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Culture fallocentriche

Leggo questa cosa scritta da Saverio Tommasi e la prima cosa che mi viene in mente è che il nostro nickname collettivo è FikaSicula.

Ci penso un po’ e mi passano un altro link che mi fa perdere lo status di Donna e mi riaccompagna nell’immagine della Femmina, marchiata a fuoco, rappresentativa della pelle conciata, a cura di un consorzio di concerie, con tanto di presentazione di una specie di calendario firmato dal noiosissimo Toscani e fatto esclusivamente di fighe.

Così spero che finalmente, un po’ di donne e uomini che ogni tanto chiedono il perchè del nostro nick name, capiscano perchè abbiamo sentito l’esigenza di rappresentare, sovente anche con immagini, una parte del corpo alla quale teniamo molto ma che non sentiamo separata da tutto il resto.

Ecco perchè abbiamo sentito il bisogno di riappropriarci di quello che ci hanno tolto per non lasciare che altri lo rendano esclusivamente uno strumento di pubblicizzazione di involucri animali conciati e destinati a fare scarpe, borse e abiti di vario genere.

Perchè l’idea di Toscani a prima vista potrebbe perfino sembrare intelligente. Una specie di parodia ai tanti calendari di donne seminude o completamente ignude, con la faccia da porche o da vergine prossima al matrimonio che mostra la mercanzia.

Effettivamente, perchè mai faticare a mettere in mostra tanta ipocrisia quando si può andare all’essenziale.

E se da un lato questo senso dello humour potrebbe perfino piacerci, dall’altro ci sembra una delle tante trovatucce alla lele mora, in cerca di chiappe da marchiare e da destinare a macelli di vario genere.

Ci sfugge il perchè, provocazione nella provocazione, questi santi masculi così intelligenti e sempre in preda all’artistica ispirazione non si lascino mai ispirare dal proprio culo (si consenta la digressione e la “provocazione” che qui altrimenti sembra che le provocazioni siano soltanto diritto esclusivo dei vip del cattivo gusto).

Potrebbero lasciarsi ispirare dal proprio pene, perchè dell’ammirazione verso l’oggetto, che non a caso si chiama “oggetto”, del desiderio, tale e tanta da rappresentarcelo, l’oggetto, in tutte le forme e posizioni, con la sempiterna scusa che di provocazione trattasi, ne avremmo piene le ovaie.

Perchè la fica, o meglio: la fika, non esiste in quanto “serve” a chi ne fa un uso illimitato, finanche negli scannatoi tra sangue animale che cola e interiora da destinare al parente prossimo della bestia appena scannata ed esposta nella fiera.

Quella cosa lì serve a noi, per il nostro piacere, per la nostra felicità. Non a caso c’è chi a eLLa ha dedicato una intera serie di monologhi.

E’ roba nostra, sulla quale bottegai, macellai e sedicenti provocatori culturali, lucrano da secoli nei modi più variopinti e peggio rappresentativi dei bassi istinti dell’umanità. Rappresentandola come perfetta o difettosa a seconda del fatto che risponde o meno ai bisogni del maschio. Raccontandoci una marea di idiozie sui punti g, f, zeta, e sulle donne che – chissà perchè – invece di ululare di godimento (ma sempre con stile, suvvia donne, che si capisca che l’origine del vostro piacere è il pene… non ditegli mai che potete farne a meno) sbadigliano quando i cultori del sesso androcentrico patologizzano la nostra delusione fisica e mentale piuttosto che convocare sedute di peni accomodati in circolo a fare sessioni di approfondita autocoscienza.

Ponendo divieti, timbri di proprietà (che brutta cosa il marchio a fuoco!), cinture di castità, obblighi di doveri imposti dal coniugio, finalità esclusivamente riproduttive, colpevolizzazioni a seconda se il muscolo si è lacerato o meno durante uno stupro, similitudini con le mille rappresentazioni del diavolo che alle donne sono costate e ancora oggi costano roghi, messa al bando per le fiche che non sono funzionali al potere o a queste rappresentazioni fallocentriche.

E’ nostra materia, chè piuttosto suggeriamo l’urgenza di porre sotto osservazione l’organo genitale maschile per riconsegnarlo alla fragilità degli uomini senza imporgli obblighi di patriottica, machista e trionfante riuscita. Chè ci sarebbe sembrato tanto più originale e “provocatorio” un calendario di peni vestiti secondo le imposizioni “culturali” del momento (vuoi mettere una immagine di un pene che va in “missione di pace” con tanto di elmetto e baffi d’ordinanza?).

E’ cosa nostra, merita di essere restituita alla nostra attenzione e tuttavia ci piace se qualcun@ ne parla per dirci qual è la visione del maschile sul femminile.

Però se proprio c’era da celebrare una parte del nostro corpo che ci appartiene allora è proprio un gran peccato che sia associata alla “pelle conciata”.

Inoltre ci si deve spiegare quali competenze (della fica o del pene?) avrebbe toscani o sgarbi per parlarne dato che sicuramente non lo fanno a partire da se’. Come fosse oggetto di sperimentazione e osservazione tutt’altro che poetica, come già fu invece quella di svariate scene in alcuni film di almodovar.

C’è fica e fika e ci resta sempre questo grande bisogno di ripigliarci la nostra carne fatta a brandelli da chi sa solo farci sbadigliare.

Vi lascio a Eve Ensler, quella si una donna competente in questioni di fika.

http://www.youtube.com/watch?v=G1909Z6vvF0

Posted in Corpi, Pensatoio.