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Maledetta pedofilia (IV): le bambine non si toccano!

La discussione comincia da quelle che vengono definite “icone erotiche” e hanno appena 9 anni. La stampa ammicca, i blog ci sguazzano e si passano l’un l’altro quelle immagini come fossero un trofeo, alla faccia di tutti i mega annunci contro la pedopornografia infantile eccole le immagini di istigazione alla pedofilia legalizzate, dove le bambine non somigliano a bambine ma a lolite in pose conturbanti che eccitano la fantasia di chi le guarda.

Di una cosa siamo certe: i pedofili esistono a prescindere dalle riviste esattamente come gli stupratori esistono a prescindere dai porno.  Non facciamo crociate per censurare anche se riteniamo che quello che viene mostrato dei bambini e delle bambine sia stigmatizzabile mentre quello che ciascuna adulta vuole mostrare di se è cosa ben diversa.

A noi piace pensare che si possa lottare contro un certo genere di cultura che viene diffusa senza che nessuno o quasi vi faccia caso facendo pesare il nostro parere di acquirenti, di consumatrici e consumatori. Semplicemente se ti pubblicizzi con una certa immagine noi non compriamo, diciamo alle altre di non comprare da te, quella pubblicità ti si ritorcerà contro, perché l’unico argomento valido in questi casi sono i soldi. Poi ci piace pensare che sia necessario produrre una alternativa da mettere in circolazione, alternative che introducano immagini nuove che corrispondano alle parole chiave che raffigurano bambine troppo truccate o svestite e che finiscono per essere rintracciate tra mille foto ose’ alle parole “tette” o “icona erotica”.

La discussione sulla nostra mailing list è partita a proposito della segnalazione di Giulia sulle baby modelle. Lei ha scritto a chi le mostrava nell’ambito delle proprie attività commerciali e anche a chi distribuisce il marchio in Italia.

E’ arrivata una prima parzialissima risposta non ufficiale da parte dell’Aquafan di Riccione. Nulla da Coin che quel marchio lo vende, e una risposta da parte della distributrice che ricopiamo sotto:

Ecco la risposta di After Eden Italia a una mail analoga a quella inviata all’Aquafan.

Gentile Sig.ra XXXXX,

ringraziandola per la mail che ci ha inviato e che ci ha permesso di valutare anche da un altro punto di vista e, che erano state visionate da IAP nel mese di luglio, sono a  trasmettere alcune precisazioni:
Boobs & Bloomers è un marchio di abbigliamento intimo per teen ager presente sul mercato da più di trent’anni e distribuito in tutto il mondo.
La funzione di un marchio è quella di contraddistinguere un bene o un servizio di un impresa da quelli di altre imprese.
L’interpretazione da lei riportata è inesatta, in quanto la versione corretta è “seno e mutandoni” ed è pienamente ispirato, in maniera leggera e giovanile, al target di chi indossa abiti e che abitualmente non sente l’esigenza di indossare reggiseni vista l’età, senza nessun riferimento a messaggi totalmente sbagliati che non sono mai appartenuti alla filosofia aziendale.
Da sempre l’immagine di Boobs&Bloomers non ha mai voluto, e mai lo vorrà in futuro, essere legata ed associata a comportamenti inopportuni o innaturali per le consumatrici (teen – ager) che possano comportare danni psicologici per le sue clienti. Per dimostrare l’apertura e la vicinanza dell’azienda ai commenti della clientela vogliamo comunque esprimere le nostra volontà nel sostituire le immagini sul sito, per dissociarci da ogni qualsiasi eventuale equivoco.
A disposizione per ulteriori chiarimenti e commenti,
Cordiali saluti
XXXxxxxxxxxxx
After Eden Italia

A questo risponde Clarissa in mailing list dicendo che:

Ciò che è del tutto “inesatto” è la loro traduzione italiana: altro che “corretta”! tradurre “Boobs” con l’innocente “seno” è una distorsione, del termine inglese. In nessun contesto “Boobs” si può tradurre con il neutro ed elegante “seno”! L’equivalente italiano è “Tette”, un termine sessualizzato ed erotizzato, appartenente ad un registro linguistico notoriamente sessista. Se può essere utile, gli mandiamo la voce relativa nell’Oxford English Dictionary, la massima autorità per i linguisti inglesi.

Noi di pedofilia abbiamo parlato tanto e ne abbiamo parlato in modo diverso moltissimo tempo fa quando tutti si concentravano sui “mostri” evidenti.

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/03/26/maledetta-pedofilia/

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/03/27/maledetta-pedofilia-ii/

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/05/28/maledetta-pedofilia-iii/

I bambini sono mercato, carne, elemento di speculazione per incentivare il consumo in molti modi da parte di gente che per profitto non guarda in faccia nessuno. Sono profittatori, esattamente come i padri violenti che attraverso l’affido condiviso e la pas tentano azioni di vendetta contro le ex o tentano di appropriarsi di quei corpi per farne quello che vogliono.

