”. All’intelligenza e alla libertà senz’altro. Al cattolicesimo chissà. Tutto bizzarrissimo.

E ancora, quello di Rachida “si configurava come un graduale percorso verso un mondo e una fede completamente nuovi“. Nuovissimi infatti, il bel mondo di giovanardi, sacconi, binetti, formigoni, roccella, e via di questo passo. Quel bel mondo un po’ omofobo e un po’ misogino che relega le donne all’ultimo gradino della scala sociale, buone solo a fare figli e poi zitte e mosca.

La ciliegina sulla torta, perché bisogna costruire la fiction con un finale ad effetto. C’è il prete del paesello che “impietrito si è messo a pregare” e la sera, in chiesa “Il nostro pensiero va a una giovane donna, che non è più davanti ai nostri occhi, ma davanti agli occhi di Dio». Amen!

Posted in Anticlero/Antifa, Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


6 Responses

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  1. Mary says

    Ieri ho visto che la vita in diretta gliha dedicato un servizio. Ok è giusto parlane ma quando una donna italiana viene uccisa solo perchè vuole lasciare il marito nessuno ne parla come se l’opinione publica tolleri questi femminicidi per mano di uomini italiani piuttosto che quelli fatti da musulmani.

  2. Kundo says

    scusate.. Intanto sembra sia stata uccisa da un compagno…

    K

  3. Kundo says

    Scusate se mi intrometto, vi leggo spesso in quanto trovo informazioni che non troverei da altre parti, volevo però segnalarvi quest’articolo di Alessandra Farkas sul corriere on line… http://www.corriere.it/esteri/11_novembre_28/farkas-indagini-omicidio-morelli_d5eb85ea-19cc-11e1-8452-a4403a89a63b.shtml

    Intanto sembra sia stato ucciso da un compagno… ma solo nell’articolo spiegano che è compagno di corso, il fidanzato è tra virgolette insinuando già molto .. molto che si scopre dopo infatti: «Aveva un lato oscuro», spiega Giovanni. «Una doppia vita», la chiama Nando Ghorchian, proprietario del ristorante. «So che usciva con altri ragazzi. Una volta mi ha mostrato le foto di un boyfriend, cassiere nero in un supermercato. Ma è stata una confidenza insolita», precisa Ghorchian, «perché era una persona estremamente chiusa e misteriosa e non voleva che si sapesse nulla di lei»
    Cuioè quindi usciva con uomini ed era riservata (ahhh perchè doveva per forza raccontare tutto al datore di lavoro???) … e non solo usciva con uomini ma pure non abbienti (cassiere) e pure afroamericani !!

    QUESTO SI CHE E’ GIORNALISMO !

    K

  4. Mary says

    Apparte il fatto che gli omicidi di immigrati sono molto ma molto di meno di quelli di italiani.
    Anche al tg (tg2 mi pare) ho assistito alla stessa scena: solo gli immigrati ammazzano!

  5. Chiara says

    Veramente allucinante…Spesso discutendo mi capita di dire che purtroppo le religioni semitiche (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo sono nate tutte lì oimè) sono fondamentalmente maschiliste dato che nascono in società patriarcali e quasi sempre donne credenti (senza essere fanatiche) appartenenti alle suddette religioni mi saltano alla carotide dicendo che non è vero…e a voler essere precisi, un musulmano ha sempre potuto avere una moglie cristiana, ebrea o zoroastriana (anche se purtroppo non valeva il contrario…)

  6. amara says

    Per non essere da meno, comunque, anche il TG1 delle 20.00 ha trasmesso un commovente servizio su Rachida, con interviste selezionate di passanti (il caro e vecchio uomo della strada -e, in effetti, erano tutti uomini…). Sono state riportate interessanti riflessioni sullo scontro di culture e sull’incapacità di abituarsi ad eventi del genere, che, nella nostra bella Italia, avvengono solo ed esclusvamente nell’ambito di certi contesti, da “quelli là”, insomma, che potrebbero benissimo ammazzarsi le mogli nel proprio Paese, invece di venire qui a disturbarci (“mentre ammazziamo le nostre” è sottinteso).

    Mara D.