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La Rai e i programmi sessisti

di Serbilla

Qualcun altro, a parte noi, comincia ad accorgersi che Verdetto Finale è un gran brutto programma. Un ragazzo ha scritto una mail a Loredana Lipperini e lei l’ha pubblicata sul suo blog. La prendiamo in prestito con un affettuoso saluto a Loredana e un grazie per quello che continua a fare.

Prima di lasciarvela leggere però vorrei aprire una breve parentesi su un altro episodio televisivo di dubbio gusto.

Non so se avete visto la foto di Alessandro Preziosi che aggredisce Vittoria Puccini per strada, ma l’altro giorno a “la vita in diretta” Mara Venier e vari ospiti, uomini e donne commentavano il fatto dicendo che è del tutto normale per una coppia “scazzottarsi”, che “avrà avuto le sue ragioni” e ovviamente che restano “una coppia bellissima”.
La foto a me sembra chiarissima.

La distanza che esiste tra ciò che fa e racconta la televisione e la realtà è sempre più grande e ciò che dice la televisione è sempre più ridicolo.

A chi mi chiede perchè rispondo che siamo assuefatti alla violenza e che ci sono dei malintesi culturali, ma ormai non ne sono convinta più nemmeno io. Penso invece ci sia proprio stupidità, inadeguatezza, ottusità alla base di questa televisione.

Ecco dunque la mail di cui vi parlavo all’inizio:

“Ieri (il 3 gennaio, ndr), mentre passavo nella mia cucina, la mia bella nonnina guardava la tv, seguiva una trasmissione che va in onda la mattina su Rai1: Verdetto finale. Si tratta di un processo pubblico, tramesso via tv, in cui un giudice deve deliberare: dare ragione all’una o all’altra parte di una controversia, il tutto sulla base di contrasti più disparati.

Ora. Che il programma sia idiota è cosa risaputa, che sia un’offesa alla possibilità di cui gode un mezzo di comunicazione come la tv se ben utilizzato pure.

Però non posso stare zitto. E’ ora che anch’io inizi a parlare, e a denunciare.

Ti riassumo in breve il tema della puntata un marito chiede separazione con addebito, infine negato, alla moglie perchè questa gli aveva taciuto per mesi l’omosessualità del loro unico figlio maschio
18enne, che lo scorso Natale ha comunicato, in presenza del suo fidanzato 25enne, di essere gay e che andranno a vivere insieme.

Ecco il link.

Non ho smesso un istante di pensarci, non riesco davvero a non arrabbiarmi e non sentirmi offeso: come cittadino, che vorrebbe una televisione differente, come giovane studente, che da buon giovane studente è di livello intellettuale e culturale nettamente superiore a molte donne e uomini imbarazzanti presenti nel video, e come persona omosessuale, che vorrebbe – e fa del suo meglio affinchè questo succeda! – che della sua sessualità, dei suoi gusti, ma soprattutto della sua considerazione sociale e del suo impatto sociale – perchè anche di questo si parla – si dicesse altro, in altri termini, con un’altra coscienza e consapevolezza, e con un minimo di merito in più.

Questa mattina ho riguardato il video per intero, provando a mettere in evidenza alcuni dei passaggi più disastrosi.

Ti riporto qualche esempio:

– quel genio di presentatrice, giusto all’inizio della trasmissione, parlando delle ripercussioni in famiglia che il dichiararsi gay di un figlio o di una figlia può causare, afferma che “o si accetta insieme lo stato delle cose, oppure la famiglia si spacca, si sfascia”. Come scusi? Si spacca una famiglia per il fatto che è la prole è gaya??!!

– e a proposito di prole … il padre pronuncia le frasi migliori: “una notizia del genere … è inutile nascondere la testa sotto la sabbia … non è piacevole … un padre … “. Direi che l’ordine delle parole è
emblematico. E l’ultima parola della frase è “choc”!

Sempre lui: dopo due figlie femmine, con la nascita del figlio maschio “vedevo realizzata anche la possibilità di proseguimento della specie, della famiglia. Ho un pò il sogno che tutti quanti i genitori hanno. Ed è naturale averlo.” In seguito ripete che è difficile, “come padre”, sentirsi dire certe cose.

Tutto questo sarà confermato dall’avvocato difensore del signore che, come arringa, chiede alla signora e all’aula di mettersi nei panni del signore – “nella testa di un uomo” – per capire cosa volesse dire per lui l’arrivo di un figlio maschio!

– tuttavia, anche la madre non rinuncia al buon stereotipo del figlio gay: “era docile, ubbidiente, tranquillo, soprattutto sensibile!”

Mi fermo qui con gli esempi. Credo sia sufficiente.

Non ho idea se questa trasmissione sia preparata o meno, intendo dire se i soggetti siano pagati per inventare storie che si sa riscuoteranno successo. Ma non è questo il punto, non cambia nulla: resta il fatto che la televisione italiana è questo, ai cittadini itaiani è offerto questo. Si pensa che questo interessi, che questo sia il nostro livello di interese.

Forse, purtroppo, è vero. Ma siamo in tanti a non sentirci né soddisfatti né rappresentati.

E sta parlando un ragazzo che in pubertà e adolescenza ha subito quotidianamente offese, insulti, percosse perchè amava i maschi, e una pressione sociale esagerata per via di tutti questi modelli, superata solo con la cultura.

Ora ho 22 anni, ho appena chiuso una storia di due anni e mezzo con un ragazzo eccezionale. Pubblica, vissuta in pubblico. Era un diritto e dovere che sentivamo: manifesto per noi, manifesto per molti altri.

A 19 anni ho parlato ai miei di me: mia madre va in panico, si è tranquillizzata solo ultimamente. Mio padre mi disse solo: “Beh, mi dai una bella botta …” Sorride. “Ma questa è la tua vita. Se me ne parli solo ora vuol dire che fino ad ora hai fatto un percorso completamente solo: ti chiedo scusa per la mia assenza e ti dico che sono orgoglioso di te. Se ti piacciono i maschi, bene. Spero solo che non avrai problemi in futuro per il tuo lavoro e per la tua felicità. Il tuo ragazzo sarà il benvenuto in casa”. ”

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


2 Responses

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  1. Mary says

    Allucinante! incitano pure la violenza contro le donne…non ho parole!
    Ora ho capito….gli uomini italiani imparano tutto dalla tv….faccio un post anch’io!

Continuing the Discussion

  1. Rai e la violenza sulle donne « Un altro genere di comunicazione linked to this post on Gennaio 11, 2011

    […] QUI  un altro episodio sessista della RAI. […]