Tante riflessioni si sono fatte e abbiamo cercato  di capire cosa altro fare a parte quello che già stiamo facendo perché crediamo sia necessario un investimento preventivo di altro genere, che non rincorra solo le emergenze, ma che analizzi tutta la costante di una comunicazione che utilizza i bambini e li mercifica al consumo.

Si parte da un: inventiamoci una campagna “restituiteci i giocattoli”, qualcosa che circoli e faccia pensare. Mettiamo in giro facce di bambine che finalmente si struccano e indossano di nuovo gli abiti dei bambini perché i pedofili hanno vinto e in questo momento sono una lobby che ha inventato sindromi e definisce tutti gli abusi “falsi” e poi procede per omertà e autotutela e non stiamo parlando solo di quelli che i bambini li toccano con il corpo ma anche di quelli che rubano loro tutto e che pensano di essere nel giusto.

La discussione continua e GGT dice:

Per una cosa del genere dopo che il mondo, noi incluse, sollevò la cosa sulle icone erotiche di 9 anni a gennaio, la direttrice di Vogue fu licenziata: http://100cosecosi.blogspot.com/2011/01/vogue-alta-moda-e-pedofilia.html.
Non finiamo comunque per attribuire alle riviste una responsabilità che potrebbe essere la stessa se dici che quando fanno vedere le donne nude poi si potrebbe dire che le donne vengono stuprate a milioni l’anno.
Non mi piacciono le crociate contro capriespiatori che tutelano sempre e comunque i pedofili. Possiamo sottolineare che il problema esiste ma eviterei derive moralistiche che finiscono per dare a gente di centro destra il diritto di censure su quello che non gli piace. La censura non è un obiettivo. Non va sollecitata, secondo me. E questo non è un fatto di secondaria importanza. Più importante quello che dice giulia, ovvero premere sul boicottaggio, sul fatto che una cosa del genere non premia economicamente. Deve essere una scelta “culturale” per motivi “economici”. Perché si capisca che questa per loro è pubblicità negativa. Sono loro che devono tirare giù cartelli o licenziare chi pubblica queste cose, perché che intervenga un ente superiore a porre il divieto non aiuta anzi incentiva un mercato di immagini che circolano comunque tra gli “appassionati” pedofili e che a quel punto noi non potremo contrastare. Va chiarito alle aziende che premia di più diffondere altro genere di immagini.
Vanno messe in circolo alternative. Con le bambine o senza le bambine, va detto che devono giocare e stare senza trucco. Io immagino una foto con una bambina che pastrocchia con i trucchi della mamma, com’è giusto, ma che si mette quel trucco ovunque, si maschera il viso, per gioco, in modo confuso. Immagino una foto in cui una bambina indossa il vestito della mamma e i tacchi alti (cosa che le bambine fanno) ma che indosso stanno davvero grandi, scarpe di misura tripla e veste che striscia per terra. Bisogna far vedere che sono bambine in abiti da grandi e che tutto il resto è perversione piegata al volere del “gusto” estetico dei pedofili.

Luna:

Aggiungo un’informazione pertinente che, se da un lato conferma l’estrema volubilità della moda (e della cultura), dall’altro mostra come boicottaggi e campagne di dissenso funzionino estremamente meglio della censura. Sul Vogue Italia di questo mese, lo stesso Vogue delle foto pedopornografiche dell’anno scorso, il servizio principale, del fotografo britannico Aldridge, mostra una donna, dal volto straniato e assente, e una bimba, struccata e vestita da bimba, intenta a mettere lo smalto all’adulta, vestirla, truccarla, accenderle una sigaretta, prenderla per mano, guidare l’auto, gli occhi tristi da infanzia rubata. L’articolo che correda il servizio, Back to the rules, in realtà è piuttosto superficiale, ma le foto sono davvero d’impatto, la critica è riuscita, evidente. Mi piace pensare che sia possibile cambiare le cose, anche dall’interno, senza censurare, ché la censura alla lunga ci danneggia molto più di quanto possa giovarci. Volevo esprimere questo concetto in realtà da tempo, anche per tutto quel che riguarda le pubblicità sessiste; alla censura preferisco la sovversione, la ridicolizzazione. Se sono intimamente felice quando lo IAP intima il ritiro di una pubblicità particolarmente sessista, razionalmente non mi sembra la strada giusta.

Viviana:

Io per il momento penso che sia importante non censurare ma svelare il vero significato, perchè il modo migliore che abbiamo per far smettere tutto ciò è far capire a tutt@ cosa si cela dietro queste immagini. Una volta che la merda è a galla e si vede è difficile da digerire. Scusate la metafora. A me viene in mente un’immagine a confronto: da una parte la bambina erotizzata delle riviste e dall’altra una bambina comune che con il reggiseno a push-up al max ci gioca a fionda o lo indossa come una cuffia e cose così… per mostrare che c’è qualcosa di malato, che non và. Perchè a questa bambine stanno togliendo l’infanzia e credo che il primo obiettivo che dovremmo porci è proprio quella di restituirgliela.

Ed ecco altre idee. Elisabetta sull’idea di Viviana (da farsi come illustrazioni, vignette, grafiche):
foto di una bambina che usa il push-up come fionda o comunque a mò di giocattolo: (Ecco quello che fa una bambina con un push-up.)

foto della bambina con il push-up di Boobs& Bloomers… (Ecco quello che gli adulti vorrebbero che una bambina facesse con un push-up.)

foto di una bambina sorridente, con il volto impiastricciato di trucco e abiti larghissimi (Bambina che gioca a fare la donna.)

foto di una bambina in servizio di Vogue (Bambina costretta ad essere donna.)

Vignetta/foto con bambina vestita da bambina. (Oggi scelgo di mettere la felpa blu, le scarpe da tennis e il mio inseparabile zainetto: partita di pallone al parco e poi gelato!)

Vignetta con bambina vestita per servizio Vogue. (Oggi hanno scelto di farmi indossare un abito succinto, scarpe con tacco 12, e un filo di perle: servizio fotografico e poi casting.)

Vignetta/foto con bambina sorridente. (Io sono bella. Perchè i miei genitori mi amano, perchè mi piace giocare e perchè vado a scuola volentieri.)

Vignetta con bambina in posa con aria imbronciata/assente. (Io devo essere bella. Perchè i miei genitori hanno detto così, perché qualcuno deve guadagnare, perchè io sono un prodotto.)

Viviana:

Personalmente avrei pensato ad una mini storia dove ci sono degli adulti che convincono una bimba a mettersi il push-up ed anche se lei,  nei suoi pensieri continua a non capire a fondo il perchè debba farlo e  per giunta trova scomodo quell’affare, lo indossa per farli contenti..  ma appena resta sola, se lo toglie e o inzia a giocherellarci come le  pare, oppure, meglio ancora, lo molla  lì a terra, come si fa con  qualcosa che non ci piace, e si mette a  giocare.

Guerrilla Girl Terrona:

a me viene in mente la parodia dei tre comici, due donne e un uomo, la coppia adulta dice a quello che fa la parte della ragazzina che deve per forza pronunciare la parola “uno” per completare la frase “italia uno”.  è una parodia dirompente, sono i genitori che massacrano quella figlia per farla diventare una che mostra le chiappe. bisognerebbe trovare una formula analoga che ridicolizzi i genitori e  faccia apparire la bambina come essere pensante. una specie di mafalda o  proprio lei adottata come personaggio dissacrante che sputa e fa le  linguacce agli adulti che vogliono vestirla da icona erotica. una cosa  tipo “iconizzati tu” o qualcosa del genere.

Mara D.:

Pensavo che, dato che si tratta di una  campagna contro la pedofilia e che i pedofili non fanno così tanta  distinzione tra i generi delle loro vittime, potrebbe essere possibile inserire nelle vignette anche un bambino maschio che gioca con i trucchi o simile: in questo modo c’è la possibilità che sia minore il rischio  del “eh, ma tanto a loro (le bambine) piace…“.”

Al lavoro dunque. Chi vuole partecipare alla creazione e diffusione di immagini simili è assolutamente benvenut@.

Sorellanza/lavoriincorso!

 

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


4 Responses

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  1. Lorenzo says

    Oggi ho ricevuto una mail dall’istituto di autodisciplina pubblicitaria:

    Segnalazione messaggio pubblicitario “Boobs & Bloomers”
    rilevato sul sito internet http://www.boobs-bloomers.com nel mese di giugno 2011 e su affissioni nella città di Riccione nel mese di giugno 2011

    Desideriamo informarLa che il Comitato di Controllo, ha già esaminato il messaggio pubblicitario in oggetto deliberando di emettere ingiunzione di desistenza per violazione degli artt. 10 – Convinzioni morali, civili religiose e dignità della persona – e 11 – Bambini e adolescenti – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

    A fronte del suddetto provvedimento autodisciplinare, l’inserzionista ha manifestato la disponibilità a sostituire l’immagine contestata, non essendo peraltro nelle proprie intenzioni veicolare contenuti equivoci.

    Può rinvenire il contenuto del provvedimento inibitorio (n. 97/2011/ING) nel nostro sito internet http://www.iap.it, nella sezione “Le decisioni del Giurì e del Comitato di Controllo”.

  2. Mary says

    Noi di un altro genere di comunicazione abbiamo la campagna Libera Infanzia da sottoscrivere. Stiamo pensando a dei progetti a tutela dell’immagine infantile dai ruoli di genere steroetipati e contro l’erotizzazione delle bambine.

  3. Giulia_Silent says

    Grandissima Alice Twain! E’ un’idea meravigliosa!

  4. Alice Twain says

    A proposito di Boobs and Bloomers, a Milano sono andata davanti al Coin di piazzale Loreto e ho fatto checkin con FourSquare aggiungendo il testo “Non farò più acquisti da Coin finché la catena non smetterà di distribuire il marchio Boobs & Bloomers http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/08/31/maledetta-pedofilia-iv-le-bambine-non-si-toccano/“, quindi facendo passare questo chekin su tutti i social network. So che Coin è piuttosto attenta a FSq, spero che ne prendano nota, ma sarebbe bello se anche molt@ altr@ facessero altrettanto dal loro profilo FSq.